Segretissimo Mondadori: novità esplosive

marzo 26th, 2012

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Riprendo con qualche taglio per ragioni di spazio e grafica l’articolo dell’amico Lucius direttamente da Thrillermagazine: novità esplosiva è di certo la rinnovata veste grafica, ma non solo…

Potete comunque leggere su TM l’articolo integrale con le dichiarazioni di Andrea G. Pinketts, Stefano Di Marino,Andrea Carlo Cappi, Franco Forte e Giancarlo Narciso.

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Lo scorso 21 marzo all’hotel Admiral di Milano si è svolta la Serata Segretissimo in omaggio alla celebre collana della Mondadori: per l’occasione nomi di grande calibro hanno presentato le novità imminenti che vedremo nelle edicole a partire da maggio.
Tre grandi scrittori della testata, Stefano Di Marino, Andrea Carlo Cappi e Giancarlo Narciso (che si sono presentati ovviamente con i rispettivi pseudonimi Stephen Gunn, François Torrent e Jack Morisco) sono stati introdotti da Franco Forte, anch’egli in passato scrittore per la collana ma ora in veste di editor. Il tutto condito dai commenti del mattatore Andrea G. Pinketts.
Grandi scrittori e grandi lettori: così Pinketts ha introdotto gli autori della serata, ma il giudizio si può estendere anche a parte del pubblico presente, composto in parte da scrittori più o meno in erba. «Perché prima di diventare un grande scrittore devi essere anche un grande lettore: di letteratura alta, bassa, di traverso». Grazie a questi autori, continua Pinketts, esiste la possibilità per il lettore di tornare bambino, sì, ma «bambino informato sui fatti». «Grazie alla documentazione, all’abilità di capire il globo terracqueo e i suoi errori e i suoi orrori, grazie a scrittori così noi possiamo farci una chiave della situazione leggendo una spy story in misura sicuramente migliore di quanto non potremmo fare leggendo l’articolo di cronaca estera di qualsiasi quotidiano.»

L’incontenibile autore-presentatore ha colto esattamente nel segno. A dispetto di troppi luoghi comuni che vorrebbero la letteratura action o spy story come qualcosa di molto superficiale (se non addirittura volgare), sempre più lettori si stanno rendendo conto che queste storie affondano le radici in uno studio approfondito del mondo e le sue dinamiche geopolitiche, utilizzando una visuale molto più disincantata e realista di tanta propaganda politica considerata invece più ispirata.
Una spy story non è solo azione e luoghi comuni (come purtroppo molti pensano): è un meccanismo costruito utilizzando molteplici ingranaggi. C’è sì l’azione (sparatorie, inseguimenti, combattimenti) perché il genere richiede anche questo, ma c’è anche un tipo di approfondimento socio-politico per nulla superficiale, così come una caratterizzazione dei personaggi studiata proprio come un romanzo mainstream. Al di là di tutte le etichette e i nomi anglofoni, dunque, una buona spy story è semplicemente un buon romanzo.

Gli autori di Segretissimo credono nella qualità del prodotto, così come ci crede l’editor Franco Forte, a cui abbiamo chiesto un bilancio della serata e se secondo lui il pubblico ha compreso le grandi possibilità di questa testata.
FF: «Mi pare proprio di sì, anche se, naturalmente, a una serata dedicata a una collana è ovvio che partecipino soprattutto gli amanti di quella collana e del genere trattato, quindi il gioco è stato facile. Però ho visto brividi di emozioni sincere correre sui volti dei presenti, quando ho presentato le nuove copertine, che sanciranno il rilancio grafico (e di formato) delle testate Segretissimo a partire da maggio, e questo è buon segno. Perché non c’è miglior critico dell’appassionato che tiene a un prodotto e non vuole vederlo depauperato. Ma se questo appassionato è soddisfatto, allora almeno metà del lavoro significa che l’abbiamo fatto bene. Ora si tratta di convincere tutti gli altri, compresi i tantissimi che ancora non leggono Segretissimo

Uno dei protagonisti della serata, infatti, è stato il cambiamento della veste grafica della collana: formato più grande (per accogliere anche testi più corposi) e grafica di copertina più simile a quella del Giallo Mondadori.

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Abbiamo chiesto all’editor se sia stato “doloroso” questo cambiamento.
FF: «Avevo bisogno di dare una spinta forte a questa collana, e non bastavano le scelte editoriali. È ovvio che quello che “sta dentro” un libro è ciò che davvero conta, ma con le collane in edicola la veste grafica, il modo di proporti agli occhi del pubblico, l’occhiolino che strizzi dalla copertina, sono elementi importanti. La battaglia è sanguinosa, e se non si riesce a farsi notare, nelle edicole italiane si muore. Segretissimo aveva bisogno di tornare a farsi notare. Come? Con una grafica nuova e accattivante, che strizzasse però l’occhio al vasto patrimonio storico che la contraddistingue. Per cui, al formato più grande, al rinnovo totale della grafica interna, della scelta di un font più grande per rendere i romanzi più leggibili, abbiamo voluto abbinare un richiamo al passato glorioso della testata, a quei colori che ne hanno connotato la vasta diffusione negli anni d’oro, i Settanta e Ottanta. Abbiamo lavorato duramente, e adesso speriamo che il risultato possa piacere.»

L’altra protagonista della serata è la nuova figlia della testata: Il Professionista Story. «Stephen Gunn (che sappiamo tutti chi è ma non lo dico!), autore del Professionista, ha stabilito tutta una serie di record — ha raccontato Forte. — Da uno screening che ho fatto sulle vendite degli ultimi cinque anni, mi sono accorto che il titolo di Segretissimo che vendeva di più era il nuovo romanzo del Professionista che usciva. Più di tutti gli autori internazionali! […] Ho presentato così un progetto in Mondadori, che è stato accettato (vi assicuro che farsi accettare un progetto per una nuova linea editoriale oggi è la cosa più difficile che esista).»
«A partire da maggio — continua l’editor — faremo una collezione nuova che si chiama Il Professionista Story, che raccoglierà tutti i romanzi a partire dal primo, tutti i racconti più degli inediti che andranno ad incasellarsi tra alcuni romanzi per fare da trait d’union fra le storie rimaste in sospeso. Recupereremo tutta la linea del personaggio, con tre uscite l’anno, ed è una sfida importante perché vuol dire che avremo la linea Segretissimo, Segretissimo SAS e la nuova Professionista Story: una vera sfida! Io sono convinto e tranquillo che riusciremo a portarla avanti bene».

Una nuova collana monografica, quindi, che si accosta all’inossidabile SAS – Son Altesse Sérénissime Malko Linge — ancora un cavallo di razza dopo più di cinquant’anni. Abbiamo chiesto a Forte cosa pensi di questo personaggio letterario.

«SAS è intramontabile. Fa registrare dati di vendita impressionanti, che nessun altro titolo delle nostre collane da edicola riesce a raggiungere, neppure tra le consorelle Gialli Mondadori e Urania. Ormai Gérard de Villiers rappresenta l’icona della spy story, e il seguito dei suoi lettori pare espandersi sempre di più. Il che non può che farmi felice. E ne approfitto per annunciare un’altra novità interessante su questa serie: a luglio pubblicherò una corposa antologia erotica di SAS, con il meglio di tutte le scene ad alto tasso erotico che hanno reso celebre Malko Linge, il Principe delle Spie. Un libro che, ne sono convinto, andrà a ruba!»

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Nuova veste grafica per la testata, collana monografica dedicata al Professionista, il SAS che procede a testa alta in vetta alle classifiche… E Segretissimo “serie madre”? Quale saranno le future scelte editoriali?
«In tutte le collane Mondadori — racconta Forte, — dal rilegato agli Oscar generalmente gli autori stranieri vendono 50-60% più degli autori italiani (a parte qualche nome più importante): la Segretissimo Italian Legion invece vende benissimo. I nostri italiani (quasi tutti sotto uno pseudonimo, ormai farlocco perché lo sanno benissimo tutti chi c’è dietro!) vendono benissimo, tanto e anzi di più degli autori stranieri. Nel 2013, pensate, usciranno tre romanzi tradotti di autori internazionali e tutti gli altri in collana saranno italiani sotto pseudonimo».
Insomma, il futuro della collana sarà tutto italiano!

Abbiamo così parlato con un altro esponente della Legion (nome utilizzato per la storica antologia curata da Fabio Novel nel 2008): François Torrent, alias Andrea Carlo Cappi.
Il suo personaggio di Mercy “Nightshade” Contreras ricorda da vicino le grandi spie d’azione del cinema recente (Salt, Colombiana, Knockout): ma vi si ispira o le anticipa?
ACC: «L’anticipa nettamente. Non solo perché il primo romanzo della serie uscì nel marzo 2002, quindi un anno prima di Kill Bill, ma perché l’idea era nata addirittura nella primavera del 2001. Per la precisione una mattina in cui, davanti a un caffè, Stefano Di Marino mi fece notare che in Segretissimo mancava una serie con una protagonista femminile. Ne parlammo prima che andassi a svolgere il mio lavoro cominciato l’estate precedente in quello che avrei battezzato — ed è tuttora — l’Archivio Jacono, traboccante delle tavole che Carlo Jacono aveva realizzato per le copertine di Segretissimo. Sarà stata l’atmosfera, ma quando uscii per tornare a casa, nel tragitto in metropolitana, mi venne in mente non solo una protagonista, ma anche l’intera struttura di una saga costruita intorno a lei. La proposta fu approvata e il primo romanzo uscì nel marzo di dieci anni fa.»

Abbiamo chiesto a Giancarlo Narciso cosa ne pensi del futuro della spy story.
GN: «Ho avuto la conferma di quello che da tempo pensavo e che mi ha spinto a fondare Borderfiction (www.borderfiction.com), ovvero che il filone dell’avventura esotica sarà la nuova frontiera dell’editoria d’evasione, visto che il mystery, e le sue sottoderivazioni come il noir, da tempo mostrano segni di cedimento. E l’avventura esotica trova nella spy story lo strumento migliore per veicolare i suoi stilemi. Per cui mi aspetto che l’interesse per questo tipo di narrativa sia destinato a crescere nel prossimo futuro.»
La domanda successiva è obbligatoria: quando tornerà il suo Banshee nelle pagine di Segretissimo?
GN: «Banshee tornerà presto, coinvolto in una losca vicenda di money laundering e di pirateria. Al suo fianco ci sarà ancora una volta Sergio Biancardi, che dopo Otherside [Perdisapop 2011], sembra essere passato dal ruolo di spalla a quello del comprimario.»

Un futuro ricco di novità esplosive, dunque, ma il “segreto” della collana (di cui si riporta a fianco il numero ancora in edicola) è nella qualità delle storie in essa contenute, come ben spiega Cappi nella spumeggiante conclusione della serata all’hotel Admiral, con tanto di esaltato appello finale…
«Noi continuiamo a scrivere un Segretissimo rispettoso della tradizione però non lo raccontiamo più come una volta perché saremmo ripetitivi, saremmo datati. […] La cosa che forse dovrebbe sorprenderci, ma non troppo, è che tutti questi grandi prodotti [cinematografici] di successo all’estero hanno successo perché assomigliano ai nostri romanzi, che noi abbiamo cominciato a scrivere prima. E pertanto noi dobbiamo avere lo stesso successo e il nostro successo comincia da voi lettori!»

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Segretissimo a Milano

marzo 20th, 2012

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SEGRETISSIMO A MILANO

Segnaliamo l’appuntamento all’hotel Admiral di Milano, mercoledì 21 marzo, a partire dalle ore 21.30, per la presentazione da parte di Andrea G. Pinketts, di tre dei più importanti autori di Segretissimo, laboratorio della nuova narrativa di avventura, di intrigo internazionale e, naturalmente, spionaggio, nel solco di una tradizione cominciata nel 1960 e mai interrotta.
Una serata con Stephen GUNN (“Il Professionista”), François TORRENT (“Nightshade”) e Jack MORISCO (“Banshee”), con la partecipazione di Franco FORTE – già autore e oggi curatore della collana – accompagnati da fenomenali ACTION-GIRLS… perché Segretissimo è letto anche dalle signore & signorine.

Nel marzo 2012 è in edicola IL PROFESSIONISTA NON E’ MORTO di Stephen Gunn, nuovo romanzo di uno dei due personaggi di maggior successo di Segretissimo (l’altro è SAS di Gérard De Villiers, che però cominciò trent’anni prima, nel 1965).

Nel marzo 2012 si celebrano anche 10 anni dall’apparizione in edicola di NIGHTSHADE di François Torrent – all’epoca presentato al pubblico italiano proprio in una storica serata all’Admiral – che nell’agosto 2012 vedrà l’uscita del settimo romanzo.

Una collana che, senza promozione pubblicitaria e nel completo (e intenzionale) disinteresse dei media, mantiene ogni mese in edicola vendite ragguardevoli, esclusivamente con la forza, la creatività e la professionalità dei suoi autori.

La pagina dell’evento su Facebook: http://www.facebook.com/events/214610431980314/215333218574702/?notif_t=plan_mall_activity

Nell’occasione Franco Forte presenterà in anteprima il nuovo Segretissimo, che sbarcherà in tutte le edicole a maggio, con un restyling completo della testata. E che vedrà esordire una nuova linea editoriale da non perdere!

Tutti sono invitati a partecipare.

Redazione Segretissimo

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Le iniziative di Segretissimo per i lettori

ottobre 18th, 2011

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LE INIZIATIVE DI SEGRETISSIMO PER I LETTORI

Dopo avere dato vita a una serie di iniziative finalizzate a dare opportunità di pubblicazione agli autori emergenti (sperando che nel frattempo diventino anche lettori di Segretissimo), ecco alcune importanti novità che vedranno la luce dal prossimo anno, finalizzate a rendere sempre più interessante e gustosa la proposta da edicola di Segretissimo.

Prima di tutto, annunciamo l’arrivo di una nuova linea di collana, con periodicità trimestrale (quattro numeri l’anno), che andrà a occupare lo spazio lasciato da Supersegretissimo. Non si tratterà di una linea variegata ed estemporanea, bensì di un progetto ben preciso, con volumi di grosso formato in grado di presentare l’abbinamento di due volumi alla volta, strutturati per seguire le gesta, fin dalle origini, di due protagonisti assoluti della storia di Segretissimo: Il Professionista di Stephen Gunn e lo Sniper di Alan D. Altieri.

Ma entriamo nel dettaglio:

Il Professionista Story

A partire da maggio 2012, Segretissimo ripubblicherà tutti i romanzi di Chance Renard, il Professionista creato da Stephen Gunn, a partire dalla prima avventura (Raid a Kourou), abbinando due romanzi completi alla volta. Il progetto è molto articolato, e prevede la pubblicazione di romanzi intermedi fra quelli già usciti in passato, del tutto inediti e scritti appositamente per ricuire le fila della storia del Professionista.

La serie Il Professionista Story uscirà con due volumi nel 2012 (a maggio e a settembre), e poi, dal 2013, arriverà regolarmente in edicola nei mesi di gennaio, maggio e settembre: appuntamenti imperdibili per tutti gli appassionati.

Ecco i primi titoli della serie:

Maggio 2012

 – Il Professionista: le origini (tutti i racconti antecedenti la prima avventura di Chance Renard)

 – Raid a Kourou

 Settembre 2012

 – Una pistola in vendita (inedito)

 – L’Eredità Cargese

 Gennaio 2013

 – Appuntamento a Shinjuku

 – L’assalto (inedito)

 Maggio 2013

 – Fuga da El Diablo

 – Femmine e cobra (inedito)

 Il Professionista sale a tre

 Parallelamente a questo, dal 2014 le uscite delle storie inedite del Professionista di Stephen Gunn saliranno a tre, cadenzate secondo questo schema:

 – Marzo

 – Luglio

 – Novembre

 Il ritorno dello Sniper

 Anche Russel Kane, lo sniper di Alan D. Altieri, tornerà a farsi sentire dalle pagine di Segretissimo, con uno speciale estivo a cadenza annuale dedicato alla raccolta di tutte le storie già pubblicate e all’arrivo di due volumi inediti della serie, lo Sniper IV e lo Sniper V.

 Ecco il piano delle uscite previste:

 Luglio 2013

 – Sniper 1 + Sniper 2

 Luglio 2014

 – Sniper 3 + Sniper 4 (inedito)

 Luglio 2015

 – Sniper 5 (inedito) + Tutti i racconti dello Sniper

 L’italian Legion all’attacco

 Oltre al Professionista e allo Sniper, altri personaggi importanti della storia di Segretissimo, realizzati dagli autori della Italian Legion, torneranno con regolarità a proporre le loro avventure, a partire dalla serie Nightshade di Francois Torrent, il cui settimo volume è previsto ad agosto 2012, mentre l’ottavo e (forse) conclusivo, uscirà a dicembre 2013 (ma è meglio aspettarsi sorprese, da questo autore…).

 A maggio 2013 potremo finalmente riprendere le fila della serie Hydra di Joe Lancaster Reno, mentre da settembre 2013 Andrea Carlo Cappi, con il romanzo “Malastrana”, inizierà con regolarità la pubblicazione della serie di Carlo Medina, che si proporrà al pubblico con un libro all’anno, dopo i tanti racconti, romanzi brevi e l’unico romanzo finora pubblicato della serie, “Ladykill – Morte accidentale di una lady”, uscito in Segretissimo Presenta n.29.

 Spy story internazionale

 Sul fronte delle acquisizioni estere, Segretissimo si sta muovendo alla ricerca di opere di valore, capaci di soddisfare i palati più esigenti e di onorare la più pura tradizione di questo genere.

 Fra le acquisizioni più interessanti, da citare la serie di Keith Thompson che comprende per il momento i due volumi “One a spy” e “Twice a spy”. Anche Andrew Grant sarà presto dei nostri, con titoli quali “Even”, “Die twice” e “Death in the kingdom”.

 Acquistato anche il romanzo “Scorpion betrayal” di Andrew Kaplan, seguito del famoso “Scorpion” del 1985 (i cui diritti per l’Italia, però, non sono più disponibili per poterlo ristampare).

 A luglio 2013 esordirà in Italia un altro autore importante, Ray Molina, pseudonimo dietro il quale si cela un ex agente FBI infiltrato fra i narcotrafficanti sudamericani, che ha messo nero su bianco le sue incredibili avventure di spionaggio e combattimento nella giungla, tutte vissute sulla propria pelle.

Infine, segnaliamo che sono aperte le trattative per l’acquisto della serie di Jonathan Quinn di Brett Battles, composta da quattro volumi di rara intensità, che speriamo di far conoscere presto ai nostri lettori.

Redazione Segretissimo

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50 Anni di Segretissimo

ottobre 5th, 2010

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CINQUANT’ANNI DI SEGRETISSIMO

Di Stefano Di Marino

Come si dice…’gli splendidi cinquanta anni’… solo che per un agente segreto tra intrighi, agguati, femmine maliarde cinquant’anni di carriera sono un record. Per un agente d’assalto le speranze di sopravvivenza non sono così lunghe e, neppure, ammettiamolo, per una testata che invece è ancora lì, solida come una roccia e piena di smalto.

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Segretissimo festeggia i suoi primi cinquant’anni con un piccolo mistero. I numeri in edicola nel 2010 celebrano realmente cinque decenni di spy-story letteraria o, nella più pura tradizione dell’intrigo spionistico, esiste un altro Segretissimo, con una diversa numerazione, che raggiungerà la data fatidica solo nel 2011?

Per trovare una soluzione all’enigma non sono necessari gli occhi d’oro di Malko Linge, i muscoli di Sam Durell e neppure Ugo, Whilielmina e Pierre, i micidiali gadget che tante volte hanno salvato la vita a Nick Carter, basta ripescare i primi numeri quest’inossidabile collezione sopravvissuta persino alla fine della Guerra fredda. Quando, alla fine degli anni Cinquanta, Alberto Tedeschi e Laura Grimaldi furono chiamati a prendere in considerazione la possibilità di pubblicare anche in Italia una serie di aggressive avventure che in Francia facevano furore, ebbero parecchie perplessità. I romanzi di spionaggio di Jean Bruce erano troppo violenti, troppo espliciti nelle scene sesso, forse persino troppo rozzi nell’articolare la storia per poter trovare spazio sulle pagine del Giallo Mondadori, che, dal 1929, era un punto di riferimento per gli intenditori del Mystery. In verità le avventure di OSS117 non erano per nulla dei Mystery, i polizieschi all’inglese tutti deduzioni e atmosfera in cui si ammazzava con veleno e preferibilmente in una stanza chiusa dall’interno. Possedevano, tuttavia, un vigore, un’irriverente carica di energia che ben si adattava agli anni Sessanta, in pratica potevano costituire quel nuovo genere di roman d’aventure che il pubblico stava aspettando senza soddisfazione da un po’ di tempo. Si decise così di inaugurare con ‘Russia Missione A’ ( OSS117 Top Secret) una serie di dodici romanzi di spionaggio per sondare i gusti del pubblico.

Era l’ottobre del 1960. Il successo, forse favorito anche dalle copertine di Ferenc Pinter, felice abbinamento di dinamicità ed esotismo compressi in una fascia verticale che pareva esplodere sul campo nero, fu immediato e stimolò la nascita di un secondo Segretissimo che ricominciò dal numero 1 con un titolo di Bruce, ‘Le mani nel sacco’ (Gachis a Karachi), ma che avrebbe presto presentato altri autori e altri modi di intendere la spy-story, primi tra tutti giallisti di fama quali James Hadley Chase (‘Guerra di ombre’, Why Pick on Me?) e Wade Miller (‘L’ora del sicario’, Sinner Takes All). La grafica di copertina riprese il cerchio del Giallo inserendovi un cocktail di erotismo-esotismo-azione sviluppato dalla mano evocativa di Carlo Jacono, ma conservò la dominante cromatica nera, particolarmente adatta a una serie di romanzi duri, indiavolati nel ritmo e spregiudicati nel ritrarre un mondo cinico in continua evoluzione. Lo spionaggio si era conquistato un posto nel panorama thriller italiano, contraddistinto da tonalità oscure che richiamavano con aggressività lettori stanchi di arsenico e di vecchi merletti. Ma la spy-story non era un fuoco di paglia, una moda passeggera. Erano gli anni della Guerra fredda, del successo cinematografico di James Bond, del boom economico e della tecnologia, un’Era in cui paesi esotici fino ad allora remoti diventavano improvvisamente più vicini e le donnine con pistola ritratte da Jacono, così simili alle conigliette di Playboy, suggerivano pruriginose incursioni nella narrativa thriller. Gli ingredienti della spy-story si trovavano a ogni angolo di strada, alla TV, nelle agenzie di viaggio e sulle pagine dei giornali e trasformavano un filone narrativo snobbato dai critici in un fenomeno di costume.

Il romanzo di spionaggio aveva già fatto capolino nella letteratura del mistero sin dagli esordi. Sherlock Holmes e Arsenio Lupin si erano trovati alle prese con intrighi internazionali e spie e, tra le due guerre, il genere era fiorito prospettando se non la nascita di un nuovo tipo di eroe, almeno di scenari inediti per il poliziesco. È tuttavia al termine della Seconda guerra mondiale con la divisione dei blocchi, la corsa agli armamenti e l’influsso della tecnologia nel quotidiano che si pongono le radici per l’evoluzione del genere. Celebri casi di spionaggio come quello dei Rosenberg diventano cronaca e i confini dell’immaginario si allargano, recuperando la tradizione del romanzo d’avventura tout court per proiettarlo nel thriller. Il detective della polizia e l’investigatore privato svolgono la loro attività in un universo cittadino, consueto, ma si avverte la necessità di un eroe capace di viaggiare, di cogliere le suggestioni dell’epoca moderna. È difficile stabilire se davvero Jean Bruce si sia ispirato a Lemmy Caution di Peter Cheyney, forse la prima vera spia letteraria che tanto piaceva a sua moglie, per creare Hubert Bonisseur de la Bath, OSS117, così com’è inutile tentare di sciogliere l’annosa questione se la figura dell’agente segreto nella sua concezione moderna sia frutto della fantasia dell’autore francese o del britannico Ian Fleming, il “papà” di 007.

E’ evidente che, sul finire degli anni Cinquanta, il pubblico cercava un nuovo genere di eroe, più in linea con i tempi. Affascinante e atletico, arguto e intelligente, l’agente segreto dei romanzi ha ben poco della spia vera. Non corrisponde, anzi, si fa un punto d’onore di sfuggire allo stereotipo dell’omino grigio, il sottile tramator d’inganni che s’infiltra per anni negli oscuri meandri della burocrazia nemica per carpirne i segreti. L’eroe che abbiamo conosciuto sulle pagine di Segretissimo è, a ben vedere, una figura inesistente nella realtà, una sorta di investigatore incaricato di sbrogliare un “caso” sul campo, inserendosi in un ambiente fino al giorno prima ignoto a lui quanto al lettore. Nella realtà i funzionari delle agenzie di spionaggio sono analisti, topi d’ufficio o esperti di un particolare ambiente, più animali da biblioteca che detective. Oppure si tratta di assassini che si limitano a servirsi della “licenza di uccidere” per la ragion di stato, ma che non s’immischiano nelle indagini. L’agente segreto dei romanzi, invece, è brillante in ogni campo: indaga, sbroglia intricate matasse con la stessa dimestichezza con cui seduce una bella donna o fa saltare una base segreta.

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È Zorro e Sherlock Holmes uniti in un’unica persona, Sandokan e Phlip Marlowe, Hugh Hefner ed Einstein, una proiezione dei desideri di onnipotenza dell’uomo comune che accompagna la moglie impinguita quanto lui dal tram-tram quotidiano a far la spesa e sogna di conquistare la maliarda esotica; è una fantasia consolatoria per chi è costretto ad abbassare il capo di fronte agli immancabili soprusi della vita aziendale e vorrebbe stendere capufficio e supercriminali dagli occhi a mandorla a colpi di Karate. L’individualità esasperata, il desiderio di uscire dal gruppo pur sfruttando appieno i frutti del consumismo, forse queste sono le vere caratteristiche che hanno avvicinato l’agente segreto all’uomo della strada, almeno nella fantasia. Proiezione di un mondo forse in troppo rapida evoluzione, l’eroe del romanzo di spionaggio non è, come si è voluto far credere, il servo del capitalismo reazionario, quanto una sua emanazione che, nella fantasia, si serve del consumismo ma, alla fine, ne rimane immune proprio perché è un eroe. Una creatura fantastica, appunto. E in questa formula va ricercata probabilmente la fortuna di Segretissimo in quegli anni. Non va dimenticato, tuttavia, che i romanzi proposti dalla collana possedevano una solida impalcatura narrativa. Bruce per primo, per quanto incline a numerose ingenuità stilistiche, possedeva un vigore capace di avvincere sin dalle prime battute. Attento fotografo di ambienti e situazioni costruì intorno al suo personaggio un plausibile universo di spie, attingendo dalla cronaca, ma con la capacità di elaborare sempre trame avvincenti, narrate con tono secco e incalzante. L’eroe, poi, riusciva sempre a conservare una sfumatura di cinismo e autoironia in grado di sottrarlo allo stereotipo reazionario del difensore dell’Occidente. OSS117 è un agente della CIA, ma vanta natali europei, un titolo blasonato acquisito da un antenato quasi per caso. L’avo di Hubert, infatti, era un merciaio della corte di Luigi XV chiamato a testimoniare in un processo da quattro soldi e registrato da un cancelliere distratto con l’appellativo di Bonisseur de la Bath che in gergo significava “testimone a favore”, invece che con il nome legittimo. Costretto a fuggire nelle Americhe durante la rivoluzione, il merciaio trovò divertente assumere quel nome che ai rozzi americani suonava nobile. Son queste le origini di un avventuriero scanzonato, sempre alla ricerca di donne e avventure, prima agente dell’Office of Strategic Services americano e poi della CIA. E se russi e cinesi sono, nelle pagine di Bruce, immancabilmente descritti come malvagi e cospiratori, gli alleati americani non sfuggono, con uno sciovinismo tutto francese, all’accusa di stupidità, un classico che Gérard de Villiers riprenderà nella caratterizzazione del mondo del suo S.A.S. qualche anno dopo.

Una vita sempre di corsa quella di OSS117, proprio come quella del suo creatore, conclusasi con un pauroso incidente stradale. Ma Hubert era destinato a sopravvivere al suo autore, riportato in azione, anche se con minor verve, prima dalla vedova Josette negli anni Settanta e quindi dai figli, François e Martine, all’inizio dei Novanta. Ma OS117 non fu il solo ad appassionare i lettori di Segretissimo. James Bond, o meglio il suo autore, richiedeva l’edizione cartonata da libreria e quindi fu assente dal catalogo della collana nella sua versione originale per approdarvi con le serie apocrife di Gardner e di Benson negli anni Novanta, ma gli esordi di Segretissimo sono caratterizzati da una pletora di ardimentosi agenti segreti inguaribili “sciupafemmine”. Una caratterizzazione imposta dai tempi e dalle mode cinematografiche, ma di sicuro successo e a essa aderirono con abilità numerosi autori che riuscirono a impostare ciascuno una differente serie, pur attenendosi al modello originario. Sam Durell, Nick Carter, il Tigre, Sua Altezza Serenissima Malko Linge, l’agente Hawks, Phil Sherman e Matt Helm, solo per citare alcuni nomi di successo, sono riuscite dimostrazioni che un buon autore è in grado di personalizzare una formula, appropriandosene e sviluppandola in maniera originale e sempre divertente.

Il piccolo esercito di superuomini d’azione che popolò le pagine di Segretissimo in quegli anni ha costituito l’ossatura della collana, creando consensi e modelli in grado di resistere nel tempo. Sam Durrell dell’ottimo Edward S. Aarons ( noto anche come Edward Ronns , specializzato questa volta in gialli classici) era un eroe a tutto tondo, finito quasi per caso negli intrighi dello spionaggio internazionale. Di origini cajun, Durrell lavorava per l’Agenzia K con il nom de guerre Caimano, un ricordo tangibile delle sue radici, sempre presenti nella rievocazione di un’infanzia vissuta nelle paludi sul battello a vapore del nonno. Durell era protagonista di spy-story esotiche, di stampo avventuroso classico dove i cattivi erano solo accidentalmente sovietici o cinesi, quasi che la connotazione politica non interessasse all’autore, preoccupato unicamente di tenere avvinto un lettore che chiedeva più colpi di scena che analisi politiche. Maggiormente legato alle tematiche della Guerra fredda era Nick Carter, erede di un nome già famoso. I suoi autori (che si firmavano con lo pseudonimo di Nick Carter e, in alcuni casi, erano direttamene finanziati dalla CIA in un’operazione di persuasione occulta degna della miglior tradizione letteraria del genere) si erano ispirati a un’icona americana, l’omonimo detective che già aveva animato i dime novel d’inizio secolo e che, nella finzione, era il nonno del protagonista. Questi era forse psicologicamente più rozzo di Durell e di OSS117, ma conservava il fascino del lupo solitario, dell’agente solo contro tutti, Sterminio di nome e di fatto, aiutato solo da una Luger, uno stiletto e una pallina di gas venefico infilata, pericolosamente, negli slip. Una leggenda… Carter e Durell furono realmente tra i pilastri portanti della collana, con il loro mondo esotico e pericoloso, le donne, i gadget, le organizzazioni di fanatici ansiosi di dominare il mondo, i nemici larger-than-life quali il criminale nazista Judas e il reverendo Moqueranna Sinn che già dal nome promettevano intrighi ed emozioni. Donald Hamilton, giallista di origini svedesi, creò il personaggio di Matt Helm, un agente americano più duro che simpatico impersonato prima da Dean Martin che lo rese “più simpatico che duro” in una fortunata serie di film e in seguito in televisione da Tony Franciosa. Ma non si tratta dell’unico caso di romanzi adattati al cinema. John Tiger firmò la serie Domino che ispirò lo show televisivo, ‘Partita a due’ (I, spy, con Robert Culp e Bill Cosby) che mescolava spionaggio e sport nelle avventure di un’inedita coppia interraziale di tennisti-spie. Mike Roote fu autore dell’ottimo ‘Skorpio’ (id.) del quale Michael Winner diresse la versione cinematografica con Burt Lancaster e Alain Delon. Da ‘Spionaggio d’autore’ (Hopscotch) di Brian Garfield venne realizzato il travolgente ‘In due sotto il divano’ con Walther Matthau nell’inedita veste di spia e anche il clownesco Agente Flint impersonato da James Coburn , fece capolino dalle pagine di Segretissimo con ‘Missione spaccatutto’ di Jack Pearl (Our Man Flint). Il serial sembra essere in quegli anni la formula più riuscita grazie alla ripetizione non solo dei canoni del genere ma anche quelli legati a un medesimo personaggio. Missioni in ogni angolo del mondo contro crudelissimi servi del comunismo ma anche contro ex nazisti, pazzi ansiosi di conquistare il mondo e sette di fanatici religiosi.

Sfogliando il catalogo della collana riemergono nomi amati di autori e personaggi, Joe King di Paul Nick-Domus, William Martin lo Squalo Tigre di Ken Stanton, uno 007 formato sub, Sen Warner di Alain Jansen, il Comandante di G.S. Arnaud, perfino qualche volto femminile come l’intraprendente Sylviette di Sylviette Cabrisseau e Olivia di Jean Laborde. Non manca neppure una sfacciata parodia del genere, firmata da John Gardner con la serie dell’anti-Bond Boysie Oakes dei quali ricordiamo ‘Sicario Servizio Speciale’ (The Liquidator) e ‘Superagenzia Boysie Oakes’ & Co.’( Founder Member) che anticiparono le gesta irriverenti dell’agente senza nome di Len Deighton. E, naturalmente, dalla metà degli anni Sessanta fa la sua comparsa l’immarcescibile Malko Linge, Sua Altezza Serenissima, nato per raccogliere lo scettro di 007 il cui autore era morto nel ’65. Gerard De Villiers rappresenta sicuramente una pietra miliare non solo per Segretissimo, ma anche per tutta la spy-story letteraria perché in un’epoca ancora sfrontatamente “ bondiana” inserì nuovi canoni narrativi, spostando verso la cronaca il fulcro delle sue avventure. Con S.A.S. Segretissimo inserisce analisi politiche dettagliate e documentate, forse di parte ( un po’ reazionario e sciovinista De Villiers lo è di certo!), ma sempre perfettamente inserite nella vicenda.

Malko Linge, principe autentico ma privato dalla Guerra fredda di gran parte dei possedimenti familiari, è un mercenario, rischia la vita per ricostruire il castello avito, simbolo di quella nobiltà così disperatamente assente dal mondo delle spie. Combatte il comunismo, ma si trova egli stesso braccato dai sicari della CIA quando scopre la verità sull’assassinio di Kennedy in ‘Il gioco dei potenti’ (Le dossier Kennedy) e finisce addirittura nel mirino del Mossad israeliano, scambiato per criminale nazista in ‘Scusate ho sbagliato ussaro’ (Magie Noire a New York). E con l’intrigo politico ricavato dalla cronaca più stretta arrivano anche il sesso descritto con realismo da film hard-core e la violenza, le torture, insomma la faccia sporca dello spionaggio. Pur restando fedele alla formula dell’eroe (“un samurai”, come ama definirlo il suo autore) S.A.S. apre una nuova strada al romanzo di spionaggio. Con anni Sessanta il genere subisce un cambiamento, lento ma regolare: diventa più adulto, grazie anche all’apporto di autori che restano fuori dal catalogo di Segretissimo ma che ne influenzano le scelte editoriali. Con ‘La Talpa’ John Le Carré inaugura una nuova stirpe di spie letterarie. Uomini tormentati dalla coscienza di essere solo pedine, guerrieri di un mondo oscuro, che di eroico non ha nulla, come Smiley che per sconfiggere il suo rivale Karla del KGB è costretto a fargli rapire la figlia minorata e che, smascherando una famigerata talpa nel servizio segreto inglese, si rende dolorosamente conto dei tradimenti della moglie. Il tramonto degli eroi? Forse, ma dopo i primi “anni d’oro” si affiancano ai personaggi classici anche protagonisti più tormentati, inseriti in vicende dove all’azione si preferisce l’intrigo, il mosaico di tasselli che si rivela solo all’ultima pagina, non di rado sconvolgente. “Il nemico siamo noi” diventa la nuova regola del gioco e la spavalderia di un tempo si tinge di amarezza. E’ il momento di autori come Kenneth Royce (del quale ricordiamo ‘L’Uomo che visse due Y’ (The XYZ Man), e il magnifico ‘Per Hong Kong senza ritorno’, (A Single to Hong Kong), ma che vanta una nutrito carniere di titoli al suo attivo), Colin Forbes (tra gli altri ‘C’è del marcio in Scandinavia’, The Stockholm Syndacate) , Brian Freemantle ( ‘Un uomo, una spia’, The November Man), Howard Hunt, autore della serie Peter Ward ed ex consigliere alla Casa Bianca implicato nello scandalo Watergate e Adam Hall con il suo Quiller che molti ricorderanno con il viso sornione e malinconico di George Segal che lo interpretò al cinema (‘Quiller Memorandum’). Segretissimo perde forse un po’ di smalto, ma si avvia a intraprendere la strada del romanzo a tutto tondo, preferendola al semplice racconto di pura evasione. Insieme alla narrativa si evolve anche la situazione politica internazionale. Termina la guerra del Vietnam e, lentamente, la Distensione diventa una realtà pur passando attraverso gli Anni di Piombo del terrorismo. Sono tutti eventi che lasciano una traccia evidente sulle pagine della collana; le vecchie formule si rinnovano e ben presto la manichea divisione tra Est e Ovest diventa inaccettabile. Lo diventano anche le vicende alla Le Carré con il loro cupo pessimismo. Con il crollo del Muro di Berlino e la divisione dell’URSS, le sorti del romanzo di spionaggio vacillano, sembra che per professionisti della Guerra fredda dell’una e dell’altra parte non ci siano più prospettive. Ma il nostro è un mondo crudele e gli intrighi sono sempre dietro l’angolo… È sempre attraverso le pagine di Segretissimo che intuiamo il mutamento della situazione internazionale. Forse russi e cinesi non sono più i nemici tradizionali, la carne da cannone ideale per la spia alla moda. Terroristi arabi, dittatori sudamericani, narcotrafficanti, mafiosi russi ed ex agenti allo sbando diventano protagonisti della nuova frontiera dello spionaggio dove compare un nuovo genere di eroe, il soldato delle Spec. Op. ( Operazioni Speciali in gergo), super accessoriato e meno propenso alle avventure galanti dei suoi predecessori. È l’avvento dei superduri alla Marchinko, delle squadre d’azione di Gar Wilson ( la Phoenix Force) e dello Special Air Service britannico di Doug Armstrong (‘Contratto Coreano’, Korean Hit), combattenti nel vero senso del termine chiamati a risolvere situazioni che sconfinano dallo spionaggio al tecnothriller militare. In libreria i nomi di riferimento sono Tom Clancy e Larry Bond, autori di romanzi fiume infarciti di gergo operativo e anche su Segretissimo compaiono truppe d’élite e commandos antiterroristici di meno voluminose ambizioni, ma egualmente armati sino ai denti. È anche il momento della spy-story italiana, mai come in questi ultimi anni così florida e presente sulle pagine della rivista. Già dai primi anni Ottanta Segretissimo aveva ospitato serial italiani di discreto successo firmati da Remo Guerrini (‘Singapore: come fanno i marinai’ e ‘Mosca: il cielo in una stanza’) e da Andrea Santini (‘A volo di Falco’, ‘Una fame da Falco’ e ‘Falco spia l’ecologia’). Certo, Walfrido Pardi di Vignolo e Falco Rubens scimmiottano Malko Linge, ma l’esperienza giornalistica dei due autori sorregge a dovere trame scorrevoli ricche di emozioni, di sesso e di colpi di scena. Soprattutto si nota la prospettiva “da sinistra” certamente inedita per il filone e che il pubblico accetta di buon grado a ulteriore dimostrazione che sono il ritmo, la struttura delle vicende e non l’ideologia ad interessarlo. Dovranno tuttavia passare diversi anni prima di trovare presenze stabili italiane sulle pagine della collana. Louis Piazzano s’inventa Luc Della Rocca, agente della CIA dislocato a Firenze, ma pronto a partire per ogni angolo del mondo con i fidi Steiner, mercenario tedesco, e Gavini, spione italico. Della Rocca sino a oggi è stato coinvolto in una decina di avventure che spaziano dall’Afghanistan (‘Kabul, Kabul!’) all’Africa nera (‘Fuga dall’inferno’) e persino alla Santa Sede (‘Allarme Vaticano’). Quello di Piazzano è uno spionaggio avventuroso, molto “vecchio stile” ma arricchito da informazioni e insights di un autore che non nega contatti con il mondo dello spionaggio “vero”. Ma gli italiani non si esauriscono qui: Diego Zandel (‘Operazione Venere’), Piero Baroni (‘Operazione Anemone’), Mario Morelli ( ‘Ombre rosse su Tirana’) e Miro Barcellona (‘Filistin’ e ‘Operazione ragno’) fanno fuggevoli apparizioni nella collana assieme a Lorenzo Giusti, apprezzato autore per ragazzi ed esperto di preziosi, che si firma Lawrence P. Right (‘Codice 4458 Cobra’ e ‘ Il quinto diamante’). Fa capolino anche un ‘vero’ esperto di antiterrorismo, Osman Trecca con “Trappola esplosiva” che ci porta direttamente a contatto con le procedure e l’adrenalina degli sminatori in azione. La scelta di uno pseudonimo straniero può essere discutibile, ma non del tutto ingiustificata quando si raccontano vicende con ambientazioni e protagonisti stranieri.

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Il sottoscritto esordisce con ‘Sopravvivere alla notte’, una storia di ex terroristi in gran parte ambientata a Milano, firmandosi con il suo nome, ma preferisce ricorrere a vari pseudonimi quando batte la strada di avventure esotiche (Frederick Kaman in ‘Il sogno della Tigre’) o si cimenta in un serial ispirato all’epoca d’oro di Segretissimo quale ‘Il Professionista’che ha riscosso un lusinghiero successo arrivando ai 15 anni di vita accompagnato da un serial più breve intitolato Vlad (sette episodi, ‘Il primo della lista’ quello più famoso e ‘ Tempesta sulla citta dei morti’ , l’ultimo pubblicato, per ora….) e firmato… Xavier LeNormand.. Esterofilia? Un alter ego nato per scelta dell’editore e sviluppatosi quasi a dispetto della volontà dell’autore? Decidete voi, dopotutto i romanzi si impongono per il contenuto e non per il nome di chi li firma. Tutto italiano è invece il serial di Secondo Signoroni che schiera un apparentemente “normale” maresciallo dell’Arma in conflitti e intrighi di portata eroica e internazionale. Autore di consapevole professionalità (firmò anni orsono una bella serie su Joe Petrosino), Signoroni traccia con il suo maresciallo Costa (‘Scarlet’, ‘L’Armata del silenzio’, ‘Sotto gli occhi del mondo’, ‘Missione confidenziale’’Messaggi di fuoco’, ‘Il paese delle ombre’, ‘Lo specchio oscuro’, ‘La lega degli Innocenti, ‘Oltre la verità’ sino a ‘Le sabbie di Chrnobyl’ in pubblicazione ad aprile) un ritratto inedito di spia italiana molto diversa dal bombarolo golpista cui, purtroppo, ci hanno abituato le cronache dei giornali. Nella compagine degli italiani c’è anche una donna, Carmen Iarrera (‘Guantanamera’ e ‘Jhiad 1999’) che abbina a ben calibrate trame spionistiche un tocco sentimentale che, dopo tanto maschilismo, di certo non guasta. Un gradito ospite, in trasferta da più monumentali escursioni nel thriller bellico, è stato Sergio “Alan D.” Altieri, ingegnere e judoka, autore della serie Sniper, (‘Campo di fuoco’, ‘L’Ultimo muro’ e ‘ Victoria Cross’ nonché una nutrita serie di racconti), ispirata al protagonista del film da lui stesso sceneggiato qualche anno fa in America, ‘Silent Trigger.’ Oggi Sergio Altieri è direttore editoriale delle collane da edicola Mondadori ma, soprattutto in Segretissimo, ha attuato una piccola rivoluzione incoraggiando quella che è diventata la tendenza dominante. Ormai la spy story italiana è stata sdoganata. E se autori di valore quali Andrea Carlo Cappi (con la serie Nightshade , ‘Missione Cuba’, ‘Progetto Lovelace’, ‘Obiettivo Sickrose’, ‘Babilonia connection’, ‘Destinazione Halong’ e prossimamente con il ciclo di avventure con il suo personaggio più personale Carlo Medina, già protagonista di ‘LadyKill’) ha iniziato come me a pubblicare con uno pseudonimo (Paco Torrent) come Giancarlo Narciso (che si firma Jack Morisco nella serie Banshee giunta al quarto episodio ‘Furia a Lombok’, Le tigri e il Leone’, ‘L’arma birmana’ e ‘Manila sunrise’) e Gianfranco Nerozzi (Ian Lancaster Nero con Hydra Crisis,’L’occhio della tenebra’, ‘La coda dello scorpione’ e ‘Il terrore corre sull’acqua’) e Massimo Mazzoni ( Frank Ross con Quantum Agency ‘Acquarius’, ‘Golpe’, ‘Ultima Thule’) nuovi e talentuosi autori si aggiungono alla lista con il loro vero nome. Franco Forte firma la serie Stal (‘Operazione Copernico’) e riesce nel ‘colpaccio’ di vendere i diritti del personaggio alla Universal americana e Claudia Salvatori, un’importante presenza femminile già nota per romanzi di suspense, thriller e romanzi storci propone il personaggio di Kira von Durcheim Walkiria nera, (’La genesi del male’,’Golden Down’) un riuscito mix di ricostruzione storica e di quel filone spionistico ambientato prima e durante la Seconda guerra mondiale che da sempre ha un gran numero di sostenitori. Entra a far parte di quella che ormai viene chiamata la Italian Foreign Legion degli italiani arruolati a scrivere in una collana che ha visto per decenni la predominanza di firme straniere, anche Al Custerlina con ‘Balkan Bang’, straordinario affresco di una Sarajevo criminale. All’IFL è stato anche dedicato un Supersegretissimo intitolato appunto ‘Legion’ curato da Fabio Novel che con certosina abilità ha ricostruito le carriere e il percorso di tutti gli autori italiani. Un panorama variegato, quello della spy-story italiana che va dal tecnothriller, all’avventura, all’intrigo preso dalle pagine dei giornali ma che conserva una freschezza, una voglia di raccontare che forse possono aprire nuove strade al genere. Persino il formato, dall’inizio degli anni Novanta, è cambiato. Abbandonata la formula a “quaderno” in doppia colonna, Segretissimo propone tascabili più compatti, più “libri” se vogliamo, di volta in volta illustrati da tavole originali, elaborazioni computerizzate di fotografie per poi tornare al classico cerchio nero. La spy-story sta cambiando, si contamina con il noir (ne è un esempio il Celta di Robert Morcet), con l’avventura glamour (Largo Winch di Wan Hamme) e persino con l’horror ( ‘La croce sulle labbra’ di Arona-Rosati )insomma non si vergogna di cercare nuove strade, come del resto sempre ha fatto. Si tratta comunque di un contenitore per una narrativa ancora estremamente vitale e in grado di offrire proposte diversificate, in barba a quanti, dalla caduta del Muro, ne hanno auspicato la fine. Ne è dimostrazione il successo di autori come Brent Ghelfi con la serie Volk che sposta la focale sulla Russia di oggi, il ritorno di Terence Strong un solido narratore britannico e di Mark Abernethy che ci illumina sulla spy australiana. Nel frattempo Segretissimo è… tornato a esse quindicinale con la collana dedicata esclusivamente a SAS e illustrata dal grande Victor Togliani vero erede di Jacono del quale ha saputo cogliere lo spirito con una sua personalissima e moderna interpretazione della spy story.

Segretissimo compie cinquant’anni, ma ha tutte le intenzioni di rinnovare la sfida, promettendo ai suoi lettori una dose massiccia di emozioni.

Stay tuned, come si dice, restate sintonizzati, ne vedrete delle belle… parola di spia.

 

 

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Tiro al Professionista

luglio 21st, 2010

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TIRO AL PROFESSIONISTA

A cura di Fabio Novel

Perché leggi IL PROFESSIONISTA?”

Questa è la domanda che ho posto a svariati autori, addetti ai lavori e affezionati lettori: tutti fan della serie action/spy nata 15 anni fa dalla creatività di Stefano Di Marino

Quindici anni.

Quindi candeline (o, piuttosto, candelotti… ) sulla torta.

Sì, quindici. Tanti sono gli anni (editoriali) compiuti nel 2010 dalla serie con protagonista Chance Renard, aka il Professionista. Il titolo d’esordio di questo serial della collana Segretissimo (ma presente anche in libreria, con vari titoli) risale infatti al 1995: si tratta di Raid a Kouru.

Da allora, sono più di trenta i titoli che vedono protagonista Renard, quasi tutti romanzi (con una media di due all’anno) più un romanzo breve e qualche racconto.

IL PROFESSIONISTA è stato ideato Stefano Di Marino, ma inevitabilmente nel cuore dei lettori, soprattutto di quelli della prima ora, è a Stephen Gunn (lo pseudonimo più noto tra quelli che lo scrittore milanese ha utilizzato in passato) che viene associata la serie. La quale, infatti, continua ad essere pubblicata sotto alias.

In occasione del decennale del Professionista, la collana Segretissimo aveva celebrato il suo protagonista più noto (assieme a SAS, di Gerard de Villiers, il quale però ha una collana a lui dedicata) con la pubblicazione di un’antologia intitolata Professional Gun, che oltre a testi dimariniana ospitava anche racconti del Professionista scritti da altri autori.

Oggi, per i quindici anni, la Mondadori edicola propone invece uno speciale estivo intitolato Guerre segrete, che raccoglie un romanzo (dallo stesso titolo) e un lungo racconto (Bajo fuego, i crudeli): entrambe le storie sono inedite.

Anche ThrillerMagazine/Spie nel Mirino e il Segretissimo Blog hanno voluto omaggiare il compleanno del Professionista. Lo facciamo con questo articolo “in collaborazione”, dove autori, addetti ai lavori e lettori – tutti fans dalla serie – ci spiegano “perché leggono il Professionista”.

Partiamo innanzitutto dalla testimonianza di Alan D. Altieri, scrittore di punta del panorama narrativo italiano (ricordiamo romanzi come Città oscura, Ultima luce, L’uomo esterno, Kondor, la trilogia storica di Magdeburgma anche varie antologie, tra cui Armageddon e la recente Killzone, per TEA), sceneggiatore cinematografico e televisivo, traduttore e da qualche anno anche editor delle collane da edicola della Mondadori, Segretissimo inclusa. Altieri afferma…

Sono due gli autori italiani che hanno re-inventato in modo fenomenale il concetto stesso di avventura.

All’apporto che Valerio Evangelisti continua a dare all’avventura gotica, fa da contrappunto il lavoro di Stefano Di Marino nell’avventura salgariana.

Se l’implacabile Inquisitore Nicolas Eymerich è il profeta del lato oscuro, l’immarcescibile Chance Renard è vate della temerarietà.

Oltre quindici anni di narrativa epica al massimo livello, avviato verso quota trenta libri, il lavoro di Stefano “Stephen Gunn” Di Marino con Chance Renard protagonista è a tutti gli effetti una vera e propria pietra miliare delle storie di esotismo e intrigo, brutalità e sensualità.

Un eroe dannatamente scanzonato e politicamente scorrettissimo. Storylines costruite con attenzione chirurgica. Straordinaria documentazione ambientale e geografica. Completo controllo della coreografia delle sequenze d’azione.

Il lavoro autoriale di Stefano Di Marino non cessa, e non cesserà, di coinvolgere e sorprendere. Ecco perche’ leggo ‘Il Professionista’.”

Sono molti gli scrittori italiani che amano il Professionista.

Un primo esempio è Gianfranco Nerozzi, autore di romanzi quali Genia, Resurrectum, Cuori perduti e Il cerchio muto, oltre che curatore di antologie (In fondo al nero) e compagno di Di Marino/Gunn nella cosiddetta Legione, il team di autori italiani operativo, con alias o meno, in Segretissimo.

Spiritosa e graffiante, come suo solito, la risposta di Nerozzi…

Leggo il Prof perché me lo ha ordinato il dottore.

Il doctor Jekill, naturalmente, nella sua forma migliore: quella di mister Hyde con gli occhi bianchi, l’Ombra del doppio che fa dell’istinto primordiale un tentativo di sincerità. Chance Renard/Stephen Gunn/Stefano Di Marino: sono il prodotto genetico di una bestia strana. Fantastica e distruttiva. Appassionante. Conosco il meccanismo, lo conosco bene. E che la creatura mutante Marc Ange/Jo Lancaster Reno/ Gianfranco Nerozzi mi sia da testimone: testimone scomodo e nascosto nell’Ombra, tanto per chiudere il cerchio e restare avvinti nel silenzio, segretamente muti.”

 Altro esponente della Italian Foreign Legion di Segretissimo (è lui il fantomatico François Torrent che firma il serial Nightshade), ma anche traduttore, saggista (Elementi di tenebra/Manuale di scrittura thriller, Mondo Bond, Le grandi spie…), consulente editoriale e abile narratore (Ladykill/Morte accidentale di una Lady, La settima nota, Diabolik: La lunga notte, Eva Kant: Il giorno della vendetta…) è Andrea Carlo Cappi. Così risponde alla domanda: perché leggi il Professionista? “ Per prima cosa… perché mi piace. Ci sono ancora alcuni gruppi di autori che non sono affatto gelosi del successo dei colleghi, quantomeno di quelli meritevoli. Quindi ci possiamo godere i nostri libri senza roderci il fegato per l’invidia, semmai con un certo senso di ammirazione: dopotutto, quanti autori italiani hanno venduto tante copie quanto Stefano Di Marino? Certo, con più libri: perché lui è capace di scriverne tanti e mantenere fedele il proprio pubblico, a differenza di altri che possono vendere uno sproposito con il primo libro, mezzo sproposito con il secondo, e via a discendere…

Il Professionista è un gran bel personaggio che rappresenta la scelta più matura, moderna (ed “europea”) della narrativa di genere, ovvero quella di far invecchiare l’eroe; una volta i personaggi seriali dovevano restare fissi e immutabili, protagonisti di storie che quasi non avevano cronologia; Chance invece invecchia, ricorda, si tormenta, ma si permette di avere ancora forza, riflessi e agilità perché rispecchia il suo stesso autore (provate ad affrontare Stefano Di Marino e vedete in quanti secondi vi mette a terra).

E poi le avventure del Professionista hanno molto da insegnare per trama, tecnica e stile a molti scrittori, specie quelli che ritengono di non avere niente da imparare. Potrei anche aggiungere che mi fanno scoprire il fascino di luoghi esotici e decadenti, come nella tradizione di Segretissimo, ma anche, da qualche tempo a questa parte, di luoghi molto vicini e ancora più decadenti. Ma adesso non ho tempo: devo tornare a leggere Il Professionista…”

 In quindici anni di missioni in edicola e libreria, e soprattutto con tanti volumi all’attivo, il Professionista ha avuto copertine molto differenti tra loro. Sono piuttosto convinto però che sia Chance Renard che Stephen Gunn amino soprattutto le belle donne (calate nei più feroci campi di fuoco dagli sfondi che richiamano di volta in volta al narrato) e l’efficacia delle illustrazioni di uno straordinario artista e copertinista: Victor Togliani. Anche lui ha da dire la sua sul Professionista…

Quando, chiamato dall’ineffabile Altieri ad occuparmi delle copertine di alcuni romanzi, ho conosciuto il prode Stefano, usando un anacoluto: ci siamo subito piaciuti!

Sarà che non ho avuto difficoltà, per affinità elettive, ad avvicinarmi al mondo es(r)otico del PROFESSIONISTA, sarà che mi ha divertito far indossare all’autore le vesti del personaggio, ma devo ammettere che costruire le sue cover è sempre un divertimento (però non diciamolo all’editore che potrebbe essere invogliato a sottrarmi l’emolumento).

A volte Stefano mi manda qualche immagine di donna che incarna l’idea che si è fatto dell’eroina di turno e io cerco di assecondare i suoi canoni estetici da erotomane, che in fondo condivido.

Per Colori di guerra ho disegnato (beh disegnare non e’ proprio il termine giusto, ma sarebbe lungo in questa sede spiegare il procedimento che uso per le copertine) una donna nera con un corpetto di pelle, tipo sadomaso e un tanga “piegabaffi” inconsistente.

Sta con un mitra in mano in piedi su un container, che fa pare del carico di una nave da trasporto in fiamme, su di un mare tempestoso.

Vi sembra una mise circostanziata?

Eppure è questo l’immaginario del PROF, sic transit gloria mundi.

E’ questo che ci piace… vai Chance, facci sognare!

Io cercherò di accompagnare i lettori, con qualche suggerimento iconografico, nei mondi che la tua testa ha partorito.

Ah già, stavo parlando con Renard, ma non fateci caso, tanto lui e Stefano sono la stessa persona! “

James C. Copertino è lo pseudonimo di uno scrittore italiano di spy e action thriller (La coda del diavolo, Angeli neri,…) che è anche un’ex-specialista dell’esercito, ora professionista nell’ambito della sicurezza. Uno che, quindi, sa il fatto suo… Il fatto che sia un fan del Professionista da lunga data la dice lunga. Ecco la sua testimonianza:

Il primo romanzo su Chance Renard che mi passò per le mani fu Raid a Kouru, credo il primo della serie. Lo lessi in Bosnia Erzegovina, poco dopo la metà degli anni ’90 selezionandolo tra un borsone di romanzi da edicola che un mio collega mi aveva chiesto di portare ad un altro di noi che non conoscevo personalmente. Fu un caso. “Rubare” quel libro fu una specie di tassa di trasporto che mi fece conoscere un vero amico che non mi avrebbe mai abbandonato per tutta la mia carriera. Raid a Kouru lo lessi in un giorno solo, tra sacchetti di sabbia e finestre foderate da reti di mimetizzazione, mentre tutto bardato con giberne e Steyr AUG a tracolla, me ne stavo seduto su una poltrona con i piedi sul tavolino e l’auricolare della VHF nell’orecchio ad alternare tazze di caffè a limonate, aspettando una chiamata alle armi del mio turno di prontezza operativa che arrivò, fortunatamente, nel tardo pomeriggio, quando ormai avevo già superato il traguardo dell’ultima pagina. Istintivamente riposi il libro nelle giberne pur avendolo già letto tutto d’un fiato. Chance doveva venire con me.

Arrivato al punto di Rendez Vous mi incontrai con un altro militare, che conosceva i dettagli della nostra missione. Era un tipo dalle spalle larghe e il petto in fuori che portava le giberne con la disinvoltura di un grembiule. Sguardo vispo in perenne concentrazione e una stretta di mano a tenaglia, l’uomo si presentò, sistemandosi sul fianco il suo P90 ed esponendo uno scudetto francese sulla spalla mentre sullo sfondo le pale di un elicottero cougar spazzavano il terreno. Notai il piccolo basco infilato nella tasca laterale dei pantaloni. L’uomo anticipò la domanda.

2 reggimento paracadutisti Calvi. Légion étrangère” mi disse.

Come Chance Renard…” commentai.

Perché leggo il professionista? I suoi romanzi seriali propongono moduli di intrattenimento sempre nuovi e innovativi, caratterizzati da un efficace realismo, pur con un ritmo atipico, assente in natura, che lascia senza fiato il lettore, tirandolo dalla prima all’ultima pagina in un tour de force di adrenalina e divertimento. Credo che attualmente sia il miglior modello moderno di superuomo di massa dai tempi di Fleming, un modello positivo nei tratti generali, ma umano nei dettagli, che sa essere cinico e spietato quanto ispirato da un codice cavalleresco che i suoi nemici sembrano aver rinnegato. Gli ingredienti per un serial di successo ci sono tutti, dalla profondità dei personaggi talmente vividi, Chance in testa, da sembrare ogni volta dei vecchi amici, allo spessore dello scenario reso più appetibile da tinteggiate di azione, tecnologia, erotismo, violenza e sarcasmo che rendono unico e irripetibile ognuno dei suoi romanzi, aggraziati da una prosa più che elegante che rende più morbida l’”esperienza” di un romanzo che parli di lui.

E con Chance di esperienze se ne fanno innumerevoli! Grazie a lui puoi fuggire da un carcere di massima sicurezza o da un sottomarino che affonda. Puoi paracadutarti nel vuoto o esplorare la Guyana francese. Puoi andartene ovunque, dall’africa al mar di Barents, a conoscere tribù indiane o orde di talebani. Chance ti insegna a non fidarti di nessuno, sia essa una donna avvenente, un contractor, un Agente della CIA o tutte e tre le cose insieme.

Leggere di Chance è talmente coinvolgente che poi, per un po’ di tempo dopo averlo letto, ti viene naturale andartene in giro per la strada guardingo, frugando ogni anfratto con lo sguardo e studiando ogni possibile riparo, in attesa di un agguato imminente.

Perché leggo il Professionista?

Perché lui è il migliore.

Da sempre.”

 Traduttore, consulente editoriale, scrittore specializzato in racconti (ha partecipato a numerose antologie, tra cui Killers & Co., Fez, struzzi e manganelli, Anime Nere,…) Giovanni Zucca ci suggerisce una seria di personali “perché”…

Perché leggere il Professionista?

E che ne so? Ma che razza di domande mi fai, Fabio? Chi ti paga, eh? La CIA? IL Mossad? Mia zia?

Vabbè, allora… mi viene in mente qualche rapido perché, senza tanti giri di parole, perché a CHANCE non piacciono le ciance… Perché Salgari non c’è più…

E hai detto niente, e se anche tornasse da queste parti, poveretto, scapperebbe a gambe levate… Perché i veri pulp writer, umili e grandi, i forzati della Underwood, quelli che sputa(va)no parole, frasi, libri interi pestando i tasti in mezzo al fumo del sigaro, non ci sono più…

Perché dieci (o venti, o trenta) anni fa volevo scrivere anch’io delle storie così

(Perché non le ho scritte? È un’altra storia… siamo fatti di storie, solo che alcune si interrompono, restano sospese…)

Perché gli piace Parigi, e Parigi è Parigi è Parigi.

Perché, come recita il titolo di un vecchio film, “l’avventura è l’avventura”…

Perché chi fa la spia… (completare a piacere – il PIACERE della lettura).

Perché mi piacerebbe vederlo seduto a bere con André Héléna (vodka per Chance, pastis per André) a parlare di vita e di morte, di donne e di poesia (Come? Chance non è un poeta? E chi l’ha detto?)

Perché è uno che rende… la vita dura alle canaglie.

E poi… e poi… perché se non lo leggo, mi tocca farmi spaccare le ossa da Stefano Di Marino, ma anche da Stephen Gunn, Xavier Le Normand, Etienne Valmont, Frederick Kaman e non so quanti altri… e non ce la posso proprio fare! Quindi, lunga vita al Professionista (e naturalmente anche al suo autore…)”

 Il Professionista non poteva non essere entrato nel sangue anche al giallista “duro&kattivo” Stefano Pigozzi, autore dei romanzi Metal Detector e Rosso come il sangue

Chance Renard, già… Quel gran bastardo non si arrende. Mai. Tenta di camuffarsi; a volte si mostra per quello che non è: uno che lascia perdere, che rinuncia. Che perdona. Balle. È solo un malinteso senso di umanità, una artefatta concessione nei tuoi confronti. ” Vedi, potrei anche essere un culo di cemento come te… come voi… ma non è così”. Sorride, sputa a terra un frammento di tabacco ed incendia il Mondo. Il suo Mondo. Fuoco purificatore? No. Fuoco Distruttore? Sì, ma non solo. Fuoco che cauterizza, che sana una ferita in un corpo piagato grande come il dis-ordinato mondo.

E va avanti. Un soldier of fortune incontaminato ed innocente: la Colpa è tutta e solo in quello che fa. Non puoi non consacrare rispetto ad un coerente iconoclasta che sputa frammenti incendiari in tutti gli ombelichi piagati del mondo. Sierra Leone, Istanbul, Napoli, Monaco, Hong Kong, lo stato prigione North Korea. Milano/Gangland. Ombelichi che trasudano sangue. Ombelichi che sono cauterizzati dal fuoco. Un sorriso e… Bummm. Il Fuoco è comunque una soluzione. È la Soluzione. Consuma corpi ed anime immaginari/letterari e ne consolida l’esistenza in una pseudo/realtà.

E lui, Chance Renard, assorbe tutto e ce lo rende purificato e scarnificato dal suo Fuoco.

L’ Amore, l’Amicizia, il Dovere e l’Onore. Bummm! Lui narra. Lui esagera. Lui ricorda. Noi non ci caschiamo: sappiamo che ha un cuore, ma non è come il nostro. Il suo cuore pompa intenzioni integre, pompa decisioni cristalline etero dirette. È stato tradito, ma non importa. Il tradimento non esiste nel suo Mondo. È una condizione intrinseca della Lotta e quindi si annulla nel senso; perché non puoi essere tradito in un Mondo che è Tradimento. Puoi solo lottare, affidarti all’istinto del Rettile che scorre nei nervi e fa affiorare artigli e zanne.

E la Donna? È una perla, una perla preziosa, bellissima, che scivola lungo il filo. E si perde. Le donne amate sono tatuaggi: graffi indelebili, non piaghe incurabili.

Gli Amici condividono il suo sorriso e sanno come maneggiare il Fuoco. Conoscono/intuiscono Il Rettile che si annida nelle fibre dei loro cuori e sono guardinghi quando si avvicinano gli uni agli altri. Si scrutano, si abbracciano. Ma il Rettile annusa continuamente l’aria con la sua lingua vibrante. All’erta. Tra gli altri, Russel Kane è apparso nel suo Mondo. Non è un amico; è più un’immagine riflessa di sé stesso in un altro-Mondo letterario. Entrambi condividono il sacerdozio della dissoluzione.

L’occhio di Chance Renard è traslucido. Rivela una condizione ed un intenzione. I nostri occhi pompano affanno e frammenti di desideri; rivelano decisioni razionalizzate ridotte a balbettii. L’occhio del “Professionista” è un occhio che pompa Fuoco nel suo Mondo, il quale è la mappa del nostro mondo.

Immergersi in quell’occhio traslucido, scrutare attraverso quella pupilla mai omologata il Mondo ed i suoi ombelichi piagati, e riconoscerne le coordinate del nostro mondo reale, è un buon motivo per leggere “Il Professionista”.

È un fottuto ottimo motivo.”

 E altri fottuti ottimi motivi arrivano da altri scrittori.

Per esempio, da Angelo Marenzana: giornalista, autore di romanzi (Legami di morte, Buchi neri nel cielo, Destinazione Avallon,…) e racconti, di cui vari presenti in antologie (La legge di figli, Omissis, Bad Prisma,…). “Come definire un personaggio che sopravvive alle intemperie dell’editoria e ai gusti oscillanti di un pubblico variegato, e arriva, cavalcando migliaia di pagine che raccontano le sue avventure, a compiere ben quindici anni di esistenza? Un Professionista. In nessun altro modo. Un Professionista in tutti i sensi. Nomen omen. Il suo nome è un presagio. Ne raccoglie tutta la potenza e proietta il suo futuro. Non ricordo quante sono le storie vissute da Chance Renard (trenta? Forse qualcuna in più), ma di certo sono tante. Un numero incredibile, che avvicina Stefano Di Marino agli autori che hanno fatto letteratura con i loro personaggi seriali. Storie e immagini uscite a getto continuo dal cuore e dalla testa di Stefano. Senza mai cedere il ritmo. Senza mai deludere. E se si è ripetuto, non me ne sono mai accorto. Un esempio tra i tanti. A leggere Pietrafredda pare di varcare la soglia di un mondo in 3D, con proiettili che fischiano tanto da far scostare la testa in un gesto quasi istintivo, con l’odore dell’azione, del fuoco e della rabbia che si infila nel naso e a filo di pelle. Ma gli ingredienti sono tanti per ridurre il Professionista solo al protagonista di un action book. Che dire delle atmosfere? Dalla Thailandia a Parigi, dalla Siberia a Hong Kong… e anche quando si muove con armi di alta tecnologia o su sottomarini nucleari, io riesco a pensare che il Professionista è grande perché è immortale. Non perché riesce sempre a tirare fuori la pelle dalle situazioni più complesse, ma per la sua capacità di esistere senza bisogno di confrontarsi con il tempo. La sua contemporaneità è tale perché potrebbe agire in un qualunque secolo a nostra disposizione regalandoci le stesse, identiche emozioni.”

 Lo scrittore di SF Dario Tonani (suoi i romanzi Infect@ e L’algoritmo bianco, ha inoltre partecipato a svariate antologie, tra cui In fondo al nero e Strani giorni) è anche lui tra gli amici di Chance Renard. “ “Cento sigari. Mille shot di vodka. Diecimila caffé”. Sebbene sia lo stesso Professionista a darcene conto in “Pietrafredda”, le cifre sono da intendere probabilmente per difetto. Il senso della contabilità però è quello: tanto di tutto, donne, pallottole (sparate e schivate), guai…. Tre lustri di longevità che, da autore anch’io, mi sembrano un miracolo e un miraggio insieme. Difficile stabilire se sia più eroico il personaggio a portare a casa la pelle ogni volta o l’autore che l’ha creato a tirare diritto senza stanchezza né cadute: sta di fatto che nel panorama editoriale nostrano qualcosa di analogo non si è mai visto. Perché dunque leggere il Professionista? Provenendo da un genere letterario molto diverso (la fantascienza e il fantastico in senso lato) non posso dirmi un lettore assiduo delle storie di Chance Renard, ma non esito a dichiararmene ugualmente fan entusiasta, per quello che in questi anni ha saputo rappresentare per chiunque avesse il sacro fuoco della scrittura: una piccola alchimia di perseveranza, ricchezza immaginifica e risultati. Se creare e dare alle stampe una bella storia è già motivo di orgoglio per uno scrittore, plasmare un personaggio in grado quasi di produrre dipendenza nei lettori assume davvero i connotati di una conquista. Se poi questo si ripete puntuale da quindici anni, senza che ancora generi assuefazione, la conquista non ha prezzo. Buon compleanno Prof, e alla prossima avventura!”

 Passo ora la parola a Romano De Marco, autore di Ferro e fuoco e del suo sequel, in uscita nel 2010: Codice di Ferro.

Perché è una serie solida, ben strutturata, divertente. Una serie che resiste ai cambiamenti riuscendo ad adattarsi alla contemporaneità senza venir meno alla sua mitologia e ai suoi presupposti di base. Quelle del “Professionista” sono storie che riflettono l’onestà dell’autore, rivelano passione e esperienza nella descrizione di scenari geopolitici, nel racconto della mentalità e della cultura di popoli lontani, rivelando la genuina competenza di Stefano Di Marino nelle sequenze di combattimento e nella descrizione di armi e equipaggiamenti bellici. Una narrativa di genere che costituisce, spesso e volentieri, anche un’occasione di riflessione, di informazione, di conoscenza.

Chance Renard è un personaggio che ha infinite potenzialità e Di Marino lo ha dimostrato narrandoci la sua ultima, bellissima, avventura, Pietrafredda. Un’operazione d’autore che ricalca involontariamente ciò che Frank Miller aveva fatto nel 1986 con Batman, il personaggio che aveva riportato ad altissimi livelli narrandone il canto del cigno nella graphic novel Dark Knight Return.

Ho un unico rimpianto: non aver letto la serie in ordine cronologico! E la paura che non mi basti una vita per recuperare tutte le avventure perse…

Lunga vita al Professionista!”

 Once more?

E allora, avanti con il prossimo narratore: Umberto Maggesi (Setta bugiarda, Nhan Bu, Il sangue dell’elfo,…). “Leggo il Professionista perché è un sognatore, un uomo che ha immaginato una vita di un certo tipo e ha avuto il coraggio di percorrerla, nel bene e nel male, prendendosi le cose belle e mai tirandosi indietro davanti agl’inevitabili problemi. Lo leggo perché è un uomo che sa dare valore all’amicizia, non lascia un amico nei guai, si fa carico della sua sicurezza, dei suoi problemi e, nel possibile, della sua incolumità. Inoltre è spietato con i nemici, non ama i conti in sospeso e dà fondo a ogni risorsa per annientarli.

Leggo il Professionista perché non è perfetto, a volte sbaglia, a volte giudica male le persone e deve cavarsi da impicci impossibili.

Lo leggo perché è uno dei personaggi più umani usciti dalla penna di un autore, un compagno d’avventura, un personaggio che è maturato nel corso degli anni e che conserva tutte le cicatrici della sua vita, sia sulla pelle che nell’anima.”

 Come dite?

Vi sembra che manchino testimonianze femminili tra le scrittrici?

Beh, il Professionista vanta numerose ammiratrici. Per esempio, la scrittrice Barbara Baraldi (La collezionista di sogni infranti, La bambola dagli occhi di cristallo, La casa di Amelia, Lullaby, Scarlett,…). “Leggo il Professionista perché è scritto da un professionista della scrittura. Così, oltre l’avventura e lo svago posso sempre contare sulla buona scrittura. E poi Chance è una fonte inesauribile di sorprese.”

 Alessio Lazzati è uno che di spy fiction e action thriller se ne intende. Tanto è vero che, oltre che a fare il consulente editoriale, il traduttore e talvolta anche l’autore di racconti (in Bad Prisma, Progenie e su M-La rivista del Mistero), è il curatore Mondadori del Segretissimo Blog. Alessio ci spiega: “Leggo il Professionista perché mi piacciono le storie avventurose, ben costruite, piene d’azione ed esotismo. Considerato che sono un appassionato di cinema dello stesso genere poi, è un po’ come avere in mano a scadenza regolare il proprio film action preferito, sempre col cast perfetto e con le location migliori: spesso è meglio di quello che passa nelle sale o in DVD.”

 Omologo in Mondadori di Alessio Lazzati, è Dario Geraci, blogmaster del Giallo Mondadori Blog. Dario è un appassionato di narrativa e cinema, ha pubblicato vari articoli e alcuni in volume, tra cui Piombo ’70: il braccio armato del cinema italiano. Ha pubblicato anche alcuni racconti.

Recarsi in edicola ad acquistare un libro di Stefano Di Marino, da molti anni a questa parte ormai, è divenuto una sorta di rito, una cerimonia solenne, una liturgia silenziosa. Si dice, “leggere un libro è come viaggiare, ma costa molto meno”, beh, provate a comprarvi l’autobiografia di Gigi D’Alessio e poi ne riparliamo. Ci sono romanzi e romanzi, non tutti però hanno la capacità di far vivere al lettore “forti” ed “intense” emozioni come quelli di Di Marino. Salgari aveva capito tutto, si può girare il mondo senza alzarsi dalla poltrona del proprio studio. Ecco, Di Marino ha implementato tale concetto, sommando allo stilema salgariano la sua lunga esperienza di “reale” viaggiatore. “Regalati un’avventura” è la prima dedica che mi regalò qualche anno orsono. Beh, in quindici (e più) anni di carriera, di avventure ne ha regalate moltissime a tutti e sono certo (potendomi onorare della sua amicizia) che ne regalerà molte e molte altre ancora.”

 Molti amici del Professionista anche tra i collaboratori di ThrillerMagazine. Riportiamo i commenti di due di loro.

Angelo Benuzzi: “Come in tutte le serie, la chiave di volta è il protagonista. Chance Renard l’ho visto esordire come giovane avventuriero pronto a tutto, l’ho visto soffrire, maturare, invecchiare, evolversi attraverso prove e traversie che avrebbero spezzato chiunque altro. Mi sono affezionato a questo vecchio lupo borzoi, ricoperto di cicatrici che vanno molto al di sotto della pelle e tuttavia sempre pronto ad accendersi un sigaro e a mettersi in gioco su un altro campo di fuoco. Chance è cambiato in questi quindici anni. Si è forgiato da solo sul fuoco della sofferenza, si è costruito uno strato di cinismo da interporre davanti a un mondo sempre più freddo, è passato da essere un solitario a un capo. Persino il suo leggendario ascendente sulle donne e il rapporto che ha con loro si è evoluto. Il sesso rimane un vettore primario ma è percepibile come Renard cerchi qualcosa di più, in bilico tra una vita randagia e la necessità di sentimenti duraturi. In sintesi, perché leggo le sue avventure? Perché è un uomo vero. Di quelli che si vorrebbe sempre avere al proprio fianco.”

Lucius Etruscus: “Il Professionista nasce come eroe tridimensionale, e già questa sarebbe una qualità di tutto rispetto, ma – non pago – nel corso del tempo è divenuto un eroe “multimediale”. Nelle sue storie troviamo citati film, libri e canzoni, lo troviamo immerso in situazioni che sembrano uscire da film di genere ma che diventano estremamente reali. È un personaggio romanzato che legge romanzi; è un eroe d’azione che vive situazioni da film d’azione: è un personaggio che proprio riflettendo su se stesso, giocando con il proprio ruolo e la propria natura, ha saputo distaccarsi da un “normale” eroe da romanzo, limitato alle parole che ne raccontano le avventure. Chance Renard è uno e tanti: è l’insieme di tante diverse ispirazioni che si fondono e si rielaborano a creare qualcosa di nuovo, di unico e di dirompente. Più che umano, non proprio eroe, il Professionista vive e agisce in quella terra di mezzo fra la realtà della finzione e la finzione della realtà, dove si può uccidere con un sol colpo, ma dove quell’uccisione pesa come un macigno sul cuore, un cuore dove Chance porta sempre incisi i nomi dei compagni lasciati nella polvere.” Lucius è peraltro anche l’ideatore di molti booktrailer dei romanzi di Di Marino, disponibili su YouTube. Su questo, aggiunge… “Un personaggio così multimediale è perfetto per i “booktrailer”, questa tecnica promozionale che sempre più sta divenendo importante per romanzi d’ogni tipo. Il primo booktrailer che ho creato è stato per il romanzo “Vladivostok Hit”, con protagonista quell’Antonia Lake entrata di prepotenza nell’olimpo dei personaggi renardiarni. L’operazione piacque all’autore, perché è innegabile che Chance e i suoi “amici” sono perfetti per essere accompagnati da musica e video.”

Concludiamo l’articolo con una carrellata di lettori…

Ernesto Castiglioni: “La risposta per me è semplice, leggo il Professionista perché ho affinità con le sue avventure,i suoi piaceri la sua filosofia di vita.

Anche io da piccolo inseguivo il sogno avventuroso e romantico del mercenario,amavo film come I 4 Dell’Oca Selvaggia,Il Gioco degli Avvoltoi,i grandi film sulle battute di caccia in Africa,e le avventure poco scollacciate ma venate di battute di Io sto con gli Ippopotami e Piedone l’Africano.

La conoscenza l’ho fatta grazie ad un altro amico, uno Sniper del SAS che conoscevo dai tempi della scuola Ufficiali ad Aosta, quando abbiamo accompagnato sul Gran Paradiso dei ragazzi Britannici, molto silenziosi.(Romanzata ma vera, erano venuti dei militari inglesi a fare alpinismo e alcuni fortunati di noi allievi li ha accompagnata al Gran Paradiso).

L’amicizia con Chance si è rafforzata negli anni,tanto da guadagnarmi qualche sua chiamata nel cuore della notte,a cui non si può non rispondere.

Con lui è bello passare i pomeriggi con un buon Gran Cru n°5,un rum agricolo,e sulle ginocchia una sventola in calore,di quelle che lui più vecchio di me ma in gamba,continua a svangarsi.

Più seriamente trovo Chance uno dei “Professionisti” più realistici,pur nella fiction,sulla scena,mondiale,e se SDM non fosse in Italia,ma in America sarebbe più tradotto di Clancy, Cussler,e altri.”

Rosario Altomare: “Sono sempre stato un avido lettore e grandissimo appassionato di action/thriller e spy story e come tale non perdevo un numero della collana Segretissimo.

Quando nel 1995 lessi il primo episodio della serie “Raid a Kurou” rimasi letteralmente folgorato, finalmente un personaggio nuovo, diverso.

Di Marino/Gunn, pur ispirandosi agli eroi dei romanzi di spionaggio classici (OSS 117, Sam Durell, Nick Carter,, Bond, SAS, Malko Linge) creava un personaggio completamente diverso, moderno, affascinante.

L’ ex legionario divenuto mercenario per un inganno e ricercato dai suoi stessi commilitoni, un uomo libero al servizio di tutti e di nessuno, una canaglia, un uomo duro e violento ma anche romantico , onesto e dotato di una propria morale, capace di perdere tutto, anche la vita, per l’amore di una donna o per un semplice ideale.

Da allora ho letto e riletto tutte le sue storie che miscelando generi diversi come l’ hard boiled, l’avventura classica, il noir, il western, rimangono sempre profondamente realistiche ed ancorate, nei temi ai cambiamenti economici e politici di questi anni.

Grazie di cuore Stefano.”

Giuseppe Ciluffo: “Ero un bambino… mio padre lavorava allora per una grande fabbrica del Nord.

La tradizione voleva, erano gli anni settanta, che poco prima di Natale l’azienda facesse dei piccoli regali ai figli dei dipendenti. Attendevo quindi con piacere il momento in cui mio padre sarebbe tornato a casa con quei doni, sorprese che potevano fare la gioia di un ragazzino di una decina d’anni.

Quell’anno, però, poiché avevo superato i dieci anni non avevo diritto al solito giocattolo e restai quasi deluso quando mio padre mi mise sotto il naso un libro… un libro?!

E io che mi aspettavo un gioco!

La delusione durò poco: mi bastò guardare bene la copertina dove, su uno sfondo azzurro separato tra cielo e mare, si agitava brandendo una pistola e una scimitarra un tizio barbuto con una casacca rossa e un turbante decorato con perle e pietre preziose. Al suo fianco un occidentale dalla pelle scura e dall’aria flemmatica sparava con un fucile agli assalitori della nave su cui si trovavano i due. Infine, in primo piano all’interno di un cerchio sovrapposto, si trovava il viso di un’incantevole ragazza bionda dagli orecchini di perla.

Era il mio primo contatto con la Perla di Labuan, Sandokan, Yanez e gli altri protagonisti immaginati da Emilio Salgari. Non me ne sarei più dimenticato!

Divorai il libro, lo rilessi più volte e, dopo, cominciai a sfinire i miei genitori fino a quando non recuperarono altri libri di quell’autore, che consumai fino a distruggerli.

Soltanto qualche anno fa, a seguito di un trasloco dei miei genitori, quel libro (Le tigri di Mompracem) riapparve… ora è a casa mia!

 

La lettura e rilettura di questo volume (e degli altri della stessa serie) rappresentò una sorta di imprinting psicologico. Per anni, forse per cercare di ritrovare l’avventura eroica, l’atmosfera esotica e il profumo di paesi lontani che avevano segnato le letture della mia preadolescenza, mi sono dato alla ricerca di libri che raccontassero dell’Asia o che fossero ambientati nell’estremo oriente.

Leggevo decine di libri, romanzi, racconti e saggi, purché parlassero dell’Asia.

Mi bastava che narrassero dei paesi dell’oriente, che l’autore fosse un asiatico, che l’ambientazione fosse in uno di quei paesi lontani per attirare la mia attenzione.

A volte ritrovavo, immaginandoli, i colori, gli odori e le atmosfere che cercavo, ma qualcosa spesso mancava … l’avventura!

Poi ho scoperto il Professionista!

Il mio primo impatto fu con “Morire a Kowloon” (poi ristampato con il più evocativo titolo di “La notte dei mille draghi”) ai tempi, pur conoscendo l’autore, non sapevo della produzione sotto pseudonimo di questa serie. Fu una rivelazione! Ecco dove potevo trovare il tassello mancante, l’ingrediente a lungo ricercato… ecco dove l’avventura sposava efficacemente l’ambientazione esotica orientale!

Da allora con pazienza, e dedicando tempo alla ricerca, ho recuperato tutti gli episodi di quella saga che, oltre ad avermi fatto fare il giro virtuale del mondo, mi ha abbondantemente fornito quel magico ingrediente che cercavo.

Oggi sulla mia libreria, in bell’ordine, tutti i racconti pubblicati nella serie del Professionista fanno la loro figura.

Credo di doverne leggere ancora meno di una decina (ho letto i primi e gli ultimi), ma quando non trovo nulla di nuovo, di interessante o di gustoso da leggere so di poter ricorrere allo scaffale del Professionista… è come ritrovare un buon amico!”

Valentino Colapinto: “Purtroppo, non posso vantarmi di leggere le avventure del Professionista da Raid a Kourou, Segretissimo n. 1279, pubblicato ormai quindici anni orsono. L’ho scoperto solo recentemente, ma da quando sono entrato nel suo mondo, non ho più potuto staccarmene.

Chance Renard è il più grande personaggio pulp che la letteratura di genere italiana può vantare dai tempi di Sandokan. Bisognerebbe insegnare agli analfabeti a leggere solo per poterlo conoscere! :)”

L’ultima (per ora) voce è quella di Riccardo Falcetta, lettore ma anche esperto di cinema e musica e articolista per riviste elettroniche e cartacee: L’isolazionismo strangolante di Cornell. Jimmy a guardia dalle torri, sulla civiltà. James e Joe: sguardi discordi e febbricitanti, sulle spiagge, i deserti e i viali al tramonto del sogno americano. Sognavo Sin City e Chiba City. Bramavo l’universo a migliaia di anni luce nel futuro. Cercavo l’infanzia abbandonata, nell’Altrove o sul limitare del Paese d’Ottobre (Vero Ray?). Sognavo e sorridevo molto allora. Cercavo e non scorgevo le insidie.

Un giorno, inaspettato un libro, un messaggio: Appuntamento a Shinjuku. Segretissimo. Micidiale. Un treno che si scaglia nel nucleo di massa cosciente. Lo Sconosciuto: francese, brav’uomo forse no, grand’uomo sicuro! Di quegli anti coi quali puoi davvero esperire una identificazione spinta. Finita lì, ritorno ai lidi abituali. Anni passano, giungono Anime Nere. Il tipo, quel Chance, me lo ritrovo tra i piedi un’altra volta. A Milano stavolta, è caccia di Lupi. Secondo appuntamento, situazione italiana, Servizi Italiani. Tutti prede e tutti predatori a Gangland, su un tracciato di sangue lungo decenni di Storia Nera del Belpaese. Nero assoluto. Amaro. Romantico desperado. Come chi non s’arrende mai neanche a se stesso. L’Italia e il Professionista, scontro che libera demoni da squarci di tragica bellezza. Autentica epica apocalittica dei nostri tempi. Non possono più fare a meno l’una dell’altro e io di lui. Pedino Chance nelle sue scorribande. Venezia. Parigi. Beirut. Nigeria. Estonia. Ancora Italia e Gangland. Attraenti e sconsigliabili come le sue donne. Inseguo suggestioni nei luoghi straziati del suo passato. Costanti insidie, molte le connessioni. Infine lo vedo.

Nell’ombra un altro uomo. L’ho già incrociato prima, in qualche altro dove. Continuo a incontrarlo, sempre più spesso. Lo blocco, non mi teme. Tipo riservato, sguardo da duro. Cordiale, forse prova a reagire ma non ci riesce. Nel terzo grado, mi parla si sé. Lottatore e creatore. Ha molti nomi, dice, ma è tutt’uno col Chance. Entrambi sono Il Professionista. Penso che sia pazzo ma non glielo dico. Così mi spiega un sacco di cose. Diventiamo amici. Continua a spiegarmi cose mentre tengo d’occhio quel Renard, suo alter ego. Poi mi perdo, nella notte e lui viene a cercarmi. Tre o quattro parole soltanto. Non posso ignorarlo. Un maestro. Per me e gli altri della sua gang. . Il Prof. Gli ci vuole un po’ ma si abitua all’idea. Forse questo mitiga quella mania di identificazione col Francese. Mitiga. Non credo gli passerà mai del tutto. E meno male.

Continuo a sognare e sorridere molto come allora, ma cercando, adesso, scorgo le insidie. Sono cambiato, forse cresciuto. Col Prof e col Professionista. Campioni. Ognuno la sua gang. Entrambi punti di riferimento. Imprescindibili.”

 

E’ tutto?

No: non lo è.

Sia ThrillerMagazine che il Segretissimo Blog prevedono spazi per postare commenti. Quindi, ora, la domanda la pongo anche a voi…

Perché leggete il Professionista?

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I cinquant’anni di Segretissimo – di R. Falcetta

luglio 6th, 2010

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I cinquant’anni di Segretissimo tra spie, intrighi avventura e geopolitica

Di Riccardo Falcetta – pubblicato sulla pagina culturale di BAT Comunica, un periodico della provincia BAT e sul blog di BAT Comunica.

Quando nell’ottobre del 1960, Laura Grimaldi e Alberto Tedeschi, allora al timone del Giallo Mondadori, vararono la serie per proporre i romanzi dello scrittore francese Jean Bruce, forse non immaginarono tanta longevità. Segretissimo nacque perché i racconti con protagonista l’agente segreto OSS 117, pieni com’erano di azione, violenza e sessualità esplicita, sarebbero stati inadatti per il pubblico del Giallo, abituato alle raffinate storie deduttive del mystery all’inglese. Invece, dopo un primo anno di pubblicazioni di successo, Segretissimo ripartì, ospitando nomi di spicco come James Hadley Chase e Wade Miller, diventando riferimento per quella parte di pubblico che, stanco di pizzi, arsenico e delitti nelle stanze chiuse, attendeva un rinnovamento.

Dopo mezzo secolo di pubblicazioni che l’hanno portata nell’immaginario collettivo di diverse generazioni di lettori, la storica collana spionistica della Mondadori è più viva che mai. Con due uscite mensili e diversi supplementi annuali, Segretissimo continua proporre storie che, attraverso lavventura e il suspense raccontano il potere e i suoi intrighi, i complotti e la guerra alle minacce globali, offrendo non pochi spunti per riflettere su una realtà in cui politica, economia e criminalità globalizzata costituiscono un unico groviglio di interessi. Un intreccio di potere spesso deviato, sintomatico di come, a quasi vent’anni dalla fine della Guerra Fredda, lo spionaggio sia tutt’altro che un tema fuori tempo.

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, con la divisione in blocchi, la corsa agli armamenti e l’influsso della tecnologia nel quotidiano, la letteratura nata con le prime agenzie governative e fiorita coi racconti di ex agenti segreti come John Buchan e Somerset Vaughan, proiettò la tradizione avventurosa nel thriller e nei nuovi scenari globali. Negli anni Sessanta, poi il successo dei film di James Bond (personaggio letterario creato dall’ex spia britannica Ian Fleming) portò l’iconografia spy ovunque, facendo di un filone narrativo snobbato dai critici un fenomeno di costume. La moda di 007 passò, ma lo spionaggio non era certo una tendenza. Sulla scia di autori come John Le Carré, si affermò un nuova stirpe di spie letterarie, uomini tormentati dalla coscienza di essere solo pedine in vicende dove all’azione si preferiva l’intrigo e il cui mosaico finale rivelava verità spesso sconvolgenti. Personaggi più maturi, insomma, coi quali la spavalderia eroica di un tempo si tinge di amarezza. Col crollo del Muro e il disfacimento dell’URSS sembrava che per i professionisti della Guerra Fredda non ci fossero più prospettive. Ma gli intrighi sono sempre dietro l’angolo e non credo che da allora sia cambiato molto. Come diceva Desmond Bagley «Il nemico siamo noi.»”

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A parlare è Stefano Di Marino, l’autore che con una trentina di romanzi all’attivo nella collana è un po’ il simbolo della nuova generazione di scrittori italiani di spionaggio.

I meccanismi sono sempre gli stessi: potere, corruzione, sopraffazione e le reazioni che generano. Sono cambiati i regimi ma certe aree sono da sempre problematiche. Nell’Ottocento si parlava di Questione d’Oriente. Il problema era l’aspirazione della Russia zarista a uno sbocco sul mare e Francia e Inghilterra tendevano a contrastare questa tendenza, alleandosi ora con gli uni ora con gli altri gruppi della regione. C’era la questione degli armeni che, massacrati dai turchi, hanno perso qualsiasi spazio nazionale, esattamente come gli ebrei. Qualcuno ha pensato di rendere loro una terra da chiamare patria? Vennero i Pogrom antisemiti, in Russia prima che in Germania. Poi si sono aggiunti gli interessi petroliferi, è entrato in scena l’Impero Americano. Dopo la caduta del Muro sono sorti altri stati imperialisti con mire sulla zona. Sono cambiate certe meccaniche del terrorismo, anche a livello di immaginario. Nell’epoca in cui il terrorismo era foraggiato dal KGB si era diffusa la leggenda del terrorista apolitico che lavora per soldi. Una versione al nero dell’agente segreto. Oggi i terroristi arabi, i dittatori sudamericani, i narcotrafficanti, mafiosi russi ed ex agenti allo sbando sono la nuova frontiera dello spionaggio.

Le spie insomma rimangono un tema di stretta attualità. Dopo quel fatidico 11 settembre, le questioni di sicurezza nazionale, controllo e intelligence sono riesplose dappertutto.

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Con l’11 settembre, il terrorismo di matrice islamista ha assunto caratteristiche molto diverse e questo si è ripercosso sia nella reale lotta al terrore che nei film e nei romanzi di riferimento. Anche il nuovo soldato delle Spec.Op. è superaccessoriato e meno propenso alle avventure galanti dei suoi predecessori.

La guerra è cambiata, dunque, e sono cambiate anche le spie. La produzione finzionale segue lo spirito dei tempi. Non solo in letteratura, col successo di un romanziere come Robert Littel e il passaggio di John Le Carré nel prime-time televisivo. La recente esplosione di serial tv come “24” o l’italiana “Intelligence”, la trilogia cine-fumettistica di Jason Bourne e, ancora, il capolavoro spielberghiano “Munich” sono i sintomi di un risveglio di interesse per lo spionaggio, nel quale è tornata anche la figura del classico James Bond. Ripartendo dal primo romanzo di Fleming, col personaggio all’inizio della sua carriera, “Casino royale” e “Quantum of solace”, ne hanno offerto una rivisitazione in linea con tempi certo meno rassicuranti.

Sul fronte della letteratura popolare, Segretissimo da mezzo secolo testimonia e talvolta anticipa le inquietudini e i mutamenti della geopolitica internazionale. Prova ne sia la popolarissima serie SAS che tra inediti e ristampe, occupa regolarmente una delle uscite mensili di Segretissimo. “Con le vicende del principe spia austriaco Malko Linge (Sua Altezza Serenissima) Gérard De Villiers, raccolse l’eredità bondiana, incrementando le dosi di sesso e violenza e trasferendo le vicende nei contesti bellici e terroristici della contemporaneità. La serie, che riportava analisi politiche dettagliate e ben documentate, sebbene di parte, considerate le tendenze reazionarie e scioviniste dell’autore, funse da spartiacque tra le avventure esotiche di Fleming e i racconti più maturi di Le Carré.

I romanzi che trovano spazio ogni mese in Segretissimo da sempre utilizzano cliché avventurosi e genuinamente popolari che mentre promettono evasione, hanno il pregio di restituire un senso unitario a certe verità e tragedie che i media tendono a raccontare in modo frammentario. “L’agente segreto dei romanzi, anche inizialmente, ha poco della spia vera. Nella realtà i funzionari delle agenzie sono analisti, più topi da ufficio che detective. Oppure assassini che si limitano ad uccidere per la ragion di stato, senza immischiarsi nelle indagini. Nei romanzi invece ritroviamo agenti brillanti che indagano e sbrogliano intrighi con la stessa dimestichezza con cui seducono una donna o fanno saltare una base segreta. L’eroe del racconto spionistico non è servo del capitalismo reazionario ma una sua emanazione fantastica e consolatoria. Egli sfrutta il consumismo per esaltare la sua individualità ma ne rimane immune, essendo appunto un eroe, una proiezione dei desideri di onnipotenza dell’uomo comune”.

In vent’anni di attività e diverse decine di romanzi, saggi e racconti di ogni genere, Stefano Di Marino ha dato un nuovo significato alla nostra letteratura d’azione, trasferendo alle sue storie una particolarissima vena “mitica” e coalizzando una scuola italiana di autori di spionaggio che negli ultimi decenni si è formata proprio tra le pagine di Segretissimo. La serie di avventure del Professionista, ex legionario e agente freelance Chance Renard, che l’autore pubblica nel periodico con lo pseudonimo Stephen Gunn compie, proprio nel cinquantennale della testata madre, i tre lustri di fortunata vita editoriale. Anche questo è un sogno che si realizza, a venticinque anni da quel 1984 in cui Gianfranco Orsi decise di ospitare con “A volo di falco” di Andrea Santini il primo romanzo italiano sulle pagine del periodico. “Con gli anni sono arrivato a pensare che una scuola italiana di spionaggio, debba realizzare proprio questo mix tra avventura classica e attualità”, dice Di Marino. Oggi, sotto l’attento lavoro di consulenza dello scrittore e sceneggiatore Sergio Altieri (anch’egli in Segretissimo come Alan D. Altieri con la serie Sniper), la scuderia italiana del mensile prolifera di pari passo col crescente interesse del pubblico. Se agli autori della precedente ondata era stato imposto l’utilizzo di pseudonimi stranieri con tanto di titoli originali stranieri e biografie fittizie (ricordiamo ancora il premio Scerbanenco Giancarlo Narciso che come Jack Morisco firma le storie di Banshee, l’agente segreto singaporiano), quelli della nuova ondata possono ormai permettersi di esibire il loro vero nome come segno di una rispettabilità conquistata con avventure mozzafiato che ibridano i generi e costituiscono un autentico laboratorio di idee. Tra questi ultimi ricorderemo la magnifica Walkyria Nera di Claudia Salvatori che ambienta le storie della sua spy lady nel Terzo Reich e Stal, l’agente delle Spetsnaz russe, esperto nell’uso delle lame che a qualche mese dall’esordio ha fruttato al suo autore, lo scrittore, sceneggiatore ed editore Franco Forte, un contratto con la Universal, per una trasposizione del serial. C’è anche un pugliese nella squadra di Segretissimo: si tratta del giornalista, critico e scrittore Enzo Verrengia, che sotto lo pseudonimo di Kevin Hocks ha pubblicato un paio d’anni or sono il combat novel “Sandblast” e nei prossimi mesi si prepara a rientrare con una nuova avventura.

Incontri letterari, un premio alla carriera, una mostra e molte proposte editoriali

 

Tutte le iniziative che celebrano i cinquant’anni di spionaggio letterario in Italia

 

Nel mese di giugno, la pubblicazione di “Guerre Segrete”, nuovo special estivo dedicato al Professionista, celebra il cinquantennale di Segretissimo. Un’intensa avventura che porta Chance Renard dall’Europa all’ex Unione Sovietica, tra milizie cosacche, jihadisti, contractor e organizzazioni segrete in una guerra a base di armi avveniristiche per il dominio delle miniere di diamanti in uno stato fantasma. Il volume, che rimarrà in edicola per buona parte dell’estate, si avvale di una classica illustrazione di Carlo Jacono, fautore di quel cocktail di erotismo-esotismo-azione che per decenni ha impreziosito le copertine dei Gialli e di Segretissimo, formando letteralmente l’immaginario criminoso e spionistico in Italia.

Una mostra dedicata al compianto illustratore ha inaugurato nel marzo scorso, i festeggiamenti di Segretissimo. Cartoomics 2010, l’annuale fiera del fumetto e dei games del capoluogo lombardo ha accolto l’esposizione delle straordinarie illustrazioni di Jacono. Un premio in onore dell’artista è andato a Victor Togliani, illustratore dal piglio modernissimo (sua la Milano cyberpunk del “Nirvana” di Salvatores), che per mezzo di tecniche a base di foto illustrazione ha raccolto l’eredità di Jacono al timone grafico di Segretissimo. Nello spazio espositivo è stato presentato il catalogo della mostra, “Segretissimo Jacono” e altre iniziative editoriali legate allo spionaggio. È stato presentato un interessante volume sulla prolifica stagione del cinema di spionaggio italiano degli anni Sessanta intitolato “Segretissimi”, curato da Daniele Magni del cult shop milanese Bloodbuster. Inoltre, lo scrittore e traduttore Andrea Carlo Cappi, anch’egli autore di primo piano in Segretissimo con le serie Nightshade e Medina, in attesa del suo nuovo romanzo in Segretissimo a gennaio, ha smesso temporaneamente i panni del suo alter ego, il romanziere Francois Torrent, pubblicando “Le grandi spie” (A.Vallardi), magnifico saggio sulle spie vere della Storia recente, risultato di trentadue anni di appassionate ricerche. Infine lo scorso 19 giugno, durante la terza edizione di “Milano in bionda”, originale manifestazione organizzata da Paolo Roversi alla Libreria del Corso, sui Navigli, Di Marino era tra i venti scrittori che hanno avuto a disposizione cinque minuti per raccontare il loro ultimo libro e bersi una birra in diretta. Per l’occasione, l’autore ha presentato un volume dal programmatico titolo “Scrivere da professionisti” (Delos), un personale percorso nella pratica della scrittura narrativa, corredato da un’avventura del Professionista, che illustra le tecniche della sezione teorica.

Questi autori continuano con classe e determinazione a nutrire la scuola italiana dei generi che decenni fa attraverso il cinema e la letteratura faceva scuola in tutto il mondo. Le loro opere sono un passaggio obbligato per il recupero di una cultura dell’intrattenimento nel nostro paese, e per i prossimi cinquant’anni di Segretissimo.

 

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Spy Fiction: Italian Ways/II di Fabio Novel

novembre 13th, 2009

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Seconda puntata dello speciale realizzato da Fabio Novel sulla Spy Story italiana. Cominciamo ad avvicinarci ai giorni nostri, partendo dal 1989 fino all’inizio del nuovo secolo.

Nel 1989, con Kabul Kabul arriva Luis Piazzano (Luis Francisco Piazzano y Amador, nato a Santiago del Cile, padre italiano e madre cilena). Presenta Luc Della Rocca, agente della CIA sotto copertura a Firenze. Anche Piazzano dimostra di essersi ben studiato la lezione dello spionaggio avventuroso che, pur se con gusti e formule differenti, è stato il cavallo di battaglia della collana. Le vicende di Della Rocca saranno alla fine più d’una decina: Una volta Benazir, Uccidere all’alba, Allarme Vaticano, Fuga dall’inferno, Le carte somale, Il sopravvissuto, Missione Afrika, Missione Double Face. Dopo sette anni fuori scena, Piazzano tornerà a colpire nel 2008, con la pubblicazione di Destinazione Qumran. L’unica presenza femminile italiana in Segretissimo è stata per lungo tempo quella di Carmen Iarrera, giornalista e scrittrice (nota per la sua collaborazione narrativa con Federico Zeri in Mai con i quadri) con due romanzi all’attivo: Guantanamera e Jihad 1999. Guantamaera, del 1991, si svolge a Miami e a Cuba. Castro ci lascerà le penne. Thomas Monreale, il protagonista, è un agente sui generis, non certo scaltro stante il modo in cui viene manipolato da più parti. Jihad 1999 è del 1995.guantanamera3.jpgSull’onda nostrana, anche il traduttore di SAS, Mario Morelli, costruisce una discreta operazione in terra d’Albania (Ombre rosse su Tirana), pubblicata da Segretissimo nel 1993. Intanto, il già citato Diego Zandel, viene reclutato da Gian Franco Orsi, all’epoca Direttore Editoriale dell’edicola Mondatori. Ne vengono fuori due romanzi: Operazione Venere (1993) e Crociera di sangue (1996).

Lorenzo Giusti, autore di narrativa per ragazzi, inizia la serie degli pseudonimi diventando Lawrence P. Right. Due i suoi lavori: Codice 4458 (1994) e Il quinto diamante (1997).

Una segnalazione di riguardo spetta a uno scrittore di grandi doti: Secondo Signoroni, già autore di polizieschi anni ’70 quali Qui Commissariato di Zona, Petrosino e baffi a manubrio e Testimonianza d’accusa. Signoroni approda a Segretissimo nel 1993, con Operazione Scarlet, in cui il SISDE dà la caccia a un mercenario sudafricano. Dopo questo romanzo, seguirà le vicende del maresciallo Costa, del SISMI, con vari romanzi: L’armata del silenzio, Sotto gli occhi del mondo, Missione confidenziale, Messaggi di fuoco, Il paese delle ombre, Specchio oscuro, La Lega degli innocenti e Oltre la verità. signoroniottobrescal.jpgTra gli autori di Segretissimo in attività, Signoroni è in un certo senso il più “italiano” di tutti. Non solo per una questione di ambientazioni, ma anche di stile. Per completezza, cito altri tre Italiani di Segretissimo usciti a suo tempo con missioni singole: Miro Barcellona (Operazione Ragno), Piero Baroni (Operazione Anemone) e un non “declassificato” italiano che si celava dietro l’alias di “Osman F. Trecca” (Trappola esplosiva). Nel frattempo, le cose si muovono anche in libreria, non solo in edicola.

Varie uscite nel 1988. Marsilio pubblica Floppy disk, di Gaetano Cappelli. Un ragazzo entra per caso in possesso di uno scottante floppy. Finirà incastrato in un traffico internazionale d’armi e droga. Bompiani manda in stampa Il labirinto della memoria (Bompiani) di Roberto Vacca e Cristina Ambrosetti. Siamo ai confini con la fantascienza: l’ennesima invenzione scatena la lotta tra CIA e KGB. Discorso similare per La stanza delle scimmie (1988, Mondadori), di Antonio Caprarica e Giorgio Rossi: un’eccezionale scoperta in campo informatico scatena KGB, CIA e SISMI.

Sempre nello stesso anno, Rusconi distribuisce Il sigillo della porpora, di Luigi Brisignani. Qualche anno dopo, nel 1992, un nuovo romanzo di Brisignani, Nostra signora del KGB, trova il supporto di un notevole marketing editoriale della Rusconi. Il romanzo parla del crollo del Muro, delle sue conseguenze nei paesi dell’ex-blocco. Il protagonista è un carismatico giornalista di Varsavia, intellettuale e dissidente.

Nel 1989, è la volta di uno dei nostri più noti giallisti, Loriano Macchiavelli, a scendere in campo, per quanto con lo pseudonimo di Jules Quicher. Esce Strage (Rizzoli, 1989), dove si parla dell’attentato nella stazione di Bologna. Segue, sempre firmato Quicher, Funerale dopo Ustica (Rizzoli 1990). Un terzo romanzo a matrice spionistica (Un triangolo a quattro lati – Rizzoli 1992), appare invece con il nome di Macchiavelli in copertina. Piero Soria è un altro nome eccellente che ha scritto narrativa spionistica. Nel 1989, pubblica per Rizzoli Colpo di coda, romanzo che ricalca in parte il modello del Giorno dello sciacallo. Laddove Forsyth descrive l’intrigo legato a un attentato De Gaulle, Soria inscena un possibile atto terroristico nei confronti del presidente della Repubblica Italiana. Nel 1990, esce per Mondadori una sua nuova trama spionistica: Croce dell’Est.

Anche Sperling&Kupfer ci prova: Il mercenario di Cracovia, di Derek Moore (alias di Giuseppe D’Agata) ottiene un buon risultato, con tre ristampe del volume.

Torniamo all’edicola. Nei primi anni ’90 un piccolo editore milanese, Garden, tenta una difficile concorrenza all’edicola di Segretissimo lanciando la collana Top Secret. Presenta anche Italiani, tra cui Enzo Verrengia e soprattutto Stefano Di Marino, che qui pubblica alcuni dei suoi primi romanzi (come Braccio di ferro a Kalimantan, del 1990, e Iguana Connection, del 1991, entrambi firmati come Frederick Kaman). Sono gli anni dell’esordio di questo romanziere che (avvalendosi di molteplici pseudonimi) più di ogni altro connazionale ha scritto romanzi di spionaggio e affini, contribuendone in modo innegabile alla crescita della spy story italiana. La sua produzione narrativa è vasta ed eclettica, mi limito a citare intanto alcuni dei titoli “in tema”, pescando nella produzione degli anni ‘90: Sopravvivere alla notte (Segretissimo, 1992), Pista cieca (Mondadori, 1993, come Stephen Gunn), Lacrime di drago (Mondadori, 1994), Il sogno della Tigre (un omaggio a Salgari; Segretissimo, 1995, come Frederick Kaman) e L’ombra del Corvo (Sperling&Kupfer, 1997, come Stephen Gunn). Ma il suo personaggio più importante e conosciuto è senz’altro Chance Renard, il Professionista. E’ il 1995: Di Marino si cala ancora nel suo “doppio” Stephen Gunn e propone Raid a Kouru, il primo volume del Professionista, da tempo la serie più seguita della collana, dopo l’immarcescibile SAS.

Il Professionista è un ex ufficiale della Legione Straniera che, dopo esser stato vittima di un micidiale intrigo, diventa un indipendente, un free lance che di volta in volta viene chiamato ad operare per privati, strutture antiterrorismo e di Polizia, organismi di intelligence…Le qualità principali dei romanzi del Professionista sono: azione ad alto livello, scansione serrata, canovaccio convincente, spettacolarità nelle descrizioni degli scontri a fuoco e plausibilità in quelli corpo a corpo, scenografie d’impatto, cura delle ambientazioni internazionali, assenza di dicotomie, erotismo q.b., qualche ammiccamento al noir, e poi citazioni da film, fumetti e cinema… Ma, tra tanta esemplare evasività, Stephen Gunn non si nega qualche considerazione (non sempre, ma spesso, amara) verso la natura umana e la politica mondiale.

 A distanza di quattordici anni, il Professionista è ancora sulla breccia, con più di 25 romanzi all’attivo fino al più recente Campi di Morte (2009).campi.jpg

In quella metà degli anni ’90, Di Marino è anche responsabile per le scelte per Segretissimo. E’ sotto la sua curatela che si sviluppa un progetto da lui sostenuto: nel 1998, con Campo di fuoco, fa il suo trionfale ingresso in collana Alan D. Altieri. Propone Russell Brendan Kane, Sniper dei SAS. Tre i titoli, di recente ristampati anche in TEA per la libreria: Campo di fuoco, uno scontro tra servizi segreti occidentali e il cartello messicano della coca, L’ultimo muro (1999), e Victoria Cross (2000).

 

La riuscita del Professionista e di Sniper avvia una nuova stagione italiana. Nel 2000 Sandrone Dazieri diventa editor dei Gialli Mondadori e di Segretissimo. Crede nella visione ereditata da Di Marino e apre in modo deciso verso gli autori nostrani. E’ il periodo della cosiddetta Italian Foreign Legion: una new wave caratterizzata dall’uso di alias da parte degli scrittori coinvolti, abili professionisti che riescono ad accettare il format di collana, sfruttandone le potenzialità non solo escapiste, e soprattutto ciascuno reinterpretandolo con un tocco personale d’originalità.

 2001. Stefano Di Marino diventa anche Xavier LeNormand. Con Il primo della lista parte la serie di Vlad. La serie si chiuderà nel 2008, con Tempesta sulla città dei morti, lasciando in eredità un personaggio apparso sul cammino di Vlad, e che ritornerà sia nelle avventure del Professionista che in solitaria: Antonia Lake. Ne riparlo più avanti.

2002. E’ la volta di Andrea Carlo Cappi a scrivere “sotto copertura”. Come François Torrent propone la serie Nightshade (Missione Cuba; Progetto Lovelace; Obiettivo Sickrose; Babilonia Connection; Destinazione Halong). Dopo l’11 settembre, gli USA decidono di riaprire la segreta “sezione omicidi” della CIA. Mercy Contreras, detta Nighshade è uno di questi killer. Predilette le ambientazioni spagnole e americane. Tra i lavori spionistici non Segretissimo firmati ufficialmente da Cappi, vanno citati Morte accidentale di una lady (Alácran e Segretissimo 2007 come Ladykill) e il saggio (con Edward C. Dall’Orto) MondoBond.

Sempre 2002. Massimo Mazzoni (alias Frank Ross), con il romanzo Acquarius inizia la serie Quantum Agency, che prosegue con Golpe e Ultima Thule. Sono romanzi caratterizzati da un’impostazione tematico-divulgativa. Ad un argomento di attualità abbinano una narrazione evasiva, con qualche concessione vagamente fantastica.

2003. Viene reclutato Gianfranco Nerozzi. Entra nei panni di Jo Lancaster Reno e firma la serie Hydra Crisis (L’occhio della tenebra, La coda dello scorpione e Lo spettro corre nell’acqua). Protagonista è Marc Ange, un eroe dal passato inquietante, diviso tra metà oscure. L’impronta di Nerozzi è inequivocabile.

 Ancora 2003. Giancarlo Narciso esordisce in collana. Si sceglie il nom de plume di Jack Morisco. Fa tesoro della sua lunga esperienza di giramondo, soprattutto dei lunghi periodi vissuti a Singapore e in Indonesia, per dare vita a Banshee, un’originale e documentata serie ambientata nel Sud Est Asia. Della serie sono stati finora pubblicati quattro titoli: Furia a Lombok, Le Tigri e il Leone, L’arma birmana e l’ultimo, in edicola in questi giorni, Manila Sunrise.

Ad inizio 2005, Marco Fiocca prende le consegne da Dazieri. Nel 2006 Sergio Altieri viene “arruolato” come consulente editoriale, per poi diventare editor a pieno titolo e autorità. Le scelte alteriane si faranno presto sentire. E saranno anche – manco a dirlo! – all’insegna di una marcata fiducia nell’Italian way non solo in Segretissimo! Teniamo ora in sospeso il discorso dell’edicola, per capire cosa è successo intanto in libreria.

Inizio con rilevare la popolarità raggiunta da Marco Buticchi, narratore italiano efficiente nel riproporre la formula del romanzo organizzato su più vettori temporali, di cui due o tre storici che convergono verso uno contemporaneo. In quello attuale, sono presenti cospicui elementi spionistici. Tant’è che uno dei protagonisti principali appartiene nientemeno che al Mossad, di cui diventerà col tempo responsabile, fino ad assumere la carica di primo ministro d’Israele. Dopo il consenso di pubblico ottenuto all’esordio con Le pietre della Luna (1997), Buticchi riproporrà personaggi e struttura narrative per altri quattro titoli: Profezia, Menorah, La nave d’oro, L’anello del Re e Il vento dei demoni.

Elementi attinenti la spy story li ritroviamo nell’intrigo di Codice ombra (Longanesi, 1997), di Mario Biondi, un thriller sulla cibernetica e sul potere che ne deriva. Un potere che fa gola a mafie e servizi segreti.

Con il giro di boa del nuovo secolo (e del nuovo millennio!), nel panorama narrativo nazionale emerge un autore di grande impegno e caratura: Giuseppe Genna. La produzione letteraria di Genna (spesa su più tematiche, però uniformemente caratterizzata da uno stile originale e incisivo, di forte impatto, ma anche assai attento alle proprietà e potenzialità della lingua oltre che ai contenuti e alle trame) annovera tra l’altro una quadrilogia spy-thriller, con protagonista principale l’ispettore Guido Lopez: Catrame (Mondadori, 1999), Nel nome di Ishmael (Mondadori, 2001), Non toccare la pelle del drago (Mondadori, 2003), Grande Madre Rossa (Mondadori, 2004 e Segretissimo 2009). Lo sguardo di Genna sugli intrighi che descrive, e sulla società che tumorizzano, è duro e impietoso.

Passando ad un’impronta certo più evasiva, con estrema faccia di bronzo (e rischio di “conflitto d’interessi” ) segnalo a questo punto un thriller del 2002 in cui, caso atipico nel panorama italiano, il sottoscritto Fabio Novel coniuga la più classica “formula Segretissimo” (spionaggio avventuroso e scenari esotico/orientali) alla fantascienza: Scatole siamesi (Nord).

 Nel 2003, torna in campo Andrea Santini, con L’inganno (Tropea), una vicenda ambientata nell’Italia del nuovo millennio, nei meandri dei poteri occulti che tumorizzano le istituzioni democratiche. Segue, nel 2004, La trappola. Nel 2004, ritroviamo anche Diego Zandel, con L’uomo di Kos (Hobby & Work), dove riprende i personaggi dei due Segretissimo scritti negli anni ’90.

Anche la Einaudi dice la sua, pubblicando (nel 2006) Omissis, antologia AA.VV. a cura di Daniele Brolli. Una raccolta di racconti dedicata alle “realtà taciute” dell’Italia. Tra gli autori: Piero Colaprico, Giancarlo De Cataldo, Oreste del Buono, Piergiorgio Di Cara, Angelo Marenzana, Maurizio Matrone e due vecchie conoscenze della spy fiction italiana: Andrea Santini e Diego Zandel.

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