A FEBBRAIO IL RITORNO DI SAS, A PARTIRE DAL N°1!
SUA ALTEZZA SERENISSIMA:
MISSIONE SUCCESSO
di Stefano Di Marino
Torna Malko Linge, il Principe delle Spie, con la sua prima avventura. Dopo duecento romanzi dedicati a SAS, Sua Altezza Serenissima, Gérard de Villiers ci ha lasciati, ma Segretissimo non intende abbandonare le avventure del suo prodigioso personaggio, che ha incantato intere generazioni di appassionati della spy story. A partire da questo primo numero di SAS, ogni mese torneranno le avventure di Malko Linge, rigorosamente in ordine cronologico, per ripercorrere tutti insieme le gesta del Principe delle Spie. Un personaggio creato dalla penna di uno scrittore che il New York Times ha definito il più grande autore di spy story del mondo, e che ha venduto oltre 100 milioni di copie dei suoi romanzi.
Ma chi era in realtà Gérard de Villiers?
Come sappiamo, i colpi migliori, nella pistola di un agente segreto, li mette sempre il suo autore. Almeno nel mondo della fantasia avventurosa che è così simile al nostro, eppure ha sempre colori più vivi, azioni più eroiche e pulsa a un ritmo più accelerato. Gérard de Villiers (1929-2013, giornalista, editore, autore), nella pistola ultrapiatta di Malko Linge, di proiettili d’oro ne ha infilati due, destinati a tiri perfetti in una carriera di oltre 200 volumi: l’aderenza alle cronache del suo tempo e il sesso. Trovare gli ingredienti giusti per un successo duraturo, anche per un autore di romans de gare come si scherniva lo stesso De Villiers, non è semplice. Anzi, più ci si cala in un genere popolare, più è facile cadere nella trappola del cliché, nella ripetizione del successo di altri. De Villiers arriva dopo Jean Bruce, Paul Kenny, Nick Carter ed Edward S. Aarons che, negli anni ’60, complice il successo cinematografico di James Bond 007, avevano riempito gli scaffali delle edicole e delle librerie tascabili, puntualmente proposti in Italia da Segretissimo. Nel 1964 Ian Fleming, epigono del genere spy story avventurosa con quattordici romanzi, nessuno dei quali inizialmente destinato agli “economici”, era morto. L’editore Plon chiamò per creare un nuovo eroe un giornalista che si era già fatto le ossa con un paio di romanzi noir a sfondo spionistico (Missione: Si-Siou e L’affare Zouzou, entrambi pubblicati da Mondadori) ma soprattutto con un saggio giornalistico sull’inarrestabile ascesa dello scià Reza Pahlavi e la questione petrolifera nella Guerra Fredda. Gérard de Villiers, appunto. La campagna di lancio tappezzò Parigi di manifesti sulla “spia dagli occhi d’oro”, principe austriaco privato di parte delle sue terre ai confini con la Cecoslovacchia che, per ricostruire il castello avito, si prestava come “agente nero” per la Central Intelligence Agency. Decine di altri simili eroi avevano già seguito quella strada, molti dimenticati. Gérard de Villiers sapeva che, per durare nel tempo, era necessario cogliere gli elementi forti del genere, ma al contempo apportare qualcosa di nuovo, di personale. Sin dalla prima missione (questo SAS a Istanbul che avete per le mani) il principe Malko Linge si distingue dai suoi colleghi. Certo, è un uomo di fascino (il titolo nobiliare, gli occhi d’oro, un fatalistico sprezzo per la vita, la declamata convinzione di essere un moderno samurai gli riempiranno il letto di donne…) ma la pistola la usa poco. La violenza, se necessaria, preferisce lasciarla a Chris Jones e Milton Brabeck, gorilla della CIA armati come una portaerei e con il cervello di un colibrì, o magari al maggiordomo turco Elko Krisantem. SAS, ovvero Sua Altezza Serenissima, è un uomo di testa più che d’azione. Meno marine e più diplomatico rispetto agli altri. Lavora per la CIA già da vent’anni, ha visto il passaggio tra l’OSS e la nuova agenzia di spionaggio americana ed è profondamente calato nel suo tempo. Non dà la caccia a supercriminali fissati con la conquista del mondo, ma agisce in contesti sempre ottimamente documentati, spesso suggerendo spiegazioni “fuori quadro”. Ecco la scintilla di vera originalità. Indaga sulle manovre segrete dei russi sul Bosforo, si trova invischiato nel mistero dell’omicidio di Kennedy, cerca l’oro del fiume Kwai. Malko Linge tesse una trama intricata tra fatti e personaggi molto vicina alla realtà dei servizi e lo fa da posizioni politiche chiaramente conservatrici e anticomuniste (che gli varranno l’antipatia della maggior parte dei noiristi francesi, arroccati su tutt’altra sponda), ma sempre con un certo distacco dalle posizioni americane. Là dove i suoi predecessori erano strumenti, a volte ingenui, di propaganda politica, SAS mantiene una prospettiva “europea”. Lavorare per gli americani non significa condividerne sempre le scelte. Spesso rischia anche la pelle per la volontà di restar fuori da missioni “sporche” della CIA, in Sud America, in Africa, nel Sudest asiatico. Ma è sempre eccezionalmente documentato, preciso nel corso di ogni missione. Certo, le sue sono storie ritmate, a loro modo surreali nel concitato inanellarsi di avvenimenti.
De Villiers raccontava di aver incontrato Le Carré in Indocina nei tardi anni ’70. Entrambi si stavano documentando per un romanzo. L’onorevole scolaro non potrebbe essere più differente da Roulette cambogiana, eppure sono entrambe spy story che mostrano la ricerca sul campo dei loro autori. S’è creata negli anni la leggenda che De Villiers sia sempre riuscito ad anticipare la cronaca grazie a rapporti con “misteriosi personaggi” dell’intelligence francese. Lo sbarco a Grenada, la verità sull’abbattimento del volo delle linee KAL da parte della CIA, la cattura di Carlos lo Sciacallo e persino la verità su un delitto irrisolto entro le mura vaticane. Realtà o marketing? In molti articoli rilasciati su giornali americani e francesi si favoleggiano rapporti con i servizi francesi che, diciamolo, un po’ dentro le segrete cose internazionali ci sono sempre. Sembrerebbe avvalorare l’ipotesi di questi mai nominati informatori il fatto che in duecento avventure (che adesso la collana Segretissimo vuole riproporre al pubblico proprio a partire dal numero uno, in ordine strettamente cronologico) non una sola volta la Francia sia stata coinvolta. A Parigi SAS ci va solo per fare shopping con l’eterna fidanzata Alexandra. Forse, più realisticamente, si può dedurre che De Villiers è sempre stato un giornalista attentissimo, un inviato sul campo che leggeva e filtrava quello che appariva sulla stampa e che, a ben vedere, i suoi romanzi sono sempre usciti dopo qualche particolare evento internazionale. Con ricostruzioni fantasiose ma impeccabili. Dopotutto, i lettori di spy story hanno sempre cercato di identificare i loro autori preferiti con i personaggi. Fleming organizzava realmente reti di spionaggio, ma quando cercò di sbancare i tedeschi al casinò dell’Estoril, in Portogallo, ci rimise soldi suoi e gli fu impedito di tentare altre avventure. Si rifece con Casino Royale, che riproponeva la stessa vicenda in un’epoca posteriore e altri risultati. Lo stesso Jean Bruce (autore di OSS 117) aveva fama di frequentare i localacci che descriveva e, da spericolato qual era, morì schiantandosi con la sua Jaguar, nel 1963. Quindi De Villiers girava, s’informava, probabilmente conosceva gente brutta e pericolosa. E sicuramente donne fantastiche che gli ispirarono il secondo colpo vincente del suo personaggio. Il sesso, appunto, elemento immancabile di ogni spy story, ma nei suoi romanzi meno “formato famiglia” rispetto ai lavori dei colleghi. Negli anni ’90, quando De Villiers fondò la sua casa editrice in boulevard Haussmann, a Parigi, andai a trovarlo. Da appassionato lettore e giovane collega gli regalai il mio primo Segretissimo (Sopravvivere alla notte, 1992). Mi ricevette in una sede il cui foyer era dominato da un’enorme scultura che rappresentava un favoloso lato B femminile. Una parte per il tutto. E decisamente una carta vincente nei romanzi di SAS nei quali, dove gli altri sfumavano, De Villiers ci dava dentro. A tal punto da essere censurato non solo in Italia ma anche in Spagna e Germania. Di fatto il salto nell’hardcore avvenne nel 1980 con Duello a Barranquilla. Una scena lesbo descritta nei particolari, assente nella traduzione nostrana ma ben in evidenza nell’originale. Non fu un caso. De Villiers, attento alla politica quanto all’evoluzione del costume, colse per primo lo sdoganamento, in Francia, del cinema porno e inserì in ogni episodio dosi massicce di sesso descritto nei minimi dettagli. Performance alla Rocco Siffredi che riscossero subito il successo del pubblico. Tanto che anni dopo, in occasione di alcune ristampe, chiamarono me a reintegrare i brani tagliati nelle prime, pudiche edizioni. Curiosamente emerse una statistica. Ogni volume conteneva sette sequenze hardcore e mezza. Com’era quella mezza? Be’, come si dice nel mondo delle spie, se ve lo dicessi dovrei uccidervi. E poi, noblesse oblige, lascio a voi il piacere di scoprirlo leggendo le avventure di Sua Altezza Serenissima, a partire proprio da questo storico, magnifico numero uno.
E non dimenticate l’evento di questa estate, quando a luglio uscirà, in una edizione speciale che starà in edicola per due mesi, l’ultimo romanzo della serie di Malko Linge, il 200, l’unico ancora inedito nel nostro paese.
Cos’altro aggiungere? “Gérard de Villiers – Cinquant’anni di letteratura popolare”, unico esaustivo commento all’edizione per collezionisti di SAS a Istanbul uscita qualche mese fa in Francia.