Delitto in manicomio (1212)
William Crane è un investigatore privato pronto a tutto, perfino a infilarsi in un caso “pazzesco”. Nel senso di farsi ricoverare in manicomio pur di proteggere l’anziana signorina Van Kamp, ricca e un po’ eccentrica. Qualcuno le ha rubato una cassetta blindata contenente quattrocentomila dollari in titoli e la chiave di una cassetta di sicurezza. Tra indagini a vuoto, in un clima allucinato, viene ritrovato il primo cadavere. Crane si rende conto che i più pericolosi del manicomio non sono certo gli internati. Intanto, il numero dei morti aumenta e il sospettato numero uno è proprio lui.
Jonathan Latimer (1906-1983) è nato a Chicago. Compiuti gli studi universitari, ha lavorato come giornalista e sceneggiatore cinematografico. L’originalità di Latimer, considerato uno dei grandi maestri della hard-boiled school , sta nell’aver trasformatoil romanzo della “scuola dei duri” in commedia di nero umorismo sorretta da toni dissacranti. Famosi soprattutto i romanzi che hanno come protagonista Crane.
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Posted in I Classici del Giallo, Le collane del Giallo
febbraio 3rd, 2009 at 16:46
Be’, rivedere in circolazione un romanzo di Latimer è sempre una gran bella cosa. Questo, poi, è un riuscitissimo ibrido che sa mettere d’accordo tutti: gli amanti dell’hard-boiled e quelli della camera chiusa (c’è un delitto impossibile di ottima fattura).
Chi possiede il cofanetto della seconda stagione del tenente Colombo, non perda l’occasione di vedere (o rivedere) “Il terzo proiettile”, uno dei migliori episodi dell’intera serie. Soggetto e sceneggiatura sono di Latimer, e l’interprete è il grande Ray Milland (amicissimo di Latimer, e qui assolutamente fantastico).
Se poi qualcuno vuole approfondire vita e carriera dell’autore, sul mio blog c’è un lungo articolo con tanto di foto.
febbraio 3rd, 2009 at 21:27
Bello quell’episodio : mi ricordo che per trovare il proiettile, Colombo armeggiava con un metal detector…
Sì sono d’accordo con te : questo mese il buon Sergio ha fatto il gran colpo ! Chissà se un giorno riuscirà a far pubblicare un altro grande Hard-boiled con un’altra camera chiusa, che manca alla ristampa da più di 50 anni : io non ce l’ho ma tu sì, e hai capito a cosa voglia alludere, mio buon Luca.
febbraio 3rd, 2009 at 23:09
Ultimamente è morto il grande Westlake, e sono sicuro che Il giallo gli riserverà qualcosa prima o poi..
Mi sono francamente stupito invece che la morte di un altro grandissmo autore (noto più per Urania che per i gialli in Italia, anche se è stato il più grande scrittore di racconti di Camere Chiuse nella storia), Edward D. Hoch, non sia stata l’occasione per leggere qualcosa di suo, per esempio un apocrifo queeniano..
Ce ne sarà l’occasione ?
febbraio 6th, 2009 at 18:43
Ottimo Latimer tende spesso a essere dimenticato ma è un autore molto interessante. Da quanto tempo non veniva pubblicato in Italia?
febbraio 6th, 2009 at 22:25
Non moltissimo tempo, nei Classici ne sono usciti diversi. Il problema è che andrebbe ritradotto da capo a fondo, perché le edizioni in circolazione mostrano davvero la corda. Speriamo in tempi migliori.
febbraio 10th, 2009 at 13:01
Inizio interessante con Wiliam Crane scarrozzato in ambulanza verso un maniconio per proteggere l’anziana signorina Van Kamp. Vari dottori, alcune signorine, deduzioni alla Sherlock Holmes, mugolii, ululati, un uomo che mangia una falena, un mucchio di soldi spariti e insomma si comincia bene…
febbraio 10th, 2009 at 20:50
Ma a quanto pare sono diversi gli autori le traduzioni dei cui libri “mostrano la corda” come dice Luca.
Lui ha parecchie volte posto l’attenzione sulla ritraduzione degli Stout e ora parla dei Latimer. Ma ci sarebbero anche altri autori tradotti in altri tempi, come Eberhart, Rinehart, Crofts, Freeman, Wade. Talora non sono tanto le differenze di traduzione (come per esempio in alcuni Queen o in alcuni Carr) quanto quelle di ammodernamento di un italiano ormai fastidioso, che secondo me fa la differenza.
Leggete per esempio quelle traduzioni in uso in alcuni gialli economici (NON MONDADORI) di qualche anno fa, e chiedetevi se magari non siano state approntate molti più anni prima; anche parecchi Sonzogno economici della fine degli anni ’60 inizio ’70, presentavano traduzioni degli anni ’30 : magari saranno anche corrette, ma trovare espressioni vetuste è molto frequente. E almeno a me da molto fastidio leggere una traduzione del millenovecentotrenta, o anche una del millenovecentocinquanta, quando se ne può avere una del duemila. Talora ti trovi davanti ad una sorprendente traduzione, per es. quella della Cannan proposta qualche mese fa, visto che risale agli anni ’50 e ti chiedi tra te e te se mai non vi sia stato un qualche intervento di ammodernamento.
Certo talora si deroga davanti alla difficoltà di trovare altre traduzioni (tipo i gialli di Windry o di Boc(c)a pubblicati nei Mondadori degli anni ’40, o la straordinaria e ricercata serie dei Pagotto, ma quando gli autori sono più conosciuti, il discorso da fare è proprio quello messo in chiaro da Luca.
febbraio 12th, 2009 at 17:24
Già letto. Un bel libro. Spiritoso e dissacrante.
febbraio 12th, 2009 at 23:33
Porca Miseria !
Se avessi giocato a scacchi come ora leggi libri, altro che Lasker..avremmo avuto Lotti, Campione Mondiale di Scacchi !
febbraio 14th, 2009 at 18:39
Ti ricordo che sono in pensione…
febbraio 14th, 2009 at 20:30
Sempre umile Fabio : sei un grande !
febbraio 18th, 2009 at 14:26
Come diceva i’ mi’ poro babbo un grande…bischero!
febbraio 18th, 2009 at 19:19
Non importa cosa, ma sempre grande.