Visti con il Professionista/4: 007 – Dalla Russia con Amore
VISTI CON IL PROFESSIONISTA: I CLASSICI DEL CINEMA DI SPIONAGGIO
007 – DALLA RUSSIA CON AMORE
A cura di Stephen Gunn
Tra i classici del cinema di spionaggio Dalla Russia con amore (1963) era una scelta obbligata anche se, per successo e popolarità, quasi tutti gli episodi interpretati da Sean Connery sono diventati pilastri del genere. Eppure è in questo film, per certi versi anomalo rispetto al format della serie di spionaggio più duratura e famosa nel mondo, che ritroviamo tutti i segni distintivi dell’intero filone dedicato ai super agenti d’assalto. Il romanzo originale si svolgeva in piena Guerra fredda e dedicava una lunga introduzione al mondo dell’intelligence sovietica. Al cinema l’elemento politico è sfumato. Lo 007 dei film nasce per essere uno spettacolo d’intrattenimento e avventura per tutti ed è sempre stato attento a non prendere posizioni politiche “pericolose”. Benché incentrato sul furto di un decodificatore Lektor in possesso dei Russi all’ambasciata di Istanbul, la sceneggiatura inserisce di prepotenza la SPECTRE creando un nuovo “blocco” apolitico, criminale, terroristico che si rivela ben più organizzato e pericoloso del KGB. Film anomalo sin dalle prima battute, dicevamo. James Bond… muore infatti nella serrata scena d’apertura, ucciso con la garrota celata nell’orologio da un biondissimo Robert Shaw nei panni di Grant, assassino psicopatico, modello per moltissimi altri avversari. Ovviamente non è il vero Bond a lasciarci la pelle, lo rivela una maschera sotto la quale vediamo una ‘cavia’ umana con tanto di baffi, giusto perché lo spettatore abbia chiara la situazione. Dopo questo “ colpo” però il nostro eroe non appare sulla scena per più di 15 minuti, tempo cinematografico lunghissimo. In questo frammento vediamo costruirsi una tela di ragno intorno a 007 che viene sempre evocato e acquista forza con il profilarsi degli avversari. La SPECTRE, che, se vogliamo, è quasi un abbinamento tra la Mafia e Al Qaeda, è incarnata con una trovata geniale dal suo misterioso capo di cui vediamo solo le maniche accarezzano il mitico persiano bianco. Poi c’è Kronsteen (Vladek Sheybal, altro viso notissimo in quegli anni nel filone), l’orribile Rosa Klebb (Lotte Lenya) e Red, Grant. Questi, statuario e micidiale, fino alla fine segue non visto dall’eroe le fasi dell’operazione. L’idea di inserire la sua presenza minacciosa alle spalle dell’ignaro Bond è forse il vero tocco di genio della sceneggiatura rispetto al romanzo. La tensione sale aggiungendo emozioni alle ambientazioni esotiche. Negli anni ‘60 il pubblico non ha ancora la possibilità di viaggiare con facilità e anche un semplice spostamento aereo verso la Turchia assume la valenza di un sogno. Tra gli elementi che caratterizzeranno non solo la serie dedicata a 007 ma tutto lo spionaggio scritto (su Segretissimo in particolare) e filmato di quegli anni, l’esotismo giocherà un ruolo paritario all’intreccio. Sin dai suggestivi titoli di testa giocati sul corpo voluttuoso di una danzatrice del ventre agli angoli più pittoreschi di Istanbul, lo spettatore è trascinato in un universo lontano, pericoloso, che confina con quello della grande avventura tout court.
Le versioni rimasterizzate della pellicola rendono giustizia ai vecchi quartieri di case di legno, alle moschee e ai bazar, alle ville sul Bosforo e anche agli interni retrò, tutti rigorosamente in legno, dell’Orient Express. Se a questo aggiungiamo un intrigo che, per una volta è prettamente spionistico ed evita raggi della morte e folli alla conquista del mondo, ben si capisce perché Dalla Russia con amore resti un film amatissimo anche da chi ha saltuariamente frequentato il genere. La punta avvelenata nella scarpa di Rosa Klebb, i pesci siamesi da combattimento, il decifratore Lektor (che assomiglia moltissimo alla famosa macchina Enigma usata dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale) forniscono quel tocco di strabiliante tecnologia che ben si equilibra con l’esotismo dell’ambientazione. Ovviamente è il ritmo dell’azione a catturare lo spettatore. Connery sempre più è a suo agio nei panni del Bond concepito dal regista Terence Young, leggermente differente dall’eroe cupo di Fleming. Più bon vivant, più distaccato e ironico, non rinuncia a una certa dose di cinismo con donne e avversari. Per l’epoca la violenza è spesso molto esplicita, ne è prova il duello a mani nude con Grant, a bordo dell’Orient Express, che resta uno dei migliori “pezzi” d’azione della serie. L’intrigo per rubare il decifratore, umiliare e compromettere un famoso agente inglese attirando nella famosa “trappola del miele” grazie alla sontuosa Tanya Romanova (un’italianissima Daniela Bianchi in perfetta aderenza alla spia russa sinceramente non dotata di mente acutissima ma certamente invitante!) funziona come un meccanismo di precisione. Questo grazie a una sceneggiatura firmata da Richard Maibum che integra dove necessario il ritmo della narrazione con battute e scene d’azione assenti nel romanzo. L’inseguimento sui motoscafi e lo scontro uomo contro elicottero (ispirato a Intrigo internazionale di Hitchcock!) chiariscono la differenza tra il racconto romanzato e l’esigenza di creare uno spettacolo cinematografico incalzante. Per la verità tutti i primi film della serie 007 appaiono oggi dotati di una capacità di strutturare gli avvenimenti e inanellare i fatti molto superiore per le pellicole del loro tempo. Se tutto ciò, a volte, va a scapito della coerenza e del realismo è bene ricordare che il mondo di Bond, come lo vediamo sullo schermo, è solo simile al nostro. In realtà tutti, eroi e “cattivi”, vivono a una velocità superiore, illuminati da luci che esaltano ogni colore, ogni sfumatura.
È un po’il trucco, vincente della serie, concesso, è doveroso ammetterlo, da un gran dispendio di mezzi economici ma anche di talenti. Per quanto si siano realizzate delle ottime imitazioni (una su tutte la serie dedicata a OSS117 diretta da Andrè Hunebelle) nessuna è mai riuscita a creare un così perfetto abbinamento di elementi diversi. Siamo a grande distanza dallo spionaggio realistico, cupo di LeCarré, ma lo spionaggio avventuroso si regge sulla sospensione dell’incredulità, sulla capacità di trovare glamour anche negli scenari più squallidi quali potrebbero essere un accampamento di zingari o una fogna sotterranea. Una menzione particolare va alla scelta degli interpreti che sono parte integrante del “look” della vicenda. E nella girandola di intrighi, agguati, appuntamenti clandestini che ci regala Dalla Russia con amore, ci piace concludere rendendo omaggio a Pedro Armendariz che, già gravemente ammalato, recita con brio la parte di Kerim Bey, residente dell’MI6 a Istanbul. Armendariz non vedrà la fine delle riprese ma porterà a termine senza una smorfia tutte le sue scene. Come non citare la famosa battuta che accompagna l’eliminazione del killer Grilenku mentre scappa da una botola ricavata dalla bocca di Anita Ekberg su un manifesto. “Ferito o meno, devo premerlo io quel grilletto”. E James Bond cede, per una volta, il centro dell’azione al suo comprimario.
SCHEDA TECNICA. Genere: Agenti d’assalto
Agente 007 dalla Russia con amore(From Russia with Love),1963, diretto da Terence Young. Sceneggiatura di Richard Maibum dal romanzo di Ian Fleming. Durata : 135’ – Sean Connery :James Bond – Robert Shaw: Red Grant- Daniela Bianchi : Tanya Romanova- Pedro Armendariz : Kerim Bey- Lotte Lenya: Rosa Klebb- Realizzato da United Artist. Dal 2001 la MGM ha diffuso in DVD numerose versioni rimasterizzate e ricche di interessanti extra di tutta la serie. La più famosa risale al 2006 in occasione del ventunesimo film della serie, offerta con una valigetta simile a quella che si vede proprio in questo film.
Posted in Cinema e TV, Visti con il Professionista
marzo 18th, 2009 at 22:11
bel film… mi hai fatto venire volgia di rivederlo. mi sono consolato con i titoli di testa e i movimenti sinuosi della ballerina. Le donne del ’63 forse erano meno toniche di quelle di oggi, però che fascino, che femminilità… quelle degli ultim 007 in confronto sono ragazzine. Vidi questo film molti anni fa, ma leggere l’ottima critica del Professionista me lo ha fatto ritornare piacevolemnte in mente, quello che ci vuolo dopo una incasinata giornata di lavoro.
marzo 19th, 2009 at 10:30
e ti consiglio di rileggere anche il libro che è ben scritto, forse con ritmi narrativi che oggi non si usano più ma che, come le danzatrici del ventre, lasciano quella… pienezza di gusto che non guasta mai.
marzo 19th, 2009 at 16:40
lo cercherò subito, devo averlo da qualche parte, una vecchia versione originale (mi pare un tascabile della Pan con le pagine oramai grigie) comprata in uno di quei mercatini londinesi dove una bionda con le dita piene di gioielli, oltre a valigie piene di libri usati, vendeva anche protesi di gambe artificiali usate… (proprio mitiche le donne degli anni 60, almeno sullo schermo).
marzo 20th, 2009 at 10:58
sì io ne ho diverse edizioni, la prima ormai ridotta a una frittata con le pagine che si staccano dei tascabili garzanti con foto di Connery… però due anni fa uscì una bellisima collezione originale penguin a prezzo ridotto con cover anni 60 che varrebbe la pena di recuperare…