TIRO AL PROFESSIONISTA
A cura di Fabio Novel
“Perché leggi IL PROFESSIONISTA?”
Questa è la domanda che ho posto a svariati autori, addetti ai lavori e affezionati lettori: tutti fan della serie action/spy nata 15 anni fa dalla creatività di Stefano Di Marino
Quindici anni.
Quindi candeline (o, piuttosto, candelotti… ) sulla torta.
Sì, quindici. Tanti sono gli anni (editoriali) compiuti nel 2010 dalla serie con protagonista Chance Renard, aka il Professionista. Il titolo d’esordio di questo serial della collana Segretissimo (ma presente anche in libreria, con vari titoli) risale infatti al 1995: si tratta di Raid a Kouru.
Da allora, sono più di trenta i titoli che vedono protagonista Renard, quasi tutti romanzi (con una media di due all’anno) più un romanzo breve e qualche racconto.
IL PROFESSIONISTA è stato ideato Stefano Di Marino, ma inevitabilmente nel cuore dei lettori, soprattutto di quelli della prima ora, è a Stephen Gunn (lo pseudonimo più noto tra quelli che lo scrittore milanese ha utilizzato in passato) che viene associata la serie. La quale, infatti, continua ad essere pubblicata sotto alias.
In occasione del decennale del Professionista, la collana Segretissimo aveva celebrato il suo protagonista più noto (assieme a SAS, di Gerard de Villiers, il quale però ha una collana a lui dedicata) con la pubblicazione di un’antologia intitolata Professional Gun, che oltre a testi dimariniana ospitava anche racconti del Professionista scritti da altri autori.
Oggi, per i quindici anni, la Mondadori edicola propone invece uno speciale estivo intitolato Guerre segrete, che raccoglie un romanzo (dallo stesso titolo) e un lungo racconto (Bajo fuego, i crudeli): entrambe le storie sono inedite.
Anche ThrillerMagazine/Spie nel Mirino e il Segretissimo Blog hanno voluto omaggiare il compleanno del Professionista. Lo facciamo con questo articolo “in collaborazione”, dove autori, addetti ai lavori e lettori – tutti fans dalla serie – ci spiegano “perché leggono il Professionista”.
Partiamo innanzitutto dalla testimonianza di Alan D. Altieri, scrittore di punta del panorama narrativo italiano (ricordiamo romanzi come Città oscura, Ultima luce, L’uomo esterno, Kondor, la trilogia storica di Magdeburg… ma anche varie antologie, tra cui Armageddon e la recente Killzone, per TEA), sceneggiatore cinematografico e televisivo, traduttore e da qualche anno anche editor delle collane da edicola della Mondadori, Segretissimo inclusa. Altieri afferma…
“Sono due gli autori italiani che hanno re-inventato in modo fenomenale il concetto stesso di avventura.
All’apporto che Valerio Evangelisti continua a dare all’avventura gotica, fa da contrappunto il lavoro di Stefano Di Marino nell’avventura salgariana.
Se l’implacabile Inquisitore Nicolas Eymerich è il profeta del lato oscuro, l’immarcescibile Chance Renard è vate della temerarietà.
Oltre quindici anni di narrativa epica al massimo livello, avviato verso quota trenta libri, il lavoro di Stefano “Stephen Gunn” Di Marino con Chance Renard protagonista è a tutti gli effetti una vera e propria pietra miliare delle storie di esotismo e intrigo, brutalità e sensualità.
Un eroe dannatamente scanzonato e politicamente scorrettissimo. Storylines costruite con attenzione chirurgica. Straordinaria documentazione ambientale e geografica. Completo controllo della coreografia delle sequenze d’azione.
Il lavoro autoriale di Stefano Di Marino non cessa, e non cesserà, di coinvolgere e sorprendere. Ecco perche’ leggo ‘Il Professionista’.”
Sono molti gli scrittori italiani che amano il Professionista.
Un primo esempio è Gianfranco Nerozzi, autore di romanzi quali Genia, Resurrectum, Cuori perduti e Il cerchio muto, oltre che curatore di antologie (In fondo al nero) e compagno di Di Marino/Gunn nella cosiddetta Legione, il team di autori italiani operativo, con alias o meno, in Segretissimo.
Spiritosa e graffiante, come suo solito, la risposta di Nerozzi…
“Leggo il Prof perché me lo ha ordinato il dottore.
Il doctor Jekill, naturalmente, nella sua forma migliore: quella di mister Hyde con gli occhi bianchi, l’Ombra del doppio che fa dell’istinto primordiale un tentativo di sincerità. Chance Renard/Stephen Gunn/Stefano Di Marino: sono il prodotto genetico di una bestia strana. Fantastica e distruttiva. Appassionante. Conosco il meccanismo, lo conosco bene. E che la creatura mutante Marc Ange/Jo Lancaster Reno/ Gianfranco Nerozzi mi sia da testimone: testimone scomodo e nascosto nell’Ombra, tanto per chiudere il cerchio e restare avvinti nel silenzio, segretamente muti.”
Altro esponente della Italian Foreign Legion di Segretissimo (è lui il fantomatico François Torrent che firma il serial Nightshade), ma anche traduttore, saggista (Elementi di tenebra/Manuale di scrittura thriller, Mondo Bond, Le grandi spie…), consulente editoriale e abile narratore (Ladykill/Morte accidentale di una Lady, La settima nota, Diabolik: La lunga notte, Eva Kant: Il giorno della vendetta…) è Andrea Carlo Cappi. Così risponde alla domanda: perché leggi il Professionista? “ Per prima cosa… perché mi piace. Ci sono ancora alcuni gruppi di autori che non sono affatto gelosi del successo dei colleghi, quantomeno di quelli meritevoli. Quindi ci possiamo godere i nostri libri senza roderci il fegato per l’invidia, semmai con un certo senso di ammirazione: dopotutto, quanti autori italiani hanno venduto tante copie quanto Stefano Di Marino? Certo, con più libri: perché lui è capace di scriverne tanti e mantenere fedele il proprio pubblico, a differenza di altri che possono vendere uno sproposito con il primo libro, mezzo sproposito con il secondo, e via a discendere…
Il Professionista è un gran bel personaggio che rappresenta la scelta più matura, moderna (ed “europea”) della narrativa di genere, ovvero quella di far invecchiare l’eroe; una volta i personaggi seriali dovevano restare fissi e immutabili, protagonisti di storie che quasi non avevano cronologia; Chance invece invecchia, ricorda, si tormenta, ma si permette di avere ancora forza, riflessi e agilità perché rispecchia il suo stesso autore (provate ad affrontare Stefano Di Marino e vedete in quanti secondi vi mette a terra).
E poi le avventure del Professionista hanno molto da insegnare per trama, tecnica e stile a molti scrittori, specie quelli che ritengono di non avere niente da imparare. Potrei anche aggiungere che mi fanno scoprire il fascino di luoghi esotici e decadenti, come nella tradizione di Segretissimo, ma anche, da qualche tempo a questa parte, di luoghi molto vicini e ancora più decadenti. Ma adesso non ho tempo: devo tornare a leggere Il Professionista…”
In quindici anni di missioni in edicola e libreria, e soprattutto con tanti volumi all’attivo, il Professionista ha avuto copertine molto differenti tra loro. Sono piuttosto convinto però che sia Chance Renard che Stephen Gunn amino soprattutto le belle donne (calate nei più feroci campi di fuoco dagli sfondi che richiamano di volta in volta al narrato) e l’efficacia delle illustrazioni di uno straordinario artista e copertinista: Victor Togliani. Anche lui ha da dire la sua sul Professionista…
“Quando, chiamato dall’ineffabile Altieri ad occuparmi delle copertine di alcuni romanzi, ho conosciuto il prode Stefano, usando un anacoluto: ci siamo subito piaciuti!
Sarà che non ho avuto difficoltà, per affinità elettive, ad avvicinarmi al mondo es(r)otico del PROFESSIONISTA, sarà che mi ha divertito far indossare all’autore le vesti del personaggio, ma devo ammettere che costruire le sue cover è sempre un divertimento (però non diciamolo all’editore che potrebbe essere invogliato a sottrarmi l’emolumento).
A volte Stefano mi manda qualche immagine di donna che incarna l’idea che si è fatto dell’eroina di turno e io cerco di assecondare i suoi canoni estetici da erotomane, che in fondo condivido.
Per Colori di guerra ho disegnato (beh disegnare non e’ proprio il termine giusto, ma sarebbe lungo in questa sede spiegare il procedimento che uso per le copertine) una donna nera con un corpetto di pelle, tipo sadomaso e un tanga “piegabaffi” inconsistente.
Sta con un mitra in mano in piedi su un container, che fa pare del carico di una nave da trasporto in fiamme, su di un mare tempestoso.
Vi sembra una mise circostanziata?
Eppure è questo l’immaginario del PROF, sic transit gloria mundi.
E’ questo che ci piace… vai Chance, facci sognare!
Io cercherò di accompagnare i lettori, con qualche suggerimento iconografico, nei mondi che la tua testa ha partorito.
Ah già, stavo parlando con Renard, ma non fateci caso, tanto lui e Stefano sono la stessa persona! “
James C. Copertino è lo pseudonimo di uno scrittore italiano di spy e action thriller (La coda del diavolo, Angeli neri,…) che è anche un’ex-specialista dell’esercito, ora professionista nell’ambito della sicurezza. Uno che, quindi, sa il fatto suo… Il fatto che sia un fan del Professionista da lunga data la dice lunga. Ecco la sua testimonianza:
“Il primo romanzo su Chance Renard che mi passò per le mani fu Raid a Kouru, credo il primo della serie. Lo lessi in Bosnia Erzegovina, poco dopo la metà degli anni ’90 selezionandolo tra un borsone di romanzi da edicola che un mio collega mi aveva chiesto di portare ad un altro di noi che non conoscevo personalmente. Fu un caso. “Rubare” quel libro fu una specie di tassa di trasporto che mi fece conoscere un vero amico che non mi avrebbe mai abbandonato per tutta la mia carriera. Raid a Kouru lo lessi in un giorno solo, tra sacchetti di sabbia e finestre foderate da reti di mimetizzazione, mentre tutto bardato con giberne e Steyr AUG a tracolla, me ne stavo seduto su una poltrona con i piedi sul tavolino e l’auricolare della VHF nell’orecchio ad alternare tazze di caffè a limonate, aspettando una chiamata alle armi del mio turno di prontezza operativa che arrivò, fortunatamente, nel tardo pomeriggio, quando ormai avevo già superato il traguardo dell’ultima pagina. Istintivamente riposi il libro nelle giberne pur avendolo già letto tutto d’un fiato. Chance doveva venire con me.
Arrivato al punto di Rendez Vous mi incontrai con un altro militare, che conosceva i dettagli della nostra missione. Era un tipo dalle spalle larghe e il petto in fuori che portava le giberne con la disinvoltura di un grembiule. Sguardo vispo in perenne concentrazione e una stretta di mano a tenaglia, l’uomo si presentò, sistemandosi sul fianco il suo P90 ed esponendo uno scudetto francese sulla spalla mentre sullo sfondo le pale di un elicottero cougar spazzavano il terreno. Notai il piccolo basco infilato nella tasca laterale dei pantaloni. L’uomo anticipò la domanda.
“2 reggimento paracadutisti Calvi. Légion étrangère” mi disse.
“Come Chance Renard…” commentai.
Perché leggo il professionista? I suoi romanzi seriali propongono moduli di intrattenimento sempre nuovi e innovativi, caratterizzati da un efficace realismo, pur con un ritmo atipico, assente in natura, che lascia senza fiato il lettore, tirandolo dalla prima all’ultima pagina in un tour de force di adrenalina e divertimento. Credo che attualmente sia il miglior modello moderno di superuomo di massa dai tempi di Fleming, un modello positivo nei tratti generali, ma umano nei dettagli, che sa essere cinico e spietato quanto ispirato da un codice cavalleresco che i suoi nemici sembrano aver rinnegato. Gli ingredienti per un serial di successo ci sono tutti, dalla profondità dei personaggi talmente vividi, Chance in testa, da sembrare ogni volta dei vecchi amici, allo spessore dello scenario reso più appetibile da tinteggiate di azione, tecnologia, erotismo, violenza e sarcasmo che rendono unico e irripetibile ognuno dei suoi romanzi, aggraziati da una prosa più che elegante che rende più morbida l’”esperienza” di un romanzo che parli di lui.
E con Chance di esperienze se ne fanno innumerevoli! Grazie a lui puoi fuggire da un carcere di massima sicurezza o da un sottomarino che affonda. Puoi paracadutarti nel vuoto o esplorare la Guyana francese. Puoi andartene ovunque, dall’africa al mar di Barents, a conoscere tribù indiane o orde di talebani. Chance ti insegna a non fidarti di nessuno, sia essa una donna avvenente, un contractor, un Agente della CIA o tutte e tre le cose insieme.
Leggere di Chance è talmente coinvolgente che poi, per un po’ di tempo dopo averlo letto, ti viene naturale andartene in giro per la strada guardingo, frugando ogni anfratto con lo sguardo e studiando ogni possibile riparo, in attesa di un agguato imminente.
Perché leggo il Professionista?
Perché lui è il migliore.
Da sempre.”
Traduttore, consulente editoriale, scrittore specializzato in racconti (ha partecipato a numerose antologie, tra cui Killers & Co., Fez, struzzi e manganelli, Anime Nere,…) Giovanni Zucca ci suggerisce una seria di personali “perché”…
“Perché leggere il Professionista?
E che ne so? Ma che razza di domande mi fai, Fabio? Chi ti paga, eh? La CIA? IL Mossad? Mia zia?
Vabbè, allora… mi viene in mente qualche rapido perché, senza tanti giri di parole, perché a CHANCE non piacciono le ciance… Perché Salgari non c’è più…
E hai detto niente, e se anche tornasse da queste parti, poveretto, scapperebbe a gambe levate… Perché i veri pulp writer, umili e grandi, i forzati della Underwood, quelli che sputa(va)no parole, frasi, libri interi pestando i tasti in mezzo al fumo del sigaro, non ci sono più…
Perché dieci (o venti, o trenta) anni fa volevo scrivere anch’io delle storie così
(Perché non le ho scritte? È un’altra storia… siamo fatti di storie, solo che alcune si interrompono, restano sospese…)
Perché gli piace Parigi, e Parigi è Parigi è Parigi.
Perché, come recita il titolo di un vecchio film, “l’avventura è l’avventura”…
Perché chi fa la spia… (completare a piacere – il PIACERE della lettura).
Perché mi piacerebbe vederlo seduto a bere con André Héléna (vodka per Chance, pastis per André) a parlare di vita e di morte, di donne e di poesia (Come? Chance non è un poeta? E chi l’ha detto?)
Perché è uno che rende… la vita dura alle canaglie.
E poi… e poi… perché se non lo leggo, mi tocca farmi spaccare le ossa da Stefano Di Marino, ma anche da Stephen Gunn, Xavier Le Normand, Etienne Valmont, Frederick Kaman e non so quanti altri… e non ce la posso proprio fare! Quindi, lunga vita al Professionista (e naturalmente anche al suo autore…)”
Il Professionista non poteva non essere entrato nel sangue anche al giallista “duro&kattivo” Stefano Pigozzi, autore dei romanzi Metal Detector e Rosso come il sangue…
“Chance Renard, già… Quel gran bastardo non si arrende. Mai. Tenta di camuffarsi; a volte si mostra per quello che non è: uno che lascia perdere, che rinuncia. Che perdona. Balle. È solo un malinteso senso di umanità, una artefatta concessione nei tuoi confronti. ” Vedi, potrei anche essere un culo di cemento come te… come voi… ma non è così”. Sorride, sputa a terra un frammento di tabacco ed incendia il Mondo. Il suo Mondo. Fuoco purificatore? No. Fuoco Distruttore? Sì, ma non solo. Fuoco che cauterizza, che sana una ferita in un corpo piagato grande come il dis-ordinato mondo.
E va avanti. Un soldier of fortune incontaminato ed innocente: la Colpa è tutta e solo in quello che fa. Non puoi non consacrare rispetto ad un coerente iconoclasta che sputa frammenti incendiari in tutti gli ombelichi piagati del mondo. Sierra Leone, Istanbul, Napoli, Monaco, Hong Kong, lo stato prigione North Korea. Milano/Gangland. Ombelichi che trasudano sangue. Ombelichi che sono cauterizzati dal fuoco. Un sorriso e… Bummm. Il Fuoco è comunque una soluzione. È la Soluzione. Consuma corpi ed anime immaginari/letterari e ne consolida l’esistenza in una pseudo/realtà.
E lui, Chance Renard, assorbe tutto e ce lo rende purificato e scarnificato dal suo Fuoco.
L’ Amore, l’Amicizia, il Dovere e l’Onore. Bummm! Lui narra. Lui esagera. Lui ricorda. Noi non ci caschiamo: sappiamo che ha un cuore, ma non è come il nostro. Il suo cuore pompa intenzioni integre, pompa decisioni cristalline etero dirette. È stato tradito, ma non importa. Il tradimento non esiste nel suo Mondo. È una condizione intrinseca della Lotta e quindi si annulla nel senso; perché non puoi essere tradito in un Mondo che è Tradimento. Puoi solo lottare, affidarti all’istinto del Rettile che scorre nei nervi e fa affiorare artigli e zanne.
E la Donna? È una perla, una perla preziosa, bellissima, che scivola lungo il filo. E si perde. Le donne amate sono tatuaggi: graffi indelebili, non piaghe incurabili.
Gli Amici condividono il suo sorriso e sanno come maneggiare il Fuoco. Conoscono/intuiscono Il Rettile che si annida nelle fibre dei loro cuori e sono guardinghi quando si avvicinano gli uni agli altri. Si scrutano, si abbracciano. Ma il Rettile annusa continuamente l’aria con la sua lingua vibrante. All’erta. Tra gli altri, Russel Kane è apparso nel suo Mondo. Non è un amico; è più un’immagine riflessa di sé stesso in un altro-Mondo letterario. Entrambi condividono il sacerdozio della dissoluzione.
L’occhio di Chance Renard è traslucido. Rivela una condizione ed un intenzione. I nostri occhi pompano affanno e frammenti di desideri; rivelano decisioni razionalizzate ridotte a balbettii. L’occhio del “Professionista” è un occhio che pompa Fuoco nel suo Mondo, il quale è la mappa del nostro mondo.
Immergersi in quell’occhio traslucido, scrutare attraverso quella pupilla mai omologata il Mondo ed i suoi ombelichi piagati, e riconoscerne le coordinate del nostro mondo reale, è un buon motivo per leggere “Il Professionista”.
È un fottuto ottimo motivo.”
E altri fottuti ottimi motivi arrivano da altri scrittori.
Per esempio, da Angelo Marenzana: giornalista, autore di romanzi (Legami di morte, Buchi neri nel cielo, Destinazione Avallon,…) e racconti, di cui vari presenti in antologie (La legge di figli, Omissis, Bad Prisma,…). “Come definire un personaggio che sopravvive alle intemperie dell’editoria e ai gusti oscillanti di un pubblico variegato, e arriva, cavalcando migliaia di pagine che raccontano le sue avventure, a compiere ben quindici anni di esistenza? Un Professionista. In nessun altro modo. Un Professionista in tutti i sensi. Nomen omen. Il suo nome è un presagio. Ne raccoglie tutta la potenza e proietta il suo futuro. Non ricordo quante sono le storie vissute da Chance Renard (trenta? Forse qualcuna in più), ma di certo sono tante. Un numero incredibile, che avvicina Stefano Di Marino agli autori che hanno fatto letteratura con i loro personaggi seriali. Storie e immagini uscite a getto continuo dal cuore e dalla testa di Stefano. Senza mai cedere il ritmo. Senza mai deludere. E se si è ripetuto, non me ne sono mai accorto. Un esempio tra i tanti. A leggere Pietrafredda pare di varcare la soglia di un mondo in 3D, con proiettili che fischiano tanto da far scostare la testa in un gesto quasi istintivo, con l’odore dell’azione, del fuoco e della rabbia che si infila nel naso e a filo di pelle. Ma gli ingredienti sono tanti per ridurre il Professionista solo al protagonista di un action book. Che dire delle atmosfere? Dalla Thailandia a Parigi, dalla Siberia a Hong Kong… e anche quando si muove con armi di alta tecnologia o su sottomarini nucleari, io riesco a pensare che il Professionista è grande perché è immortale. Non perché riesce sempre a tirare fuori la pelle dalle situazioni più complesse, ma per la sua capacità di esistere senza bisogno di confrontarsi con il tempo. La sua contemporaneità è tale perché potrebbe agire in un qualunque secolo a nostra disposizione regalandoci le stesse, identiche emozioni.”
Lo scrittore di SF Dario Tonani (suoi i romanzi Infect@ e L’algoritmo bianco, ha inoltre partecipato a svariate antologie, tra cui In fondo al nero e Strani giorni) è anche lui tra gli amici di Chance Renard. “ “Cento sigari. Mille shot di vodka. Diecimila caffé”. Sebbene sia lo stesso Professionista a darcene conto in “Pietrafredda”, le cifre sono da intendere probabilmente per difetto. Il senso della contabilità però è quello: tanto di tutto, donne, pallottole (sparate e schivate), guai…. Tre lustri di longevità che, da autore anch’io, mi sembrano un miracolo e un miraggio insieme. Difficile stabilire se sia più eroico il personaggio a portare a casa la pelle ogni volta o l’autore che l’ha creato a tirare diritto senza stanchezza né cadute: sta di fatto che nel panorama editoriale nostrano qualcosa di analogo non si è mai visto. Perché dunque leggere il Professionista? Provenendo da un genere letterario molto diverso (la fantascienza e il fantastico in senso lato) non posso dirmi un lettore assiduo delle storie di Chance Renard, ma non esito a dichiararmene ugualmente fan entusiasta, per quello che in questi anni ha saputo rappresentare per chiunque avesse il sacro fuoco della scrittura: una piccola alchimia di perseveranza, ricchezza immaginifica e risultati. Se creare e dare alle stampe una bella storia è già motivo di orgoglio per uno scrittore, plasmare un personaggio in grado quasi di produrre dipendenza nei lettori assume davvero i connotati di una conquista. Se poi questo si ripete puntuale da quindici anni, senza che ancora generi assuefazione, la conquista non ha prezzo. Buon compleanno Prof, e alla prossima avventura!”
Passo ora la parola a Romano De Marco, autore di Ferro e fuoco e del suo sequel, in uscita nel 2010: Codice di Ferro.
“Perché è una serie solida, ben strutturata, divertente. Una serie che resiste ai cambiamenti riuscendo ad adattarsi alla contemporaneità senza venir meno alla sua mitologia e ai suoi presupposti di base. Quelle del “Professionista” sono storie che riflettono l’onestà dell’autore, rivelano passione e esperienza nella descrizione di scenari geopolitici, nel racconto della mentalità e della cultura di popoli lontani, rivelando la genuina competenza di Stefano Di Marino nelle sequenze di combattimento e nella descrizione di armi e equipaggiamenti bellici. Una narrativa di genere che costituisce, spesso e volentieri, anche un’occasione di riflessione, di informazione, di conoscenza.
Chance Renard è un personaggio che ha infinite potenzialità e Di Marino lo ha dimostrato narrandoci la sua ultima, bellissima, avventura, Pietrafredda. Un’operazione d’autore che ricalca involontariamente ciò che Frank Miller aveva fatto nel 1986 con Batman, il personaggio che aveva riportato ad altissimi livelli narrandone il canto del cigno nella graphic novel Dark Knight Return.
Ho un unico rimpianto: non aver letto la serie in ordine cronologico! E la paura che non mi basti una vita per recuperare tutte le avventure perse…
Lunga vita al Professionista!”
Once more?
E allora, avanti con il prossimo narratore: Umberto Maggesi (Setta bugiarda, Nhan Bu, Il sangue dell’elfo,…). “Leggo il Professionista perché è un sognatore, un uomo che ha immaginato una vita di un certo tipo e ha avuto il coraggio di percorrerla, nel bene e nel male, prendendosi le cose belle e mai tirandosi indietro davanti agl’inevitabili problemi. Lo leggo perché è un uomo che sa dare valore all’amicizia, non lascia un amico nei guai, si fa carico della sua sicurezza, dei suoi problemi e, nel possibile, della sua incolumità. Inoltre è spietato con i nemici, non ama i conti in sospeso e dà fondo a ogni risorsa per annientarli.
Leggo il Professionista perché non è perfetto, a volte sbaglia, a volte giudica male le persone e deve cavarsi da impicci impossibili.
Lo leggo perché è uno dei personaggi più umani usciti dalla penna di un autore, un compagno d’avventura, un personaggio che è maturato nel corso degli anni e che conserva tutte le cicatrici della sua vita, sia sulla pelle che nell’anima.”
Come dite?
Vi sembra che manchino testimonianze femminili tra le scrittrici?
Beh, il Professionista vanta numerose ammiratrici. Per esempio, la scrittrice Barbara Baraldi (La collezionista di sogni infranti, La bambola dagli occhi di cristallo, La casa di Amelia, Lullaby, Scarlett,…). “Leggo il Professionista perché è scritto da un professionista della scrittura. Così, oltre l’avventura e lo svago posso sempre contare sulla buona scrittura. E poi Chance è una fonte inesauribile di sorprese.”
Alessio Lazzati è uno che di spy fiction e action thriller se ne intende. Tanto è vero che, oltre che a fare il consulente editoriale, il traduttore e talvolta anche l’autore di racconti (in Bad Prisma, Progenie e su M-La rivista del Mistero), è il curatore Mondadori del Segretissimo Blog. Alessio ci spiega: “Leggo il Professionista perché mi piacciono le storie avventurose, ben costruite, piene d’azione ed esotismo. Considerato che sono un appassionato di cinema dello stesso genere poi, è un po’ come avere in mano a scadenza regolare il proprio film action preferito, sempre col cast perfetto e con le location migliori: spesso è meglio di quello che passa nelle sale o in DVD.”
Omologo in Mondadori di Alessio Lazzati, è Dario Geraci, blogmaster del Giallo Mondadori Blog. Dario è un appassionato di narrativa e cinema, ha pubblicato vari articoli e alcuni in volume, tra cui Piombo ’70: il braccio armato del cinema italiano. Ha pubblicato anche alcuni racconti.
“Recarsi in edicola ad acquistare un libro di Stefano Di Marino, da molti anni a questa parte ormai, è divenuto una sorta di rito, una cerimonia solenne, una liturgia silenziosa. Si dice, “leggere un libro è come viaggiare, ma costa molto meno”, beh, provate a comprarvi l’autobiografia di Gigi D’Alessio e poi ne riparliamo. Ci sono romanzi e romanzi, non tutti però hanno la capacità di far vivere al lettore “forti” ed “intense” emozioni come quelli di Di Marino. Salgari aveva capito tutto, si può girare il mondo senza alzarsi dalla poltrona del proprio studio. Ecco, Di Marino ha implementato tale concetto, sommando allo stilema salgariano la sua lunga esperienza di “reale” viaggiatore. “Regalati un’avventura” è la prima dedica che mi regalò qualche anno orsono. Beh, in quindici (e più) anni di carriera, di avventure ne ha regalate moltissime a tutti e sono certo (potendomi onorare della sua amicizia) che ne regalerà molte e molte altre ancora.”
Molti amici del Professionista anche tra i collaboratori di ThrillerMagazine. Riportiamo i commenti di due di loro.
Angelo Benuzzi: “Come in tutte le serie, la chiave di volta è il protagonista. Chance Renard l’ho visto esordire come giovane avventuriero pronto a tutto, l’ho visto soffrire, maturare, invecchiare, evolversi attraverso prove e traversie che avrebbero spezzato chiunque altro. Mi sono affezionato a questo vecchio lupo borzoi, ricoperto di cicatrici che vanno molto al di sotto della pelle e tuttavia sempre pronto ad accendersi un sigaro e a mettersi in gioco su un altro campo di fuoco. Chance è cambiato in questi quindici anni. Si è forgiato da solo sul fuoco della sofferenza, si è costruito uno strato di cinismo da interporre davanti a un mondo sempre più freddo, è passato da essere un solitario a un capo. Persino il suo leggendario ascendente sulle donne e il rapporto che ha con loro si è evoluto. Il sesso rimane un vettore primario ma è percepibile come Renard cerchi qualcosa di più, in bilico tra una vita randagia e la necessità di sentimenti duraturi. In sintesi, perché leggo le sue avventure? Perché è un uomo vero. Di quelli che si vorrebbe sempre avere al proprio fianco.”
Lucius Etruscus: “Il Professionista nasce come eroe tridimensionale, e già questa sarebbe una qualità di tutto rispetto, ma – non pago – nel corso del tempo è divenuto un eroe “multimediale”. Nelle sue storie troviamo citati film, libri e canzoni, lo troviamo immerso in situazioni che sembrano uscire da film di genere ma che diventano estremamente reali. È un personaggio romanzato che legge romanzi; è un eroe d’azione che vive situazioni da film d’azione: è un personaggio che proprio riflettendo su se stesso, giocando con il proprio ruolo e la propria natura, ha saputo distaccarsi da un “normale” eroe da romanzo, limitato alle parole che ne raccontano le avventure. Chance Renard è uno e tanti: è l’insieme di tante diverse ispirazioni che si fondono e si rielaborano a creare qualcosa di nuovo, di unico e di dirompente. Più che umano, non proprio eroe, il Professionista vive e agisce in quella terra di mezzo fra la realtà della finzione e la finzione della realtà, dove si può uccidere con un sol colpo, ma dove quell’uccisione pesa come un macigno sul cuore, un cuore dove Chance porta sempre incisi i nomi dei compagni lasciati nella polvere.” Lucius è peraltro anche l’ideatore di molti booktrailer dei romanzi di Di Marino, disponibili su YouTube. Su questo, aggiunge… “Un personaggio così multimediale è perfetto per i “booktrailer”, questa tecnica promozionale che sempre più sta divenendo importante per romanzi d’ogni tipo. Il primo booktrailer che ho creato è stato per il romanzo “Vladivostok Hit”, con protagonista quell’Antonia Lake entrata di prepotenza nell’olimpo dei personaggi renardiarni. L’operazione piacque all’autore, perché è innegabile che Chance e i suoi “amici” sono perfetti per essere accompagnati da musica e video.”
Concludiamo l’articolo con una carrellata di lettori…
Ernesto Castiglioni: “La risposta per me è semplice, leggo il Professionista perché ho affinità con le sue avventure,i suoi piaceri la sua filosofia di vita.
Anche io da piccolo inseguivo il sogno avventuroso e romantico del mercenario,amavo film come I 4 Dell’Oca Selvaggia,Il Gioco degli Avvoltoi,i grandi film sulle battute di caccia in Africa,e le avventure poco scollacciate ma venate di battute di Io sto con gli Ippopotami e Piedone l’Africano.
La conoscenza l’ho fatta grazie ad un altro amico, uno Sniper del SAS che conoscevo dai tempi della scuola Ufficiali ad Aosta, quando abbiamo accompagnato sul Gran Paradiso dei ragazzi Britannici, molto silenziosi.(Romanzata ma vera, erano venuti dei militari inglesi a fare alpinismo e alcuni fortunati di noi allievi li ha accompagnata al Gran Paradiso).
L’amicizia con Chance si è rafforzata negli anni,tanto da guadagnarmi qualche sua chiamata nel cuore della notte,a cui non si può non rispondere.
Con lui è bello passare i pomeriggi con un buon Gran Cru n°5,un rum agricolo,e sulle ginocchia una sventola in calore,di quelle che lui più vecchio di me ma in gamba,continua a svangarsi.
Più seriamente trovo Chance uno dei “Professionisti” più realistici,pur nella fiction,sulla scena,mondiale,e se SDM non fosse in Italia,ma in America sarebbe più tradotto di Clancy, Cussler,e altri.”
Rosario Altomare: “Sono sempre stato un avido lettore e grandissimo appassionato di action/thriller e spy story e come tale non perdevo un numero della collana Segretissimo.
Quando nel 1995 lessi il primo episodio della serie “Raid a Kurou” rimasi letteralmente folgorato, finalmente un personaggio nuovo, diverso.
Di Marino/Gunn, pur ispirandosi agli eroi dei romanzi di spionaggio classici (OSS 117, Sam Durell, Nick Carter,, Bond, SAS, Malko Linge) creava un personaggio completamente diverso, moderno, affascinante.
L’ ex legionario divenuto mercenario per un inganno e ricercato dai suoi stessi commilitoni, un uomo libero al servizio di tutti e di nessuno, una canaglia, un uomo duro e violento ma anche romantico , onesto e dotato di una propria morale, capace di perdere tutto, anche la vita, per l’amore di una donna o per un semplice ideale.
Da allora ho letto e riletto tutte le sue storie che miscelando generi diversi come l’ hard boiled, l’avventura classica, il noir, il western, rimangono sempre profondamente realistiche ed ancorate, nei temi ai cambiamenti economici e politici di questi anni.
Grazie di cuore Stefano.”
Giuseppe Ciluffo: “Ero un bambino… mio padre lavorava allora per una grande fabbrica del Nord.
La tradizione voleva, erano gli anni settanta, che poco prima di Natale l’azienda facesse dei piccoli regali ai figli dei dipendenti. Attendevo quindi con piacere il momento in cui mio padre sarebbe tornato a casa con quei doni, sorprese che potevano fare la gioia di un ragazzino di una decina d’anni.
Quell’anno, però, poiché avevo superato i dieci anni non avevo diritto al solito giocattolo e restai quasi deluso quando mio padre mi mise sotto il naso un libro… un libro?!
E io che mi aspettavo un gioco!
La delusione durò poco: mi bastò guardare bene la copertina dove, su uno sfondo azzurro separato tra cielo e mare, si agitava brandendo una pistola e una scimitarra un tizio barbuto con una casacca rossa e un turbante decorato con perle e pietre preziose. Al suo fianco un occidentale dalla pelle scura e dall’aria flemmatica sparava con un fucile agli assalitori della nave su cui si trovavano i due. Infine, in primo piano all’interno di un cerchio sovrapposto, si trovava il viso di un’incantevole ragazza bionda dagli orecchini di perla.
Era il mio primo contatto con la Perla di Labuan, Sandokan, Yanez e gli altri protagonisti immaginati da Emilio Salgari. Non me ne sarei più dimenticato!
Divorai il libro, lo rilessi più volte e, dopo, cominciai a sfinire i miei genitori fino a quando non recuperarono altri libri di quell’autore, che consumai fino a distruggerli.
Soltanto qualche anno fa, a seguito di un trasloco dei miei genitori, quel libro (Le tigri di Mompracem) riapparve… ora è a casa mia!
La lettura e rilettura di questo volume (e degli altri della stessa serie) rappresentò una sorta di imprinting psicologico. Per anni, forse per cercare di ritrovare l’avventura eroica, l’atmosfera esotica e il profumo di paesi lontani che avevano segnato le letture della mia preadolescenza, mi sono dato alla ricerca di libri che raccontassero dell’Asia o che fossero ambientati nell’estremo oriente.
Leggevo decine di libri, romanzi, racconti e saggi, purché parlassero dell’Asia.
Mi bastava che narrassero dei paesi dell’oriente, che l’autore fosse un asiatico, che l’ambientazione fosse in uno di quei paesi lontani per attirare la mia attenzione.
A volte ritrovavo, immaginandoli, i colori, gli odori e le atmosfere che cercavo, ma qualcosa spesso mancava … l’avventura!
Poi ho scoperto il Professionista!
Il mio primo impatto fu con “Morire a Kowloon” (poi ristampato con il più evocativo titolo di “La notte dei mille draghi”) ai tempi, pur conoscendo l’autore, non sapevo della produzione sotto pseudonimo di questa serie. Fu una rivelazione! Ecco dove potevo trovare il tassello mancante, l’ingrediente a lungo ricercato… ecco dove l’avventura sposava efficacemente l’ambientazione esotica orientale!
Da allora con pazienza, e dedicando tempo alla ricerca, ho recuperato tutti gli episodi di quella saga che, oltre ad avermi fatto fare il giro virtuale del mondo, mi ha abbondantemente fornito quel magico ingrediente che cercavo.
Oggi sulla mia libreria, in bell’ordine, tutti i racconti pubblicati nella serie del Professionista fanno la loro figura.
Credo di doverne leggere ancora meno di una decina (ho letto i primi e gli ultimi), ma quando non trovo nulla di nuovo, di interessante o di gustoso da leggere so di poter ricorrere allo scaffale del Professionista… è come ritrovare un buon amico!”
Valentino Colapinto: “Purtroppo, non posso vantarmi di leggere le avventure del Professionista da Raid a Kourou, Segretissimo n. 1279, pubblicato ormai quindici anni orsono. L’ho scoperto solo recentemente, ma da quando sono entrato nel suo mondo, non ho più potuto staccarmene.
Chance Renard è il più grande personaggio pulp che la letteratura di genere italiana può vantare dai tempi di Sandokan. Bisognerebbe insegnare agli analfabeti a leggere solo per poterlo conoscere! :)”
L’ultima (per ora) voce è quella di Riccardo Falcetta, lettore ma anche esperto di cinema e musica e articolista per riviste elettroniche e cartacee: “L’isolazionismo strangolante di Cornell. Jimmy a guardia dalle torri, sulla civiltà. James e Joe: sguardi discordi e febbricitanti, sulle spiagge, i deserti e i viali al tramonto del sogno americano. Sognavo Sin City e Chiba City. Bramavo l’universo a migliaia di anni luce nel futuro. Cercavo l’infanzia abbandonata, nell’Altrove o sul limitare del Paese d’Ottobre (Vero Ray?). Sognavo e sorridevo molto allora. Cercavo e non scorgevo le insidie.
Un giorno, inaspettato un libro, un messaggio: Appuntamento a Shinjuku. Segretissimo. Micidiale. Un treno che si scaglia nel nucleo di massa cosciente. Lo Sconosciuto: francese, brav’uomo forse no, grand’uomo sicuro! Di quegli anti coi quali puoi davvero esperire una identificazione spinta. Finita lì, ritorno ai lidi abituali. Anni passano, giungono Anime Nere. Il tipo, quel Chance, me lo ritrovo tra i piedi un’altra volta. A Milano stavolta, è caccia di Lupi. Secondo appuntamento, situazione italiana, Servizi Italiani. Tutti prede e tutti predatori a Gangland, su un tracciato di sangue lungo decenni di Storia Nera del Belpaese. Nero assoluto. Amaro. Romantico desperado. Come chi non s’arrende mai neanche a se stesso. L’Italia e il Professionista, scontro che libera demoni da squarci di tragica bellezza. Autentica epica apocalittica dei nostri tempi. Non possono più fare a meno l’una dell’altro e io di lui. Pedino Chance nelle sue scorribande. Venezia. Parigi. Beirut. Nigeria. Estonia. Ancora Italia e Gangland. Attraenti e sconsigliabili come le sue donne. Inseguo suggestioni nei luoghi straziati del suo passato. Costanti insidie, molte le connessioni. Infine lo vedo.
Nell’ombra un altro uomo. L’ho già incrociato prima, in qualche altro dove. Continuo a incontrarlo, sempre più spesso. Lo blocco, non mi teme. Tipo riservato, sguardo da duro. Cordiale, forse prova a reagire ma non ci riesce. Nel terzo grado, mi parla si sé. Lottatore e creatore. Ha molti nomi, dice, ma è tutt’uno col Chance. Entrambi sono Il Professionista. Penso che sia pazzo ma non glielo dico. Così mi spiega un sacco di cose. Diventiamo amici. Continua a spiegarmi cose mentre tengo d’occhio quel Renard, suo alter ego. Poi mi perdo, nella notte e lui viene a cercarmi. Tre o quattro parole soltanto. Non posso ignorarlo. Un maestro. Per me e gli altri della sua gang. . Il Prof. Gli ci vuole un po’ ma si abitua all’idea. Forse questo mitiga quella mania di identificazione col Francese. Mitiga. Non credo gli passerà mai del tutto. E meno male.
Continuo a sognare e sorridere molto come allora, ma cercando, adesso, scorgo le insidie. Sono cambiato, forse cresciuto. Col Prof e col Professionista. Campioni. Ognuno la sua gang. Entrambi punti di riferimento. Imprescindibili.”
E’ tutto?
No: non lo è.
Sia ThrillerMagazine che il Segretissimo Blog prevedono spazi per postare commenti. Quindi, ora, la domanda la pongo anche a voi…
Perché leggete il Professionista?