giugno 29th, 2017
Uno speculatore che ha mandato in rovina molta gente è il soggetto ideale di una trama delittuosa. Ma per Ellery Queen, a Hollywood per scrivere sceneggiature cinematografiche, non si tratta di uno spunto su cui lavorare di fantasia. Questa volta è tutto terribilmente vero. La vittima in questione è Solly Spaeth, finanziere coinvolto in uno scandalo. Probabilmente è stato uno dei suoi innumerevoli nemici in cerca di vendetta a trafiggerlo con una spada spalmata di melassa e cianuro. Modalità macabra quanto bizzarra. E forse la mano che gli ha vibrato il colpo fatale è quella del socio Rhys Jardin, finito sul lastrico a causa dei suoi intrallazzi. Scena del crimine, un complesso residenziale sulle colline di Los Angeles: quattro lussuose villette chiuse in un totale isolamento dal mondo esterno. Terreno di gioco perfetto per Ellery, alle prese con una sfida degna della sua fama.
Ellery Queen è lo pseudonimo dei cugini statunitensi Frederic Dannay (1905-1982) e Manfred B. Lee (1905-1971), che insieme hanno dato vita a una delle firme più prestigiose nella storia del giallo. Il personaggio da loro creato ha raggiunto una vastissima fama come autore di romanzi e racconti, e ha promosso il recupero di opere del passato e la scoperta di nuovi talenti curando antologie e riviste come
l’“Ellery Queen’s Mystery Magazine”, per decenni il più importante periodico di narrativa poliziesca al mondo. È stato tra i fondatori dell’organizzazione Mystery Writers of America e ha vinto più volte il premio Edgar.
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maggio 17th, 2017
La tirannica Mildred Powell ha le ore contate. Almeno è ciò che si augura colui che l’ha presa di mira: suo nipote Edward, tanto viziato e indolente quanto determinato nei suoi propositi di aspirante assassino. Non troppo fortunato, tuttavia, considerando che la vittima predestinata scampa regolarmente ai suoi attentati. Con una perseveranza quasi diabolica l’inossidabile zia sopravvive allegramente a sabotaggi e trappole mortali. C’è di che far uscire di senno il povero Edward, disposto a tutto pur di sfuggire all’asfissiante controllo della sua carceriera. Lei tiene i cordoni della borsa e non perde occasione
per umiliarlo, per ridicolizzare ogni sua minima debolezza. Che liberazione quando smetterà per sempre di tormentarlo! Il problema è riuscire appunto a liberarsene, con il rischio crescente di essere scoperto. E così, nell’amena località gallese che fa da cornice a machiavellici piani, andrà in scena la testimonianza inesorabile di un’ossessione votata alla rovina.
Richard Hull è lo pseudonimo dello scrittore inglese Richard Henry Sampson (1896-1973). Ufficiale di fanteria nella Prima guerra mondiale e consulente dell’Ammiragliato nella Seconda, si dedica negli anni Trenta alla narrativa poliziesca, arrivando a eccellere nel filone della inverted detective story, quella tipologia di intreccio in cui l’identità dell’assassino è nota dall’inizio. Nell’ultima fase della sua vita, pur cessando la produzione di gialli, prosegue l’attività nel settore quale membro del Detection Club.
All’interno, il racconto “Veneruso e lo scuoiato” di Diego Lama.
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aprile 25th, 2017
Estella Devigne è una diva del palcoscenico. La sua grande popolarità non le deriva tuttavia dal talento, ma dalla figlia Sweetheart, nata da una relazione turbolenta con un gangster che sta scontando una condanna in un carcere americano. La bambina, rimasta sciancata in seguito ai maltrattamenti da lui inflitti alla madre durante la gravidanza, vive nascosta in un angolo segreto del Galles, in una villetta
con un giardino di rose. Alle sue sventure si deve la fortuna del Diario, la rubrica giornalistica in cui Estella riporta pensieri e poesie della figlia. Il pubblico divora ogni parola con morbosa avidità, ignaro che a scrivere inventandosi tutto è la segretaria dell’attrice. Una cinica messinscena che rischia improvvisamente di sgretolarsi quando il gangster, scarcerato, pretende di vedere l’ormai famosa Sweetheart. Questa la tragica genesi di un omicidio, di un rompicapo per l’ispettore Chucky, e di un’agghiacciante rivelazione.
Christianna Brand (1907-1988), scrittrice britannica, è nata in Malesia, ha vissuto a lungo in India, poi si è trasferita in Inghilterra, dove ha studiato presso un convento francescano. Prima di dedicarsi alla narrativa ha lavorato come governante, ballerina, modella, segretaria. È autrice di numerosi romanzi e racconti polizieschi dallo stile brillante e dagli ingegnosi intrecci sempre sorprendenti. L’ispettore Cockrill è il suo personaggio più noto.
All’interno, il racconto “La mia ultima estate” di Maurizio Polimeni, vincitore del premio Gialli sui Laghi 2016.
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marzo 16th, 2017
Uno strano appuntamento attende James Answell, invitato a conoscere il futuro suocero. In uno studio che sembra una camera blindata, con finestre sbarrate da imposte solide come acciaio. Tappezzeria scura,
una scrivania moderna, un caminetto di marmo bianco. E sopra il caminetto, come unico elemento decorativo, tre frecce disposte a triangolo. Le frecce sono vecchi trofei, ma ancora utilizzabili; magari
per uccidere un uomo, fa notare l’anziano padrone di casa. Parole tragicamente profetiche. Perché nel sorseggiare un whisky e soda evidentemente drogato Answell perde i sensi, e al risveglio si trova davanti il cadavere del mancato suocero, trafitto proprio da una delle frecce ornamentali. Difficile evitare un’accusa di omicidio, dato che la stanza in cui l’inspiegabile delitto ha avuto luogo era chiusa dall’interno.
Ma lui è innocente, e solo l’avvocato sir Henry Merrivale potrà salvarlo. Dimostrando che la chiave del rebus, insieme all’identità dell’assassino, si cela nel misterioso occhio di Giuda.
Carter Dickson, pseudonimo di John Dickson Carr (1906-1977), statunitense, è uno dei grandi nell’Olimpo della narrativa poliziesca. I suoi romanzi sono caratterizzati da intrecci ingegnosi, atmosfere fantastiche e una buona dose di humour. Ha vinto l’Edgar nel 1949 e nel 1969 e il Grand Master nel 1962. Creatore del dottor Gideon Fell e di sir Henry Merrivale, è considerato il maestro degli “enigmi della camera chiusa”.
All’interno, il racconto “Una piccola bara di cartone” di Luca Di Gialleonardo, vincitore del premio GialloLatino 2016.
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febbraio 27th, 2017
Una dimora circondata da un parco. Un profondo burrone che la separa dalla strada maestra. E poi, la nebbia che l’avvolge come un sudario . Scenario perfetto per un omicidio. E forse è proprio questo che accade, anche se la dinamica lascerebbe pensare a un incidente. L’auto con la giovane Katie Warren al volante, inghiottita dalla coltre minacciosa, scende lungo la pendenza ripida e sdrucciolevole che conduce alla villa. Poi un’ombra le si materializza davanti all’improvviso e scompare sotto le ruote. Una massa scura giace inerte a terra: è Lottie, cugina della padrona di casa. Morta. Per gli inquirenti è tutto chiaro, una fatalità impossibile da scongiurare in quelle circostanze. Ma perché, allora, la vittima stringe in pugno una ciocca di capelli? A chi appartengono? Sono forse la prova di una colluttazione avvenuta poco prima
del tragico epilogo? All’investigatore Crafft, della polizia di Chicago, il compito di diradare una nebbia non meno insidiosa. Quella che nasconde il volto dell’assassino.
Mignon G. Eberhart (1899-1996), statunitense, si è dedicata alla scrittura ispirandosi ai romanzi di Mary Roberts Rinehart. Maestra indiscussa di quel fi lone del mystery che vede un’eroina in pericolo, ha approfondito l’analisi psicologica dei personaggi con un successo tale da guadagnarle all’epoca la reputazione di “Agatha Christie d’America”. Tra le protagoniste delle sue storie, l’infermiera Sarah Keate e la scrittrice di gialli Susan Dare. Ha vinto lo Scotland Yard Prize nel 1931, il Grand Master nel 1971 e
l’Agatha alla carriera nel 1995.
All’interno, il racconto “La Banda del Cervello” di Elisa Bertini, vincitore del premio NebbiaGialla 2016.
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gennaio 18th, 2017
Rievocare gli spettri non porta niente di buono. Un monito che il dottor Edward Haxton dovrebbe prendere in considerazione. Insegnante universitario, è nel mirino dei colleghi per la gestione disinvolta di certi libri contabili, ma non intende lasciarsi estromettere con un’accusa di malversazione. Piccole miserie della vita accademica? Non proprio. Perché la mossa da lui scelta per contrattaccare va ben oltre i limiti dell’ambito professionale. Ed è così che la sua minaccia di svelare i retroscena di uno scandalo di qualche anno addietro, quando una studentessa era deceduta in seguito a un aborto, scatena l’irreparabile. Un’aggressione contro un’altra ragazza, quindi un’altra morte. Anzi: un delitto. Che potrebbe essere appena l’inizio. La violenza genera violenza, come per un macabro riflesso. E ora l’ombra senza pace della prima vittima reclama un tributo di sangue.
D.M. Devine (1920-1980), giallista britannico, è stato funzionario amministrativo presso l’Università di St Andrews, in Scozia. A partire dal 1961 si dedica alla crime fiction, scrivendo tredici romanzi e guadagnandosi l’apprezzamento di Agatha Christie. Si firma anche Dominic Devine e David Munro.
All’interno, il racconto “Delitto in do maggiore” di Liudmila Gospodinoff, vincitore del premio Giallo sulla Gialla 2016.
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dicembre 15th, 2016
Un brivido d’inquietudine. È questa la sensazione che dovrebbe provare la soave Patricia Abbott nel prendere servizio come segretaria presso la famiglia Wainwright. Ma il parere contrario di chi ha cercato di dissuaderla dal mettere piede in quella splendida tenuta è eclissato dall’eccitazione per il suo nuovo lavoro. Poi, mentre Pat viene a contatto con il bizzarro campionario umano che popola la magione e che formerà il cast dell’incombente tragedia, certe cose cominciano ad assumere un diverso, terribile significato. Luoghi e piccoli episodi della sua quotidianità, perfino semplici oggetti, si apprestano a diventare elementi di cruciale importanza nella ricerca della verità che dovrà perseguire lei stessa. Fino a quando non le apparirà chiaro, troppo tardi, che l’impiego dei suoi sogni è in realtà il peggiore incubo della sua vita.
Mary Roberts Rinehart (1876-1958), statunitense, ha conseguito il diploma di infermiera a fine ’800 ed è stata corrispondente di guerra durante il primo conflitto mondiale. Intrapresa la carriera di narratrice, grazie a una produzione letteraria ampia e variegata ha riscosso un grande successo di pubblico che l’ha consacrata fra l’altro come una delle gialliste più famose e meglio remunerate. Molte delle sue storie sono state adattate per il cinema. Uno dei suoi personaggi più noti è l’infermiera Hilda Adams, soprannominata Miss Pinkerton.
All’interno, il racconto “Teriaca” di Oriana Ramunno, vincitore del premio GialloLuna NeroNotte 2016.
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novembre 16th, 2016
Tutti indossano una maschera per nascondere qualche segreto. Ma ci sono persone i cui segreti non sono innocenti e che porteranno la maschera per tutta la vita senza mai essere sfiorate dalla minima ombra. Hanno commesso delitti rimasti insoluti, o perfino ignoti. Sono gli insospettabili. Da quando la giovane Rosaleen si è uccisa, a chi la conosceva il suo gesto continua ad apparire assurdo, inspiegabile. Il messaggio d’addio, poi… No, per chi la conosceva quelle frasi non sono farina del suo sacco. Tanto più dopo che la cugina, Jane, ha scoperto che il testo è stato copiato da un vecchio libro. Rosaleen lavorava come segretaria per Luther Grandison, celebre uomo di cinema e di teatro. Forse aveva visto qualcosa di strano, di terribile, e lui l’ha assassinata allestendo una messinscena. In questo è un vero maestro. Ora che Jane è riuscita a farsi assumere al posto della vittima, sta a lei mettere alla prova la sua teoria. Dimostrando che il grande regista è uno di loro. Un insospettabile.
Charlotte Armstrong (1905-1969), statunitense, dopo aver lavorato come pubblicitaria e giornalista di moda, si è dedicata alla letteratura scrivendo commedie teatrali per una piccola compagnia da lei diretta. All’inizio degli anni Quaranta pubblica il suo primo giallo, brillante esordio cui fanno seguito numerosi romanzi e sceneggiature cinematografi che e televisive, che la consacrano come eccellente autrice di suspense. Nel 1957 ha vinto il premio Edgar. Si è fi rmata anche come Jo Valentine. Il suo personaggio più noto è l’ex professore di storia MacDougal Duff.
All’interno, il racconto “Tre voci” di Fabrizio Fondi, vincitore del premio Gran Giallo Città di Cattolica 2016.
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ottobre 19th, 2016
Per Chester Cain è tempo di cambiare aria. Giocatore d’azzardo che non disdegna all’occorrenza di usare la pistola, è venuto a Paradise Palms per godersi finalmente il frutto di tante fatiche. Il posto è fantastico:
sabbia dorata, palme, oceano e belle ragazze. E poi sono tutti così gentili con lui… troppo gentili. A quanto pare la sua fama di gambler l’ha preceduto, e la cosa potrebbe creargli qualche fastidio. Ma nemmeno uno con il suo fiuto per i guai potrebbe resistere a Clair Wonderley, una di quelle bionde che con un’occhiata fanno accelerare i battiti del polso. Un’esca talmente perfetta da spingerlo a ingoiare amo e lenza in un colpo solo. Per ritrovarsi sospettato di un omicidio che non ha commesso. Incastrato come un principiante, Cain dovrà sfoggiare qualcosa di più dell’abilità al tavolo verde, perché qui non si tratta di perdere qualche dollaro. Qui la posta in gioco è la sua pelle.
James Hadley Chase è lo pseudonimo di René Brabazon Raymond (1906-1985), autore britannico di gialli e noir. Con un passato da venditore di libri porta a porta, ha esordito nella scrittura con il romanzo Niente orchidee per Miss Blandish, accolto da immediato successo. Nella sua ricca produzione narrativa ha descritto con ritmo incalzante e stile incisivo un mondo di violenza e pessimismo, popolato di personaggi complessi e ambigui. Si è firmato anche con gli pseudonimi di Raymond Marshall, Ambrose Grant e James L. Docherty.
All’interno, il racconto “Il quadrato semiotico” di Vanni J. Balestra, Mariangela Casulli, Anna Mongiardo e Elisa Pitta.
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settembre 20th, 2016
Sulla famiglia Heath grava da sempre un’atmosfera oscura. Densa di cattivi presagi. Prima la morte della madre, per malattia. Poi l’incidente d’auto che ha reso cieca una delle due figlie, Kelsey. La sorella Alice e il fratello Johnny, perfino Philip il fidanzato, vivono con lei e mai avrebbero il coraggio di abbandonarla: è una questione di coscienza… o magari è perché ha ereditato l’intero patrimonio? Certo Kelsey, che crudelmente non perde occasione di addossare loro la colpa della sua disgrazia, non si prodiga per essere benvoluta. Gode nel farli soffrire, parola di Alice, e ha anche qualcosa della strega: dice di vedere un muro di occhi intorno a sé. Gli occhi di chi la spia, di chi la odia, di chi attende la sua morte. Non è pazza, no, è solo un po’ strana. Però un sesto senso deve possederlo davvero. Risulta chiaro a tutti, quando viene uccisa brutalmente in casa. Meno chiaro sarà per l’ispettore Sands come smascherare il suo assassino. E scacciare l’atmosfera oscura che, da sempre, grava sulla famiglia Heath.
Margaret Millar (1915-1994), canadese, è una delle grandi autrici del giallo. Trasferitasi negli Stati Uniti dopo il matrimonio con l’altrettanto grande Kenneth Millar, in arte Ross Macdonald, ha firmato romanzi caratterizzati da trame solidamente costruite, alta tensione narrativa e scrittura raffinata. I suoi personaggi ricorrenti sono il legale Tom Aragon, lo psichiatra Paul Prye e l’ispettore Sands. Ha vinto diversi premi, tra cui l’Edgar nel 1956 e il Grand Master nel 1983.
All’interno, il racconto “Vento di scirocco” di Maurizio Polimeni.
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