I Classici de Il Giallo Mondadori 1394: Nella nebbia

febbraio 27th, 2017

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Una dimora circondata da un parco. Un profondo burrone che la separa dalla strada maestra. E poi, la nebbia che l’avvolge come un sudario . Scenario perfetto per un omicidio. E forse è proprio questo che accade, anche se la dinamica lascerebbe pensare a un incidente. L’auto con la giovane Katie Warren al volante, inghiottita dalla coltre minacciosa, scende lungo la pendenza ripida e sdrucciolevole che conduce alla villa. Poi un’ombra le si materializza davanti all’improvviso e scompare sotto le ruote. Una massa scura giace inerte a terra: è Lottie, cugina della padrona di casa. Morta. Per gli inquirenti è tutto chiaro, una fatalità impossibile da scongiurare in quelle circostanze. Ma perché, allora, la vittima stringe in pugno una ciocca di capelli? A chi appartengono? Sono forse la prova di una colluttazione avvenuta poco prima
del tragico epilogo? All’investigatore Crafft, della polizia di Chicago, il compito di diradare una nebbia non meno insidiosa. Quella che nasconde il volto dell’assassino.

Mignon G. Eberhart (1899-1996), statunitense, si è dedicata alla scrittura ispirandosi ai romanzi di Mary Roberts Rinehart. Maestra indiscussa di quel fi lone del mystery che vede un’eroina in pericolo, ha approfondito l’analisi psicologica dei personaggi con un successo tale da guadagnarle all’epoca la reputazione di “Agatha Christie d’America”. Tra le protagoniste delle sue storie, l’infermiera Sarah Keate e la scrittrice di gialli Susan Dare. Ha vinto lo Scotland Yard Prize nel 1931, il Grand Master nel 1971 e
l’Agatha alla carriera nel 1995.

All’interno, il racconto “La Banda del Cervello” di Elisa Bertini, vincitore del premio NebbiaGialla 2016.

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I Classici de Il Giallo Mondadori 1393 : Indagine a ritroso

gennaio 18th, 2017

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Rievocare gli spettri non porta niente di buono. Un monito che il dottor Edward Haxton dovrebbe prendere in considerazione. Insegnante universitario, è nel mirino dei colleghi per la gestione disinvolta di certi libri contabili, ma non intende lasciarsi estromettere con un’accusa di malversazione. Piccole miserie della vita accademica? Non proprio. Perché la mossa da lui scelta per contrattaccare va ben oltre i limiti dell’ambito professionale. Ed è così che la sua minaccia di svelare i retroscena di uno scandalo di qualche anno addietro, quando una studentessa era deceduta in seguito a un aborto, scatena l’irreparabile. Un’aggressione contro un’altra ragazza, quindi un’altra morte. Anzi: un delitto. Che potrebbe essere appena l’inizio. La violenza genera violenza, come per un macabro riflesso. E ora l’ombra senza pace della prima vittima reclama un tributo di sangue.

D.M. Devine (1920-1980), giallista britannico, è stato funzionario amministrativo presso l’Università di St Andrews, in Scozia. A partire dal 1961 si dedica alla crime fiction, scrivendo tredici romanzi e guadagnandosi l’apprezzamento di Agatha Christie. Si firma anche Dominic Devine e David Munro.

All’interno, il racconto “Delitto in do maggiore” di Liudmila Gospodinoff, vincitore del premio Giallo sulla Gialla 2016.

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Il Giallo Mondadori classici oro 5 : Se morisse mio marito

giugno 29th, 2015

CHRISTIE

Quando per l’assassinio di lord Edgware viene arrestata la moglie, il caso sembra già chiuso. Così pare alle menti ordinarie degli investigatori della polizia. Tuttavia, se a dissentire dalle conclusioni ufficiali è un omino dai baffetti inconfondibili di nome Hercule, belga di origini, meglio ascoltare la sua versione dei fatti. È proprio a lui che la sospettata, la celebre attrice Jane Wilkinson, si era rivolta affinché convincesse il marito a concederle il divorzio. E risulta che l’aristocratico avesse già acconsentito. Strano, quantomeno, poiché questo mette in discussione il movente della diva. Come si spiega, poi, che ci siano testimoni pronti a dichiarare di aver visto la stessa persona alla stessa ora in due luoghi diversi? Un rebus. Ma ogni tassello fuori posto ritrova la sua collocazione, e ciò che sfugge ai comuni mortali si dimostra perfettamente logico, se a ricostruire la verità è l’inarrivabile Poirot. L’unico in grado di scovare l’ago nascosto fra gli aghi.

Agatha Christie (1890-1976), creatrice di Hercule Poirot e di Miss Marple, nasce a Torquay, sulla costa inglese, da una famiglia agiata. Durante la Prima guerra mondiale presta servizio come crocerossina e nel 1920 pubblica il suo primo giallo: Poirot a Styles Court. A questo folgorante esordio seguono numerosissimi romanzi, racconti, testi teatrali e radiofonici. Dopo il divorzio dal primo marito, il pilota Archibald Christie, si risposa con l’archeologo Max Mallowan, con il quale intraprende diversi viaggi in Medio Oriente. Nel 1954 vince il Grand Master Award, nel 1955 il New York Drama Critics’ Circle Award e nel 1971 viene nominata dalla regina Elisabetta Dame dell’Impero.

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Intervista a Enrico Luceri

marzo 17th, 2015

Cari lettori de “Il Giallo Mondadori”, abbiamo scambiato due chiacchiere con l’autore di uno dei nostri gialli del mese di Marzo: Enrico Luceri.

Buona lettura!

LUCERI

1 – Come nasce “Le colpe dei figli”? Qual è stata la genesi di questo tuo lavoro?

La prima scintilla della storia è scattata assistendo per l’ennesima volta alle sequenze finali del film “Testimone d’accusa”, diretto da Billy Wilder e tratto dall’omonima commedia teatrale di Agatha Christie: l’ineffabile avvocato sir Wilfrid Robards (interpretato dal grande, in tutti i sensi, Charles Laughton), commenterà così un omicidio commesso nell’aula della corte d’assise: “Non lo ha ucciso, lo ha giustiziato”.  Ecco, a me interessava scrivere una storia per comprendere come una vendetta possa essere vista anche come l’esecuzione dei colpevoli di una colpa e un inganno che altrimenti non sarebbero mai espiati.

Ma non è stata solo questa l’ispirazione. C’era anche un’altra esigenza, che sentivo con forza.

A volte, nei romanzi di genere, gli assassini uccidono per un motivo, o forse sarebbe più corretto chiamarlo movente, che può apparire contraddittorio: per amore. Difficile comprenderlo a prima vista, ma anche i loro crimini, così laboriosi e complicati nella preparazione e la messa in scena, non sono altro che una lunga, disperata, straziante richiesta d’amore. Amore sottratto, amore rubato. Un furto, dunque un crimine, che deve essere punito.

Proprio perché è difficile comprenderlo, io scrivo queste storie. Per capire, o perlomeno provare a farlo, affinché si giudichi solo dopo aver compreso quell’impasto di rancori, rimorsi, rimpianti che chiamiamo sentimenti e sono in fondo la più umana e concreta testimonianza di essere vivi.

2 – Che tipo è Antonio Buonocuore? A chi ti sei ispirato nel tratteggiare la sua figura?

Ho creato il personaggio grazie alla fondamentale collaborazione del mio amico Nello Mascia, il quale gli ha prestato certe abitudini personali, come la passione del fumo, o girare in bicicletta per Napoli, o schizzare a matita i ritratti dei suoi interlocutori. Di mio ci ho messo l’indole di un poliziotto della vecchia scuola che crede ancora nel metodo d’indagine tradizionale, nella ricerca del dettaglio e nei sopralluoghi solitari sulle scene del crimine come un potente incentivo alle sue intuizioni. E insieme abbiamo tratteggiato il profilo di un poliziotto molto umano, concreto, privo di illusioni ma non per questo meno idealista.

Aggiungo che l’ho chiamato Tonio, perchè era il diminutivo che usavamo in famiglia per mio padre. Purtroppo parecchi anni fa gravi incomprensioni familiari ci hanno separato per sempre. Dare il suo nome a un personaggio che ho curato molto era un modo per dirgli, ora che è troppo tardi per farlo a voce, che mi manca.

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Posizione di tiro : Cristiana Astori

dicembre 23rd, 2014

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Cari lettori de Il Giallo Mondadori.
Nell’augurarvi delle serene festività in compagnia dei nostri romanzi , vi regaliamo una bella intervista con Cristiana Astori .

Buona lettura e auguri da noi tutti!

Ciao Cristiana e bentornata sulle nostre pagine . Cominciamo subito con le domande che i nostri lettori non vedono l’ora di leggere !

Tutto quel blu colpisce per la mole di riferimenti a situazioni e personaggi di un certo periodo che, da lettore, si intuisce tu ti sia divertita ad inserire. Com’è stato “scriverlo”? Ti sei reimmersa in quel clima o hai lasciato libero sfogo alla tua memoria da spettatrice?

Nella mia scrittura convivono due aspetti: quello razionale, cui ricorro a freddo per documentarmi e costruire la trama gialla e quello emozionale, legato alla genesi dei personaggi e alle atmosfere. C’è stata dunque una prima fase di ricerca, dei personaggi, delle musiche e delle pellicole dell’epoca, piuttosto precisa e accurata. Poi, al momento della stesura, ho chiuso i libri, e anche internet, e il clima di Tutto quel blu l’ho creato di pancia. Mi sono affidata al ricordo che avevo da ragazzina di quei film e di quelle canzoni, senza rivederli o riascoltarli, per timore che l’atmosfera scoppiasse come una bolla. Sono convinta che la scrittura, come il cinema, sia una questione di sguardo e la magia sta nel riuscire a far vedere il lettore con i nostri stessi occhi.

Sei arrivata al terzo capitolo della tua personale trilogia. Voglia di cambiare? Pensi di mantenerti su questo registro di genere, del quale sei ormai in maniera indiscussa uno dei capisaldi contemporanei o hai voglia di esplorare altri campi?

Sono dell’idea che quando creo mi devo divertire, perché se mi annoio io a maggior ragione si annoiano anche i lettori… quindi scrivo ciò che mi piace leggere, cioè la narrativa di genere che fin da ragazzina mi ha fatto sognare e trasportato in misteriosi ed emozionanti mondi paralleli. Da quando alle medie avevo scoperto alla biblioteca di classe “Gli assassinii della Rue Morgue” e poi Agatha Christie e Stephen King, il mystery in generale mi ha sempre affascinato, ed è quindi difficile che cambi territorio, almeno per ora. Il genere infatti mi pare ancora ricco di spunti e suggestioni inedite. Più nello specifico, non so se continuerò con il personaggio di Susanna Marino, non perché non ci tenga a lei, ma perché ci tengo troppo. I personaggi vanno rispettati, e non sfruttati al di là delle loro capacità: sono esseri umani anche loro, e hanno diritto a vivere la loro vita con coerenza.

Classica domanda che rivolgo a chi ama il cinema, in particolare un certo tipo di cinema..Dovessi consegnare il tuo lavoro nelle mani di un regista contemporaneo, chi sarebbe il prescelto?

Vedrei bene Pupi Avati per “Tutto quel nero”, Dario Argento per “Tutto quel rosso” e Gabriele Salvatores per “Tutto quel blu”…

So che sei anche una grande amante della musica. Ti va di farci una breve playlist che il lettore di “Tutto quel blu” possa mettere in sottofondo leggendo il tuo romanzo?

Ecco i pezzi che si sono materializzati nella mia testa mentre scrivevo (alcuni dei quali non ho potuto fare a meno di citare nel romanzo): “Highway to hell”, “It’s a long way to the top (if you wanna rock’n’roll)” degli AC/DC, ovviamente nella versione di Bon Scott; “No surrender” e “Dancin’ in the dark” di Bruce Springsteen (Lui non può mancare); “In between days” dei Cure; “Seek and destroy” dei Metallica, “Rain” dei Cult e “True blue” di Madonna.

Grazie Cristiana per le bella intervista e a presto sulle pagine de Il Giallo Mondadori.

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Patricia McGerr Vs Anthony Berkeley: Storia di un modello non riconosciuto

novembre 12th, 2014

Questo mese ospitiamo un interessante articolo di Pietro De Palma su due autori che siamo sicuri , gli amanti de Il Giallo Mondadori apprezzeranno .

Buona lettura .

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Gli Speciali de Il Giallo Mondadori 73: Le Signorine omicidi

luglio 2nd, 2014

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MIGNON G. EBERHART,

Divorzio provvisorio L’infermiera Sarah Keate e la collega Drue sono state richieste in una lontana magione per assistere un paziente ferito da un colpo di pisto- la. Poi un uomo viene ucciso e i sospetti puntano su Drue, che non gli era estranea. Toccherà a Sarah cercare di discolparla e smascherare l’assassino, addentrandosi nei velenosi segreti di una famiglia.

JAMES YAFFE,

Mammina e il suo creatore Dave, investigatore dell’ufficio del pubblico difensore di Mesa Grande, segue il caso di un cliente accusato dell’omicidio di un reverendo. Caso complicato dall’enigmatico messaggio lasciato dalla vittima in punto di morte. Per fortuna c’è la cara e insostituibile mammina a dargli una mano nelle indagini, dispensando saggi consigli e scaltre intuizioni.

AGATHA CHRISTIE,

Diritto d’asilo La moglie del parroco trova nella chiesa di Chipping Cleghorn un uomo in fin di vita. Dalle labbra del morente coglie un’ultima pa- rola: “asilo”. Non credendo alle apparenze di un suicidio, decide di chiedere aiuto a qualcuno. A una dolce e acutissima vecchietta che di nome fa Miss Marple.

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I classici de Il Giallo Mondadori 1346: La Trappola

maggio 4th, 2014

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Innamorata di un assassino? Mary Kingery, figlia di un finanziere ucciso cinque anni prima in circostanze mai chiarite, non intende correre il rischio di sposare proprio il colpevole dell’omicidio. Riunisce allora nel padiglione di caccia di famiglia tutti coloro che erano stati presenti in quella tragica occasione, fra cui il futuro consorte. Per scoprire la verità e fugare ogni sospetto, convoca, a insaputa degli altri ospiti, anche l’investigatore Lance O’Leary e l’infermiera Sarah Keate, sua collaboratrice. A loro il compito, in una landa desolata sommersa dalla neve, di strappare la maschera a colui, o colei, che in quelle stesse stanze aveva impugnato l’arma del delitto. Una persona così fredda e sicura di sé da accettare tranquillamente il bizzarro invito, o così impaurita da non osare rifiutarlo. Di sicuro una persona che, vedendosi attirata in una trappola, non esiterà a colpire ancora. E ancora.

Mignon G. Eberhart (1899-1996), statunitense, si è dedicata alla scrittura ispirandosi ai romanzi di Mary Roberts Rinehart. Maestra indiscussa di quel filone del mystery che vede un’eroina in pericolo, ha approfondito l’analisi psicologica dei personaggi con un successo tale da guadagnarle all’epoca la reputazione di “Agatha Christie d’America”. Tra le protagoniste delle sue storie, l’infermiera Sarah Keate e la scrittrice di gialli Susan Dare. Ha vinto lo Scotland Yard Prize nel 1931, il Grand Master nel 1971 e l’Agatha alla carriera nel 1995.

All’interno, il racconto “Tre passi per guarire” di Francesco Ravioli, Alice Ruggiero e Stefano Santarsiere.

 

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2 romanzi a confronto di Anthony Berkeley: The Wychford Poisoning Case vs Not to Be Taken

marzo 24th, 2014

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Non mi dilungherò a introdurre Anthony Berkeley perché è uno scrittore di cui ho già parlato in passato. Oggi parleremo in particolare di due romanzi, che a parere mio potrebbero essere speculari: The Wychford Poisoning Case (1926) e Not to Be Taken (1937).

Perché innanzitutto questi due? Perché se è vero che, nella produzione di Berkeley, parecchi sono i romanzi in cui si discute di avvelenamento, è anche vero che questi due romanzi trattano entrambi un classico avvelenamento da arsenico.

E’ da dire che nella produzione in genere britannica, vi sono vari scrittori che hanno affrontato il tema del veleno a partire dagli anni ’20. Se nel caso di Agatha Christie, la sua conoscenza di medicinali e veleni si formò durante il servizio, nel corso della Prima Guerra Mondiale, presso l’ospedale di Torquay, il fatto che molti altri scrittori in quegli anni abbiano scritto romanzi polizieschi le cui trame fossero basate su avvelenamenti ( Berkeley, Brand, Sayers, Rhode, Freeman, etc..) significa che era un argomento condiviso generalmente : esso potrebbe essere stato in relazione al bombardamento mediatico che nelle prime due decadi del secolo e anche prima ci fu a riguardo di famosi avvelenatori (Armstrong, Crippen, Maybrick, Seddon) che influirono pesantemente su scrittori che  necessariamente avrebbero dovuto andare incontro alle aspettative del pubblico; e sicuramente un bacino di utenza pesantemente influenzato da notizie di crimini basati su avvelenamenti, avrebbe meglio accolto romanzi di intrattenimento che avessero dibattuto delle stesse cause: un po’ come è oggi in cui i romanzi polizieschi in generale, in una società in cui i valori sono il sesso e i soldi, basano i loro crimini su sesso e soldi, e sulle loro implicazioni di carattere perverso.

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Scorribande giallistiche V

gennaio 22nd, 2014

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Con lievi spunti personali…
Stante il successo dell’ultimo pezzo (e chi può contestarlo?) continuo imperterrito in questo mio saltellare spensierato. Inizio sempre così (sono un pigrone del Toro).
Marco Malvaldi in piena forma. Dopo la combriccola dei vecchietti del BarLume e il Pellegrino Artusi di Odore di chiuso, ecco spiccare il volo con Argento vivo, pubblicato anch’esso dalla Sellerio. Componenti del successo l’umorismo, la presa in giro da toscanaccio, qualche punta di surreale, personaggi vivi che si incontrano per strada con il loro gergo popolare. E anche un po’ di bu’o di ‘ulo che non guasta, via! (un salutone a Marco).
E già che si parla di sorriso Kaminski favoloso con Giocarsi la pelle del nostro imperituro G.M. Racconto veloce. Rocambolesco. Situazioni comico-paradossali (il personaggio principale, Toby Peters, viene addirittura scambiato per uno scrittore ad un convegno di psicanalisti), morti ammazzati pure nell’armadio, ritmo serrato, scrittura ironica, gradevole e frizzante come un vinello che conosco e tengo da parte. In perfetta sintonia con lo spirito dell’autore poteva benissimo essere intitolato Giocarsi le palle.
Armadio che è stato un gran contenitore di cadaveri nella letteratura poliziesca. C’è addirittura un libro di Rufus King Il morto nell’armadio a ricordarcelo. Uno splendido lavoro che viene inserito da Howard Haycraft e Ellery Queen tra le pietre miliari del giallo.
Uno dei libri che più mi hanno divertito in questi ultimi tempi è Hanno ammazzato Montalbano di Mario Quattrucci, Robin edizioni 2013. Un libretto tascabile. Piccolo, piccolo, da mettere in tasca (appunto), portarselo dietro e tirarlo fuori al bisogno (il libretto). In qualsiasi luogo e qualsiasi momento. Leggerezza. Ecco, se dovessi esprimere la mia prima sensazione dopo lettura, direi leggerezza. Di stile e contenuto. Cinque racconti leggeri, gradevoli, spiritosi. Ironici e autoironici. Con il commissario Marè (Marelli) che si intrufola nelle storie come fosse a casa sua. Bellino!

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