Scorribande giallistiche III

maggio 10th, 2013 by Moderatore

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Arieccomi!…

Visto il successo strepitoso degli altri pezzi (tutti i membri della mia famiglia li hanno letti) continuo con queste scorribande che sono in perfetta sintonia con la mia saltellante personalità

Ora siamo in tre. A scrivere. Dopo Jonathan è arrivata Jessica che succhia il latte come un’idrovora. E’ bella cicciotta, faccia tonda, occhi blu. Dice di non perdere tempo a fare sempre quel bischerone di nonno e incominciare subito (lo capisco dai ciondolamenti della testa). Anche Jonathan è d’accordo alzando il dito pollice e facendo l’occhiolino.

Allora beccatevi, se non lo avete già fatto, Gli autori dei primi 100 bassotti- Vita e opere, Polillo 2011.

Vite degne di essere conosciute, vite che hanno in comune un aspetto che le lega insieme: l’assassinio, seppure nella finzione. Tante vite, tante esperienze, di uomini e di donne coraggiose, i successi, gli insuccessi, le critiche osannanti e le stroncature, i consensi al momento e le tardive rivalutazioni. Scrittori a tempo pieno e scrittori per passatempo (ben remunerato, tra l’altro), soprattutto avvocati che il contatto con il torbido rende evidentemente più adatti a questo genere di esercizio. Scrittori rimasti nella memoria (cito soltanto la Sayers, Marsh, Carr, Wallace ecc..) e scrittori meno bravi o meno fortunati che tuttavia il loro bel contributo al romanzo poliziesco lo hanno dato, eccome.

Con gli indimenticabili personaggi: detective dilettanti e ispettori famosi, ex delinquenti divenuti esperti segugi, deduttivi, scientifici, psicologici, belli, colti e raffinati, aristocratici col monocolo, “popolani” focosi, individui brillanti o dall’aspetto falsamente pacioso, ora grandi come velieri, ora piccoli come fringuelli. Tutti tesi a scoprire il mistero della morte violenta con la loro astuzia ed il loro particolare metodo di indagine. E se il riflettore è puntato sull’assassino allora si segue le sue vicende come se si fosse con lui, si entra nei meandri tortuosi e perversi della sua mente. E insieme ai personaggi e ai marchingegni della struttura narrativa, spesso tesa a meravigliare e a sfidare il lettore (molti sono gli scrittori della Golden Age), lo stile particolare di ognuno che lo rende unico e irripetibile.

Passioni, sacrifici, lotte, gloria e la sfortuna più crudele e feroce.

Un gran bel romanzo. Bello davvero.

Poi, come già consigliato in altro blog, prendete Noir – Istruzioni per l’uso di Luca Crovi, Garzanti 2013. Un impasto di storie, aneddoti, spunti di vario tipo su grandi autori di noir con le loro confessioni dirette, i loro metodi di lavoro, le loro idiosincrasie. Una lettura colta e gradevole nello stesso tempo espressa in uno stile affabulatorio che ti spinge ad andare avanti in maniera istintiva.

Aggiungetevi, sempre dello stesso autore, Tutti i colori del giallo, Marsilio 2002, i tre volumi di C’era una volta il giallo di Gianfranco Orsi e Lia Volpatti, alacran edizioni 2005/06/07. Accanto metteteci il Dizionario atipico del giallo 2009 e 2010 di Maurizio Testa delle edizioni Cooper e per finire il Dizionoir a cura di Mauro Smocovich, Delosbooks 2006. Così siete impegnati per un bel pezzo, senza stare lì ciondoloni a bighellonare dalla mattina alla sera e a rompere le palle alla vostra consorte o a filare le ragazze che tanto non ve la danno.

Tra i tanti mezzi inusuali per mandare al creatore ho trovato pure la tromba di un musicista. In questo caso di Johnny che arriva a New York dalla provincia stanco morto e si risveglia in un appartamento sconosciuto con il cadavere di una donna sul letto. Arma del delitto proprio la sua tromba insanguinata e ora sono cavoli amari per lui. In Una nota nelle tenebre di Raymond Drenner.

Se si vuole qualcosa di forte si può scegliere tranquillamente Paura a Lakeview di Hugh Pentecost (pseudonimo di Judson Philips). Qui abbiamo uno chiuso in una bara chiodata da vivo con in bocca un tubo di gomma che lo fa respirare fino alla fine. La fidanzata, poi, si butta in piscina svuotata dal solito assassino e finisce con la testa in frantumi (questo mi ricorda un Fantozzi strepitoso con la la testa più dura). Dello stesso autore ecco George Crowder, alias Uncle, un pensionato ex avvocato che non si rassegna a restare con le mani in mano le cui storie apparvero per ben 134 (centotrentaquattro!) volte nella celebre rivista Ellery Queen Magazine.

Per ricordarmi chi sono senza farmi prendere dalla boria di avere letto qualche libro tengo una rubrica http://theblogaroundthecorner.it/category/ospiti/letture-al-gabinetto/ in cui mensilmente vengono fuori delle letture dalla tazza del water. Venite a trovarmi che ce ne sono ancora disponibili!

Sherlock Holmes in Italia di A.A.V.V., a cura di Luigi Pachì, Odissea Mystery 2012, visto e preso.

C’è di tutto e di più in questa pregevole antologia di autori italiani (anche il nostro Piero!). In primis i personaggi visti attraverso i caratteri fisici e la loro personalità: Holmes che fuma la pipa, suona il violino, è preso dai suoi esperimenti chimici, si fa fare iniezioni di morfina e cocaina, ha le sue paturnie, ora sicuro e presuntuoso, ora “ferito, stanco e preoccupato” tanto da far esclamare al meravigliato dott. Watson “Di fronte avevo un uomo, semplicemente un uomo!” e ci si immagina la stima che ha per lui. Disordinato da morire per cui per cui nessuna donna accetterebbe di vivere in quelle condizioni, il solito contrasto che suscita simpatia con Watson, troppo superficiale, tutto preso su ciò che si mostra più evidente mentre “trascura i dettagli apparentemente nascosti” (ma il pacifico dottore sta proprio bene con il suo whisky, il suo cognac e il pasticcio di manzo della signora Hudson), e pure il contrasto con l’ispettore Lestrade per il quale il caso è spesso risolto quando non è risolto per niente. Qualche volta lo troviamo perfino pacifico apicultore nel Sussex meridionale.

Poi c’è l’inesauribile varietà delle situazioni. Si va un po’ dappertutto con Holmes e certo non ci si addormenta: in Sicilia, in Scozia dove sembra che si aggiri addirittura un licantropo e perfino a Karthoum, regno di erbe rare come la serpentina indiana che provoca una intossicazione alimentare. Si va spesso a teatro e può capitare durante il tragitto di sentire grida orribili e trovare una donna morta per terra colpita da tutte le parti. Oppure si partecipa perfino all’avventura del maratoneta Dorando Petri e alla corsa Londra – Brighton per risolvere i soliti, misteriosi problemi. Ogni tanto Holmes sparisce per i fatti suoi lasciando solo il nostro perplesso dottore, viene perfino accusato di un omicidio e rischia di finire in prigione con tutta Londra che gli dà la caccia (incredibile!). Non mancano le sfide dirette come quella di un cialtrone chiromante, l’entrata in scena del fratello Mycroft e la terribile lotta contro Mortimer, il suo instancabile nemico. Abbiamo pure uno squarcio di vita giovanile della nostra inimitabile coppia.

E insomma storie avvincenti, deduzione, trucchi, ironia ma anche azione, sveltezza di corpo e di mano (non si sta sempre in poltrona). Una lettura gradevole, di cellule grigie ed energia, un puro intrattenimento dell’intelligenza. E alla fine viene pure la voglia, ogni tanto, di ritornare a spiluccare in qua e là.

Sugli apocrifi non siamo dietro a nessuno.

Ancora stupendi G.M., ragazzi! Da abbracciare Mauro Boncompagni e baciare con la lingua in bocca Franco Forte (voglio vedere la reazione sua e quella dei lettori). Quando arriva Charlie Chan di Biggers con la sua trenata di figlioli e la inesauribile litania di aforismi che ti saluta dalla nave con il suo viso grassoccio (va a trovare l’ultimo pargolo dopo avere risolto in un colpo solo tre casi, uno al presente e due al passato!); o quando giunge sulle nostre spiagge giallastre un Chesterton sorridente, leggero e levigato che ci propone l’immaginazione come semplice mezzo per risolvere i misteri più intricati; o, infine, per non farla tanto lunga, quando Westlake ti sbatacchia addosso le sue gag irresistibili e via via tutti gli altri a seguire con le loro peculiarità inventive (favoloso il Bingham che ti sfruculia dentro ai personaggi come un succhiello), allora una furtiva lacrima può sgorgare silenziosa dai nostri occhi. Se poi si ammassano tutti insieme, per esempio, al mysterious bookshop di Otto Penzler, (tanto per dirne una) l’estasi di Santa Teresa ci fa ridere. Tra gli ultimi regali, mentre scrivo, I detective dell’impossibile curati dal nostro inossidabile Mauro (i famosi speciali!) a cui affiancherei I delitti della camera chiusa di AA.VV., Polillo 2007 e Delitti impossibili di AA.VV., Polillo 2012, in modo da tenerci ben svegli e con gli occhi spalancati a lemure (passando gli anni si tende a sonnecchiare).

I nostri scrittori sanno scrivere gialli o sono soltanto degli spingilegno come succede talvolta negli scacchi? Vedi Giallo 24 Il mistero è in onda di AA.VV, Mondadori 2013, e poi te ne rendi conto.

Questo libro è il frutto che il Giallo Mondadori ha realizzato insieme a Radio 24. Agli ascoltatori è stato chiesto un racconto con allegata una brevissima versione. Un po’ per dimostrare, ancora una volta se ce ne fosse bisogno, che lo scrittore italico non ha niente da invidiare a quello straniero. Stili più brillanti, stili più “posati”, varietà di spazio e tempo, personaggi credibili con pochi tocchi, il groviglio che sta dentro di noi, il passato che ritorna, l’apparenza che inganna, il cambio improvviso di prospettiva, atmosfere di suspense, momenti di pathos, qualche inevitabile ripetizione di schema che in una antologia è del tutto naturale. Ma anche spunti nuovi e interessanti. Un ottimo prodotto.

Tre blog da ricordare: quello di Stefano Di Marino http://hotmag.me/ilprofessionista/ , quello del nostro Piero http://lamortesaleggere.myblog.it/ e quello di Omar Lastrucci http://assassiniegentiluomini.blogspot.it/ . Dateci un’occhiata.

Veniamo ai giovani virgulti che si danno da fare nella rubrica I racconti del giallo. Mi pare giusto ricordarli. Anche perché mica male…

Ecco L’avamposto di Maurizio Maggi.

Una storia che sembra da quattro soldi, quella di Nadja Karmàl morta di infarto  nell’avamposto italiano in Afghanistan. Ma Alì Zaid, poliziotto afghano, deve saperne di più per ordini superiori. Uno sguardo crudo sulla situazione della donna in quel territorio sopraffatta da un maschilismo imperante che le nega pure lo studio. E allora non si tratta di infarto. Racconto secco, preciso, con una punta di malinconia per una situazione che è rimasta atavicamente immobile.

Il 35 dicembre di Antonio Bellomi.

Una cena tra amici, elogio dell’Italia, in particolare del “bikini” italiano e dei suoi piatti formidabili. Risate mescolate a sane bevute. Ci starebbe bene un mistero per completare al meglio la serata. Ed eccolo in forma di messaggio da decifrare “Incontriamoci il 35-12 davanti all’edicola. Io arriverò in sleeping car alle 7 in punto. Capodanno sarà interessante. Marion”. Si accende la discussione e il mistero viene risolto. Ed ora tocca a voi lettori. Un aiutino? C’è di mezzo la storia…

Il manutengolo di Lorenzo Fontana.

Siamo nell’estate del 1860. Una delle donne del brigante Domenico Tiburzi è stata uccisa. Prima strozzata e poi sfigurata con un coltello. Chi è l’assassino? Lo vuole sapere il brigante stesso e un uomo di lei innamorato. Una breve indagine, alcuni sospetti, tra cui i due personaggi citati (perché no?) e l’amore possessivo è capace di tutto. Semplice nella scrittura e nella soluzione.

Come animali in trappola di Giulio Roffi.

La terza rapina in villa dall’inizio dell’estate. Ripulita la cassaforte. Gioielli e contanti. Questa volta c’è anche una vittima, Anna Cadeddu, trentanove anni, notaio. Strangolata con le mani. C’è qualcosa che non quadra rispetto alle precedenti rapine. Tra l’altro Anna era incinta. Allora ci potrebbe essere di mezzo una relazione…Racconto valido scritto con stile.

 Slide di Vincenzo Vizzini.

Morta la figlia di Torrisi, l’industriale dei cioccolatini, per una brutta caduta dalle scale. Indaga la dottoressa Panasia in continuo contatto con la sorella chiacchierona. Lividi sul corpo della defunta. Difficile trovare la soluzione ma c’è un robot aspirapolvere che può offrire un’idea… Semplice, essenziale, con un maschilismo bene in evidenza.

Natura morta di Elvira Scarpello.

Un pittore americano in un paesino della Puglia. Alla ricerca di qualcosa di nuovo, di diverso. Vende i suoi quadri a fiere e mercati. I paesaggi, però, se li tiene per sé: il sole nella radura del bosco, l’albero solitario che guarda il mare, le zolle smosse di terra bruna, un prato di periferia. I paesaggi sono stupendi. E pure le donne, se non fosse che… Direi un “quadro” perfetto.

L’imbrattatele di Pietrasanta di Marco Phillip Massai.

Siamo a Lugo di Romagna nel luglio 1856. Un pittore amante di una moglie ricca, una vecchia (la suocera) da ritrarre, una bella cameriera, un marito cornuto con sgherro a fianco. Qualcosa deve succedere. E infatti spariscono gli ori dalla cassaforte e la moglie ricca ci resta stecchita. In carcere il povero pittore. Ma la storia è ben incasinata. Con spirito ilare e divertito.

Tallone da Killer di Sergio Donato.

L’amore non esiste. Forse il sesso sì, ma l’amore no. L’amore è invisibile. E quello con Cristina, infermiera, è solo sesso. Per il suo ragazzo di guai che racconta in prima persona. Ora salta fuori una busta gialla pericolosa. Roba che scotta. Facile che ci scappi il morto ammazzato. E allora c’è bisogno di “Tallone da Killer” che risolve tutti problemi. E chissà che l’amore, invece, esista davvero. Movimento, ricordo e riflessione insieme.

La riva di Biasio di Francesco Grimaldi.

Venezia 1503. Una osteria rinomata. Quella di Biasio. E molti vanno lì anche solo per le sue salsicce. Favolose. Il riscatto da una vita di miseria. Biasio si sente un benefattore e ora avrebbe aiutato anche quella bambina abbandonata dai genitori che chiede un soldo per mangiare. Ma fuori ci sono tutte quelle persone inferocite che strillano contro di lui. “a pugni alzati maledicendo il suo nome” . Perché? E perché le guardie stanno frugando nel suo locale?…

La neve di Piazza del Campo di Salvo Figura.

Dall’America a Siena l’Onorata siculo-americana per fuggire all’arresto. Coca nascosta nella stalla dell’Oca. Sparita. Il capo Tano incarica Minica di trovare il ladro che potrebbe essere perfino il boss della ‘ndrangheta visto in giro per la città (povera Siena!). Un bottone che luccica, una botola segreta e un biglietto rivelatore. Bisogna salire sulla torre del Mangia per risolvere il mistero. E ci sono pure gli scacchi…

A proposito di scacchi continua lo splendido rapporto giallo-scacchi, anche se si tratta di semplici accostamenti e brevi citazioni. Ne riporto solo alcuni esempi, dando pure un giudizio sui libri, dopo avere citato i blog a cui collaboro http://www.scacchierando.it/ e http://soloscacchi.altervista.org/ .

In Il caso Maloney di Graham Hurley, time Crime 2012 (buono). “L’indagine era diventata una partita a scacchi, uno contro uno. Finora Oomes aveva giocato in modo eccellente, aveva ancora tutti i pezzi, ma stava iniziando a mostrare la prima piccola breccia nella sua difesa e l’SOS annullato era una crepa che Faraday non poteva permettersi di ignorare. Come tutti i bravi scacchisti, poteva arrivare a Oomes di soppiatto, da dove lui meno si aspettava” (283).

In L’isola dei cacciatori di uccelli di Peter May, Einaudi 2012 (eccellente!), per quanto riguarda la casa di Minto “Il salottino era spartano e pulito, privo di foto o ninnoli, fatta eccezione per una scacchiera su un tavolo vicino alla finestra, con gli scacchi disposti in varie posizioni sui quadrati avorio e neri” (259). Gioca per telefono con il suo ex comandante. Sono scacchi di Lewis i cui originali (alcuni pezzi) “sono in mostra al Museo nazionale scozzese di Edimburgo” (260).

In Strane cose, domani di Raul Montanari, Baldini Castoldi Dalai 2012 (ottimo), il protagonista del romanzo, uno psicologo, sta giocando una partita in internet con un ragazzo, analizzando le mosse con un software. Diverse considerazioni, ora negative, ora positive, sugli scacchi. “Gli inglesi dicono che in nessun posto al mondo si spreca tanta intelligenza come nelle agenzie pubblicitarie e nei club scacchistici, e hanno ragione”. “In questo gioco non contano conoscenze, favori, appoggi. Non fa differenza se sei bello o brutto, ricco o povero. Non conta niente tranne il talento”. “Puoi coltivare il vizio della solitudine, il più delizioso di tutti i peccati”. “…perdere è molto più brutto di quanto sia bello vincere” (66-68). Ricordo di una partita persa in un torneo per avere occhieggiato di continuo le gambe della ragazza dell’avversario (138). “Gli scacchi assomigliano proprio alla vita. Ma tanto” (183).

In La felicità è un muscolo volontario di Rosa Mogliasco, Salani 2012 (discreto), “Lei viveva poco, faceva traduzioni, l’aveva sedotta a suon di sguardi prolungati, partite a scacchi e un appartamento borghese dove il riscaldamento non costituisce un problema (114). “Dopo una settimana di sesso sfrenato, partite a scacchi e suonate a quattro mani, Serena aveva confessato…(120). Come si vede gli scacchi servono sia prima che dopo!

In Il macellaio sghignazzante di Fredric Brown, in Delitti impossibili di AA.VV., Polillo 2012 (ottimo), si parla di un nano che cinque anni prima aveva battuto a scacchi il personaggio Kathy. In effetti tutto quanto il racconto si basa sul rapporto che c’è fra un sacrificio di Cavallo nella partita, effettuato dal suddetto nano, e la soluzione di un caso intricato. “Come negli scacchi, Wally”, disse Kathy che mi sedeva in grembo. “Un gambetto…quando si sacrifica un pezzo per vincere. Come Joe, il nano, che mi regalò un Cavallo e poi mi diede scacco matto. Fu così che Joe e Len, giocando per una volta sullo stesso lato della scacchiera, diedero scacco matto al macellaio” (30-31).

Nel racconto Veil in visita in Una coppia perfetta di Joe R. Lansdale, Einaudi Stile Libero Big 2013 (ottimo), abbiamo una partita di scacchi tra Leonard e il suo avvocato Veil. Leonard toglie di soppiatto un pezzo dalla scacchiera e poi, sotto pressione di Veil,  lo rimette a posto. Comunque dà scacco al Re (pag.103).

Chiudo ricordandovi due importanti riviste. La Sherlock Magazine che è arrivata al decimo anno e la Writers Magazine al nono anno con un numero speciale di ben 70 (settanta!) racconti brevissimi di fantascienza. Ho iniziato da questi e mi sono ritrovato tra spostamenti inopinati di oggetti, la mente che vive oltre il corpo, gli uomini dalla faccia nera che controllano il tempo, droidi sociali, nanochip neurali, armature siderali, cloni, robot, teletrasporto, alieni, mutazioni, la vita eterna con i suoi assilli e un pizzico di nostalgia per il vecchio mondo che non c’è più e chi, invece, dal vecchio mondo vuole proprio andarsene perché non offre più niente (mi sa che prima o poi…). Racconti di pura invenzione tecnologica strani e inquietanti e racconti di schietta ironia come quello degli gli amanti di supporto per le mogli trascurate (ma per i mariti?) o la ricerca affannosa dell’ultima parola scomparsa. Non sono un esperto di fantascienza e da imberbe ragazzetto gli unici racconti letti sono stati quelli del grande Asimov ma questi mi sono apparsi veramente belli. Alcuni straordinari per capacità inventiva e qualità di scrittura. Bravi ragazzi! (per me sono ragazzi tutti gli esseri umani fino a sessanta anni).

Poi sono passato al racconto L’avventura del saltatore di Gianfranco Sherwood della Sherlock Magazine. Ed ecco il nostro dottor Watson subito richiamato con un biglietto dall’impareggiabile Holmes. Ma prima di partire arriva il signor Foley tuttofare di Stackhurst… Non ve la faccio lunga. C’è la statua di una madonna che piange e c’è da proteggere, su richiesta di Mycroft, fratello di Holmes,  il ministro plenipotenziario nipponico che si trova a Londra. Se ci infiliamo pure Jack il Saltatore (no, non lo Squartatore!) che brucia e uccide un po’ qua e un po’ là allora la cosa si complica e perfino il dottor Watson rischia la vita. Racconto complesso e intrigante con continui colpi di scena inserito in un contesto storico particolare del 1924.

La rivista offre altri spunti interessanti come il passaggio di Doyle dal positivismo allo spiritismo o la fortunata serie televisiva su Sherlock, e dunque fate in modo di procurarvela.

Parola di nonno e un saluto a tutti da…

Fabio, Jonathan e Jessica Lotti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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12 Responses

  1. Bernardo Cicchetti

    Ottimo e abbondante, Fabio. Continua così!

  2. Omar lastrucci

    Ringrazio mille Fabio (il cui lavoro seguo da anni con immutato piacere) per aver segnalato il mio neonato blog;mi sento un po in imbarazzo a essere stato citato assieme ai primi 2 (specialmente quello di Piero presenta analisi tecnicamente insuperabili) ma ne sono davvero felice.Complimenti vivissimi anche per quest’ultimo post,molto scorrevole e divertente;d’altra parte noi toscani (io sono un Pistoiese trapiantato a Firenze)di gialli ce ne intendiamo!

  3. piero

    Leggerti fa bene al cuore, Fabio!
    Il riso non abbonda solo sulla bocca degli stolti e fa bene a tutti.
    Ho solo un’ossrvazione: accanto al Crovi che citi, io avrei inserito ancor più l’altro Crovi, Luca, a patto che si trovasse il suo bellissimo “Tutti i colori del giallo”, e il saggio di Ernest Mandel sulla storia sociale del poliziesco vista dal punto di vista di un teorico della quarta internazionale, grandissimo economista marxista (libro di molti anni fa, ma che si trova o si può trovare ancora in qualche remainder’s, che accanto all’ovvietà di chi non conosceva un’acca e che si affidava a quello che altri avevano detto, inseriva delle sue analisi fulminanti sulla storia del fenomeno letterario). Anche se si dovrebbero citare anche la Storia di Narcejac, quella di Petronio e il bellissmo e raro volume di Benvenuti e Rizzoni, “Il Romanzo Giallo”.
    Sul fronte straniero basterebbe leggere il fondamentale Bloody Murder di Julian Symons per farsi un’idea delle letteratura poliziesca: forse il più bel saggio di storia della letteratura poliziesca che sia mai stato fatto (ma è un’opinione personale).

  4. Fabio Lotti

    Caro Piero i miei erano solo degli spunti di lettura per non far bighellonare la gente! Sono d’accordo con i tuoi suggerimenti.

  5. Antonino Fazio

    Ottimo excursus, Fabio! La foto di gruippo è tenerissima… :-)

  6. MrsTeapot

    Benvenuta Jessica!!!!
    Un forte, ma tenero, abbraccio a tutti, e un bacio speciale al fratellone Jonathan.

  7. piero

    Barbara, che ci fai qui? E’ la prima volta che ti vedo! Ma.. sei Barbara?

  8. Fabio Lotti

    Un grazie a tutti e un particolare affettuoso saluto a Mrs Teapot che avevo perso di vista. Bentornata!

  9. MrsTeapot

    @piero c’est moi! Vi seguo quando posso, ma vi penso sempre.
    @fabio :)

    Bacioni a tutti!

  10. ilprofessionista

    sempre un saluto affettuoso, Fabio a te e alla tua tribù

  11. Fabio Lotti

    Ricambio il saluto e cito ancora il tuo bel blog dedicato all’avventura
    http://hotmag.me/ilprofessionista/

  12. Fabio Lotti

    Uscite le letture al gabinetto di giugno http://theblogaroundthecorner.it/2013/06/letture-al-gabinetto-di-fabio-lotti-giugno/

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