Visti con il Professionista/27
VISTI CON IL PROFESSIONISTA:I CLASSICI DEL CINEMA DI SPIONAGGIO
THE SENTINEL
A cura di Stephen Gunn
Beccarsi una pallottola al posto del Presidente non sempre apre un glorioso avvenire. Lo sa l’agente Pete Garrison che, vent’anni dopo aver salvato la pelle a Reagan è rimasto un semplice agente dei Servizi Segreti, addetto alla protezione personalità. Una leggenda ma senza ufficiali riconoscimenti di responsabilità. Bisogna ammettere che ha un caratteraccio e, con la ghigna di Michael Douglas con gli occhialini da Blues Brothers, non potrebbe essere altrimenti. Si alza alle 4 del mattino, fa ginnastica come un forsennato poi va alla Casa Bianca. E qui cominciano i suoi segreti. Prima di tutto una relazione con la moglie del presidente, Sarah Ballantine (Kim Basinger) e poi una travagliata amicizia con il collega di un tempo, l’inflessibile Breakenridge (Kiefer Sutherland) che lo stima ma anche lo odia, convinto che gli abbia sedotto la moglie. Ma, questa volta, Garrison è innocente. Ci sono però altri segreti, pericolosi, nei corridoi del potere. Un collega accenna vagamente a Garrison di volergli parlare e viene filmato dalle telecamere interne. Mentre i Servizi Segreti sono in subbuglio a causa di un presunto legame tra il cartello della droga di Barranquilla e Al-Qaeda che minaccia di tirare una ‘ bomba santa’, il collega di Garrison viene freddamente ucciso sulla porta di casa. Breakenridge che sta istruendo (compito ingrato…) l’affascinante Jin Marin (Eva Longoria qui poco ‘casalinga disperata’ e pronta a usare la pistola…) comincia a indagare e scopre che il defunto era preoccupato a causa di strane voci.
A quanto pare Garrison era al centro di una tresca amorosa alla Casa Bianca. Basta poco a Breakenridge per prendere fuoco e convincersi che le informazioni che denunciano un complice dei presunti attentatori nei Servizi conducano all’ex amico.
Peggio ancora, questo viene ricattato da qualcuno che sa della sua relazione con Sarah. E le cose non migliorano dopo una sparatoria in pieno centro durante la quale l’informatore sparisce e, nel frattempo, il Marine One(l’elicottero presidenziale) esplode, fortunatamente senza il capo dello Stato a bordo. Il pericolo è, come si dice in gergo, “real and present”. Garrison è anche caduto in un tranello recandosi a un appuntamento con i presunti ricattatori in un bar frequentato abitualmente dagli uomini del cartello di Barranquilla. Ciò, insieme a conti bancari appositamente ritoccati, getta su di lui il marchio dell’infamia. Resosi conto di essere nel mirino di una vera talpa nei servizi segreti, Garrison reagisce da vecchia volte dello spionaggio quale è. Scappa, fidando sul fatto che nessuno dei suoi colleghi avrà il coraggio di sparargli alle spalle. Jin, che è stata sua allieva all’accademia, infatti esita. E Garrison si dilegua nel buio.
Da quel momento fa il diavolo a quattro mettendo in atto ogni strategia possibile per confondere gli ex colleghi e cercare di recuperare i fili dell’intricata matassa. Perché, non dimentichiamolo, c’è realmente una talpa nei Servizi Segreti e qualcuno vuol servirsene per uccidere il presidente. Ma non si tratta né di Al-Qaeda né dei narcotrafficanti colombiani. Una cellula composta da tre agenti dell’ex KGB ora sicari del presidente islamico del Kazastan(repubblica più o meno immaginaria del Caucaso islamista) ricattano Montrose, supervisore dei servizi segreti in base a un vecchio legame con lo spionaggio russo. I Servizi Segreti americani hanno due funzioni. La lotta alla contraffazione della valuta e la protezione delle autorità politiche. Montrose è la persona più adatta a favorire un attentato ma, in cuor suo non vorrebbe tradire. L’attentato al Marine One è fallito per causa sua e anche se ha messo i colleghi sulle tracce di Garrison vorrebbe tirarsi indietro. Peccato che i tre russi minaccino di sterminargli la famiglia se non consentirà loro di penetrare la muraglia umana che circonda il presidente al prossimo G8 di Montreal. Nel frattempo Breakenridge e Garrison, si sfidano, si inseguono, si sparano e, lentamente, cominciano a sospettare di essere dalla stessa parte. È la confessione della relazione che la lega a Garrison, resa da Sarah a Breakenridge, a convincere quest’ultimo non solo di aver mal giudicato l’amico in passato ma anche di essere su una falsa pista.
Brekenridge, Jin e Garrison uniscono le forze e identificano i russi come i veri avversari. Non solo, grazie a un’astuzia di Sarah scoprono che la talpa è Montrose.
Drammatica resa dei conti al G8 canadese con una battaglia inseguimento nei meandri del palazzo che, seppure non chiarissima nel suo svolgimento, riesce a sciogliere ogni nodo della vicenda.
Montrose si fa uccidere, riscattandosi parzialmente, ma sono le forze riunite di Breakenridge e Garrison a salvare il presidente. Non solo, in un ultimo colpo di scena Garrison salva la First Lady dall’ultimo degli assassini. La loro storia d’amore non ha futuro ma Garrison diventa l’eroe del momento. Jin viene accettata nel gruppo e non più considerata una recluta e Breakenridge oltre a tornare amico di quello che ha considerato a torto un rivale, si riconcilia con la moglie.
Un thriller d’intrigo ma anche scandito da ottime scene d’azione e da un ritmo frenetico che deve molto alla serie 24 che all’epoca era un faro nelle storie di spionaggio televisive. Il personaggio di Breakenridge, interpretato da Sutherland sembra ricalcato su quello di Jack Bauer, protagonista della sere tv.
Si tratta di una vicenda inserita in un filone spionistico che si è sviluppato soprattutto negli ultimi anni e che ha portato intrighi e doppi giochi tra le mura della Casa Bianca o comunque sul suolo americano. Condotto con mano sicura è anche un esempio riuscito di come il cinema possa dinamizzare un romanzo. La sceneggiatura infatti è basata abbastanza liberamente sul romanzo La sentinella(pubblicato qualche anno fa da Sonzogno) di Gerald Peitevitch. Il libro seguiva una direzione differente, con alcuni nomi e intrecci decisamente differenti . Il ruolo della relazione tra Garrison e la First Lady era preponderante e l’azione decisamente meno intrigante. Il film invece adotta un ritmo convulso, giocando al meglio le carte dei suoi interpreti tutti perfettamente in ruolo. In particolare è interessante notare come il Presidente, marito tradito ma non detestato dalla bella Sarah, risulti, in epoca Bush , un moderato, fermo nell’atteggiamento con i terroristi ma determinato a riguadagnare la simpatia del mondo agli USA con la diplomazia piuttosto che con i cannoni. Un film uscito in Italia a luglio, stagione infausta per il cinema, ma ripreso in seguito in dvd con un certo successo. Di sicuro uno dei migliori del filone negli ultimi anni.
SCHEDA TECNICA. Genere: Il nemico siamo noi
The Sentinel(id)-USA, 2007. Durata 104’- regia di Clark Johnston- sceneggiatura di George Molfi dal romanzo The Sentinel di Gerald Pietievich- interpreti. Michael Douglas: Garrison- Kiefer Southerland:Brakenridge- Eva Longoria: Jin Marin. Kim Basinger:Sarah Ballantine- Martin Donovan: William Montrose- Realizzato dalla Fox è disponibile in dvd dal 2008
Posted in Visti con il Professionista
febbraio 23rd, 2012 at 19:47
trama raccontata magistralmente.