Intervista a Luis Piazzano, di Fabio Novel
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Cari lettori e lettrici: torna l’appuntamento con “Black Ops” e con l’approfondimento. Doppio ospite questo mese: Fabio Novel, vero esperto di spy-story e spy-fiction nonché già curatore dello speciale estivo Legion, intervista Luis Piazzano, autore storico di Segretissimo e in edicola con “Destinazione Qumran”.
Luis Piazzano, da Kabul a Qumran.
Intervista a cura di Fabio Novel
Articolo in collaborazione tra ThrillerMagazine e Segretissimo Mondadori Blog
Dopo sei anni di assenza, con Destinazione Qumran, è tornato in edicola Luis Piazzano.
Caro Luis, benvenuto su ThrillerMagazine e sul Blog ufficiale di Segretissimo/Mondadori, collana alla quale hai contribuito con svariati romanzi, negli ultimi vent’anni. Credo però di non sbagliare affermando che questa potrebbe essere la prima intervista che rilasci nel web. E, forse, una delle poche che hai rilasciato in assoluto…
Sì, certo. Non rilascio mai interviste. Sono un poco schivo a parlare di me, ma nel vostro caso si può fare uno strappo alla regola, con piacere.
Prima di passare ai tuoi romanzi, puoi raccontarci qualcosa di te? C’è sempre curiosità rispetto agli scrittori che stanno dietro ai loro romanzi…
Sono di origine cilena, padre italiano, piemontese, e madre pura cilena. Sono nato a Santiago e tutta la parentela da parte di madre vive là. Siamo venuti in Italia prima dell’ultima guerra e ce la siamo sorbita tutta. Rimasti in Italia ho completato qua i miei studi, laureandomi in scienze geografiche e seguendo un master di tema ambientale, professionale engineer, negli USA; ho lavorato per più di 35 anni col Corps of Engineers dell’US Army con mansioni tecnico manageriali su progetti e costruzioni militari nell’ambito del bacino mediterraneo, in Medio Oriente e nel Sud Europa, basi USA in Italia incluse. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti sin dal 1972, ho diretto un paio di testate periodiche e scritto saggi e libri sulla seconda guerra mondiale. Ho la ventura di conoscere sei lingue, ho viaggiato molto e ho, tra l’altro, spesso sconfinato al di là del fu muro di Berlino nei tempi oscuri di quella zona.
Passiamo a parlare della tua narrativa. Partiamo dal passato: dal tuo esordio in Segretissimo, nel 1989. Sto parlando del romanzo Kabul Kabul, la prima apparizione di Luc Della Rocca & Co. Come sei approdato in collana? E come sono nati i tuoi personaggi, e quella trama in particolare?
Ho sempre prediletto nelle mie letture i romanzi di spionaggio, anche se la mia curiosità e voglia di sapere mi ha fatto fare indigestioni letterarie di ogni tipo. L’idea di un romanzo di spionaggio mi venne, all’epoca, dopo aver letto moltissimi libri di Segretissimo. Mi piacevano; alcuni meno, altri di più, una bella collana insomma, con autori ben preparati e intelligenti.
Nel 1991, Luc Della Rocca torna in scena, in missione in Pakistan (scenario del 1988, subito dopo la morte, difficilmente “accidentale”, del dittatore Zia), dove sventa un complotto contro Benazir Bhutto. Seguono, negli anni successivi, altri romanzi: Allarme Vaticano, Fuga dall’Inferno, Il sopravvissuto, Le carte somale, Missione Afrika… Sino a Missione Double Face, del 2002. Tra questi titoli, c’è qualcuno che ti è più caro, o che ritieni meriti una menzione d’onore, per una ragione o l’altra?
Menzione d’onore? Troppo buono. No, l’uno può valere l’altro. I miei romanzi nascono, si può dire, da fatti reali, da avvenimenti apparsi sulle cronache mondiali, da situazioni esistenti, tutta roba che viene a darmi il là per una storia inventata che orbita attorno ad un reale, che vi si compenetra e che poi si risolve sub specie sua lasciando, ovviamente, il reale da cui ha attinto tale e quale era.
E veniamo finalmente a Destinazione Qumran? Senza privare in alcun modo il lettore del piacere della lettura, anticipando troppo, puoi raccontarci comunque qualcosa di questo inedito?
Il terrorismo, come spiego anche nelle pagine del mio romanzo, si sta evolvendo, tenta di lasciare i metodi cruenti, plateali, per spostarsi su un piano più sottile, infido, alterando quelle che possono essere le basi culturali, eitche, religiose di un popolo, di un mondo, quello occidentale ad esempio, per screditare un credo, capovolgere la tradizione, trovare il rovescio di una medaglia che può essere aurea nel recto e bronzea nel verso. Gli effetti potrebbero essere sconvolgenti, devastanti. Non dico altro.
Qualche parola sui tuoi protagonisti: Luc Della Rocca, il colonnello Steiner, il capitano Giuseppe Gavini…
C’è una certa rispondenza con personaggi reali… ma perché scoprire le carte? Prendiamoli per quello che sono nella loro presentazione, ed essi possono essere chiunque, fors’anche l’appassionato lettore della serie…
Com’è cambiata la spy fiction, da quando la leggi e la scrivi?
E’ forse divenuta un po’ più cruda, più spiccia e fredda semmai, anche se nel narrato appaiono effetti speciali, tra virgolette. Un tempo era più statica, salvo dinamicizzarsi con la serie fortunata di Bond. In Segretissimo l’azione è stata però quasi sempre preponderante. Personalmente prediligo personaggi umani, con tutte le loro debolezze, timori, tic, speranze e amori, fortunati o meno. Sono per una storia dove domini il raziocinio e il cerebrale pur concedendo alla trama movimento e colpi di scena, intrigo, proprio così: un bel intrigo.
E il tuo modo di proporre spy story, è anche in qualche modo mutato?
Ho cercato solo di migliorare, spero, magari con velleità più letterarie e temi più profondi.
Quali comunque reputi essere gli elementi distintivi della tua narrativa spionistica?
Distintivi? Non saprei. I miei eroi sono una squadra. Le missioni sono dalla parte dei “buoni” e il finale, alle volte sofferto e drammatico, li ritrova sempre integri e insieme pronti per una nuova avventura.
Sfoglio il tuo dossier… Da appassionato anche di SF non posso non notare che hai scritto anche racconti di fantascienza. Già nel 1961 pubblicasti per la gloriosa Oltre il cielo. L’ultima tua apparizione fantascientifica potrebbe essere un tuo racconto in appendice ad Urania, del 1989. Quella per la fantascienza è una passione che rimane, almeno da lettore? Leggi ancora Urania?
Non leggo più la SF, però mi piace e un bel film di fantascienza mi attrae sempre. Nei miei racconti di SF, ne ho scritti molti per giornali quotidiani, avevo il pallino dell’assurdo, del paradosso, una ricerca metafisica nella natura umana e nell’essenza delle cose, quindi né mostri alieni né avventure troppo avveniristiche. La SF credo esista già nel nostro mondo, nel nostro vissuto, solo che non la vediamo per il limite datoci dai nostri sensi e dalla nostra ragione.
Spionaggio: cinema e TV. Che ci dici a riguardo? Cosa ti piace di più? Ha lo schermo influenzato in qualche modo i tuoi romanzi?
Mi piacciono le spy stories in TV, quasi tutte, e in verità l’idea di una spy story viene sì influenzata dal piccolo o dal grande schermo, ma anche dai giornali e dalla cronaca, dalla vita reale se non proprio dal vissuto e – perché no? – dall’esperienza.
Pensi che le tue storie di spionaggio potrebbero venir sceneggiate, magari per la TV?
Saprei scrivere una sceneggiatura, certo. E poi sono prodotte in TV fictions sulla Polizia, i Carabinieri, la Guardia Costiera, i Finanzieri, i Vigili del Fuoco, perché non sui Servizi, sul loro mondo occulto e duro di veri combattenti a protezione degli interessi e dei diritti di una nazione, del nostro mondo occidentale?
Qual è la forza della spy fiction?
Credo sia il movimento, il respiro, l’ambientazione, l’umanità dei suoi protagonisti, l’intrigo e la ricerca ragionata che coinvolgano il lettore fino alla soluzione del problema.
Hai altri progetti narrativi in cantiere?
Ne avrei molti, anche di altro genere, ma la loro realizzazione richiede tempo e convinzione, ed un editore a cui tu vada a genio.
Saluto e ringrazio Luis per la chiacchierata. Alla prossima!
Saluti e Buone Feste. Grazie di tutto e… ci sentiamo presto!
Ricordiamo ai lettori che Destinazione Qumran sarà disponibile in edicola per tutto il mese di dicembre.
Fabio Novel
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