I combattimenti di Segretissimo – Spy Combat 1 di Stefano di Marino

aprile 18th, 2019 by Redazione
Spy Combat 1

Spy Combat 1

 

SPY COMBAT-1

L’azione è un componente fondamentale, non l’unica, ma certamente di Segretissimo che, ricordiamolo, ha sempre pubblicato con successo romanzi del genere spy-avventuroso lanciato dalle avventure di OSS117 e proseguite sulla scia del successo di 007 con Nick Carter, Sam Durell, Phil Sherman e altri. Anche il Professionista s’inserisce in questo filone e, avendo notato che molti dei miei lettori sono, o sono stati, praticanti di arti marziali, sin dal principio ho messo particolare attenzione ai duelli corpo a corpo.

Sono passati i tempi in cui bastava dire judo o karate e parlare vagamente di colpi ‘con il taglio della mano’ per evocare fantasie marziali. Considerato che gli sport di combattimento son ostati parte importante della mia vita e, se avessi potuto, avrei fatto lo stunt coordinator, ho deciso di inserire sequenze realistiche e spettacolari nelle avventure del Prof.

Chance Renard ha un addestramento militare che ha approfondito con gli anni. Pratica un mix di diverse discipline e, considerato che è sempre stato un omaccione abbastanza ‘pesante’ non mi sembrava logico farlo scalciare come Bruce Lee. Considerando poi che sulla pagina certi movimenti spettacolari al cinema non rendono, ho preferito che adottasse un insieme di tecniche che banno dalla boxe (qualche sano vecchio pugno piace sempre) abbinate a proiezioni di judo e colpi corti con gomiti ginocchia e calci alle gambe che vengono un po’ dalla boxe thai, un po’ dalla Savate e delle arti marziali filippine che comprendono l’uso di armi da taglio di cui parlerò in futuro.

Insomma sembra che, con diversi anni d’anticipo il Prof praticasse una sorta di Mixed Martial Arts o di Kravmaga (che poi è un sistema ideato per l’esercito dagli Israeliani).

Di solito mi piace coreografare le scene di lotta ma per renderle sulla pagina non è necessario spiegare la successione dei movimenti come in un manuale. L’importante è che il lettore ne ricavi un senso di realismo. Con la parola possiamo concentrarci sulle sensazioni fisiche. Il dolore anche di chi colpisce quando c’è un impatto è efficace quanto la descrizione di un movimento. Soprattutto evitare di usare nomi orientali e complessi. L’effetto deve essere quello di uno scontro fisico ravvicinato, violento e “sporco”. A meno che non si tratti di un duello vero e proprio (come per esempio succede in L’oro di Skorpia). Insomma, sempre pensare che chi legge deve seguire un racconto in prosa e non un filmato.

 

Grazie a Stefano Di Marino, alias Stephen Gunn, per questa prima puntata dedicata agli stili di lotta del Prof! Se vi è piaciuta, diffondetela sui social e commentatela qui sul blog! Siamo sicuri che l’autore – che spesso ci viene a trovare – sarà felice di rispondere alle vostre domande!

Posted in Attualità, Segretissimo, Special, Visti con il Professionista

11 Responses

  1. Rey Molina

    Ogni parola del prof è sempre interessantissima, soprattutto per chi “indaga” la sua tecnica di scrittura sia da lettore che da collega. :-) Stefano, ti faccio una domanda: DEVI scegliere una sola arte marziale, tra tutte quelle che hai praticato o studiato: quale scegli e perché? Un saluto a tutti.

  2. il professionista

    Caro Rey, mi metti in difficoltà. Ma, se dopo tanti anni dovessi scegliere… la Boxe Francese Savate che resta la mia grande passione. Una disciplina occidentale, fatta di sport, rispetto, tecnica e grande fascino. Non per nulla la praticavano le Brigate del Tigre ai primi del Novecento e noi sappiamo che il Bisnonno del Prof era un ‘mobilard’.

  3. Scilla Bonfiglioli

    Adoro il Professionista e la prosa di Stefano. Praticamente ci studio, sui suoi romanzi. Questo articolo per me è oro!

  4. il professionista

    Grazie,Scilla!

  5. nostalgico

    Ho sempre pensato che una delle difficoltà + grandi della scrittura siano le descrizioni dei combattimenti: indubbiamente bisogna aver tastato con mano quello che si vuole descrivere, anche solo x una questione di credibilità; ma se poi non hai quell’abilità che serve x mettere sulla pagina in maniera non solo coinvolgente, ma soprattutto COMPRENSIBILE anche x i profani, non si va lontano. Al contrario di altri autori (non necessariamente di spy-stories), Stefano questa capacità ce l’ha e gli va riconosciuta. X quanto mi riguarda: tanto di cappello.

  6. il professionista

    Il problema vero è rendere con la parola sia l’impressione reale del combattimento che la coreografia che poi sono due cose un po’ diverse. La parola chiave è emozione. fare partecipe il lettore della concitazione della lotta. Alla fine non si tratta di scrivere un manuale. Credo che concentrarsi sulle impressioni fisiche, il dolore per esempio, sia meglio che fotografare dettagliatamente ogni mossa. Un grande maestro di questo genere di narrazione(non per niente è un esperto) è il mio amico Barry Esiler autore della serie Rain(PIoggia nera su Tokyo e seguenti)

  7. stefano galliena

    Nella descrizione dei combattimenti corpo a corpo, ciò che mi coinvolge di più come lettore è l’immedesimazione con il protagonista, al punto tale che quando incassa un colpo immagino il dolore che prova.
    Personalmente ho praticato il karate Shotokan, ma essendo un’arte marziale attacca e fuggi, penso che si presti più alle gare sportive con tanto di arbitro e regolamento, che agli scontri brutali di Chance.
    Bella iniziativa Redazione!

  8. Fabio

    Anche io apprezzo molto l’abilità di Stefano di descrivere combattimenti. Chiari e fluidi, nonostante l’unico termine del gergo che conosca è ‘uppercut’ (retaggio delle avventure di Tex scritte da Bonelli).

  9. il professionista

    Mi fa piacere che l’iniziativa vi piaccia. parleremo prossimamente di coltelli e armi da fuoco nei romanzi del Prof. Per rispondere a Stefano e a Fabio. Anche io ho iniziato con lo Shotokan, passando poi a forme di karate con il contatto, in particolare ricordo glistage di Kyokushin in Olanda..che botte, ragazzi! Uppercut, invece,è giustamente una tecnica di boxe inglese adottata ormai anche nelle forme full Contact. Quello di Tex era micidiale.Non per nulla il grande Ranger della narrativa popolare italiana è uno dei miei modelli.

  10. Massimo Lunati

    Ho sempre trovato il fattore “emozione” uno dei punti più critici che caratterizzano la lettura delle sequenze di lotta, spesso proprio per quella deriva “manualistica” che le affligge. Per questo ammiro l’abilità di Stefano Di Marino nel saper rendere sempre al meglio le coreografie del nostro Chance, e al contempo la sua capacità di spiegare in maniera chiara le tecniche impiegate per realizzarle. Davvero bella, quindi, l’idea di una nuova rubrica come questa.

  11. il professionista

    Grazie, Massimo. In effetti l’azione(di qualunque tipo) non è solo appannaggio del cinema. Noi narratori dobbiamo usare le parole per far vivere emozioni al lettore. Proprio come un film se è troppo ‘tecnico’ risulta di diventare noioso, anche un romanzo deve saper evocare più che descrivere minuziosamente. Una bella sfida per chi scrive.

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