Visti con il Professionista/23: L’agente speciale Mackintosh
VISTI CON IL PROFESSIONISTA:I CLASSICI DEL CINEMA DI SPIONAGGIO
L’AGENTE SPECIALE MACKINTOSH
A cura di Stephen Gunn
Desmond Bagley (1923-1983) è uno di quegli scrittori di azione-avventura di grande successo in tutto il mondo che hanno goduto solo di una parziale fortuna in Italia ed è un peccato perché nella sua produzione figurano piccoli capolavori di avventura allo stato puro (Una lettera dei Maya- Uno straniero a Fort Farrell) e certamente almeno cinque romanzi di spionaggio degni di entrare nella biblioteca ideale del genere. L’agente speciale Mackintosh di John Huston si ispira a La trappola della libertà, romanzo del 1971 pubblicato su Segretissimo e riproposto in una elegante collana formato libro intitolata I classici dello Spionaggio una decina di anni dopo. L’edizione italiana del film apparve sullo schermo mutilata di una decina di minuti e con una curiosa anomalia rimasta anche nell’ edizione dvd. Probabilmente per una strategia di marketing l’agente speciale Mackintosh sembrava il nome perfetto per il protagonista Joseph Rearden (interpretato da Paul Newman) prendeva questo appellativo che, nel romanzo quanto nella versione originale del film, è quello del suo capo, il veterano Harry Andrews. Si tratta di una classica storia di spionaggio sulla Guerra fredda giocata su toni volutamente realistici che, all’epoca dovevano sembrare anti-bondistici e oggi, al contrario, si avvicinano molto alla nuova versione dell’eroe di Fleming. In realtà Mackintosh (seguiremo la versione italiana…) è un agente del servizio segreto inglese incaricato dal suo capo Masterson (Andrews) di fingersi un ladro di diamanti e finire per quindici mesi in galera in modo da poter fuggire con Slade (Ian Bannen sempre in parte in questi ruoli) un agente venduto ai sovietici e ed evadere con lui. Lo scopo è smascherare una talpa nei servizi inglesi. L’ombra del ‘Quinto Uomo’ della vicenda Philby come sempre incombe sulle trame che implicano infiltrati russi in Inghilterra. La talpa in questione è sir Wheeler, deputato reazionario a parole ma in realtà agente comunista. Aiutato da Pamela (Dominique Sanda) la figlia di Masterson, Newman segue il piano nei dettagli ed evade con Slade grazie a una efficiente organizzazione che lo segrega in una villa di un non ben identificato paese. A questo punto Masterson commette un’imprudenza, forse credendo di tendere una trappola. Rivela a Wheeler che l’evasione di Slade è una trappola per catturare il suo ‘controllo’. Disgraziatamente Masterson viene investito da un’auto la sera stessa e finirà prima in coma e poi al cimitero. Mackintosh viene scoperto e malmenato ma rivelando, ancora una volta doti di agente d’assalto, evade dopo aver restituito sberle e calcioni ai suoi sequestratori. Si permette anche atti politicamente scorretti che oggi il cinema non potrebbe più presentare. Piglia a calci la giunonica Gerda e annega un rottweiler. Un ‘augusto’ critico cinematografico in base queste scene e a un paio di battute sugli omosessuali durante la sequenza del carcere ha bocciato il film, liquidandolo come una prova priva di tensione di John Huston. Errore madornale, o almeno rivelatore di una scarsa conoscenza del genere. L’agente speciale Mackintosh è un film che forse oggi può sembrare lento ma negli anni in cui fu realizzato mostrava la giusta dose d’azione e atmosfera, volutamente schivo da esagerazioni e inutili esotismi. La storia, in verità, procede con numerosi sotterfugi, inseguimenti,scambi di persona tra l’Irlanda e Malta dove Mackintosh e Pamela tentano l’ultima carta per intrappolare Wheeler e Slade. È interessante notare come Mackintosh sino a questo momento freddo e cinico ceda al sentimento nelle ultime battute della vicenda. La relazione sentimentale, più che altro fisica, tra l’agente e la bella Pamela potrebbe rientrare nel cliché del filone. Poche battute di dialogo intorno a una piscina in attesa dello show down finale ci lasciano intendere che una parentesi romantica è gradita a entrambi mail dovere e l’abitudine alla violenza sono vincolanti per entrambi e non consentono distrazioni. Wheeler è arrivato a La Valletta in veste diplomatica accolto con tutti gli onori. Nelle cabine del suo yacht nasconde Slade e Pamela si intrufola tra gli ospiti scoprendone la presenza. Suo padre, intanto, è morto e ha lasciato una lettera in cui si spiega tutto. Tale missiva, che non lascia scampo a Wheeler, è ancora per poche ore nelle mani di un avvocato ma presto finirà sul tavolo del primo Ministro. Wheeler è pronto a rifugiarsi all’est con il suo agente e, sorpresa Pamela, prima cerca di far arrestare Mackintosh poi, visto che proprio non riesce a levarselo dalle calcagna, organizza uno scambio. In una antica chiesa medioevale il deputato traditore è pronto a scambiare la ragazza per la possibilità di fuggire assieme a Slade.
Questi, che durante la prigionia ha imparato a conoscere l’agente inglese,intuisce che lo scambio è possibile. Mackintosh ha un suo codice e forse di Pamela, è un po’ innamorato. I due traditori si allontanano. Ma è proprio Pamela ad afferrare un antiquato ma micidiale modello di pistola mitragliatrice Mauser e a ucciderli. Carica di rabbia, Pamela accusa Mackintosh di aver ceduto e sistema i cadaveri in modo che ogni scandalo venga tacitato per il bene dell’Inghilterra. Ufficialmente Wheeler si è sacrificato per impedire la fuga di Slade. I due si sono uccisi apparentemente a vicenda.
E, senza uno sguardo per l’amante, Pamela si allontana nel buio lasciando gli stupefatti occhi blu di Newman a guardare nel nulla.
Una grande storia di spionaggio che, con il passare degli anni, non solo non è invecchiata ma ha acquistato anche fascino. L’azione è filmata con secca essenzialità, proprio come la prosa di Bagley si limita al racconto dei fatti senza infiorettarli inutilmente. È proprio la freddezza psicologica dei protagonisti che fa loro acquistare spessore in una sorta di procedimento ‘al contrario’. Dialoghi freddi, violenza esplicita e non spettacolare, una grande cura di paesaggi vuoti(la fuga nel campo santo costellato di croci celtiche è un esempio riuscitissimo di questa tecnica) suggeriscono allo spettatore un più profondo livello psicologico di ogni personaggio. Ma lo spionaggio, alla fine è solo una partita a scacchi e l’ideologia quanto i sentimenti dei singoli eroi, devono cedere il passo all’intrigo. Alla fine una lezione di cinema e di scrittura da parte dell’autore. Vorrei ricordare gli altri romanzi di spionaggio di Bagley Lassù qualcuno mi odia, Un uomo da spendere e Il nemico siamo noi, tutti pubblicati da Segretissimo nei primi anni della settima decade del secolo scorso. Per i collezionisti un’occasione per riscoprire un autore della forza di Deighton e Le Carré del periodo migliore.
SCHEDA TECNICA: Genere: guerra fredda
L’agente speciale Mackintosh (The Mackintosh Man) USA,1973- durata 104’- regia di John Huston – sceneggiatura di Walter Hill dal romanzo La trappola della Libertà di Desmond Bagley- Interpreti: Paul Newman: Ian Mackintosh. Dominique Sanda: Pamlea. James Mason: Wheeler- Harry Andrews. Masterson. Ian Bannen: Slade – realizzato dalla Warner è stato ristampato nel 2007 in DVD
Posted in Visti con il Professionista
gennaio 24th, 2011 at 19:03
Per combinazione sto appunto leggendo in questi giorni “Un uomo da spendere” di Bagley e devo dire che mi ritrovo in tutto e per tutto nelle parole del Professionista. Realismo ma anche grande originalità di soluzioni. Newman+Huston+Hill+Bagley: va da sè che questo film va recuperato!
gennaio 25th, 2011 at 20:13
e anche i suoi romanzi avventurosi avevano un’ottima tenuta…
gennaio 26th, 2011 at 22:05
Sicuramente è entrato nella mia (lunga) mancolista dei ricercabili in bancarella…
gennaio 26th, 2011 at 23:57
se riesci a trovarlo cerca una lettera dai mayache uscì in Longanesi8e forse in tea9..la versione uncut di ‘ Spedizione a Huaxuanoc’ primo volume della gloriosa e indimenticata collana mondandori Cerchiorosso
gennaio 27th, 2011 at 00:21
Grazie del consiglio, fra l’altro c’e’ molto di suo ancora disponibile. PS: i Cerchiorosso erano dunque versioni ridotte?
gennaio 27th, 2011 at 10:14
avevano la paginazione dei giall ie Segretissimo… marco tropea che li dirigeva asseriva di sì. per la verità il libro di bagley mi pare realmente accorciato mentre Sulla rotta degli squali di Smith(forse il migliore) presenta pochissime differenze rispetto alla successiva edizione Longanesi.
febbraio 7th, 2011 at 12:48
grazie di questo ripasso… lo vidi anni fa, ma non me lo ricordavo proprio. Lo terrò nell’agenda per rivederlo presto
ottobre 11th, 2013 at 16:52
Il film è chiaramente una cagata pazzesca!
La sceneggiatura è di una puerilità insopportabile.
Esempi:
Le tre pistole rimaste in chiesa vicino ai due cadaveri alla fine mantengono solo le impronte digitali di Pamela e di newman!
Quando newman si tuffa dallo yacht di Mason, la polizia invece di cercarlo in acqua se ne torna a casa!
Quando un aiutante di mason porta newman alla chiesa, newman scende dal’ auto prima di lui! Insopportabile
… E poi non si capisce praticamente nulla…