I cinquant’anni di Segretissimo tra spie, intrighi avventura e geopolitica
Di Riccardo Falcetta – pubblicato sulla pagina culturale di BAT Comunica, un periodico della provincia BAT e sul blog di BAT Comunica.
Quando nell’ottobre del 1960, Laura Grimaldi e Alberto Tedeschi, allora al timone del Giallo Mondadori, vararono la serie per proporre i romanzi dello scrittore francese Jean Bruce, forse non immaginarono tanta longevità. Segretissimo nacque perché i racconti con protagonista l’agente segreto OSS 117, pieni com’erano di azione, violenza e sessualità esplicita, sarebbero stati inadatti per il pubblico del Giallo, abituato alle raffinate storie deduttive del mystery all’inglese. Invece, dopo un primo anno di pubblicazioni di successo, Segretissimo ripartì, ospitando nomi di spicco come James Hadley Chase e Wade Miller, diventando riferimento per quella parte di pubblico che, stanco di pizzi, arsenico e delitti nelle stanze chiuse, attendeva un rinnovamento.
Dopo mezzo secolo di pubblicazioni che l’hanno portata nell’immaginario collettivo di diverse generazioni di lettori, la storica collana spionistica della Mondadori è più viva che mai. Con due uscite mensili e diversi supplementi annuali, Segretissimo continua proporre storie che, attraverso l’avventura e il suspense raccontano il potere e i suoi intrighi, i complotti e la guerra alle minacce globali, offrendo non pochi spunti per riflettere su una realtà in cui politica, economia e criminalità globalizzata costituiscono un unico groviglio di interessi. Un intreccio di potere spesso deviato, sintomatico di come, a quasi vent’anni dalla fine della Guerra Fredda, lo spionaggio sia tutt’altro che un tema fuori tempo.
“Al termine della Seconda Guerra Mondiale, con la divisione in blocchi, la corsa agli armamenti e l’influsso della tecnologia nel quotidiano, la letteratura nata con le prime agenzie governative e fiorita coi racconti di ex agenti segreti come John Buchan e Somerset Vaughan, proiettò la tradizione avventurosa nel thriller e nei nuovi scenari globali. Negli anni Sessanta, poi il successo dei film di James Bond (personaggio letterario creato dall’ex spia britannica Ian Fleming) portò l’iconografia spy ovunque, facendo di un filone narrativo snobbato dai critici un fenomeno di costume. La moda di 007 passò, ma lo spionaggio non era certo una tendenza. Sulla scia di autori come John Le Carré, si affermò un nuova stirpe di spie letterarie, uomini tormentati dalla coscienza di essere solo pedine in vicende dove all’azione si preferiva l’intrigo e il cui mosaico finale rivelava verità spesso sconvolgenti. Personaggi più maturi, insomma, coi quali la spavalderia eroica di un tempo si tinge di amarezza. Col crollo del Muro e il disfacimento dell’URSS sembrava che per i professionisti della Guerra Fredda non ci fossero più prospettive. Ma gli intrighi sono sempre dietro l’angolo e non credo che da allora sia cambiato molto. Come diceva Desmond Bagley «Il nemico siamo noi.»”
A parlare è Stefano Di Marino, l’autore che con una trentina di romanzi all’attivo nella collana è un po’ il simbolo della nuova generazione di scrittori italiani di spionaggio.
“I meccanismi sono sempre gli stessi: potere, corruzione, sopraffazione e le reazioni che generano. Sono cambiati i regimi ma certe aree sono da sempre problematiche. Nell’Ottocento si parlava di Questione d’Oriente. Il problema era l’aspirazione della Russia zarista a uno sbocco sul mare e Francia e Inghilterra tendevano a contrastare questa tendenza, alleandosi ora con gli uni ora con gli altri gruppi della regione. C’era la questione degli armeni che, massacrati dai turchi, hanno perso qualsiasi spazio nazionale, esattamente come gli ebrei. Qualcuno ha pensato di rendere loro una terra da chiamare patria? Vennero i Pogrom antisemiti, in Russia prima che in Germania. Poi si sono aggiunti gli interessi petroliferi, è entrato in scena l’Impero Americano. Dopo la caduta del Muro sono sorti altri stati imperialisti con mire sulla zona. Sono cambiate certe meccaniche del terrorismo, anche a livello di immaginario. Nell’epoca in cui il terrorismo era foraggiato dal KGB si era diffusa la leggenda del terrorista apolitico che lavora per soldi. Una versione al nero dell’agente segreto. Oggi i terroristi arabi, i dittatori sudamericani, i narcotrafficanti, mafiosi russi ed ex agenti allo sbando sono la nuova frontiera dello spionaggio.”
Le spie insomma rimangono un tema di stretta attualità. Dopo quel fatidico 11 settembre, le questioni di sicurezza nazionale, controllo e intelligence sono riesplose dappertutto.
“Con l’11 settembre, il terrorismo di matrice islamista ha assunto caratteristiche molto diverse e questo si è ripercosso sia nella reale lotta al terrore che nei film e nei romanzi di riferimento. Anche il nuovo soldato delle Spec.Op. è superaccessoriato e meno propenso alle avventure galanti dei suoi predecessori.”
La guerra è cambiata, dunque, e sono cambiate anche le spie. La produzione finzionale segue lo spirito dei tempi. Non solo in letteratura, col successo di un romanziere come Robert Littel e il passaggio di John Le Carré nel prime-time televisivo. La recente esplosione di serial tv come “24” o l’italiana “Intelligence”, la trilogia cine-fumettistica di Jason Bourne e, ancora, il capolavoro spielberghiano “Munich” sono i sintomi di un risveglio di interesse per lo spionaggio, nel quale è tornata anche la figura del classico James Bond. Ripartendo dal primo romanzo di Fleming, col personaggio all’inizio della sua carriera, “Casino royale” e “Quantum of solace”, ne hanno offerto una rivisitazione in linea con tempi certo meno rassicuranti.
Sul fronte della letteratura popolare, Segretissimo da mezzo secolo testimonia e talvolta anticipa le inquietudini e i mutamenti della geopolitica internazionale. Prova ne sia la popolarissima serie SAS che tra inediti e ristampe, occupa regolarmente una delle uscite mensili di Segretissimo. “Con le vicende del principe spia austriaco Malko Linge (Sua Altezza Serenissima) Gérard De Villiers, raccolse l’eredità bondiana, incrementando le dosi di sesso e violenza e trasferendo le vicende nei contesti bellici e terroristici della contemporaneità. La serie, che riportava analisi politiche dettagliate e ben documentate, sebbene di parte, considerate le tendenze reazionarie e scioviniste dell’autore, funse da spartiacque tra le avventure esotiche di Fleming e i racconti più maturi di Le Carré.”
I romanzi che trovano spazio ogni mese in Segretissimo da sempre utilizzano cliché avventurosi e genuinamente popolari che mentre promettono evasione, hanno il pregio di restituire un senso unitario a certe verità e tragedie che i media tendono a raccontare in modo frammentario. “L’agente segreto dei romanzi, anche inizialmente, ha poco della spia vera. Nella realtà i funzionari delle agenzie sono analisti, più topi da ufficio che detective. Oppure assassini che si limitano ad uccidere per la ragion di stato, senza immischiarsi nelle indagini. Nei romanzi invece ritroviamo agenti brillanti che indagano e sbrogliano intrighi con la stessa dimestichezza con cui seducono una donna o fanno saltare una base segreta. L’eroe del racconto spionistico non è servo del capitalismo reazionario ma una sua emanazione fantastica e consolatoria. Egli sfrutta il consumismo per esaltare la sua individualità ma ne rimane immune, essendo appunto un eroe, una proiezione dei desideri di onnipotenza dell’uomo comune”.
In vent’anni di attività e diverse decine di romanzi, saggi e racconti di ogni genere, Stefano Di Marino ha dato un nuovo significato alla nostra letteratura d’azione, trasferendo alle sue storie una particolarissima vena “mitica” e coalizzando una scuola italiana di autori di spionaggio che negli ultimi decenni si è formata proprio tra le pagine di Segretissimo. La serie di avventure del Professionista, ex legionario e agente freelance Chance Renard, che l’autore pubblica nel periodico con lo pseudonimo Stephen Gunn compie, proprio nel cinquantennale della testata madre, i tre lustri di fortunata vita editoriale. Anche questo è un sogno che si realizza, a venticinque anni da quel 1984 in cui Gianfranco Orsi decise di ospitare con “A volo di falco” di Andrea Santini il primo romanzo italiano sulle pagine del periodico. “Con gli anni sono arrivato a pensare che una scuola italiana di spionaggio, debba realizzare proprio questo mix tra avventura classica e attualità”, dice Di Marino. Oggi, sotto l’attento lavoro di consulenza dello scrittore e sceneggiatore Sergio Altieri (anch’egli in Segretissimo come Alan D. Altieri con la serie Sniper), la scuderia italiana del mensile prolifera di pari passo col crescente interesse del pubblico. Se agli autori della precedente ondata era stato imposto l’utilizzo di pseudonimi stranieri con tanto di titoli originali stranieri e biografie fittizie (ricordiamo ancora il premio Scerbanenco Giancarlo Narciso che come Jack Morisco firma le storie di Banshee, l’agente segreto singaporiano), quelli della nuova ondata possono ormai permettersi di esibire il loro vero nome come segno di una rispettabilità conquistata con avventure mozzafiato che ibridano i generi e costituiscono un autentico laboratorio di idee. Tra questi ultimi ricorderemo la magnifica Walkyria Nera di Claudia Salvatori che ambienta le storie della sua spy lady nel Terzo Reich e Stal, l’agente delle Spetsnaz russe, esperto nell’uso delle lame che a qualche mese dall’esordio ha fruttato al suo autore, lo scrittore, sceneggiatore ed editore Franco Forte, un contratto con la Universal, per una trasposizione del serial. C’è anche un pugliese nella squadra di Segretissimo: si tratta del giornalista, critico e scrittore Enzo Verrengia, che sotto lo pseudonimo di Kevin Hocks ha pubblicato un paio d’anni or sono il combat novel “Sandblast” e nei prossimi mesi si prepara a rientrare con una nuova avventura.
Incontri letterari, un premio alla carriera, una mostra e molte proposte editoriali
Tutte le iniziative che celebrano i cinquant’anni di spionaggio letterario in Italia
Nel mese di giugno, la pubblicazione di “Guerre Segrete”, nuovo special estivo dedicato al Professionista, celebra il cinquantennale di Segretissimo. Un’intensa avventura che porta Chance Renard dall’Europa all’ex Unione Sovietica, tra milizie cosacche, jihadisti, contractor e organizzazioni segrete in una guerra a base di armi avveniristiche per il dominio delle miniere di diamanti in uno stato fantasma. Il volume, che rimarrà in edicola per buona parte dell’estate, si avvale di una classica illustrazione di Carlo Jacono, fautore di quel cocktail di erotismo-esotismo-azione che per decenni ha impreziosito le copertine dei Gialli e di Segretissimo, formando letteralmente l’immaginario criminoso e spionistico in Italia.
Una mostra dedicata al compianto illustratore ha inaugurato nel marzo scorso, i festeggiamenti di Segretissimo. Cartoomics 2010, l’annuale fiera del fumetto e dei games del capoluogo lombardo ha accolto l’esposizione delle straordinarie illustrazioni di Jacono. Un premio in onore dell’artista è andato a Victor Togliani, illustratore dal piglio modernissimo (sua la Milano cyberpunk del “Nirvana” di Salvatores), che per mezzo di tecniche a base di foto illustrazione ha raccolto l’eredità di Jacono al timone grafico di Segretissimo. Nello spazio espositivo è stato presentato il catalogo della mostra, “Segretissimo Jacono” e altre iniziative editoriali legate allo spionaggio. È stato presentato un interessante volume sulla prolifica stagione del cinema di spionaggio italiano degli anni Sessanta intitolato “Segretissimi”, curato da Daniele Magni del cult shop milanese Bloodbuster. Inoltre, lo scrittore e traduttore Andrea Carlo Cappi, anch’egli autore di primo piano in Segretissimo con le serie Nightshade e Medina, in attesa del suo nuovo romanzo in Segretissimo a gennaio, ha smesso temporaneamente i panni del suo alter ego, il romanziere Francois Torrent, pubblicando “Le grandi spie” (A.Vallardi), magnifico saggio sulle spie vere della Storia recente, risultato di trentadue anni di appassionate ricerche. Infine lo scorso 19 giugno, durante la terza edizione di “Milano in bionda”, originale manifestazione organizzata da Paolo Roversi alla Libreria del Corso, sui Navigli, Di Marino era tra i venti scrittori che hanno avuto a disposizione cinque minuti per raccontare il loro ultimo libro e bersi una birra in diretta. Per l’occasione, l’autore ha presentato un volume dal programmatico titolo “Scrivere da professionisti” (Delos), un personale percorso nella pratica della scrittura narrativa, corredato da un’avventura del Professionista, che illustra le tecniche della sezione teorica.
Questi autori continuano con classe e determinazione a nutrire la scuola italiana dei generi che decenni fa attraverso il cinema e la letteratura faceva scuola in tutto il mondo. Le loro opere sono un passaggio obbligato per il recupero di una cultura dell’intrattenimento nel nostro paese, e per i prossimi cinquant’anni di Segretissimo.