Intervista a Greig Beck

aprile 16th, 2011 by Alessio Lazzati

AL – “Ghiaccio Nero” è il tuo primo libro pubblicato in Italia, per cui cominciamo con una domanda classica: chi è Greig Beck?

 

GB – Ho avuto la grande fortuna crescere di fronte a Bondi Beach, a Sydney. Prima e dopo la scuola, nei weekend e in ogni altro momento disponibile mi si poteva vedere insieme a mio fratello in cammino verso la spiaggia, tavole da surf imbracciate. Acqua splendida, odore di salmastro, un sacco di scottature: bei tempi. Tra un’onda e l’altra c’era tempo per leggere: fantascienza, horror e thriller d’azione erano ciò di cui mi cibavo. L’amore per quel tipo di storie ha certamente plasmato quello che scrivo e il modo in cui lo faccio oggi.

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Per quanto riguarda il lavoro, ho scelto il settore dell’Information technology, in cui opero da quasi vent’anni. Ho cominciato come analista e programmatore, poi rapidamente mi sono evoluto in consulente e dirigente. Sono tutt’oggi nel settore, ma ho rallentato un po’ con quelle responsabilità per concentrarmi sulla scrittura… e sul surf!

 

Oggi sono sposato, ho un figlio piccolo e un pastore tedesco gigantesco. Viviamo nei sobborghi vicino alla costa (e a Bondi). Ogni giorno faccio jogging alle 4.30 del mattino; corro attraverso le strade buie per poter essere alla mia scrivania a scrivere per le 6.30. Meglio di certo dei consigli di amministrazione e dei conflitti aziendali.

 

AL – Come definiresti il tuo romanzo? Ho trovato “Ghiaccio Nero” una bella fusione di thriller, avventura, horror e combat.

 

BG – Giusta osservazione. Descrivo il mio genere come “Terror Thriller”. Mi piace il tipo di libro in cui si scopre qualcosa di sbalorditivo, o un tesoro antico o una minaccia. E non posso fare a meno di leggere libri di Dean Koontz, Graham Masterton o il primo Stephen King; niente di meglio di un libro di mostri e cose che strisciano nell’oscurità o che sorgono dalle profondità degli abissi.

 

Quindi ho messo insieme le due cose: il thriller d’azione con un soldato d’elite come protagonista e la storia di un qualcosa che è comunque sempre mostruoso e terrificante.

 

AL – Come preferisci bilanciare realismo e immaginazione? Mi riferisco agli armamenti, tutte le tecniche di speleologia…

 

GB – Le mie storie sono fiction, ma devono risultare credibili. Significa che bisogna avere armi, situazioni e conseguenze plausibili. Non puoi gettare l’eroe in una voragine profonda che sembra senza via d’uscita e poi fargli venire in mente nel capitolo successivo che indossa degli stivali-razzo, e se ne vola via. È una presa in giro! In preparazione e durante una storia svolgo un gran numero di ricerche. Quindi molte delle armi che uso, i personaggi e i luoghi sono reali. Certo, alcune cose sono fittizie, ma voglio che il mio lettore si domandi che cosa ho creato io e cosa esiste davvero… e ehi, vi meraviglierebbe sapere che cosa esiste e pienamente documentata su internet!

 

AL – Mi sembra che in “Ghiaccio Nero” ci sia molta ricerca e su argomenti molto diversi, ma mi ha appassionato specialmente il background storico/misterioso. “Roanoke” (e non solo) è un po’ la parola chiave a riguardo…

 

GB – Adoro i miti e le leggende: persiani, greci, asiatici, europei, americani, degli aborigeni australiani: storie antiche di migliaia di anni. Più faccio ricerche, più cerco di scoprire il nocciolo di verità da cui la storia ha avuto origine. Nelle mie narrazioni uso miti e leggende come punto di partenza, poi lo sviluppo nel mondo di oggi. Come faremmo noi, nel mondo moderno di oggi, ad affrontare ciò che terrorizzava i nostri antenati? Scoprirlo è divertente.

 

AL – Cosa puoi dirci del protagonista, Alex Hunter: ha un lato molto umano ma è anche… alcune qualità “superiori” se così si può dire. Quali sono le fonti di ispirazione? E come hai deciso che volevi qualcosa di più del solito duro eroe d’azione?

 

GB – La mia principale fonte di ispirazione è stato John Carter del Ciclo di Marte di Edgar Rice Burroughs, un eroe straordinario per avventure straordinarie. Tutte i punti di forza dell’Arcade, la visione potenziata, il sesto senso, la forza ecc sono tutte documentate come presenti negli esseri umani di quando in quando. Abbiamo sentito tutti le storie di gente che solleva le automobili in situazioni di pericolo, o di un bambino che cade dalla bicicletta, batte la testa e quando riprende conoscenza parla in altre lingue. O di una donna in Russia capace di vedere nel buio più totale. Ho condensato tutte queste abilità in una sola persona. Scienza che supporta la narrazione.

 

Nel caso di Hunter, quelli che alcuni vedrebbero come vantaggi o persino doni, hanno un prezzo: scoppi di rabbia incontrollabili, dolore, la perdita della donna che ama, e il fatto di dover stare costantemente fuori dalla presa della Divisione Medica Militare, che vuole scoprire che cosa lo innesca. Volevo che il mio protagonista, Alex Hunter, l’Arcade, fosse straordinario, ma anche imprevedibile.

 

AL – A un certo punto nel libro c’è una certa parola magica: “Lovecraft”. È tra le tue ispirazioni come scrittore? Quali altri autori consideri dei modelli?

 

GB – Come potrebbe chiunque scrivere di horror o thriller e non essere influenzato da uno dei maestri? Nel mio lavoro ci sono tanti richiami al suo stile. Finora, un certo numero di lettori hanno individuato le raffigurazioni e anche alcune delle parole che uso… e voi? Altri autori che mi hanno influenzato sono quelli già menzionati in precedenza: una menzione speciale per Koontz, Masterton, King, Burroughs, Boulle, Jose Farmer.

 

AL – In questo romanzo abbiamo il ghiaccio dell’Antartide, il successivo “Dark Rising” nel deserto, il più recente “This Green Hell” nella giungla. Puoi anticiparci qualcosa sugli altri romanzi, sperando di vederli su Segretissimo prossimamente?

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GB – Certo. Lo stile di Segretissimo, è avventuroso, sensuale e aggressivo. Perfetto per il mio tipo di storie. I miei personaggi si svilupperanno e le situazioni saranno sempre sanguinose, brutali e spaventose. Spero che i lettori di Segretissimo seguano me e Alex Hunter in ognuna di queste!

 

AL – Mi sembra che il tuo libro potrebbe diventare un bel film. Che ne pensi? Ci sono possibilità che ciò accada? Non voglio chiederti del cast di attori che vorresti…

 

GB – Il mio stile è stato definito “cinematografico”. Forse perché i film sono una mia grande ispirazione (adoro Alien, La cosa, Predator, Aliens). Ho la tendenza a visualizzare nella mente le scene d’azione prima che sulla pagina. A volte sono a letto, e mi viene in mente una certa scena: devo saltar su e fiondarmi in ufficio, per mettere su carta i dettagli.

 

Ho un agente a New York, incaricato di presentare il mio libro alle società di produzione. L’arcade sul grande schermo… chissà.

 

AL – Quali sono i tuoi progetti per il futuro, dopo “This Green Hell” uscito proprio in questi giorni?

 

GB – “This Green Hell” è uscito prima in Australia, poi in Nuova Zelanda e tra poco arriverà in altre nazioni. Come sapete, scrivere è un processo lungo (pianificare, fare ricerche, scrivere, editare, la grafica, la pubblicità) quindi mentre facciamo questa intervista sto già dando gli ultimi ritocchi al mio quarto romanzo (The Black Mountains) e ho progetto per molti altri a seguire.

 

AL – C’è altro che vorresti dire ai lettori italiani?

 

GB – Ho un rapporto speciale con l’Italia. Quando ero in trasferta per lavoro in Svizzera, parecchi anni fa, una ragazza che frequentavo mi mandò una fotografia di un albergo speciale a Cernobbio, dove aveva sempre desiderato andare. Si chiamava Villa D’Este, sul Lago di Como. Be’, quando prese l’aereo per venire da me, io l’avevo localizzato e avevo prenotato alcuni giorni per noi. Fu terribilmente dispendioso, ma era un luogo magico e un momento speciale. E ne è valsa la pena: quella ragazza mi ha sposato (quindi ha funzionato)!

 

Mi piacerebbe tornarci un giorno. A presto spero!

 

 

 

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One Response

  1. AgenteD

    Bella l’intervista, bello il libro, che mi pare si possa inserire nel filone “action” che tante volte Segretissimo ha ospitato, e mi auguro quindi, che possa ospitare anche altri romanzi di questo autore, ma voglio anche fare i complimenti al traduttore anche perchè sono sicuro che mi leggerà…

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