Una gardenia per il boia (1323)

aprile 30th, 2013

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Joe Swayzey sta realizzando un colpo in un grande magazzino della Quinta Avenue, a New York. Dopo aver arraffato un po’ di merce, l’ha chiusa in una valigia e nascosta in un ripostiglio, in attesa di riprenderla il mattino seguente. Al suo ritorno trova dei poliziotti e una folla di persone, ma non ne è sorpreso: per la ditta è giornata di celebrazioni, e il suo piano consiste proprio nell’approfittare della confusione. Un’occhiata intorno, nessuno bada a lui. Allunga una mano per recuperare la refurtiva nel bugigattolo scuro… ma, invece dell’impugnatura della valigia, le sue dita incontrano un’altra mano. La mano di un cadavere che stringe una gardenia. Brutta storia, per il povero Joe, passare dai furtarelli a un caso di omicidio. Per sua fortuna Mary Carner, addetta alla sicurezza interna dei grandi magazzini, non si ferma davanti a niente. Non importa se dovrà scavare dietro la facciata rispettabile di un ambiente fatto di ricatti e relazioni segrete, di amicizie pericolose e un giro di squillo per clienti facoltosi. Ciò che conta è arrivare alla verità.

Zelda Popkin (1898-1983), scrittrice statunitense, ha ottenuto nella seconda metà degli anni Quaranta una certa notorietà grazie a libri calati nell’attualità postbellica. Come autrice di polizieschi ha creato la serie di Mary Carner, protagonista di cinque romanzi e tra le prime investigatrici di professione nella storia del giallo.

 All’interno, il racconto “La riva di Biasio” di Francesco Grimandi.

 EBOOK PROSSIMAMENTE DISPONIBILE

 

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L’ultima tappa (1322)

aprile 30th, 2013

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In una villa di campagna nei dintorni di Londra, una festa in costume ha per tema il delitto. Sul tetto è stata beffardamente allestita una forca da cui pendono tre manichini, e ognuno dei partecipanti deve impersonare un famoso assassino del passato o una delle sue vittime. L’anfitrione della serata, uno scrittore divorziato e in procinto di risposarsi, ha invitato anche l’amico Roger Sheringham, le cui nozioni di criminologia si riveleranno particolarmente utili alla luce degli sviluppi dell’allegra riunione. Perché tra un’amabile conversazione con Landru e uno scambio di vedute con lady Macbeth, presto la scena passerà dalla farsa più innocente alla tragedia più macabra. Per la precisione, quando ci si accorgerà che uno dei tre manichini appesi alla forca sul tetto è in realtà di carne e ossa. Con una vittima e un assassino autentici, a quel punto la finzione sarà finita. Per lasciare la ribalta alla Signora con la Falce.

Anthony Berkeley (1893-1971), pseudonimo del britannico Anthony Berkeley Cox, è tra i grandi autori dell’epoca d’oro del poliziesco. Dopo aver preso parte alla Prima guerra mondiale, ha iniziato a collaborare come giornalista con importanti testate, attività che per tutta la vita ha affiancato a quella di giallista. È stato tra i fondatori del Detection Club, e si è firmato anche Francis Iles e A. Monmouth Platts. Il suo personaggio più famoso è l’investigatore Roger Sheringham, protagonista di una decina di romanzi.

All’interno, il racconto “Tallone da killer” di Sergio Donato e l’elenco di tutti gli autori e titoli pubblicati a oggi nei Classici del Giallo.

EBOOK PROSSIMAMENTE DISPONIBILE

 

 

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Ebook – Avviso ai lettori

aprile 23rd, 2013

La redazione comunica che tutti i romanzi usciti nei mesi di Marzo e Aprile, per i quali sono stati ottenuti i diritti pubblicazione in digitale sono usciti.
Su Amazon sono già disponibili, in seguito saranno disponibili su tutti gli altri store.

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“La Canarina Assassinata”. Il trionfo della deduzione e dell’erudizione di Philo Vance

aprile 22nd, 2013

Nuovo articolo a firma del nostro amico Piero De Palma.

 

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La Canarina assassinata è uno dei più bei Gialli dell’Età d’Oro del romanzo poliziesco.

Quando lo scrisse, Wilard Huntigdon Wright, aveva già pubblicato The Benson Murder Case, 1926 “La strana morte del Signor Benson”, romanzo che aveva ottenuto un buon successo. Ma è senza dubbio proprio con The Canary Murder Case, 1927 “La Canarina assassinata” e poi con The Greene Murder Case, 1928, “La Tragedia di Casa Greene”, che si impose come il più grande autore della sua epoca: due romanzi che fecero scuola.

Antitetici è bene dirlo: così come “La Tragedia di Casa Greene” è una vicenda di morte che si svolge claustrofobicamente in una dimora in cui sono costretti a vivere gli eredi di una fortuna, ed in cui aleggia dal primo all’ultimo istante un’atmosfera greve e plumbea, ne “La Canarina Assassinata”, l’atmosfera è invece frivola e salottiera, molto più leggera, ma al tempo stesso complicata.

I tre romanzi assieme formano una ideale trilogia

Da un certo punto di vista, si può dire, a mio parere, che sia uno dei più grandi romanzi polizieschi che siano mai stati concepiti. Oggi, che le soluzioni vandiniane sono state fatte proprie e poi superate da tanti grandi scrittori a lui successivi, Van Dine sembra essere Pollicino, e a taluni le sue soluzioni fanno ridere. Invece, non si può pensare alla letteratura poliziesca degli anni ’30, senza inchinarsi reverenzialmente dinanzi a Van Dine. Perché senza di lui non ci sarebbero stati Ellery Queen, Charles Daly King, il primo Rex Stout.

E dei romanzi di Van Dine, i due che hanno avuto più influsso sui posteri sono stati proprio The Canary Murder Case e The Greene Murder Case. In particolare The Canary Murder Case, ebbe un effetto dirompente all’epoca: fu in testa per parecchi mesi alle classifiche dei libri più letti.

Julian Symons nella sua opera critica più famosa, Bloody Murder, riportò il giudizio di un altro critico, Howard Haycraft, scrivendo che “ ..his second book, The Canary Murder Case 1927, broke all modern publishing records for detective fiction at the time” (Julian Symons, Bloody Murder, Penguin Books, 1985, pag.101).

Più in là a testimoniare il grandissimo successo riportato da questo romanzo e dal successivo romanzo, che sconvolsero la letteratura poliziesca del tempo, dominata dagli autori britannici, Symons affermava che “It was said that he had lifted the detective story on to the plane of a fine art, and by his own account he was the favorite crime writer of two Presidents” (op. cit. pag. 102).

Ma perché The Canary Murder Case ebbe tutto questo successo? Analizziamo la storia.

Innanzitutto chi è la Canarina? Prendendo a prestito la stessa prosa di Wilard Huntigdon Wright “..Margaret Odell aveva ricevuto il soprannome di Canarina in seguito a una parte sostenuta in un elaborato balletto orni­tologico delle Folies, dove ogni ragazza aveva una gonna che richiamava qualche uccello. A lei era toccato il ruolo della ca­narina; e il suo costume di satin bianco e giallo, insieme alla massa di luminosi capelli biondi e la carnagione bianca e ro­sea, l’avevano distinta agli occhi degli spettatori come una creatura di notevole fascino. Prima che trascorressero 15 giorni, tanto concordi erano stati gli elogi della critica e così regolari gli applausi del pubblico che il Balletto degli uccelli divenne il Balletto della canarina e la signorina Odell fu pro­mossa al rango di quella che caritatevolmente potrebbe esser definita première danseuse, con l’attribuzione di un valzer in assolo e una canzone interpolata appositamente perché desse prova delle sue molteplici grazie e talenti.

Alla chiusura della stagione, la ballerina aveva lasciato le Folies e, durante la successiva e spettacolare carriera nei luo­ghi di ritrovo della vita notturna di Broadway divenne popo­larmente e familiarmente nota come la Canarina. Fu così che, quando la trovarono brutalmente strangolata nel suo apparta­mento, il delitto fu definitivamente denominato: l’omicidio della Canarina” (S.S. Van Dine, The Canary Murder Case,“La Canarina Assassinata”, trad. Pietro Ferrari, Il Giallo del Lunedì, L’Unità/Mondadori, 1992, pag.7).

La Canarina è Margaret Odell, attricetta e soubrette di locali di serie B, di night club, che è poi diventata famosissima in certi ambienti di Broadway. Conosce il suo ruolo e sa quale sia anche il giudizio che le riservano negli ambienti borghesi di cui lei rappresenta il richiamo: nel balletto non fa altro che fare il verso ad un uccello e mostrare le gambe. Ma si illude di poter scalare la società e conquistare un suo posto importante. E’ un po’ lo stesso discorso che fa la puttana di un Bordello di lusso (la prostituta sogna un amore impossibile con un bel cliente che oltre che utilizzarla per il suo piacere, la introduca nel mondo “normale”) il discorso di Margaret Odell, che, finito lo spettacolo, si ritrova nel grigiore della vita i ogni giorno, da cui esce temporaneamente solo nel volgere di uno spettacolo in cui uomini facoltosi in ghette, cilindro e marsina, fanno la coda per vederla , magari dondolarsi su un’altalena, su un trespolo, su cui lei, La Canarina, mostra le gambe.

E’ chiaro quindi che Margaret Odell, come farebbe una qualsiasi mantenuta, cerchi qualcuno che le assicuri, almeno nel suo mondo fatto di lustrini e pailettes, una certa onorabilità e almeno l’illusione di aver scalato quella società che invece non la accetterà mai. E’ la società degli anni ‘venti, in cui la grande crisi economica portò sul lastrico decine di migliaia di persone, ma che favorì anche l’arricchimento maggiore di chi già era ricco.

La Canarina ha molte amicizia maschili e non lo nega: i suoi accompagnatori la sfoggiano come oggi si farebbe con una Ferrari Testarossa, le altre donne la invidiano o ne parlano male, lo immaginiamo, ma lei pensa di poter usare queste amicizie, per i suoi scopi, che sono quelli di far carriera. Ha raccolto le confessioni di chi stava tra le sue gambe, ed un bel giorno decide di far il gran passo: decide di forzare la mano ad uno dei suoi amanti, e metterlo con le spalle contro il muro. E’ facile pensare, e poi lo si saprà, a cosa aspiri La Canarina: non vuol più essere “La Canarina”, ma una signora del Jet-Set, appartenere a quell’ambiente di cui ha conosciuto “tanti validi esponenti”. Solo che non capisce una cosa molto semplice: chi mai sposerebbe una “Canarina”? Ma lei si illude. E come tale resta vittima dei suoi stessi sogni.

Un bel giorno “La Canarina” vien ritrovata morta, assassinata, strangolata.

L’immagine che ne da Van Dine è terribile:

Il capo era rivolto all’indietro, come per una costrizione violenta…i capelli, disciolti, ricadevano dalla nuca sulla spalla nuda come la cascata raggelata di un liquido dorato; aveva perso ogni bellezza; la pelle era esangue, gli occhi vitrei; la bocca era aperta e le labbra convulse. Il collo, sui due lati della cartilagine tiroidea, mostrava orribili lividi scuri. La Canarina indossava un leggero abito da sera di pizzo Chantilly nero sopra ad uno chiffon color crema. Sul bracciolo del divano aveva gettato una cappa di un tessuto dorato, bordata di ermellino…a parte i capelli arruffati, una delle spalline dell’abito era stata strappata e il sottile pizzo del corpetto si era aperto in un lungo squarcio..una scarpetta di satin si era sfilata ed il ginocchio destro era contorto in dentro vero il divano, come se la poveretta avesse cercato di liberarsi dalla soffocante morsa del suo antagonista: Le sue dita erano ancora piegate,senza dubbio come nel momento in cui si era arresa alla morte” (S.S. Van Dine, “La Canarina Assassinata”, trad. Caterina Ciccotti, I Classici del Giallo, Barbera Editore, 2010, pag.22-23).

Dal sopralluogo effettuato dalla polizia emerge che mancano dei gioielli, che invece avrebbero dovuto esserci, secondo quanto afferma la sua domestica: quindi si è portati a identificare l’assassinio, come l’effetto di una rapina, o di un furto in appartamento, finito male (per Odell).

Tuttavia, questo è il giudizio della polizia per bocca del Procuratore Distrettuale di New York, F.X. Markham, che conduce le indagini. Di diverso avviso sarà il giudizio di Philo Vance, amico del Procuratore, osservatore imparziale e di geniali intuizioni, che salverà anche questa volta la Polizia da una figuraccia, e che invece sonderà una strada che nessuno aveva intravisto.

Philo Vance è una evoluzione di Sherlock Holmes, radicale: se eredita da Holmes l’attenzione ai particolari, agli indizi, non è però un applicatore integerrimo di essi. Infatti gli indizi che magari porterebbero a orientare le indagini in un certo verso, devono accordarsi ad una ricostruzione psicologica che in base ad essi spieghi tutti i quid rimasti insoluti. E per far questo, Philo Vance, diversamente da Sherlock Holmes, sonda l’anima e la mente dell’uomo, con l’attenzione che il buon Conan Doyle non aveva contemplato per il suo Sherlock Holmes. Si raffrontano così due diversi ideali: quello umanistico, attento alla psicologia e alle altre arti scaturenti dalla passione e dal gusto (Pittura, Scultura, Musica) di Philo Vance; e quello scientifico, analitico, di Sherlock Holmes.

Tuttavia, Philo Vance, osserva alcuni particolari, e in virtù della sua capacità di vedere al di là del mero indizio, ne dà una spiegazione tale che la visione di un omicidio susseguente ad un tentativo di rapina finisce per crollare miseramente.

Normalmente, quando si parla di questo romanzo, tutti individuano la sottigliezza del ragionamento di Van Dine, nella spiegazione della Camera Chiusa, in effetti “immaginifica”: spiegare non tanto come l’assassino e il testimone siano potuti entrare, quanto come essi siano potuti uscire, visto che il portiere quando va via, spranga sempre dal di dentro il portoncino che porta nel cortile interno al palazzo (l’uscita posteriore) con un chiavistello, in tale maniera che chiunque entri nel palazzo stesso, dopo la sua uscita, debba passare per forza davanti al centralinista, impressiona; e impressionò in quel tempo, moltissimo.

Ma ancor di più impressionò il pubblico dei lettori (e dei critici) l’aver inventato un modo che dilazionasse in avanti nel tempo l’azione delittuosa, cioè dopo che il suo accompagnatore della sera assieme al centralinista l’avessero sentita parlar e rispondere alle domande fatte da loro fuori della porta.

Se tuttavia la soluzione della Camera Chiusa e l’espediente per far apparire accaduto dopo, un omicidio che era stato invece commesso prima, rappresentano i mezzi con cui l’investigatore inchioda l’assassino, e che sono messi in chiaro da chiunque analizzi questo romanzo, pochi, pochissimi o nessuno, hanno esaminato gli altri momenti della deduzione vandiniana.

Secondo me, un altro momento in cui Van Dine impressiona il lettore è quando fa argomentare Vance molto molto sottilmente, sulla posizione relativa al corpo della vittima e sugli strappi subiti dai suoi abiti: se davvero Margaret Odell fosse stata affrontata in un corpo a corpo, immaginando che si sarebbe difesa con tutte le proprie forze, per quale motivo un innocente mazzolino, che le è stato ritrovato in grembo, non sarebbe stato scagliato altrove? Per terra, per esempio? E inoltre se così fosse stato, il collo non sarebbe stato rivolto all’indietro, ma la vittima sarebbe dovuta cadere avanti. Quindi… il delitto non si è consumato così, e si è tentato, con una messinscena, di depistare le indagini: lo strangolamento è avvenuto dal di dietro, quando la vittima non si aspettava che chi le stava dietro la strangolasse, ergo si fidava di lui/lei. Ma ci sono gli strappi del vestito! Altra messinscena: gli strappi sono stati fatti post-mortem per confondere il ragionamento degli investigatori.

Secondo ragionamento molto sottile è quello, concernente la chiave dell’armadio: per quale motivo essa è posta internamente all’armadio, quando comunemente essa invece dovrebbe esser infilata nella serratura esternamente?

C’erano quindi, quella sera, in quella stanza, tre persone: Margaret Odell e due altre persone, di cui una nascosta nell’armadio. Chi è stato l’assassino e chi il testimone? L’assassino ha anche rubato in un secondo tempo, oppure è stato l’altro a rubare? Le due persone presenti nell’appartamento, nei loro diversi ruoli, sono legate ad un altro ragionamento che si fa largo allorché Philo Vance nota come un porta-documenti sia vuoto, e come un portagioie di acciaio sia stato apparentemente forzato con un attizzatoio di ghisa: se davvero ci fosse stato un ladro avrebbe certamente usato uno strumento più idoneo per far saltare il coperchio, piuttosto che usare un attizzatoio. Tanto più che un esperto chiamato da Vance ne corrobora la tesi: che cioè vi son stati due momenti diversi nell’effrazione: quello rozzo con l’attizzatoio, che non ha sortito altri effetti se non di ammaccare il coperchio, e quello altamente professionale, effettuato con uno strumento di acciaio, probabilmente un grimaldello. Perché mai si sarebbe dovuto portare dalla camera vicina un attizzatoio inadeguato a far quello che ha fatto il grimaldello?

In parole povere, Vance postula l’azione in due momenti separati, da parte di due diverse persone. Ecco una primo fatto accertato, di grande importanza: nell’appartamento, quella sera, la sera del sabato, due persone sono state lì, probabilmente in un tempo successivo alla morte della Canarina. Il che non vuol dire necessariamente che entrambi avessero partecipato all’omicidio.

Fatto sta che il secondo ignoto visitatore sarà ucciso e solo dopo la sua morte Vance, individuando l’espediente per ritardare la morte, darà un volto all’assassino. In questo caso l’espediente sarà direttamente messo in relazione all’attività dell’assassino.

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I nostri Ebook più venduti

aprile 16th, 2013

Anche se ancora il processo di realizzazione in digitale dei nostri libri non è completo e le pecche e le lacune sulle uscite sono parecchie, crediamo di fare cosa gradita segnalando i volumi in ebook che più stanno riscuotendo successo negli store online. Un’operazione piuttosto agevole e molto vicina alle uscite dei libri in digitale, perché i resoconti dagli store arrivano mese dopo mese (al contrario delle edicole, dove passano anche otto mesi prima di poter avere dei dati certi di vendita di un libro).
Da questo mese, quindi, troverete un’area del blog dedicata all’aggiornamento delle classifiche di vendita dei nostri ebook, intitolata Top ebook, con dati forniti in percentuale (100 al titolo che vende di più e a seguire gli altri, in ordine decrescente). Si tratterà dello storico di vendita, aggiornato mese dopo mese, in modo da avere rapidamente sott’occhio quali sono i titoli più venduti in digitale delle nostre collane. I valori raccolti rappresentano i numeri di venduto complessivi, raccolti su tutte le piattaforme digitali in cui i nostri ebook sono distribuiti.
Non ci chiedete per cortesia i numeri esatti di vendita di ogni titolo, perché questi sono valori riservati a uso esclusivo della casa editrice, che non possono essere divulgati pubblicamente.

Redazione

La classifica è disponibile qui

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PREMIO ALBERTO TEDESCHI EDIZIONE 2013

aprile 10th, 2013

Il Giallo Mondadori bandisce il premio Alberto Tedeschi, edizione 2013, per il miglior romanzo giallo italiano inedito.
Il concorso si svolgerà secondo le seguenti norme:
1 – Il concorso è aperto a tutti i cittadini italiani.
2 – Sono ammesse solo le opere in lingua italiana, inedite, mai pubblicate neppure parzialmente. I romanzi dovranno avere una lunghezza minima di 200 cartelle dattiloscritte e una massima di 250. La cartella dattiloscritta deve esseredi 30 righe di 60 battute circa, per un massimo di 2000 battute a cartella,spazivuoti compresi.
3 – Si può partecipare con un solo elaborato. Non sono ammesse le opere di vincitori di precedenti edizioni.
4 – I romanzi dovranno essere inviati al seguente indirizzo:

PREMIO ALBERTO TEDESCHI 2013
c/o IL GIALLO MONDADORI
20090 SEGRATE (MILANO)

entro e non oltre il 30 aprile 2013. Vale la data del timbro postale.

Avvertiamo che non si accettano manoscritti e che i dattiloscritti non saranno restituiti.
Le opere dovranno essere inviate in due copie e i concorrenti dovranno indicare chiaramente le proprie generalità, i propri dati anagrafici e il domicilio, nonché il numero di telefono e l’indirizzo e-mail. Sarà cura della redazione comunicare a tutti i partecipanti, esclusivamente via e-mail, i nomi dei finalisti al Premio, che saranno anche pubblicati sul blog del Giallo Mondadori (www.giallomondadori.it). Non verranno fornite ulteriori informazioni sulle opere in concorso.

Attenzione: per poter partecipare è indispensabile ritagliare e allegare al dattiloscritto copia in originale del Certificato di Partecipazione (CdP) che si trova nelle ultime pagine di ogni fascicolo del Giallo Mondadori.

5 – Una giuria composta da esperti esaminerà i dattiloscritti,assieme alla redazione, e deciderà il vincitore.
IL ROMANZO PREMIATO SARÀ PUBBLICATO NELLA COLLANA IL GIALLO MONDADORI ENTRO L’ANNO.

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EBOOK, IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

aprile 10th, 2013

Cari lettori e lettrici: viste le numerose richieste pervenute nei giorni scorsi, abbiamo deciso di scrivere questo post per fare un po’ di chiarezza sulla questione ebook.

Dobbiamo precisare che le tempistiche di uscita degli ebook non dipendono da noi, ma da tutta una serie di fattori che si possono combinare e sovrapporre.

Prima di tutto c’è la questione dei diritti: non tutti gli autori o gli agenti ce li rappresentano ci concedono il diritto di pubblicare la loro opera in digitale, mentre per altri ci sono dei vincoli temporali. Altro fattore poi è la lavorazione del libro in digitale, che segue un percorso suo proprio, indipendente dalla versione cartacea e quindi fuori dal nostro diretto controllo (possono anche verificarsi ritardi, disguidi e problemi tecnici, tenetelo presente). Terzo punto: gli store che vendono i nostri ebook. Anche qui tempistica di disponibilità, indicizzazione ecc. sono sotto il loro controllo, come è normale che sia.Pertanto, purtroppo, non possiamo darvi una data di uscita certa per gli ebook (uscita comunque successiva al cartaceo) ma chiedervi di verificarne la disponibilità sugli store mediante ricerca. Al momento, purtroppo, più di questo non possiamo fare, anche se stiamo lavorando per cercare di ottimizzare tutti questi processi e rendere possibile un’indicazione tempestiva da parte nostra delle uscite dei nostri ebook.

 

La Redazione

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I detective dell’impossibile (69)

marzo 30th, 2013

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EDGAR WALLACE, I Quattro Giusti

Quattro uomini si sono votati a una missione: riparare i torti e vendicare le ingiustizie uccidendone i responsabili. Il ministro degli Esteri britannico ha proposto una legge liberticida, e ora il tribunale dei Giusti ha emesso per lui una sentenza di morte. Al sovrintendente Falmouth il compito impossibile di salvarlo.

S.S. VAN DINE, La tragedia in casa

Coe Archer Coe, noto collezionista di ceramiche orientali, si è suicidato in una camera chiusa a chiave. Ma la sua morte risale ad alcune ore prima del fatto. Stregoneria? Forse no. Per Philo Vance una verità apparentemente impossibile potrebbe celarsi nel frammento insanguinato di un vaso cinese.

CHRISTIANNA BRAND, La calda nebbia bianca

Un giovane racconta a un vecchio un caso di omicidio. La storia di una stanza chiusa, con una vetrata infranta e il cadavere di un avvocato legato alla poltrona, un coltello piantato nella schiena. Un delitto ai limiti dell’impossibile, almeno quanto la sua soluzione.

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Un paio di scarpe (1321)

marzo 30th, 2013

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A Ellery Queen non piace l’idea di assistere per la prima volta in vita sua a un intervento chirurgico. Lui non sopporta la vista del sangue. E tuttavia se a chiederglielo è un amico, il direttore medico del Dutch Memorial Hospital di New York, come rifiutarsi? Nella sala operatoria, qualche metro più in basso, lo staff attende l’arrivo della paziente: Abigail Doorn, eccentrica milionaria fondatrice dell’ospedale, entrata in coma diabetico. Ma quando la donna viene trasferita dalla lettiga sul tavolo operatorio, è chiaro che qualcosa non va. Il suo corpo è troppo freddo. Mortalmente freddo. E il filo metallico con cui è stata strangolata non depone a favore di un decesso per cause naturali. Ora Ellery si ritrova per le mani un caso di omicidio e, come indizio, un paio di scarpe con un laccio strappato. Per la prima volta, potrebbe perdere la sfida che una mente diabolica gli ha lanciato.

Ellery Queen è lo pseudonimo dei cugini statunitensi Frederic Dannay (1905-1982) e Manfred B. Lee (1905-1971), che insieme hanno dato vita a una delle firme più prestigiose nella storia del giallo. Il personaggio da loro creato ha raggiunto una vastissima fama sia come autore di mystery, contraddistinti dalla raffinata elaborazione dei meccanismi narrativi e dallo sperimentalismo della scrittura, sia come curatore di riviste e antologie, attraverso il recupero di opere del passato e la promozione di nuovi talenti.

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Cinque strade per il delitto (1320)

marzo 30th, 2013

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Io sono sempre stato migliore di Philip Bartels, in tutto. Incidentalmente, sono un assassino. O meglio, sono uno che ha commesso impunemente il suo delitto sotto gli occhi di un funzionario di polizia. Ma questo nulla toglie al valore della mia testimonianza. Philip Bartels era un enigma per tutti, tranne che per me. Io sono l’unico in grado di ricostruire fin nei minimi dettagli i fatti in cui è stato coinvolto, perché conoscevo bene tutti i protagonisti della vicenda. E poi ventotto anni sono un tempo sufficiente per riuscire quasi a leggere nella mente di una persona. Io ci sono riuscito, con lui. So come e cosa pensava. C’è un solo mistero che mi ha sempre sconcertato: per quale motivo Philip Bartels abbia fatto quello che ha fatto. Finché non l’ho scoperto. John Bingham (1908-1988), inglese, esordisce come autore di detective novels nel 1952 con Mi chiamo Michael Sibley. A questo romanzo, narrativamente innovativo e insolitamente crudo per l’epoca nel rappresentare i metodi investigativi della polizia, ha fatto seguire numerosi altri titoli, tra i quali anche thriller e spy story. Durante la Seconda guerra mondiale ha lavorato nel controspionaggio britannico, e a lui si è ispirato John le Carré per il personaggio di George Smiley.

 All’interno, il racconto “L’imbrattatele di Pietrasanta” di Marco Phillip Massai.

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