Errico Passaro. Il Colonnello dello spionaggio
La redazione di Segretissimo ha perso in modo drammatico un membro della sua Legione di autori, Errico Passaro, colonnello dell’aeronautica e creatore della serie L.E.X. per la nostra collana. Stringendoci alla famiglia di Errico nel cordoglio per la sua scomparsa, pubblichiamo un intervento di Gianfranco De Turris in ricordo di un amico e di un autore di spessore.
Errico Passaro. Il Colonnello dello spionaggio
Il mondo degli appassionati di un particolare genere di narrativa – dalla fantascienza al poliziesco, dal fantastico allo spionaggio, dall’orrore all’avventura – è sostanzialmente un piccolo mondo rispetto al resto della letteratura e quanto avviene nel suo ambito, bello o brutto, positivo o negativo che sia, monopolizza l’attenzione, si installa al centro della loro attività. Non dico che ci si conosca tutti, ma quasi, almeno a un certo livello.
Così è avvenuto per la repentina e inaspettata morte, lo scorso 6 maggio 2023, di Errico Passaro, come dimostra lo sconcerto e l’amarezza, il dolore, espresso sui social network, non solo per quanto aveva già pubblicato e per cui era assai noto, ma specialmente perché aveva solo 56 anni e ancora moltissimo da fare avanti a sé. Ma lo è stato, credo di poter affermare, soprattutto per me che lo conoscevo da quando aveva vent’anni.
Errico era poliedrico, multiforme, un vulcano inesauribile di idee. Nella vita era ormai colonnello dell’Aeronautica Militare. Si era dedicato, credo, a tutti gli ambiti della letteratura ‘di genere’ sopra ricordati: fantascienza, fantastico, orrore, avventura, spionaggio, giallo, con opere sempre molto originali e ben scritte.
Era il Colonnello della Fantascienza. Narratore, saggista ma anche giornalista, critico letterario, autore di migliaia di articoli, di non so più quanti romanzi pubblicati da Mondadori, Elara, Solfanelli, Nord, Flaccovio, Delos, Idrovolante, Settimo Sigillo, Homo Scrivens, Bietti e altri.
Ha colpito profondamente me, dato che lo conoscevo dall’epoca del Premio Tolkien (1980-1992), quando vi partecipò da ventenne con il romanzo “Il delirio”, una storia fantastica in stile ‘dannunziano’, poi pubblicata nell’antologia “Immaginaria 2” (Solfanelli, 1988); da allora non si è fermato più sino a che lo ha bloccato un Fato ingiusto.
Errico faceva parte di quel piccolo gruppo di ragazzi romani che avevano partecipato al Premio Tolkien che mi avevano colpito per la loro qualità di idee e stile, con i quali avevo preso contatto: oltre a lui, Marco De Franchi, Roberto Genovesi, Gabriele Marconi (ai quali si aggiunse Nicola Verde, più grande di loro) e tutti, devo dire con soddisfazione, con una brillante carriera di scrittori e/o giornalisti di fronte a loro, anche se non lo sapevano ancora.
Mi venivano a trovare con una certa regolarità la sera, nella mia pausa cena, quando lavoravo alla sede del Giornale Radio in Via del babuino, prima che la Rai fosse trasferita armi e bagagli in quel di Saxa Rubra, fuori città, tanto per non lasciare in abbandono la cittadella dello sport costruita per i mondiali del 1990. Si chiacchierava, si discuteva, si progettava, e insieme a loro Errico usciva spesso e volentieri nelle diverse antologie a tema che ideavo e riuscivo a far pubblicare anche parecchio tempo dopo (ma erano stati tutti preavvertiti).
Con lui era particolarmente facile: non solo ci univa una comunanza di formazione culturale e di idee su vari piani, ma non aveva alcuna difficoltà ad affrontare qualsiasi argomento: aveva sempre la trama giusta e originale, non si trovava a disagio con nulla e quando era il caso modificava secondo le indicazioni, e tanta in seguito è stata la sua esuberanza creativa che per me è stato poi difficile seguirlo in tutto quel che scriveva senza soluzione di continuità.
La sua versatilità lo aveva portato a elaborare anche la serie L.E.X. per Segretissimo, applicando in modo inconsueto allo spionaggio la sua competenza in fatto di giurisprudenza, in cui si era appunto laureato, e che esplicava anche nei suoi compiti in Aereonautica, un unicum in questo genere di narrativa popolare, in Italia e all’estero.
Seguire un giovane nella sua carriera da adulto, sia da presso che da lontano, che non era per me uno qualsiasi, e poi saperne della scomparsa ‘improvvisa’ ti colpisce profondamente. Scrivo ‘improvvisa’ tra virgolette perché per noi tutti è stato così, ma in sé non lo è stato affatto, soltanto che lui, riservato com’era, con la mentalità ‘militare’ che aveva (non perché fosse un ufficiale di carriera, ma perché aveva scelto di fare il militare in quanto quella mentalità la possedeva per natura) non aveva fatto trapelare il benché minimo accenno; solo la moglie Anna Emilia, che gli è stata acconto sino all’ultimo, lo sapeva.
Non è che dovesse stare a lamentarsi con qualcuno, ovviamente, ma un segnale almeno, una allusione ai suoi amici… Sta di fatto che, controllando nella vecchia posta elettronica ho trovato una mia email del primo aprile in cui gli chiedevo proprio notizie sulla sua collaborazione a Segretissimo e lui, molto tranquillamente, mi rispose che un suo romanzo sarebbe apparso a fine anno, L.E.X. 5, e forse ci sarebbe stato anche un L.E.X. 6 e stava pensando a un’opera che lui definiva mainstream… E poi aggiungeva frasi nei miei confronti che solo adesso posso capire a cosa alludessero.
Era, poi ho saputo, già da un mese all’ospedale militare del Celio a Roma, e da lì a un altro mese ci avrebbe lasciati il 6 maggio. Ha progettato (e sperato, ritengo) sino all’ultimo, eppure aveva quel che ancora oggi viene definito per pudore “un male incurabile”, scoperto casualmente durante un controllo prima di una sua missione all’estero, un male subdolo e infido, come mi scrisse poi Anma Emilia, che sino a quel momento non aveva dato alcuna avvisaglia e che giunto al quarto stadio era ormai impossibile curare e fermare.
Era all’ospedale e non mi accennò assolutamente alcunché, rispose come se nulla fosse, eppure sapeva benissimo, ritengo, quale sarebbe stato il suo destino. Era nel suo carattere e, del resto, a pensarci su, uno di noi, io stesso, che avrebbe dovuto dire? Forse avrei fatto lo stesso. Ma quel che ha colpito tutti è stato che la sua morte è caduta fra noi, nel nostro mondo di appassionati, come un fulmine a ciel sereno, e nessuno ci voleva credere perché nessuno vi era preparato, men che meno io.
Dal 2010 all’incirca nell’ambito della fantascienza, che a me soprattutto interessa da sempre, diversi amici sono scomparsi, chi per malattia, chi per incidenti: penso a Ernesto Vegetti, Riccardo Valla, Ugo Malaguti, Vittorio Catani, Antonio Bellomi, G.L. Staffilano (per non parlare di Cesare Falessi, ma lui era di una generazione precedente). Ma tutti di una loro età, tutti che conoscevo, chi più chi meno, sin dagli anni 60-70 dell’ormai secolo scorso, in pratica dagli esordi nella fantascienza in Italia, quella di Oltre il Cielo, Futuro, Interplanet, Galassia, vecchi amici come si suol dire… ma per Errico è stato diverso. Un amico che conosci da ragazzo e che ha fatto un’autorevole carriera e ha scritto libri importanti, non lo si dimentica facilmente.
Lascia dietro di sé, però, non solo quanto gli è stato pubblicato, ma una mole di inediti notevole, dato che ha sempre scritto indipendentemente dalla mira della pubblicazione, testi che spero verranno recuperati pian piano dai meandri del suo PC. Errico non poteva stare senza scrivere e se gli accadeva, come ricorda la moglie, era inquieto, si sentiva a disagio: lei pensa che fosse disciplina e senso del dovere che lo agitava, ma io credo fosse anche la sensazione inconscia che non avesse davanti a sé tutto quel tempo che ognuno di noi si aspetta dalla vita, che ci sarebbe stata un’interruzione fatale, e nella sua mente tumultuavano troppe idee che premevano per essere messe sulla carta…
Errico Passaro, il Colonnello dello Spionaggio (e non solo) continuerà a stupire con le sue invenzioni narrative che di certo gli editori con cui era in contatto pubblicheranno. Errico resterà fra noi e sarà ancora apprezzato per un bel pezzo, nonostante il tempo effimero e superficiale in cui viviamo. In questo modo si cercherà di contrastare un Fato che con lui è stato profondamente ingiusto e nessuno mi leverà dalla testa che, come ho accennato, lui abbia scritto sempre così tanto, quasi convulsamente, forse perché nel suo profondo sapeva quale fosse il suo destino. Perché a 56 anni, oggi come oggi, si è ancora giovani…
Gianfranco de Turris
Posted in Ricordo
giugno 1st, 2023 at 08:02
Grazie per tutte le avventure che hai scritto con la tua passione ed il tuo talento.
Un saluto commosso di un tuo lettore