Visti con il Professionista/31 – La Cruna dell’Ago

marzo 20th, 2013 by Alessio Lazzati

VISTI CON IL PROFESSIONISTA:I CLASSICI DEL CINEMA DI SPIONAGGIO

LA CRUNA DELL’AGO

Crunaago

Anche se con gli anni la sua vena narrativa ha cambiato percorso con alterne fortune (il grandissimo successo dei Pilastri della terra e qualche mediocre prova come Nel Bianco) Ken Follett resta uno degli autori capaci di scrivere spy-stories di grande impatto anche per un pubblico non specializzato. Se Triplo e Un letto di leoni sono buoni esempi di storie di spionaggio dei nostri giorni, la sua specialità sono le storie di ricostruzione bellica in cui si intrecciano sentimenti, efficaci quadri d’epoca e una sapiente uso di tutti gli artifizi dell’avventura. In questo filone ricordiamo L’uomo di Pietroburgo, Il Codice Rebecca e, più recentemente, Le gazze ladre che era un po’ una versione femminile di Quella sporca dozzina. La cruna dell’Ago è il suo primo successo internazionale pubblicato nel 1978 e portato sugli schermi nel 1981. Il film di Richard Marquand rimane fedele al romanzo cogliendone la sostanza e sfrondandolo da alcune lungaggini soprattutto nella parte iniziale riassunta in poche, geniali sequenze. Tutto comincia nel 1940 allo scoppio della guerra quando già l’Inghilterra è sotto il tiro delle bombe naziste e gli agenti dell’Abwher sono infiltrati nel tessuto sociale britannico sotto spoglie insospettabili. È il caso di Harry Faber, funzionario delle ferrovie inglesi, apparentemente reduce ferito della prima guerra mondiale e perciò esente dall’obbligo morale dell’arruolamento. In realtà è una spia dell’ammiraglio Canaris e, ogni notte, trasmette importanti informazione sugli spostamenti delle truppe inglesi per via ferroviaria verso i porti che le porteranno in Finlandia. La curiosità della sua padrona di casa però lo smaschera. Faber, senza esitazione, pugnala la donna con il suo stiletto, fornendoci una spiegazione per il suo soprannome: L’Ago. Nel contempo assistiamo alle nozze tra la bella Lucy e l’affascinante David, futuro pilota della RAF. I due hanno già ampiamente consumato (tanto che segretamente lei è incinta) e,si concedono qualche bicchiere di troppo sulla via di casa. È così il brillante ufficiale perde l’uso delle gambe in un incidente automobilistico.

Sono trascorsi quattro anni e la guerra si avvicina a una fase cruciale. L’interrogativo che più assilla i servizi segreti tedeschi è il luogo in cui gli Alleati sbarcheranno in Francia. Ricognizioni aeree e altre fonti indicano Calais in base a supposti assembramenti di aerei sulla costa inglese. Ma l’astrologo del Furher ha predetto che lo sbarco arriverà in Normandia e così Faber, che è sfuggito alla caccia di Scotland Yard mimetizzandosi nell’Inghilterra semidistrutta dai bombardamenti, è chiamato a investigare. Canaris e Hitler si fidano solo di lui. Deve scattare foto e consegnarle personalmente. Verrà raccolto da un U-boat al largo delle coste scozzesi, in un’isoletta sperduta, Storm Island appunto, dove il destino vuole che si siano stabiliti David, Lucy e il loro figlioletto John. Che, dopo l’incidente, il matrimonio tra i due abbia imboccato una china discendente lo capiamo da alcuni ruvidi dialoghi tra i due coniugi. David è diventato un ubriacone, chiuso nell’autocompatimento. La moglie neanche la tocca e trascorre tutte le sue giornate a bere con il vecchio guardiano del faro. Già si delinea la situazione che porterà al culmine della vicenda. Faber, nel frattempo scopre che gli aerei in bella mostra per essere fotografati dalle ricognizioni nazista sono di compensato, uno specchietto per le allodole. Nel procurarsi le prove di questo artificio degli inglesi Faber si dimostra ancora una volta spietato e capace di uccidere con un’abilità e un sangue freddo non comuni. Ma Scotland Yard, nella persona dell’ispettore Godliman, è sulle sue tracce. Riesce persino a identificarlo tra i cadetti di una scuola di guerra nazista , vicino a Canaris. Ne ricaviamo il classico ritratto della spia di ghiaccio, dell’assassino senza scrupoli visto in molti romanzi e film. Freddo, solitario, senza scrupoli, Faber non è un nazista convinto. Svolge solo il suo lavoro e non sembra avere punti deboli. In realtà sguscia tra le maglie della polizia con una sorprendente abilità ma finisce per naufragare proprio a Storm Island. Qui comincia forse la fase più drammatica e meglio realizzata sotto il profilo della tensione di tutto il film. Faber ha poche ore a disposizione per segnalare con la radio del faro la sua presenza all’U-boat che dovrà recuperarlo. Se è pur vero che, rispetto al romanzo, Lucy, ormai amareggiata e disillusa dal matrimonio ma sempre animata da sentimenti di fedeltà coniugale, materna e patriottica, cede un po’ troppo rapidamente alle avances amorose di Faber, resta il fatto che il film rende più dinamica una vicenda che, sulla pagina, si dilungava forse oltre il consentito. Il triangolo amoroso Faber- Lucy-David ha esiti drammatici. Spinto da gelosia e diffidenza, David smaschera la spia tedesca e, malgrado la menomazione, gli crea un sacco di problemi. Alla fine Faber lo getta da una scogliera ma quasi controvoglia. Adesso sa di essere incamminato per un sentiero di morte. E, in quel preciso momento, malgrado il dovere, non lo vorrebbe, perché intuiamo che si è realmente innamorato di Lucy. Questa, dopo una breve illusione, scopre il cadavere del marito e capisce che l’uomo arrivato sull’isola è malvagio. In una notte di tempesta in cui per Godliman è impossibile raggiungere l’isola, si svolge un duello a distanza tra la giovane donna e la spia che, avvisato l’U-boat, ha anche ucciso il guardiano del faro. Qui si intrecciano diversi elementi di tensione. Faber e Lucy che pur si amano finiranno per uccidersi? Arriveranno prima i tedeschi a raccogliere la spia o gli inglesi a bloccarla? Il gioco è costruito con sufficiente abilità da farci dimenticare per un istante che la Storia è già stata scritta. Lucy in preda ai sensi di colpa, spinta dal desiderio di proteggere suo figlio e l’Inghilterra non esita agli atti più estremi. Quasi si fulmina nel tentativo di sabotare la radio, trancia due dita con un’accetta a Faber e, alla fine, impugna la vecchia Weabley del marito defunto e la punta verso l’amante che, all’alba corre verso la spiaggia per raggiungere il sottomarino tedesco.

Ma Lucy non può lasciarlo andare. Lo ferisce più volte e lo implora di fermarsi. Faber si lascia uccidere sulla barca a pochi metri dalla salvezza, forse ferito a morte da un sentimento che mai prima di allora aveva provato. “Mi piacciono le donne forti” disse Follett in un’intervista dell’epoca. Una frase che è diventata uno slogan nel lancio dei suoi romanzi d’avventura dominati da protagoniste intense e appassionate e che gli hanno valso un largo pubblico femminile in libreria e quindi raddoppiato il pubblico rispetto ad altri colleghi autori di romanzi dedicati più che altro a un pubblico maschile. Il film trova in Donald Sutherland ancora relativamente giovane un ottimo interprete. Aitante ma non superomistico, capace di una fissità nello sguardo da cui trapela una sofferenza interiore, ripesca a tratti caratteristiche di altri suoi famosi personaggi quali l’ispettore Klute e il killer protagonista di Unico indizio un anello di fumo ed evita gli ammiccamenti che lo hanno caratterizzato in Mash e nei Guerrieri. In pratica è l’epitome dell’assassino di pietra con un cuore ben nascosto. Uno stuolo di ottimi caratteristi come Ian Bannen e Kate Nelligan lo circondano in una ricostruzione storica che riesce a tender alta la tensione e a ricreare l’atmosfera cupa dell’Inghilterra nei tempi di guerra.

 

SCHEDA TECNICA Genere:Spie in guerra

La cruna dell’Ago (The Eye of the Needle)-USA, 1981- durata112’- regia di Richarrd Marquand- sceneggiatura di Stanley Mann dal romanzo di Ken Follett. Interpreti: Donald Sutherland: Faber- Kate Nelligan: Lucy- Ian Bannen: Godliman- Christopher Cazenove: David- realizzato da United Artist è distribuito in DVD nella collana MGM Classic.

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6 Responses

  1. il professionista

    un assaggio di un filone ,quello dello spionaggio di guerra, che ritengo interessante. sto preparando una serie di articoli per Thriller magazine

  2. Andrea Franco

    Devo dire che Nel Bianco non l’ho trovato pessimo. Comunque è vero, i romanzi peggiori di Follett sono quelli ambientati ai giorni nostri, primo tra tutti Il Martello dell’Eden, ma anche il Terzo Gemello non mi ha convinto del tutto. Ciao

  3. il professionista

    devo ammettere che sono molti anni che la lettura di Follet mi delude..TRIPLO era una bellissima spy story e anche un letto di Loeni aveva un suo perchè ma queste storei di spionaggio bellico(anche l’uomo diPietroburgo e la chiave Rebecca9 restano i migliori

  4. andrea-tortellino

    Triplo è stato il suo primo libro che lessi nei primi anni 80, un vero colpo di fulmime per la scrittura e la qualità della tenzione che era in grado di trasmettere. Da allora comprai e lessi altri suoi libri ma-purtroppo- ultimamente non mi avvince più. Convengo che il meglio riesca a darlo con le spy e anche con gli storici.

  5. gian

    Tra l’altro avete notato che Faber fa un cameo in un altro romanzo del buon Ken?

  6. Franz

    La Cruna dell’ago è stato il primo romanzo di Follett che ho letto. Ottimo e, nel genere spionistico, insuperato. Concordo col Prof che i migliori del genere siano stati L’uomo di Pietroburgo e il Codicee Rebecca, mentre le altre spy story sono state effettivamente deludenti.
    Resta invece un maestro indiscusso del romanzo storico. Io i romanzi di Follett li ho letti tutti e in quel campo, che è il mio preferito, è davvero un Maestro

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