Classici del Giallo 1451: Dorothy Bowers, “Post scriptum”

novembre 28th, 2021 by Redazione
Dorothy Bowers, “Post scriptum”, I Classici del Giallo n. 1451, dicembre 2021

Dorothy Bowers, “Post scriptum”, I Classici del Giallo n. 1451, dicembre 2021

Dorothy Bowers, “Post scriptum”, I Classici del Giallo n. 1451, dicembre 2021

 

Una matrigna odiosa, un enorme patrimonio e due ereditiere potenziali.

Gli ingredienti per un classico della Golden Age ci sono tutti nel romanzo di debutto di Dorothy Bowers – inedito in Italia –, insieme all’immancabile efferato omicidio consumatosi in un’amena magione di campagna.

D’altronde, la signora Cornelia Lackland, anziana possidente ed ex attrice teatrale dal passato piuttosto colorito, ha fatto di tutto per farsi odiare dalle nipoti acquisite, trattandole praticamente come delle prigioniere in casa.

E lo stesso può dirsi della loro dama di compagnia e di tutti gli altri personaggi che gravitano attorno alla villa a Minsterbridge, paesino a trenta miglia da Londra, inclusi il medico di famiglia e un affascinante attore teatrale.

A far scattare il grilletto nella mente dell’assassino, a quanto pare, è l’appuntamento dell’anziana con il proprio avvocato, senza dubbio per dare nuove disposizioni sulla sua enorme eredità, a seguito di una brutta malattia che le ha fatto sfiorare la morte nei mesi precedenti.

Be’, ad affrettare il passaggio della cupa mietitrice, alla fine, ci ha pensato qualcun altro…

Tra lettere anonime, intrighi e veleni – veri o presunti tali –, starà al sergente Salt, insieme all’ispettore Pardoe di Scotland Yard, dipanare la matassa di un delitto che albergava da tempo nel cuore di molti… ma che solo uno dei sospettati ha avuto il coraggio di mettere in atto.


Dorothy Violet Bowers (1902–1948), autrice britannica ingiustamente dimenticata, merita un posto di rilievo nell’età d’oro del giallo. Insegnante di storia, per incrementare gli scarsi guadagni crea parole crociate, pubblicate su rivista con lo pseudonimo “Daedalus”. Si applica quindi con successo alla narrativa poliziesca, tanto da entrare a far parte del celebre Detection Club. Caratteristica dei suoi romanzi, cinque in tutto, è l’abilità nel distribuire sapientemente gli indizi in modo da fuorviare il lettore fino all’ultimo. I personaggi ricorrenti sono l’ispettore Dan Pardoe e il sergente Salt. Afflitta da un precario stato di salute, muore di tubercolosi a quarantasei anni.

 

In appendice, per i 40 anni del Giallo Mondadori, continua “La storia del Premio Tedeschi” a cura  di Vincenzo Vizzini, con I vincitori 2013/2015.

 

All’interno, inoltre, il racconto “Fine pena mai” di Alessandro Di Domizio, vincitore del premio Gran Giallo Città di Cattolica 2021. Ecco qualche curiosità dall’autore:

“Fine pena mai” nasce a seguito del mio lavoro di insegnante in un carcere di massima sicurezza. Grazie a questa esperienza, ho avuto modo di conoscere, negli anni, i principali protagonisti della cronaca italiana, soprattutto quella conseguente alle stragi degli anni ’90. E da questi incontri ho capito una cosa: il giallo non finisce mai con la cattura del colpevole. Continua in carcere, con una seconda indagine, un secondo processo e una seconda sentenza.

“Fine pena mai”, quindi, è l’inizio di un progetto letterario che ho chiamato giallo-carcerario, dove a risolvere i grandi fatti di cronaca, questa volta, sono i detenuti stessi. E fra questi, ovviamente, spicca Giacomo Riesi, un anziano mafioso con un’intelligenza non comune e un metodo d’indagine sui generis. Niente impronte, niente DNA, niente analisi forensi. La soluzione di un giallo è tutta nella ricostruzione logica del passato. Perché la malavita, in fondo, è una catena interconnessa di crimini. E solo chi ne conosce bene tutti gli anelli, come Riesi, può sbrogliarne con successo l’intreccio.

 

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5 Responses

  1. Alberto Minazzi

    Interessante! Lo prendo di sicuro

  2. Josh Principe

    Un giallo della Golden Age che a giudicare dalla trama promette benissimo, condivido questa scelta editoriale e mi precipiterò a comprarlo………

  3. marcor

    Un ottimo giallo classico. Merita la lettura.

  4. Laura Sciascia

    Pienamente d’accordo con marcor.
    Laura

  5. Jack

    Un eccellente romanzo questo di Dorothy Bowers, assolutamente da non perdere.

    Grazie al solito Google, ho però scoperto che il terzo romanzo dell’autrice – cioè
    A deed without a name del 1940 si può leggere in traduzione italiana.
    Il titolo è : Un cappio per Archibald Mitfold ed è stato pubblicato da una casa
    editrice di nicchia Editrice Le Assassine, di cui ignoravo l’esistenza e che pubblica solo polizieschi scritti
    da donne (sia contemporanee che del passato tipo Golden Age)Nel catalogo ad esempio figura il romanzo “Luna di miele da incubo” di Marie Belloc Lowndes

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