Sfida a Poirot (1234)

dicembre 2nd, 2009

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Una donna cieca fin troppo intraprendente. Quattro orologi che segnano tutti le quattro e tredici, anche se in realtà sono solamente le tre. Il cadavere di uno sconosciuto. Questo è quanto Colin Lamb trova al 19 di Wilbraham Crescent. E dal momento che la polizia di Crowdean brancola letteralmente nel buio, Lamb non ha scelta: rivolgersi a Hercule Poirot, vecchio amico di famiglia. “Dev’essere un delitto molto semplice” dichiara l’investigatore belga. “Perché sembra così complicato.” Ma la faccenda non pare tanto semplice, specialmente quando la conta dei cadaveri comincia ad aumentare.  

Agatha Christie (1890-1976), creatrice di Hercule Poirot e di Miss Marple, nasce a Torquay, sulla costa inglese, da una famiglia agiata. Durante la Prima guerra mondiale presta servizio come crocerossina e nel 1920 pubblica il suo primo giallo: Poirot a Styles Court. A questo folgorante esordio seguono numerosissimi romanzi, racconti, testi teatrali e radiofonici. Dopo il divorzio dal primo marito, il pilota Archibald Christie, si risposa con l’archeologo Max Mallowan, con il quale intraprende diversi viaggi in Medio Oriente. Nel 1954 vince il Grand Master Award, nel 1955 il New York Drama Critics Circle Award e nel 1971 viene nominata dalla regina Elisabetta Dame dell’impero. 

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Il segno dell’assassino (1230)

ottobre 5th, 2009

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Kenburgh, piccola, tranquilla città inglese. O no? Jean Lubbock, insegnante bruttina e complessata, se la cava a stento da una brutale aggressione sul lungofiume. Sulla scena del crimine, il biglietto di un’impresa di pompe funebri con un messaggio sinistro: “Cordone n. 1”. È solamente l’inizio. Tocca poi alla moglie paralizzata di un medico essere rinvenuta cadavere. Con accanto un secondo biglietto: “Cordone n. 2”. E a Kenburgh, piccola, tranquilla, letale città inglese, dilaga la psicosi del serial killer. D.M. DEVINE (1920-1980), britannico, si laureò nelle università di Glasgow e Londra. Dal 1946 al 1972 lavorò come funzionario amministrativo dell’università di St Andrew, a Fife. Giallista dal 1961, quando il suo primo romanzo, Lutto in famiglia , vinse un importante concorso indetto dalla casa editrice Collins, grazie soprattutto al giudizio molto positivo di Agatha Christie.

All’interno, l’articolo “L’omissione nel giallo” di Massimo Pietroselli. 

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La prima produzione di John Dickson Carr: i quattro racconti di Bencolin

settembre 7th, 2009

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Cari lettori del Giallo Mondadori, oggi vogliamo proporvi un saggio breve di Pietro De Palma sulle prime opere del celeberrimo “giallsta” Statunitense.

Prima di augurarVi un buon proseguimento di lettura, cogliamo l’occasione per augurare un buon compleanno a Piero, storico lettore, collezionista e da oggi “contribuente” del Giallo.

Dario PM Geraci

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Tra le forme letterarie, i racconti hanno sempre pagato dei tributi ai romanzi: rappresentano quasi una produzione minore, delle storie da scrivere senza impegnarsi particolarmente, in momenti di rilassatezza. Almeno questa è la percezione che ne ha il lettore; invece..

Invece il racconto è un genere importante quanto il romanzo, non dirò di più o di meno: ne ha una forma più concentrata, possedendo anche delle caratteristiche ricorrenti in quest’ultimo: se vi è una presentazione dei personaggi e della situazione in oggetto, esse devono essere stringate, e lo sviluppo non molto esteso, per necessità di condensazione in un numero di pagine più ristretto; ma tutto il resto..è lo stesso. Anzi se vogliamo, il racconto ha la sua buona parte di difficoltà, perché se nel romanzo taluni “allungano il brodo” con descrizioni e narrazioni che poi nulla hanno a che fare con il nocciolo della storia, nel racconto ciò non è possibile: si devono avere idee chiare e si deve condurre la storia con un filo logico e una tensione, che dalla prima pagina all’ultima, conduca il lettore a godere della fine, senza sotterfugi, escamotages, rallentamenti, perdite di tempo (e di pagine).

Se nella letteratura “impegnata” il racconto gode di una fortuna inferiore al romanzo, in quella “di genere” e nel nostro caso in quella “gialla”, possiamo dire che, almeno non in Italia, il Racconto Giallo ha avuto una fortuna non inferiore a quella del Romanzo: perché tuttavia in Italia il racconto non abbia avuto pari fortuna, questo è altro discorso. La situazione però è questa: nel mondo sia anglosassone, che l’ha fatta da padrone, e in quello più chiuso, del giallo franco-belga, i racconti hanno avuto la loro buona fetta di pubblico e di popolarità. Ancor oggi, molti autori contemporanei scrivono racconti, ma nel passato, si sono avuti addirittura autori specializzati, per es. Edward D. Hoch, autore anche di romanzi di fantascienza e di apocrifi queeniani, ma soprattutto di oltre..900 racconti, divisi in più serie, tra cui quelli che raccontano di Camere Chiuse e delitti impossibili, sono i preponderanti. Ma anche Joseph Commings si è riservata la sua buona fetta di fama, con le storie del senatore Banner. La messe maggiore, tuttavia, si è avuta con i grandi autori sia di Giallo classico che di Hard Boiled: Ross MacDonald, Ellery Queen, C.Daly King, Agatha Christie, Dashiell Hammett, e moltissimi altri, tra cui John Dickson Carr.; e proprio di Carr parleremo, a proposito dei suoi primi quattro racconti con Henri Bencolin.

Potrebbe sembrare un discorso molto relativo, affrontare la tematica dei racconti carriani puntando l’attenzione solo su 4 racconti, quando la produzione totale ne conta oltre trenta. Ma questo breve saggio non si propone di esaurire la tematica complessiva del racconto in Carr, ma solo di creare un’inquadratura, che possa essere recepita da qualunque lettore, circa la produzione carriana avente come soggetto principale Henri Bencolin.

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La semplicissima arte del delitto II

luglio 12th, 2009

Sul blog del Giallo Mondadori, un gradito ritorno: La semplicissima arte del delitto II di Fabio Lotti.

Buona lettura.

Ci risiamo. Ma non fatemene una colpa. Il fenomeno giallistico (in senso lato) ha assunto una tale dimensione (nel bene e nel male) che è impossibile che non se ne parli. Se ne hanno parlato e ne parlano anche pezzi più o meno grossi della cultura che un tempo si scriveva con la C maiuscola ed ora è diventato un contenitore dove ci si infila quasi tutto. Compreso il nostro giallo. Anche se qualcuno si affretta a fare sempre i distinguo come il poeta Maurizio Cucchi che è stato randellato e fatto a pezzi da una torma di giallofili inferociti. Averlo saputo per tempo lo avrei difeso non fosse che per puro spirito di contraddizione. Alla fine, però, si scopre che un giallo l’ha scritto pure lui. Ma allora Cucchi Cucchi…E dunque ne posso parlare anche io che è una vita che ci sto dietro e non mi chiedete quale è il motivo di questo ripetuto intervento perché non lo so. E se anche lo sapessi non ve lo dicessi tanto per restare in sintonia con la grammatica dei giorni nostri.

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Ha ottant’anni, ma è ancora un ragazzino

luglio 8th, 2009

Era il lontano 1929. Con un romanzo di S.S. Van Dine, La strana morte del signor Benson, prendeva il via il Giallo Mondadori, quella che a tutt’oggi è la collana più longeva e rappresentativa del genere poliziesco non solo in Italia, ma in tutto il mondo. L’unica serie continuativa di polizieschi che sia paragonabile a quella mondadoriana, e che sia partita prima, è l’americana Doubleday Crime Club, iniziata nel 1928 ma chiusa nel 1991. Altre serie prestigiose, come la Collins Crime Club, in Inghilterra, o la Série Noire di Gallimard, in Francia, cominciarono dopo (la prima nel 1930 e la seconda nel 1945), ma anch’esse non esistono più, almeno non nella loro versione originaria e riconoscibile.Lorenzo Montano, negli anni Venti collaboratore della “Ronda” e fine letterato in proprio, teneva un archivio piuttosto esteso sulla letteratura poliziesca.

Dal suo incontro con Arnoldo Mondadori, intenzionato proprio in quegli anni ad ampliare il catalogo della casa editrice con una nutrita iniezione di autori stranieri, nacque l’idea di creare una linea editoriale che diffondesse anche in Italia una letteratura di intrattenimento non volgare come si faceva già da tempo nei Paesi anglosassoni. Dal colore della copertina dei primi libri, si diffuse l’abitudine di designare come “giallo” un romanzo di genere poliziesco tout-court, e in breve il neologismo diventò di uso comune.Montano faceva frequenti viaggi in Inghilterra per procurarsi libri, specie quelli del prolificissimo Edgar Wallace, il primo autore di grande successo popolare nel catalogo dei Gialli.

Incontrando subito i gusti dei lettori e superando le occasionali avversità politiche (come la chiusura decisa dal Miniculpop tra il 1941 e il 1945), il Giallo Mondadori ha lanciato sul mercato italiano tutti i più grandi nomi del genere, quelli cioe’ che in Europa a in America hanno lasciato una traccia indelebile e sono ormai identificati col romanzo poliziesco tout-court. Leggi tutto »

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Poirot e i quattro (1223)

luglio 2nd, 2009

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Chi sono i terribili Quattro? Il mondo è in pericolo, si teme un complotto di dimensioni globali, eppure nessuno sembra in grado né di smascherare i quattro cervelli diabolici che lo stanno progettando né di impedire che lo mettano in pratica. Si sa solo che uno è cinese, uno un ricco americano, il terzo una signora francese e l’ultimo, probabilmente il capo, un sinistro inglese conosciuto come il Distruttore. Ci vorranno tutte le preziosesinapsi del celebre investigatore belga per individuare i Quattro e sconfiggerli. A patto che Poirot sopravviva… 

Agatha Christie (1890-1976), creatrice di Hercule Poirot e di Miss Marple, nasce a Torquay, sulla costa inglese, da una famiglia agiata. Durante la Prima guerra mondiale presta servizio come crocerossina e nel 1920 pubblica il suo primo giallo: Poirot a Styles Court. A questo folgorante esordio seguono numerosissimi romanzi, racconti, testi teatrali e radiofonici. Dopo il divorzio dal primo marito, il pilota Archibald Christie, si risposa con l’archeologo Max Mallowan, con il quale intraprende diversi viaggi in Medio Oriente. Nel 1954 vince il Grand Master Award, nel 1955 il New York Drama Critics Circle Award e nel 1971 viene nominata dalla regina Elisabetta Dame dell’impero. 

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Assassinio sull’Orient Express

giugno 23rd, 2009

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L’Orient-Express, il leggendario treno delle spie e degli avventurieri internazionali, occupa un posto importante nell’immaginario collettivo degli appassionati di letteratura poliziesca. Il merito è di Agatha Christie, la regina del giallo, e della sua creatura, l’impareggiabile Poirot. In quella che rimane probabilmente la più celebre delle sue imprese, l’investigatore belga, salito a bordo di un vagone di prima classe partito da Istanbul e diretto a Calais, è costretto a occuparsi di un efferato delitto.
Assassinio sull’Orient-Express, apparso nel 1934, è da molti considerato il capolavoro di Agatha Christie, sicuramente uno dei libri gialli più conosciuti in tutto il mondo.

Editore: Mondadori
Anno: 2009
Collana:Oscar progetti speciali
Pagine: 224
Formato: 12,7 x 19,7
Legatura:brossura
      Prezzo: 9.00 €
      ISBN: 978880459138
      Stato: In listino
      Traduzione: Alfredo Pitta
      Postfatore: Oreste Del Buono

Maggiori informazioni sull’iniziativa

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Buon compleanno, Giallo Mondadori!

giugno 10th, 2009

Cari lettori del Giallo. In occasione degli 80 anni del Giallo Mondadori, verranno proposti, a partire dal 16 Giugno, alcuni dei capisaldi del genere al prezzo di 9,00 euro.

 Lascio però che ad introdurvi l’iniziativa sia Igor Longo:

Ottanta candeline rendono una torta di compleanno piuttosto affollata. Se poi sono candelotti di dinamite, e ognuno di essi  è il simbolo di un anno di delitti e di misteri,sarà facile dedurre che il festeggiato è un tipo veramente particolare,da prendere con le molle.E, nella sua lunga e onorata carriera, il nostro buon vecchio Giallo ne ha fatte veramente di tutti i colori, anche se in realtà non ha mai abbandonato quel giallo canarino che lo ha caratterizzato sin dalla nascita,nel lontano 1929,persino  quando le sirene mediatiche hanno cominciato a parlare di  noir,senza a dire il vero mai spiegarci di che cosa realmente si tratti. Noi del Giallo però abbiamo le idee chiare. Col nostro colore rivendichiamo un’universalità che realmente può abbracciare ogni tendenza del mystery,dai complessi rompicapi del whodunnit ai thriller mozzafiato  agli hard-boiled della Scuola dei Duri.E che si può indifferentemente estendere oltralpe e oltreoceano,in Oriente come in Scandinavia,senza barriere e senza confini,senza neppure trascurare i nostri autori italiani, che cominciano finalmente a distinguersi onorevolmente e a trovare un loro meritato posto accanto ai colleghi anglosassoni. Chi cominciò tutto fu un raffinato esteta di lungimirante angolofilia di nome Lorenzo Montano,e le sue scelte permisero già negli anni Trenta di comprendere nella collana dal cerchio  scarlatto il Gotha del poliziesco: Agatha Christie,Ellery Queen,Edgar Wallace, S S Van Dine…E Rex Stout molto prima di Tino Buazzelli,Erle Stanley Gardner molto prima di Raymond Burr, Georges Simenon molto prima di Gabin e Cervi. Poi ci fu il Dopoguerra. E ci fu Alberto Tedeschi,il riservato gentiluomo che ebbe il compito di traghettare la collana nella modernità,che regalò ai lettori Cornell Woolrich e Ed McBain,Brett Halliday e James Hadley Chase.E che seppe soprattutto trovare in Carlo Jacono, il Robert McGinnis nazionale, l’illustratore adatto per tradurre in immagini sinuose ed eleganti quei sogni di avventure a stelle e strisce di cui era affamata l’Italia  liberata dai GI. Da allora il mondo è cambiato, ed è molto cambiato anche il poliziesco.

Al timone del Giallo si sono succeduti degli acuti ed esperti intellettuali come Oreste Del Buono,Laura Grimaldi,Gian Franco Orsi, nomi che ho imparato a conoscere e a rispettare  da ragazzino,quando cominciavo a passare dai Gialli  Dei Ragazzi dei Tre Investigatori e dai cartoon di Scooby Doo a quei raffinati enigmi che ogni settimana il Giallo mi offriva in edicola,come se fosse un festoso natale che si ripeteva ogni martedì con allarmante e frenetica periodicità.E come si poteva non collezionarli tutti,non seguire i consigli éclairés di Mauro Boncompagni,che cominciava a diffondere con le sue prefazioni e le sue traduzioni nomi allora misconosciuti come John Dickson Carr o John Sladek o Peter Lovesey? E poi sono arrivati i direttori che ho avuto l’immenso piacere di conoscere personalmente,combattendo con loro la dura battaglia settimanale per un miglior Giallo: 

Stefano Magagnoli,quell’acuto gentleman del Libro,che trattava ogni titolo con la raffinatezza del bibliofilo,dell’uomo di cultura che vuole che ogni testo che passa tra le sue mani sia veramente degno di essere letto ed amato,e che possa figurare senza vergogna sui propri scaffali tra un In Folio e un In Ottavo. 

Sandrone Dazieri, quell’ironico e sornione Bad Boy, che trattava ogni titolo con la satira iconoclasta del monello cui è concesso tutto e che sa di poter smitizzare persino i miti in cui crede lui stesso,con l’intelligenza di chi non ha pregiudizi nè preconcetti.

E poi… Poi c’è stato il terremoto, lo tsunami.Un’ondata sismica all’ottavo grado della scala Richter che si esprime in uno slang metropolitano da Navy Seal in tenuta mimetica da combattimento e che ha preso d’assalto la nostra piccola Armata Brancaleone di  impareggiabili redattrici e  svampiti consulenti, rivoluzionando usi, costumi e linguaggio. Di Sergio Altieri non si può dire altro. Così, se sentite Grazia Griffini, soave  esperta di Anne Perry e Dorothy Sayers,descrivere un libro (peraltro con compunta discrezione) col gergo non propriamente oxoniano di una sergente maggiore dei marines,non vuol dire che la sua ultima,ottima scoperta,Dorothy B Hughes,le abbia dato alle testa,o che sia in crisi d’astinenza da M.R.Rinehart. Semplicemente World is Changed,and Sergio Changed it for Us. 

Ma prima di celebrare il presente,e i tanti nuovi autori che stiamo lanciando,il dovere ci impone di celebrare il passato. Gli Oscar hanno pensato di farlo con una brillante iniziativa:selezionare alcuni titoli emblematici che hanno fatto la storia del mystery,cercando di ripercorrere  con voi le pietre miliari di un cammino che,speriamo, non abbia mai fine.Ogni titolo è un’opera fondamentale,da conoscere assolutamente,o riscoprire:

I 39 SCALINI di JOHN BUCHAN,che non è stato solo il romanzo da cui fu tratto uno dei  primi capolavori di Hitchcock,ma anche la prima vera Spy Story della letteratura,e una fonte d’ispirazione per moltissimi autori(vedi ad esempio,il Ken Follett della Cruna dell’Ago). 

ASSASSINIO SULL’ORIENT EXPRESS,uno degli inarrivabili capolavori di AGATHA CHRISTIE,con una trama ancora oggi rivoluzionaria ed esplosiva,e un mirabile esempio di costruzione narrativa: una serie di tredici interrogatori non permette soltanto ad Hercule Poirot di scoprire cos’è successo sul celeberrimo wagon lit bloccato sui Balcani da una bufera di neve,ma anche di sezionare psicologia e costumi di un’intera società,in tutti i suoi molteplici aspetti e manifestazioni,un esercizio  di bravura che la grande Agatha ripeterà poi in altri capolavori come Dieci Piccoli Indiani o Poirot sul Nilo,ma mai con una simile, nitida secchezza. 

IL MASTINO DEI BASKERVILLE di Sir Arthur Conan Doyle,che non è solo l’indagine più famosa del più famoso di tutti i detective,il formidabile Sherlock Holmes, ma anche il giallo più volte tradotto sul piccolo e grande schermo (pensate che nella mia vasta collezione di DVD ne possiedo ben quattordici edizioni diverse,di cui una sovietica,una teatrale francese e una australiana a cartoni animati). 

IL FALCO MALTESE di DASHIELL HAMMETT, il primo capolavoro della Scuola dei Duri,ancora insuperato,e forse insuperabile: i connotati fondamentali del’hard boiled,la Dark Lady  seducente e infida,il PI col bourbon nel cassetto,il finale  misognino e devastante derivano tutti  direttamente dal fondamentale romanzo di Hammett. 

IL GATTO DALLE MOLTE CODE di ELLERY QUEEN, uno dei romanzi più intensi e più originali della coppia di autori americani, e soprattutto il primo autentico esempio di Serial Killer moderno della storia della letteratura,alcuni decenni prima di Thomas Harris,  nonchè  uno splendido spaccato critico e appassionato della vita nella Grande Mela. 

NERO WOLFE CONTRO L’FBI di Rex Stout,il romanzo in cui la personale way of life del ciclopico detective della Trentacinquesima Ovest viene maggiormente analizzata e messa in discussione,travalicando gli stessi limiti del mystery.Il mito di Nero viene soprattutto da questo romanzo,e non a caso fu il primo a essere adattato nella memorabile serie di sceneggiati con Buazzelli e Paolo Ferrari. 

LA LEGGE DEI QUATTRO di EDGAR WALLACE,tanto per cambiare una serie di novelle, che ci presentano i  Quattro Giusti,i memorabili giustizieri Wallaciani intenti a punire canaglie e delinquenti d’alto bordo con sistemi cinicamente poco ortodossi,anticipando la voga moderna degli inafferrabili vendicatori come il Darkman di Sam Raimi o la virago massacratrice di Kill Bill. E infine,un’altra giustiziera,

LA SPOSA IN NERO di Cornell Woolrich,un altra epopea della vendetta dalla singolarissima costruzione a incastro e  dalle molteplici soluzioni a sorpresa,che affascinò un regista dai gusti difficili ed estetizzanti come Truffaut:in una serie di segmenti solo apparentemente separati il lettore assiste alle machiavelliche vendette di una donna misteriosa contro gli uomini che le hanno ucciso il marito.Ma quale dei personaggi di ogni segmento è la bella vendicatrice?

 Che ve ne pare di tutti questi grossi calibri? Non è un bel modo per festeggiare un compleanno,quando si invitano tanti ospiti d’onore d’eccezione? Moltissimi auguri, buon vecchio Giallo Mondadori. E tremila di questi numeri! 

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Avvinti come l’edera

aprile 18th, 2009

Mi permetto di riprendere e rimpolpare cose già scritte per illuminare lo stretto rapporto che esiste fra il giallo e gli scacchi, sperando di attirare l’attenzione dei lettori su questi due meravigliosi parti dell’intelletto umano (ho esagerato?).La passione per il giallo l’ho avuta sin da piccolo quando, frugando per caso in una cantina di un mio cugino, mi ritrovai fra le mani una avventura di Perry Mason pubblicata dalla Mondatori sulla cui copertina campeggiava il volto del noto attore Raymond Burr (molti lo ricorderanno come uno dei protagonisti de La finestra sul cortile di Hitchcock, quello che ha fatto la felicità di tanti depressi mariti tagliando a pezzi la moglie) che è stato uno degli interpreti principali, se non l’unico, di questo popolare avvocato.

La passione per gli scacchi è avvenuta, invece, molto più tardi e precisamente nel 1972 al tempo dell’ormai mitico incontro mondiale Spassky-Fischer nella gelida Islanda. Fu un mio scolaro del liceo scientifico Galileo Galilei di Siena, l’attuale Maestro Alessandro Patelli presidente del circolo scacchi del CRAL del Monte dei Paschi, a condurmi lungo le strade tormentate della scacchiera. Leggi tutto »

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L’estate del mio primo giallo

gennaio 23rd, 2009

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Quella lontana estate del 1970 è proprio indimenticabile. Comincia dalla fine, come un gioco di parole. Con la licenza elementare, ai primi di Giugno, e la prospettiva di frequentare le medie in un altro quartiere, cambiando scuola e compagni di classe.

Prosegue qualche giorno dopo, con i campionati mondiali di calcio in Messico, le partite in bianco e nero viste a notte fonda, un po’ assonnato, le immagini a volte tremolanti che sembrano precedere di qualche secondo la voce del telecronista Nando Martellini. Pelè e Gigi Riva, Müller e Albertosi, Rivera e Jairzinho danzano sullo schermo, e continuano a farlo nell’immaginazione mia e dei miei amici quando giochiamo a pallone sulla spiaggia, per lunghe ed estenuanti partite che sfinirebbero chiunque meno che dei ragazzi incuranti del sole a picco e della sabbia rovente. Poi la sera l’autobus per tornare a casa, e sognare altre partite, nelle orecchie le voci dei Dik Dik che cantano L’isola di Wight, sparata a tutto volume dal juke-box del bar accanto alla spiaggia.

E soprattutto un libro posato su una borsa di paglia sotto l’ombrellone, con la copertina di un giallo vivace e il disegno che mi ricorda i miei fumetti preferiti. Una combinazione che ricorda un libro per adolescenti piuttosto che per “grandi”. Lo guardo incuriosito e mi chiedo se lo legga il papà o il figlio, che gioca con me a pallone e m’infila sempre qualche gol quando io sono Albertosi e lui Pelè, proprio come nella realtà.

Alla fine di Agosto sono in viaggio con la mia famiglia: qualche giorno in una nazione così vicina e allo stesso tempo distante, che adesso non esiste più, spazzata via come tanti ricordi dell’infanzia: la Yugoslavia. Altre spiagge, in Istria, e altri boschi e laghi, in Slovenia. Scopro che quella terra non è poi così diversa dalla mia, hanno anche la Coca-Cola, anche se qui si chiama Sinalco-Cola. Però mi annoio un po': niente fumetti, né ragazzi con cui giocare a pallone sognando di parare finalmente un colpo di testa di Pelè, e nemmeno quella poca televisione che si vede a casa.

Così quando un giorno spunta da una borsa, che stavolta non è di paglia, un altro libro con la copertina di un giallo vivace, non ho esitazioni e comincio a sfogliarlo e poi a leggerlo, tanto per passare il tempo che precede la cena di quel lunghissimo pomeriggio estivo. Invece no, dopo qualche pagina mi accorgo che è appassionante, così diverso dalle storie che ho letto fin qui. Perché La morte fa l’autostop di James Hadley Chase è davvero un concentrato di tensione, ritmo e azione, un romanzo che vorrei far durare a lungo.

Ci sono riuscito. Si può dire che stia idealmente leggendo ancora quel libro, ogni volta che compro e sfoglio un Giallo Mondatori, perché, ormai lo sappiamo, la prima volta non si scorda mai. Certo, ne verranno tanti altri, di gialli, dopo quel primo romanzo letto un po’ di nascosto alla fine di Agosto del 1970, in una nazione che non esiste più, ma ora mi accorgo che nessuno, neanche quelli della mia amatissima Agatha Christie, mi hanno dato le stesse emozioni e quel sottile piacere della trasgressione, di fare una cosa da “grandi”, di sentirmi come loro senza desiderare di esserlo fino in fondo.

Ancora adesso spero di aver conservato qualcosa dello spirito di allora, di non essere diventato “grande” del tutto, come in quei giorni che nel mio ricordo si confondono in un’unica, lunga e indimenticabile estate.

 

                                                                                                                                                                         Enrico Luceri

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