– Salve Ken e benvenuto sul blog di Segretissimo Mondadori. “Terrore Invisibile” (White Death) è il tuo primo libro ad essere pubblicato in Italia. Che ne dici di presentarti velocemente ai lettori italiani?
Grazie Alessio, sono davvero felice di essere pubblicato da un editore italiano (finalmente!). Sono stato pubblicato in 25 lingue in tutto il mondo ma ero sempre consapevole che mancava l’italiano (e lo spagnolo). In sostanza, sono un ricercatore medico in genetica dei microrganismi che scrive thriller ambientati nel mondo della scienza e della medicina (scrivi di ciò che conosci!). Fino ad oggi, ho scritto 23 libri, tutti thriller in ambito medico.
– Il protagonista di “Terrore Invisibile” è il Dottor Steven Dunbar (ex medico da campo delle forze speciali, ora membro dell’ispettorato Sci-Med, una sorta di ente terzo che si occupa di investigare su eventi criminali e illeciti nell’ambito della ricerca e dell’industria farmaceutica e del terrorismo biologico). La serie di Dunbar è composta da nove volumi se non erro. Come hai deciso di creare una serie con lo stesso protagonista?
Sì, la serie Dunbar è composta da nove libri e devo farti una confessione. Ho cominciato a impiegare lo stesso personaggio semplicemente perché qualcuno mi disse che ciò avrebbe reso i miei romanzi più appetibili per le emittenti televisive. A quanto pare prediligono le serie. Ciò si è rivelato un’arma a doppio taglio. Ora la gente mi considera il tizio che scrive i romanzi di Steven Dunbar e ignora gli altri miei libri. Per contro, ho riscosso molto interesse dalla TV.
– Preferisci scrivere romanzi indipendenti o serie?
Mi piacciono entrambi.
– Puoi fornirci un po’ di background su Steven Dunbar, dal punto di vista dell’autore?
La mia descrizione preferita di Dunbar, fatta da un recensore fu “James Bond più intelligente”. Anche se si è laureato in medicina, non ha mai avuto voglia di seguire una carriera medica tradizionale e si è arruolato nell’esercito, dove è diventato un esperto di medicina da campo e ha prestato servizio nelle forze speciali.. Questo fatto gli attribuisce un elemento di ambivalenza: è addestrato a salvare la vita, ma anche a toglierla. Nella vita, cerca sempre di fare la cosa giusta, che è molto più difficile di quanto la gente immagini. La “cosa giusta” spesso non coincide con ciò che è legale o accettabile e spesso è una strada difficile da percorrere.
– Come classificheresti il genere di “Terrore Invisibile”?
È un thriller medico, ma su una scala più ampia di quello che la gente si immagina leggendo questa definizione. Ho sempre paura che la gente possa pensare che i miei libri parlino di dottori e infermiere negli ospedali: decisamente non è così.
– In effetti io credo che non sia “solo” un thriller medico ma anche una storia di spionaggio: voglio dire, abbiamo un agente biologico sconosciuto, giochi di potere politico, organizzazioni criminali settori deviati del governo, spionaggio industriale e un sacco d’azione tra inseguimenti in auto e sparatorie, esatto?
Certo è assolutamente così.
– Credo che la domanda alla base di “White Death” sia: quanti rischi siamo disposti a correre per prevenire un male più grande, come un attacco biologico? E anche: è giusto farlo? È una domanda che dopo l’11 Settembre è diventata preminente nel campo della sicurezza in generale: siamo disponibili a sacrificare i diritti umani, la privacy e così via per la sicurezza? Qual è la tua opinione a riguardo?
Temo di avere ben poca considerazione per le cosiddette misure di sicurezza che ci rendono la vita impossibile. Gli aeroporti sono divenuti un incubo. Le misure che implementano sembrano ideate per prevenire qualcosa che è già accaduto, chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati, come si dice. Dopo l’11 Settembre chiudono le porte d’accesso alla cabina di pilotaggio. Ti fanno togliere le scarpe dopo che è apparso un attentatore con una bomba nelle scarpe. Quello di cui abbiamo bisogno è gente con immaginazione che lavori su ciò che i terroristi potrebbero fare in futuro! Speriamo di averne.
– Dopo aver letto il tuo libro, rimane una domanda in sospeso: cosa possiamo fare noi? Qual è il comportamento corretto?
Temo ci sia poco che possiamo fare come singoli cittadini a parte fare pressione sui nostri politici perché spingano verso lo sviluppo di nuovi vaccini. L’unica difesa affidabile che vedo contro gli agenti biologici è la vaccinazione ma quando la produzione di vaccini è fatta di fretta è sempre un rischio per cui non bisogna fare le cose all’ultimo minuto.
– Un operativo dell’antiterrorismo israeliano ha sostenuto che la conoscenza diffusa dei segni e dei segnali di un attacco terroristico e di comportamenti sospetti è la chiave per proteggerci. Credi che ci sia davvero qualcosa che il cittadino comune può fare al riguardo.
No, io ritengo che dobbiamo fare affidamento sui nostri servizi di intelligence.
– Negli ultimi anni siamo stati sottoposti a periodiche ondate di panico: influenza suina, aviaria, mucca pazza. Che ne pensi, è giustificato o un’esagerazione dei media?
Non credo si sia trattato di un’esagerazione, anche se di certo i mass media preferiscono dare le brutte notizie e più sono brutte, tanto meglio. Credo che gli esperti medici e scientifici se interpellati debbano sempre sempre difendere le proprie posizioni descrivendo il peggior scenario possibile, non il più piacevole.
– Come riesci a bilanciare dettagli tecnico e finzione narrativa? Mi pare che i tuoi romanzi riescano a raggiungere l’obiettivo di essere accurati senza sovraccaricare il lettore.
È un equilibrio difficile. Accetto il fatto che la maggior parte delle persone non sono interessate alla scienza per cui non dico più del necessario ma spero (da uomo di scienza) che alla fine di un libro di McClure ne sappiano un po’ di più di quanto ne sapevano all’inizio. Detto questo, per me la storia ha la priorità. Il mio scopo è raccontare un avventura eccitante.
– Una domanda più personale: come trascorri il tuo tempo libero, cosa ti piace leggere per esempio? Qualche scrittore nuovo da suggerire ai lettori?
Mi piace giocare a tennis (male) e camminare tra le colline vicino a casa (lentamente). Temo di non avere moto tempo per leggere. Tendo ad evitare di leggere libri appartenenti al genere che scrivo ma a parte questo spazio tra generi diversi, dalla poesia a Stephen King. Temo che sia passato parecchio da quando ho letto qualcosa di uno scrittore nuovo, per cui non posso essere d’aiuto.
– Una domanda che faccio spesso ultimamente: che ne pensi degli E-Book e del loro mercato in ascesa?
Visto che ora tutti e 23 i miei libri sono disponibili in formato elettronico per Kindle, sono entusiasta dell’avvento dell’E-Book. Semplicemente è bello sapere che il mio lavoro è disponibile notte e giorno nel più grande negozio di libri del mondo ed è un bel cambiamento rispetto a dover dire ai lettori che il libro che cercano è fuori stampa o dover implorare un editore per ristamparlo. È anche un campo di gioco più livellato per gli scrittori, in cui i grandi editori non possono più comprare e occupare per i loro titoli gli spazi maggioritari nelle catene di librerie.
– Ultima domanda: su cosa sei al lavoro adesso? Hai future uscite in programma?
Ho passato l’ultimo anno a preparare il mio catalogo per la pubblicazione per il Kindle di Amazon, per cui sono un po’ indietro col nuovo libro. Sto anche lavorando a una serie TV per cui il tempo è limitato… anche se ho una nuova idea.
– Qualcosa che vorresti dire ai lettori italiani?
Sono molto felice che il mio libro sia pubblicato in italiano. Spero che vi piaccia e che magari… non sia l’ultimo? Ciao.