Il segreto di Virginia (1258)
Che pace in quel cottage sul fiume, per Claude Margolis, ricco imprenditore di Arbana, Michigan. Pace eterna: Claude viene assassinato a coltellate. Unica sospettata è Virginia Barkeley, trovata dalla polizia sul luogo del delitto in evidente stato di ubriachezza e senza alcuna memoria dell’accaduto. Per Eric Meecham, il suo avvocato, la difesa si prospetta tutt’altro che facile. Entra però in scena Loftus, uomo distrutto da una malattia incurabile.
Loftus si accusa dell’omicidio e si suicida in carcere. Caso chiuso? Non per Eric Meecham, che vuole andare fino in fondo.
Margaret Millar (1915-1994) studiò alla University of Toronto. Sposò il celeberrimo giallista Kenneth Millar, alias Ross Macdonald, che lei aiutò all’inizio della sua carriera. È considerata una delle grandi autrici del giallo americano per il rigore della trama, per la tensione, il pathos e la finezza della scrittura.
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Posted in I Classici del Giallo, Le collane del Giallo
novembre 6th, 2010 at 11:26
Ottimo libro, per chi se lo fosse perso una ventina d’anni fa (era uscito nel Giallo nel 1991) o addirittura una cinquantina (la prima edizione italiana, col titolo “La morte viene da lontano,” era stata pubblicata nei Gialli del Secolo nel 1953).
Un romanzo bello tosto, tra l’altro, per essere del 1952. D’altronde, Margaret Millar era una donna tostissima e dal carattere per niente facile (ne sapevano qualcosa il marito Kenneth MIllar/Ross Macdonald, che con lei ha vissuto in strenua competizione letteraria per 45 anni, e soprattutto la figlia Julia, che non riuscì mai a superare i problemi casalinghi e condusse una vita tragica).
novembre 6th, 2010 at 17:54
Amo moltissimo i romanzi di Margaret Millar, anche se non ho potuto leggerne molti. Il mio preferito è Cercatemi domani, sarò morto.
Senza dubbio prenderò anche questo.
novembre 21st, 2010 at 10:43
davvero bello.
colpisce soprattutto lo stile di scrittura,incisivo ed elegante allo stesso tempo.
mi stupiscono i pochi commenti per quello che a mio parere è il migliore tra gli acquisti di questo mese.
poi vengono il Browne e il Thompson.
novembre 24th, 2010 at 09:43
Non è che non lo sia. E’ solo che secondo me, essendo la Millar il massimo dell’introspezione psicologica (quasi psicanalitica), i suoi libri – parlo per me – vanno letti poco alla volta, assaporati, gustando le sfumature, arrivando poi ai finali che sono in genere memorabili: da un certo punto di vista, la lettura è meno facile di un Browne o di una Thompson. Anche se poi..lascia il segno.