Giallo Mondadori Oro 38: Roberto Zannini, “Il secondo modo di fare le cose”

giugno 29th, 2023 by Redazione
Roberto Zannini, “Il secondo modo di fare le cose”, Il Giallo Mondadori Oro n. 38, luglio 2023

Roberto Zannini, “Il secondo modo di fare le cose”, Il Giallo Mondadori Oro n. 38, luglio 2023

Roberto Zannini, “Il secondo modo di fare le cose”, Il Giallo Mondadori Oro n. 38, luglio 2023 

 

Eva Carini si è costruita una nuova vita dopo un incidente che le ha divorato due anni di vita, lasciandole i postumi di un trauma che solo l’uso di oppioidi  può mettere a tacere.

Ora vive fuori dall’abitato di Cismon del Grappa, un paesino incassato nel Canale del Brenta, e gestisce un impianto di cremazione, Fabbrica Kronos.

La sua carriera di criminologa specializzata in casi di femminicidio è relegata nel passato, quando girava tra Roma, il Nord del Messico e i Pirenei francesi a dar la caccia ad assassini e stupratori.

Ma il mestiere le è rimasto nel sangue e quel filo con la sua vita precedente non è stato reciso del tutto. Quando la contatta la società di intelligence e sicurezza Resolvia, unico suo contatto rimasto, Eva risponde con trepidazione.

Quattro parole bastano a farle crollare il mondo addosso: “Ne abbiamo un’altra”.

Il mostro che Eva stava inseguendo prima dell’incidente ha colpito ancora. Una quarta ragazza è stata uccisa e buttata giù da un ponte. Ma prima, come da rito, la vittima è stata marchiata con il simbolo dell’infinito, inciso nella carne da spalla a spalla.

La firma dell’assassino.

Con un omicida seriale a piede libero, i morti del crematorio possono aspettare. Ora è tempo di pensare ai vivi. Di tornare a dare la caccia ai mostri, per salvare il prossimo bersaglio da una fine orribile.

Per dimostrare che, anche nelle tenebre più buie, esiste un modo diverso di fare le cose.

 

“Il secondo modo di fare le cose” è il romanzo vincitore del Premio Tedeschi 2023. Ecco cosa ci racconta l’autore, Roberto Zannini:

L’idea mi ronzava nella testa da anni. Avevo provato con altri generi e forse con il giallo sarebbe stato diverso. Avevo un incipit che non andava e un’ambientazione che era l’unica possibile. Così mi feci una doccia (le idee migliori le ho avute sempre lì) e mi misi a scrivere. Ne venne fuori Eva Carini, una criminologa che è anche patologa forense. Eva ha messo da parte la lotta contro il crimine, ha gravi problemi alla schiena, un vuoto di memoria e una dipendenza da oppioidi. Soffre d’insonnia e vorrebbe solo dedicarsi alla nuova professione. Eva ha un cane con un caratteraccio, un po’ come lei. Che affonda le radici nella Sicilia e ha la parte vegetativa del suo albero nel Nord-Est. Che è una poco disposta a mollare. Precisa e tecnica nel suo lavoro, che svolge con un intento artistico, quello di guardare a fondo nelle persone.
Così è nato “Il secondo modo di fare le cose”.

 

Roberto Zannini è nato nel 1959 a Mestre, ma trascinato dalla passione per l’alpinismo, abita in montagna fin dall’età adulta. Ha lavorato per quarant’anni nel settore del consolidamento montano, depositando una serie di brevetti e promuovendo progetti di sviluppo per teleoperatori robotici. Come autore ha pubblicato una trilogia di romanzi gialli ucronici, “Le inchieste dell’ispettrice Sasha Trieste”, oltre a romanzi storici e di fantalpinismo, un genere da lui stesso coniato.

 

Buona lettura!

 

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