Segretissimo – Brent Ghelfi – Volk: L’Ombra del Lupo
Segretissimo – Brent Ghelfi – Volk: L’Ombra del Lupo – N° 1556 Ottobre 2009
Quale legame tra il fumo fetido che emana nella notte di Mosca dal quartier generale di una compagnia petrolifera americana e il feroce assassinio di un ufficiale dell’esercito che trasporta prove di atroci crimini di guerra? Quale denominatore comune tra la scomparsa di una ragazza innocente e la nuova offensiva di uno spietato terrorista ceceno? Alexei Volkovoy, ex colonnello dell’Armata Rossa diventato protagonista del crimine della nuova Russia, è nuovamente costretto a scendere in campo. Ma questa volta, preso nel tiro incrociato di sinistre trame politiche e spietati intrighi economici, Volk, il Lupo, sarà costretto a lottare con tutti i suoi artigli.
All’interno il racconto “Il sogno dello squalo” di Stefano Di Marino.
Vi segnalo il sito web di Brent Ghelfi, completamente rinnovato, dove reperire aggiornamenti e notizie sulla serie Volk e i progetti futuri dell’autore.
Posted in Segretissimo
settembre 29th, 2009 at 15:01
Il primo volume era una figata! Questo diviene d’obbligo. Sempre tradotto da Di Marino si spera! Anche il tuo racconto Stefano giunge sempre gradito!
settembre 29th, 2009 at 15:48
Uno degli autori più validi e interessanto usciti ultimamente, concordo.
Naturalmente la straduzione è di Stefano Di Marino, ormai IL traduttore di Brent Ghelfi.
settembre 29th, 2009 at 19:41
a breve un commento su questo romanzo decisamente più spionistico del primo ma con dei grandi ritorni. bello vero… parola del Prof…
il racconto Il sogno dello squalo è un prequel di Quarto reich, un’avventura di un espatriato in Africa nel ’36…magia e violenza…
ottobre 1st, 2009 at 12:46
Il primo l’ho trovato molto cinico… voglio dire, non è uno che ama i suoi personaggi, li mutila, addirittura. Proverò a comprare e a leggere questa seconda prova, magari cambio idea. A leggere un libro solo non ci si fa un’idea su uno scrittore, soprattutto di genere, e poi visto che lo ha tradotto Stefano di Marino, acquistarlo è d’obbligo!!! anche se ripeto per l’ennesima volta e non mi stancherò mai di ripeterlo, per quanto riguarda Segretissimo, gli scrittori italiani sono i migliori…
ottobre 1st, 2009 at 15:41
e vedrai cosa non succede stavolta.. però mi sembra che, nella crudeltà con cui brent, infierisce sui suoi personaggi ci sia un disperazione che ci rende partecipi delle loro vicissitudini. di certo il professionista uno come Volk lo prenderebbe in squadra subito….
ottobre 1st, 2009 at 18:00
Infatti: io l’ho trovata in un certo senso assolutamente vicina alle cose della Foreign Italian Legion …
ottobre 2nd, 2009 at 00:07
Bello vedere che le opere della Foreign Italian Legion cominciano a diventare il parametro di riferimento.
Una volta si diceva: “Bella storia sembra scritta da un americano”… oggi invece comincia a cambiare lo stile a cui si paragona la qualità di un opera.
Una prova ulteriore che l’attuale corso di Segretissimo è destinato a fare storia!!
E’ giunta l’ora in cui chi (come il Professionista) è stato costretto a inventarsi numerosi pseudonimi, può alzare meritatamente la testa.
ottobre 3rd, 2009 at 11:08
@Kurt Dehn: Eh sì! Era proprio ora!!
Il primo romanzo mi era piaciuto, mi aspetto allora ancora di più da questo!!
ottobre 4th, 2009 at 15:01
Per leggere questo libro bisgona avere letto il primo?
ottobre 5th, 2009 at 09:26
A proposito dei commenti sugli scrittori italiani: è vero che dal punto di vista tecnico gli americani sono molto bravi, però a mio avviso mancano molto sul lato umano; per esempio, sempre a mio sentire, prendete i personaggi del professionista, io li trovo molto umani e simpatici e multidimensionali, quindi veri, vivi, caldi. Quelli invece di tanti scrittori americani, sembrano molto più freddi, non li senti umani… a prescindere dal fatto che appunto fanno un lavoro che a ben poco a che fare con l’umanità. E’ una mia opionione, ben inteso e se essa è verità, è un plauso agli scrittori italiani, anche perché un libro tradotto, secondo me, è spesso migliorato (o peggiorato) rispetto all’originale, mi vengono in mente i romanzi di Philip K. Dick, lo scrittore di fantascienza di cui sono usciti dei romanzi in Urania. Se lo leggi in inglese, ha un inglese vetusto, a volte veramente ‘cattivo’ (non l’ho detto io, anche se sono d’accordo). Li leggi in italiano, sono romanzi bellissimi… anche se questo è un altro discorso.
ottobre 5th, 2009 at 10:31
in effetti soprattutto restando nel campo di Segretissimo le serie americane storiche come Nick Carter o Mack Bolan erano veramente molto …pulp.. però c’erano delle eccezioni come Sam Durrell eMatt Helm…in verità le serie inglesi o comunque europee sono sempre state un passo avanti..forse perchè in Europa la narrativa d’evasione pura ha sempre avuto comunqueun po’ più d’impegno da parte dei narratori, però non è giusto generalizzare negli hard boiled per esempio si trovano autori umanissimi… per quanto riguarda la domanda di Danuiele Rubatti nonè strettamente necessario leggere il primo Volk ma la serie ha una certa continuity…
ottobre 10th, 2009 at 13:08
La capacità di Stefano è degli altri ddi Segretissimo è quella di saper approfittare della prospettiva avventurosa (e della tradizione europea che questa gode in campo letterario) per parlare di noi della nostra cronaca e della nostra Storia. Le emozioni (il sesso, le passioni’, l’amicizia e la paura) anche, anzi fondamentali, espresse con la lente d’ingrandimento dell’iperrealismo e non solo con la retorica del noir. Ma i personaggi prima di tutto il resto. In america esiste una tradizione narrativa che dal cinema in poi (e tanta narativa di genere li adesso si rifa al cinema e anzi viene scritta con velleità di approdo al cinema) è fredda perchè è stereotipata. Finchè siamo nell’ambito di certo cinema e televisione quel tipo di scrittura che definirei ” industriale” ha i suoi grandi vantaggi e loro possono insegnarci qualcosa. Ma quando si tratta di scrivere sul serio per la pagina, la nostra tradizione e la capacità direi genetica dei nostri scrittori (italiani, europei) di far risaltare storie e personaggi (storie attraverso personaggi) non teme confronti con gli amici d’oltreoceano. UN’ultima riflessione: i maestri che si servono o si sono serviti delle strutture di genere in passato come Don De Lillo, Philip Roth e Cormac MacCarthy, nessuno si sognerebbe di ritenerli di genere. E hanno scritto cose piu belle di molti colleghi dichiaratamente mainstream o di genere. Allora il limite dovè? Io dico: solo in chi scrive.
Sto un pò divagando ma penso che la grandezza della letteratura la faccia: l’autore, la prospettiva (di sguardo, ma anche stilistica) dalla quale lui “considera” il tema (più che il tema in sè) e la tradizione a cui guarda per esprimere se stesso su quel tema. Difficilmente la grande letteratura E’ il tema in sè!
ottobre 10th, 2009 at 13:13
Dimenticavo: il prossimo mese ci attende in edicola l’ultimo romanzo di un altro notevole autore della “Legione”: Jack Morisco con il suo Banshee in Manila Sunrise. Le sorprese in questo 2009 sembrano non finire mai!
ottobre 20th, 2009 at 15:18
Preso,letto il racconto di Stefano,inizierò a breve la lettura di questo nuovo segretissimo