Gli Speciali de Il Giallo Mondadori 88: Le signore del delitto

novembre 24th, 2018 by Redazione
E. Wallace, C. Woolrich, B. Orczy, Le signore del delitto

E. Wallace, C. Woolrich, B. Orczy, “Le signore del delitto”, Gli Speciali del Giallo Mondadori n. 88, Dicembre 2018

Edgar Wallace; Cornell Woolrich; Baronessa Orczy

Le signore del delitto

Gli Speciali de Il Giallo Mondadori 88

Dicembre 2018

In un presente zeppo di femminicidi efferati, leggere di donne della prima metà del Novecento che affrontano il mondo con grinta e determinazione, risolvendo casi di omicidio, non può che essere nutriente per il nostro immaginario collettivo.
Tre casi eccezionali per tre donne straordinarie. In un passato che non è mai stato così attuale. Incontriamole.

EDGAR WALLACE, “La collana di smeraldi” (1926)
Leslie Maughan, che da stenografa di Scotland Yard si mette sulle orme del defunto padre, il vicecomandante Maughan, diventando l’assistente di uno dei più alti funzionari della polizia londinese.

CORNELL WOOLRICH, “L’angelo nero” (1943)
Alberta, una donna che lotta disperatamente per scagionare il marito finito in carcere con l’accusa di aver assassinato l’amante, fino a trasformarsi in una spietata vendicatrice.

BARONESSA ORCZY, “La signora dal grande cappello” (1910)
Lady Molly, pioniera delle investigatrici in gonnella, chiamata ancora una volta ad affiancare le indagini di Scotland Yard quando il cadavere di un cliente viene ritrovato esanime sul pavimento di un negozio di tè.

 

E non è finita. Questo è davvero un dicembre d’oro per le “Signore in giallo”, perché nella collana Sherlock n. 52 trovate un’altra protagonista d’eccezione nel romanzo “La Signora Hudson e la rosa del Malabar”. Chi l’ha detto che solo Holmes fosse in grado di risolvere i casi al 221B di Baker Street? Non fatevelo scappare!

 

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Posted in Ebook, Gli speciali, Le collane del Giallo

52 Responses

  1. Alberto Minazzi

    Posso permettermi, dopo il grande entusiasmo (giustificato dalla successiva lettura) che ho manifestato, come molti altri, per l’Halter del mese scorso? Anche questo Speciale, purtroppo, è deboluccio anzichenò… Se le decisioni della redazione dipendono, com’è stato detto, dall’andamento delle vendite, il mio segnale, in tal senso, è chiaro: a dicembre (purtroppo!) non spenderò un euro per le uscite “da edicola”.

  2. Ezio G.

    Prima l’entusiasmo per Halter, poi la delusione per le uscite di dicembre.
    Quanta esagerazione……

  3. Matteo

    Direi che è molto meglio di quello di settembre, almeno si tratta di due grandi del giallo e di un’ autrice non inflazionata come quelle che passa il convento nell’ altra collana (Bowen, Jennings, Perry).

  4. Alberto Minazzi

    @Ezio. Visto che, purtroppo, sono sempre meno quelli che leggono, che leggono in cartaceo e che leggono gialli, credo che chi ha ancora questa passione (ed è disposto a spendere qualche soldino…) sia giusto che manifesti il suo consenso e il suo dissenso anche a parole, oltre che nei fatti (cioè comprando o meno i volumi proposti: di fronte a proposte interessanti, una ventina di euro al mese – quanti cioè ne servono per acquistare tutte le uscite – li spendo più che volentieri; questo mese io li investirò in libri di altri editori, da Polillo a Lindau…).

  5. marcor

    Condivido il parere del Sig. Alberto Minazzi e sono abbastanza deluso dalle uscite di questo mese (anche il giallo della Christie ottimo, ma già letto e riletto).
    Speriamo a Gennaio che l’anno nuovo ci porti qualcosa di buono!!

  6. Fabio Lotti

    Per gli amici giallisti qualche mio breve spunto qui http://theblogaroundthecorner.it/

  7. Gneo

    Concordo con Alberto
    Ho cercato di sostenere la collana comprando anche i gialli che non mi piacevano, ma sono stufo di avallare certe scelte della Direzione che non condivido, perciò da ora in avanti quando vengono pubblicati gialli di Jennings, Bowen, Harris, Cassio, Perry ecc. mi do al risparmio.
    Buone letture.

  8. Alessio

    I lettori hanno certo il diritto di esprimere le proprie preferenze, ma a dirla tutta sono un po’ stanco di leggere mese dopo mese le stesse recriminazioni su i cosiddetti autori (o meglio, autrici) inflazionati, pubblicati troppo spesso dalla collana. Se non vi piacciono, fate come Gneo e non comprate i loro gialli. Io invece li gradisco parecchio e continuerò ad acquistarli. Anzi, vi dirò che li preferisco di gran lunga ai soliti enigmi della camera chiusa infarciti di piste false, mappe con descrizioni puntigliose dei luoghi del delitto e una profusione di personaggi ben poco delineati. Non tutti i Carr sono dei capolavori (Le tre bare, ad esempio, così apprezzato da tutti, è arzigogolato e noiosissimo fino alla fine) e molti dei cosiddetti classici della Golden Age recuperati dall’oblio sono stopposi, piatti e fin troppo improbabili (si vedano al riguardo alcuni Polillo). Sono una voce fuori dal coro in questo blog, lo so bene, ma esistono anche lettori che gradiscono certe linee editoriali volte a dare più spazio ad altri filoni.

  9. Carlo

    Concordo con Alberto e soprattutto con Gneo. Se la gloriosa collana continuera’ a presentare per lo piu’autori di assai discutibile valore credo che, fra non molto in futuro, anche il Sig. Alessio fatichera’,per altro motivo, ad acquistare e suo malgrado dovra’ orientarsi verso altri editori che pubblicano cio’ che il “coro” richiede !!! . Certo che paragonare CARR a jennings, bowen, harris, cassio, perrya … (de gustibus …)

  10. Rita

    Vota Alessio ,vota Alessio! Alessio for President di voce fuori dal coro contro le Sister act!
    Restando seri,mi accorgo che i due “partiti” si sono coagulati tra quelli del piacere (un po’ solitario,diciamolo) del whodunit e chi apprezza maggiormente la cornice storico-letteraria.
    Perche’ e’ vero che Eco sosteneva “Leggete di tutto,purche’ leggiate”,ma se non lo sdoganava lui, il genere giallo,qualcuno si vergognava ancora di certe letture.Alla mia veneranda eta’,non sono solo felice quando penso a tutti i libri che mi restano da leggere (non mi basterebbero altre cento vite) ma quando posso ancora imparare,anche dai gialli di Ian Morson…che non e’ una delle tanto vituperate autrici. Ecumenicamente vostra.
    P.S. Non bastavano le minuscole? Ora si storpiano pure i cognomi? Fassio e non Cassio!

  11. Alberto Minazzi

    Immagino che i vari Alessio e Rita disdegnino anche La Settimana Enigmistica, perché per me è simile a risolvere uno schema di Incroci obbligati il piacere che provo nel leggere un giallo classico (pur non disdegnando – anzi! – altre letture gialle più moderne. Qualche nome? Lucarelli, Porazzi, Polillo tra gli italiani, ma ad esempio ho appena finito, e gli ho dato il massimo dei voti, La verità sul caso Harry Quebert di Dicker. O anche letture più leggere, come la serie di Agatha Raisin della Beaton). Il problema è che, nonostante la riduzione (dovuta al calo di vendite, indubbiamente, visto che si legge sempre meno e, per di più, su diffondono sempre più gli e-book) del numero di uscite, le collane si sono sempre più appiattite su certi autori che, a vedere, non sono l’unico a non amare. Ma, come ho scritto nel mio commento all’uscita della Christie di questo mese, anche la riproposizione di certi libri, sia pur splendidi, ma facilmente rintracciabili altrimenti (scelta a cui mi è stata data una spiegazione) è a mio avviso un’occasione perduta, che rischia sempre più di allontanare un nucleo di lettori affezionati e, purtroppo, rischia di avvicinare, com’è stato puntualmente sottolineato anche da altri, la fine di collane storiche.

  12. Rita

    Caro Minazzi ,io sono cresciuta a pane e Bartezzaghi (padre). I suoi sillogismi portano a conclusioni errate perche’ male impostati…ergo mi meraviglia che Lei riesca a scoprire il colpevole nei gialli che ama tanto. Ho amato anch’io il genere ma si cresce e si cambia…a volte anche in un giallo conta piu’ il viaggio che la meta.

  13. Fabio Lotti

    Da incancrenito lettore di gialli classici (da un bel po’ di tempo leggo, però, di tutto) oltre la meta mi piace molto anche il “viaggio” come la nostra Rita.

  14. Alberto Minazzi

    Cara Rita, ognuno è libero di pensarla come vuole. A 46 anni, dopo tante Settimane Enigmistiche e dopo poco meno 35 anni di letture gialle, io non mi sono ancora stufato di provare a indovinare i gialli ad enigma. E l’importante non è indovinarli/vincere, ma giocare/partecipare. Per cui convengo che il percorso è spesso più interessante della meta. Solo che, forse, non essendo cambiato (e chi mi conosce lo conferma), forse ho trovato da tempo quel che più mi piace e non ho dunque bisogno si cambiare per essere contento…

  15. ophiucus75

    La questione è sempre quella fai merenda con… (no, era un’altra questa!). Con soli 12 titoli a disposizione per la serie regolare, -1 per il romanzo italiano vincitore, è difficile-impossibile poter accontentare gli affezionati delle serie di cui sopra, che logicamente vanno continuate, coloro che sperano in ripescaggi di inediti della Golden Age, i sostenitori del giallo storico, dell’hard boiled, e chi come me vorrebbe magari assaggiare ogni tanto anche qualche mistery contemporaneo se ancora ne esistono. Per di più, anche gli Speciali paiono incancrenirsi su cimeli storici. Non sarebbe male osare, come i cugini di “Urania”, qualche nuova collana tri-quadrimestrale per poter ampliare l’offerta: se uno trova in edicola il sesto o settimo romanzo di una serie magari neppure lo acquista, e credo inoltre ci sarebbe bisogno di una bella campagna pubblicitaria per il giallo, magari in occasione del 90nnio.

  16. Fabio

    Condivido pienamente il pensiero di Rita. Ho letto di recente “Il cantuccio della strega” di Carr, e mi sono ritrovato ad apprezzare più l’atmosfera gotica, le descrizioni e i personaggi che non l’enigma in sé. Ho letto la maggior parte dei romanzi di Poirot dopo aver visto gli episodi della serie televisiva, senza che l’esperienza di lettura ne risultasse alterata.

  17. Alessio

    Sono contento di aver stimolato un po’ il dibattito verso altre strade, evitando la solita lagna sulle autrici “matrigne” che con le loro opere indegne infesterebbero il Giallo Mondadori. Certo, capisco bene che non faccia molto piacere vedere una collana di soli 12 numeri all’anno piena di titoli di 4-5 autori e basta, ma non credo si possano modificare politiche editoriali decise per una serie di ragioni più o meno valide. L’unica scelta che abbiamo è comprare o non comprare. Io ribadisco il mio plauso totale a queste autrici e sono contento di avere in Rita e in qualche altro frequentatore di questo blog dei sostenitori. Un messaggio per Alberto: leggo gialli anch’io da oltre 30 anni e, data la mia grande passione per la lettura, non ho certo tempo da buttare nella Settimana Enigmistica (o in chi pretende di vedersela trasferita in un romanzo). A dir la verità, qualche anno fa Il Giallo pubblicava un autore che inseriva cruciverba da risolvere nei suoi titoli: Herbert Resnicow. Me li ricordo come molto piacevoli (molto più di certe noisate anni ‘30-40): forse potremmo suggerire un loro ripescaggio nei Classici per accontentare i nostalgici e i modernisti, che dite?

  18. Alessio

    Ancora un appunto, questa vota rivolto a Carlo: 1) definisci Rendell, Perry e compagnia bella autrici “di discutibile valore”? Spiegati meglio e proponici una critica letteraria un po’ più articolata che dimostri che hai davvero letto una delle loro opere; 2) CARR (uso le tue maiuscole) è un autore verso cui provo molta simpatia, ma che è pesante come un macigno se paragonato ad altri suoi contemporanei (tra cui Berkeley, Boucher, Queen, Stout, ecc.). Nel mio commento originario ho spiegato il perché di questo mio giudizio. Sarebbe meglio ogni tanto demitizzare leggermente certi mostri sacri e cercare di considerarli obiettivamente per quello che erano. Passo e chiudo.

  19. Piero

    Resnicow, è vero, inseriva dei cruciverba nei suoi romanzi. Ma soprattutto Parner Hall, un’altra autrice dimenticata. Francamente, i cruciverba nei gialli mi sono antipatici. Io preferirei di Rasnicow, Il Grande Gold, e qualcuno dei grandi suoi romanzi citati da Adey, qualcuno inedito.
    Sulla mitizzazione di Carr e di qualche altro potrei essere anche d’accordo, però il fatto è che la moderna critica specializzata è concorde nell’affermare che si tratti di un mostro sacro. Grazie a Dio in Italia, tranne qualche vecchissima traduzione, è stato sempre abbastanza bene tradotto, e quindi questo vecchiume e spigolosità che si legge in qualche Polillo, non c’è, perchè non dimentichiamolo mai “noi non leggiamo in lingua madre ma in quello che altri hanno tradotto”. E se quelli hanno tradotto male, noi leggeremo male. Ve lo ricordate L’orologio della morte di Carr come sembrava brutto nella traduzione di Sole e come acquistò tutto il suo splendore, ritradotto nei passi più oscuri e integrato da Igor Longo? E’ tutto lì. Per il resto non parlo. Creare un’altra querelle come quella a cui partecipai dieci anni fa qui opposto a Stefano Di Marino, diventato un amico, mi sembra una bambinata. Ognuno la pensi come crede. Certo è che il pubblico del Giallo Mondadori è da sempre orientato verso il buon Giallo classico (e lo dimostrano Luceri, Leoni e ora anche Di Marino, che scrivono gialli molto vicini per atmosfere anche se con escamotage contemporanei, ai gialli di una volta) e le novità le digerisce sempre male. Io non ho una preclusione aprioristica verso le autrici succitate. Posseggo due tre romanzi di ognuna, addirittura della Perry ne posseggo 15, ma il discorso è sono autrici manieriste, scrivono bene tanto da interessare ma dopo tre quattro titoli diventano ripetitive, come Anne Perry. L’anima del buon giallo classico è la fantasia, il creare sempre nuovi scenari, sempre nuove situazioni a cui si reagisca in maniera sempre diversa. E’ indubbio che anche nel Giallo classico ci siano stati esempi di ripetitività di situazioni (io per esempio non sopporto i Fletcher), ma vuoi mettere Agatha Christie che variando le situazioni, sulla base del buon vecchio schema (assassinio in campagna, o sul mare o dal dentista, tè a casa del curato, pesche di beneficenza, colloqui innocenti ma che poi non sono, Poirot o Miss Marple che parlano con tutti del più e del meno e poi arrivano alla soluzione) è riuscita sempre a creare situazioni nuove e talora anche ad innovare il genere? Vogliamo mettere l’ariosità di Carr, pesante sì come un macigno ma capace di dissipare la plumbea cappa con qualche macchiettistica nuance di Merrivale come in Patience o Goblin Wood, o con qualche esclamazione roboante di Fell …Arconti d’Atene! oppure…Poffarbacco ! o..per le barbe di Nettuno! etc etc Nessuno mi fa cambiare pensiero su Carr, il più grande di tutti. E del resto se viene pubblicato (come la Christie…è perchè vende) a distanza di anni, è perchè non teme confronti.
    Ma poi..in ultima analisi, ad ognuno il suo, come diceva Sciascia. A voi piacciono quelle autrici? Tenetevele! A me piace altro. Io sicuramente quando escono non le acquisto più, tanto leggerne uno o leggerne un altro, è sempre lo stesso. Però posso ammettere che piacciano ad altra gente. Ecco perchè dico “Ad ognuno il suo” che poi sarebbe il latino De Gustibus non disputandum (est). Basta che poi anche gli altri, a cui loro non piacciano, abbiano il loro. Perchè è un dato certo che piacciano Carr, Christie, Berkeley, Boucher, Queen, Stout, Crispin perchè per tanti anni li hanno ripubblicati e i primi due continuano a farlo ancora. i Queen, Boucher, Berkeley, Stout soprattutto non se ne vedono più sul Giallo Mondadori. Dovremmo dedurre che siano stati sopravvalutati? Se dovessimo parlare come parla qualcuno, dicendo che ora quelle che tirano sono quelle autrici, dovremmo dire di sì. Ma…è poi mai vero? Mah.. Secondo me no. Queen, Stout e Boucher sono sicuramente meglio di Harris e Jennings!

  20. Piero

    Non capisco poi l’acrimonia nei confronti di Ruth Rendell, una delle grandi scrittrici. Indimenticabile in romanzi come To Fear a Painted Devil, che non vedo peraltro da parecchi anni qui.

  21. Piero

    Berkeley poi…
    Io adoro Berkeley

  22. Alessio

    Caro Piero, mi ha fatto piacere leggere il tuo intervento molto circostanziato in cui motivi il tuo punto di vista su Carr in modo analitico. Preciso comunque di non avere nulla contro Berkeley e gli altri da me citati che infatti ho definito molto più leggibili rispetto a Carr. Di tutti quanti ho comunque la collezione completa delle opere pubblicate dalla Mondadori e le mie critiche sono motivate dai paragoni che nascono spontaneamente quando si leggono molti autori diversi. Concordo pienamente con te nel giudicare poco comprensibile l’astio nei confronti di Rendell, un’altra giallista che (proprio come Carr) gode del plauso della critica internazionale. Non è comunque mia intenzione suscitare querelle o scaldare troppo gli animi: semmai mi preme ribadire che non tutti i lettori affezionati amano alla follia “i delitti della camera chiusa” dei tempi andati. E con questo mi eclisso per evitare di annoiare troppo i frequentatori del blog.

  23. Francesco

    Entro anch’io in questa interessante discussione. Credo tutto parta da una prospettiva sbagliata. Dovremmo infatti chiederci che cosa cerchiamo da un giallo. Un enigma, un rompicapo apparentemente insolubile con una miriade di personaggi più o meno standardizzati e un deus ex machina in grado di risolvere tutto dopo una serie di depistaggi e colpi di scena. Oppure un’opera dove si dà più spazio ad altri elementi narrativi quale la caratterizzazione dei personaggi, la suspense, la finezza psicologica volta a spiegare motivazioni e comportamenti, l’ambientazione storica con i suoi dettagli, ecc. Si tratta di due impostazioni molto diverse che spesso trovano ammiratori con gusti opposti. Non si devono quindi fare paragoni del tipo Jennings contro Queen o Stout o Harris contro Christie: i loro sono modi profondamente diversi di affrontare il crimine letterario, ognuno con notevoli pregi e altrettanti evidenti difetti.

  24. Alberto Minazzi

    Grande, Francesco! Hai centrato in pieno la questione (e, se ho dedotto correttamente da quello che scrivi, partendo dalla posizione esattamente opposta alla mia). Nell’analisi del giallo classico, manca solo l’aspetto del fair play dell’autore. Come ho scritto, non è che non legga qualche giallo “moderno” anch’io, non è che sia insensibile alle atmosfere (anche se quelle che prediligo sono quelle classicamente bucoliche della campagna inglese), non è che sia rigidamente legato ai dettami vandiniani (per me una spruzzata di rosa non guasta). Il fatto è che faccio parte di quella platea di amanti del giallo classico che, come giustamente ha sottolineato Piero, costituiscono il “terreno naturale” su cui sono prosperate le edizioni Mondadori da edicola. Con questa politica, il rischio è quello di fare terra bruciata attorno alle storiche collane e dare loro il colpo di grazia finale. Saranno le leggi del mercato, ma, purtroppo (basta vedere uno scaffale “di genere” in una libreria), di “altro”, in giro, se ne trova a bizzeffe, di classico ben poco, tranne pochi sia pur grandissimi noti (a partire dalla Christie – ed è proprio da qui che parte una delle mie critiche di questo mese…) e qualche Polillo, Lindau (che non a caso “sostengo” con i miei acquisti) o sporadica uscita di altre case editrici.

  25. Stefano

    A me fa onestamente sorprende un po’ sentire ripetutamente che Carr goda del plauso della critica internazionale. Carr è sostanzialmente assente nel mondo della critica accademica da decenni, e se si esclude la biografia di Greene e il discreto testo di Joshi (entrambi degli anni 90) nessuno si sogna di parlare di lui. Gli unici contributi che sono usciti (e usciranno, a breve) su di lui li ho scritti io. Stesso discorso per Queen, Van Dine e gli americani. Discorso molto diverso per i britannici. Christie a parte, che ha ovviamente una scholarship enorme per ovvi motivi, tanti autori, dalla Sayers a Berkeley, godono della stima, del rispetto, e dell’interesse della critica. In The Golden Age of Murder, libro di Martin Edwards che ha vinto l’Edgar, Carr è assente. Come quasi tutti gli americani suoi seguaci.
    Che Carr sia apprezzato da lettori, blogger, appassionati etc è indubbio. Che sia oggetto di studi della critica è falso.

  26. Ezio G.

    Marzo 2019: cadranno 90 anni dalla nascita del G.M.
    Una curiosità:quali furono i romanzi pubblicati per festeggiare i 50 anni?

  27. Francesco

    Bene, Alberto, voglio segnalare a te e a tutti gli appassionati del giallo classico l’uscita di due romanzi iniediti in Italia di un autore britannico dei tempi che furono, praticamente ignoto nel Belpaese. Trattasi di Glyn Carr (nessuna parentela con l’americano J. D. Carr, oggetto di tante discussioni sul presente blog, anche perché in questo caso si tratta di uno pseudonimo). La piccola casa editrice Mulatero, specializzata in saggistica di montagna, ha infatti dato alle stampe qualche giorno fa Assassinio sul Cervino (tradotto da una bravissima traduttrice che conosco di persona) e La morte dietro la cresta, inaugurando così un filone poco battuto, ossia quello degli omicidi ad alta quota in situazioni che avrebbero sicuramente affascinato il vecchio J. D.
    Quanto all’assenza di una critica carriana internazionale, credo che abbia ragione Stefano. Aggiungo anche i suoi romanzi in lingua originale solo recentemente sono disponibili (e in minima parte) in edizioni nuove a cura di piccole case editrici. Per anni erano introvabili e quindi non hanno potuto generare grande interesse nel pubblico e nella critica. Altri autori invece hanno sempre goduto di numerose ristampe o di ripescaggi (oltre ovviamente alla Christie, si segnalano Sayers, Marsh, Allingham, Tey, Crispin, Stout, Gardner, Wentworth e, più di recente, Mitchell).

  28. Alberto Minazzi

    Doppiamente grazie, Francesco! Mi informerò subito di questo “Carr”!

  29. Francesco

    Cara Redazione, chissà allora che belle sorprese avete in programma per noi fedelissimi seguaci della collana! Rita ricorda il glorioso 1979, anno in cui io iniziai le elementari, quando il Giallo vendeva moltissime copie e in giro capitava di vedere lettori con il naso immerso tra le pagine di un volumetto con quel bel cerchio in copertina. Ho recuperato molti di quei numeri (tra cui Le porte di Damasco, citato da Rita) sulle bancarelle e, più di recente, su eBay e quando li sfoglio vengo sbalzato in un’epoca per me felice.

  30. Rita

    Tutto il 1979 fu un anno di festeggiamenti,soprattutto per i classici che all’epoca erano il fiore all’occhiello,con nomi come Wallace,Stout,Gardner,McBain,Christie Berkeley,Queen,D.Carr,Quentin,Woolrich. Al giallo “Le porte di Damasco” c’e’ la prefazione di Oreste del Buono dedicata alla scomparsa di Alberto Tedeschi e all’istituzione del premio in suo nome. Del Buono si chiede come mai il genere e’ considerato un genere minore con l’eccezione di Sciascia. Ecco un altro che ha sdoganato il giallo impiegando tutta la forza del suo enorme impegno civile. Ogni autore scrive con quello che ha.

  31. Redazione

    Ciao @Rita e @Ezio G., è proprio così! Anche il 90° sarà un’occasione di celebrazione per il Giallo Mondadori. Una cusiosità, ricordate quali furono i primi quattro “gialli” essere pubblicati? Nel 1929 furono lanciati “La strana morte del signor Benson”
    di S.S. Van Dine, “L’uomo dai due corpi” di Edgar Wallace, “Il Club dei suicidi”, raccolta di racconti di Robert Luis Stevenson (che includeva anche “Lo strano caso del dottor Jekille del signor Hyde” e “Il mistero delle due cugine” di Anna Katherine Green. :-)

  32. Piero

    Per Glyn Carr, trattasi dello pseudonimo di Frank Showell Styles, esploratore ed alpinista. Personaggio dei suoi romanzi è Sir Abercrombie Lewker. Alcuni romanzi sono pubblicati in America da Rue Morgue Press. Due soli romanzi sono recensiti a livello internazionale, e il bello è che uno è recensito sfavorevolmente e l’altro favorevolmente. Il primo è Death on the Milestone Buttress (1951), e qui la critica è così feroce da far rimanere basiti sul livello del romanzo : Just read “Death on Milestone Buttress” and couldn’t quite believe how crappy it was: poorly written and plotted and boring to the last degree. Won’t read him again even for one billion dollars; he makes Gladys Mitchell look like genius in comparison. Tanto più che la critica è rilevabile sul sito di critica GAD più importante nel mondo, in cui mi chiedono spesso di inserire contenuti: GADETECTION. Il secondo titolo invece è The Youth Hostel Murders (1952). L’estensore è il mio amico John Norris. Che ho sempre apprezzato. Quindi la cosa è da prendere con le pinze: di quali romanzi trattasi?

  33. Ezio G.

    Visto che siamo in vena di ricordi:nel 1929 i volumi costavano 5 lire.
    All’epoca andava di moda dare alle collane di libri il nome di un colore.
    Giallo:un colore vivace,che dava subito nell’occhio. Esistevano per es. ” I Libri Neri”, cioè la serie di romanzi di Simenon con Maigret( sempre scoperti dalla Mondadori), e anche ” I Libri Verdi”

  34. Piero

    Voglio proprio sperare che il 90° anno verrà celebrato degnamente, perchè l’80° genetliaco fu un autogoal, ai tempi di Altieri.
    Uscì una serie di romanzi, con copertine che celebravano l’anniversario, e quindi in certo senso da collezione, ma gli autori e i titoli scelti furono quasi vergognosi:
    Il falco maltese
    Assassinio sull’Orient-Express
    il mastino dei baskerville
    La legge dei quattro
    I 39 scalini
    Il gatto dalle molte code
    La sposa in nero
    Nero Wolfe contro l’FBI
    tanto più che alcuni presentavano traduzioni vetuste superate da quelle più recenti (il romanzo di Agatha Christie era nella traduzione di epoca fascista), e altri non erano mai stati di autori storicamente mondadoriani (come Buchan e Hammett: Hammett era stato tradotto da Altieri, per Mondadori, ma solo nel 2004). Mi ricordo quale fu il coro di commenti all’epoca! Spero non ve ne siano di tal guisa al 90° compleanno.

  35. Fabio

    Sarebbe possibile avere una ristampa anastatica dei primi numeri del giallo per il 90°? Non necessariamente in ordine, anche soltanto qualche opera selezionata.

  36. Rita

    Amarcord…e poi basta!
    La sorpresa piu’ grande? Nel 1982, come spplemento al n.14 di “Tutti i racconti di Agatha Christie”usci’ un libricino:”Guida completa alla vita e all’opera della Regina del delitto”.
    In un’epoca senza internet,avere tra le mani una rassegna completa di titoli dei suoi romanzi (questi anche con una breve trama senza spoiler),racconti,film,commedie e’stato,per me,qualcosa di paragonabile a Babbo Natale e Befana insieme.
    Redazione,provate a stupirci con una sorpresa cosi’…difficile ma non impossibile.

  37. Francesco

    Piero, temo il romanzo stroncato sia uno dei due tradotti, con il titolo di La morte dietro la cresta, ma non considererei come oro colato le aspre parole del recensore, se non altro per il fatto che critica aspramente anche la simpatica e arguta Gladys Mitchell. Ce ne fossero di scrittori abili come lei a caratterizzare personaggi e ambienti! Mi fido di più del giudizio della traduttrice che ha rivisto la traduzione di questo romanzo e si è occupata della traduzione dell’altro (Assassinio sul Cervino), in quanto è in genere molto esigente in fatto di letture e mai e poi mai avrebbe accettato di lavorare su romanzi scadenti. Mi farò un’opinione più precisa quando li avrò letti, ma sono molto ben disposto nei loro confronti.

  38. Raymond West

    Intervengo nella discussione su Carr per “dare a Cesare quel che è di Cesare”, assolutamente senza voler suscitare alcuna polemica: in “The Golden Age of Murder” di Martin Edwards, Carr ha un capitolo dedicato (numero 24, “A Coffin Entombed in a Crypt of Granite”) e anche nel numero 29 si parla della sua attività come Honorary Secretary del Detection Club, con la descrizione delle idee che mise a disposizione dell’associazione (titolo “Playing the Grandest Game in the World”). Poi non so se prima della fine viene menzionato ancora, visto che me lo sto traducendo minuziosamente e sono arrivato a -5 capitoli dalla fine.

  39. Stefano

    È chiaro che venga citato, è una figura centrale! Ma il paragone con tutti gli altri è imbarazzante, tutto qua. È la mancanza di spessore critico ciò che lo rende ‘assente’.

  40. Alberto Minazzi

    @Francesco. Mi sono fidato e li ho ordinati: se fanno schifo, mi risarcite, tu e la traduttrice! ????

  41. Piero

    @Raymond West: Ovviamente tu parli del “Grande” Carr, John Dickson. Carr scrisse un saggio, “The Grandest Game in the World”, che celebrava il genere poliziesco deduttivo. Quel saggio venne pubblicato accorciato nella traduzione di Maria Antonietta Francavilla, nel libro “La porta sull’abisso” che raccoglieva radiodrammi, e racconti anche. Tuttavia il saggio nella versione integrale che io sappia è stato pubblicato da Lacourbe in Francia. Igor me ne dette una copia fotostatica anni fa.

  42. Francesco

    Ahahahaha!!! Alberto, sei uno spasso! Vedrai che ti piaceranno: se non altro ti farai un bel giro mentale in alta montagna con un detective dilettante molto arguto e colto (cita sempre Shakespeare). Fammi sapere che cosa ne pensi. Un caro saluto.

  43. Gneo

    @Francesco.
    Ho ordinato anch’io i due romanzi di Glyn Carr. Se fanno schifo ti aspetto al varco. Ciao

  44. Francesco

    Ahi, ahi, gneo, spero proprio di non dover incorrere nella tua ira funesta! So che sei un giudice severissimo (leggo spesso i tuoi commenti), ma mi auguro davvero che siano di tuo gusto. Di sicuro non avrai nulla da ridire sulle traduzioni. Un saluto!

  45. giuseppe

    Ho seguito la querelle sul giallo storico no e giallo storico sì, autrici no e autrici sì: i toni dei due schieramenti sono stati pacati e in conclusione mi sento di condividere ciò che scrive Piero citando Sciascia:a ciascuno il suo. Personalmente condivido il parere di Alessio, Rita, Francesco ed altri già espresso in miei precedenti interventi. Aggiungo solo “infaticabile ” Anne Perry. La scrittrice inglese ha già dato alle stampe due nuovi romanzi con Daniel Pitt protagonista, e per il2019 è annunciato il primo romanzo di una nuova serie, con protagonista la fotografa Elena Standish, questa volta ambientato durante gli anni trenta del Novecento e la vicenda è un misto di giallo e spionaggio. Iltitolo annunciato è “Death on Focus”. John Dickson Carr è certamente uno dei grandi nomi della Golden Age, ma personalmente i misteri della camera chiusa li apprezzo moderatamente, perchè per risolverli bisogna munirsi di carta e penna, segnare orari, luoghi, controllare gli alibi dei personaggi ecc.. Una fatica, mi concedano gli aficionados del genere, alquanto improba. E, come per Anne Perry o altrea autrici, anche per Carr non tutte le ciambelle riescono col buco. Ricordo la stroncatura di Alberto del Monte nella sua “Breve storia del romanzo poliziesco” (editore Laterza) quando affermava “Questo signore vuol farci paura, ma noi non abbiamo paura”. Secondo me ,è un autore importante, ma alcuni suoi romanzi sono invecchiati male. Per ultima cosa, segnalo alla redazione e ai lettori del blog un’antologia uscita in Inghilterra intitolata “Bodies from the Library”, importante perchè contiene racconti tolti dall’oblio di autori come Nicholas Blake, Christianna Brand, Georgette Heyer, A.A.Milne e numerosi altri. C’à anche la grande Agatha Christie, con un racconto apparso originariamente su un giornale austrialiano quando l’allora giovane autrice stava facendo (beata lei) il giro del mondo insieme al primo marito. Un’antologia che sarebbe bello leggere in italiano. Un saluto prenatalizio a tutti

  46. Piero

    Guardate che io amo il Giallo Storico, non sono affatto contrario. Solo che amo quei romanzieri che variano la materia trattata anche all’interno di una serie. Per es. Doherty (abbandonato da Mondadori). O Leoni, o i romanzi di Carr, o quelli fantastici di Evangelisti. Tutto qui. Poi..a ognuno il suo!

  47. Antonino Fazio

    Secondo me, Del Monte non aveva colto il punto. Se Carr avesso voluto “farci paura”, avrebbe scritto horror e non mystery. Carr voleva invece creare delle atmosfere inquietanti, per aumentare la suspense e sottolineare che l’intelligenza dissolve l’irrazionale. D’altronde, Del Monte ha parlato malissimo anche di Spillane.

  48. Piero

    Antonino, centri sempre il bersaglio!

  49. Stefano Serafini

    Oltre a aver letto (a essere generosi) 1/10 dei romanzi menzionati in quel tremendo libretto, Del Monte aveva giusto sfogliato qualche Carr, e per di più solo ed esclusivamente nelle imbarazzanti (dal punto di vista filologico) traduzioni italiane apparse fino a quel momento (siamo negli anni Sessanta, ben prima che Carr fosse tradotto con un minimo di serietà nel nostro paese).

  50. Piero

    Esatto. E ricordiamoci che il libercolo fu edito nel 1962. Quanti gialli carriani erano stati sino a quel momento pubblicati? Forse dieci andando abbondantemente in eccesso. Ma lui poi quanti in effetti ne aveva letti? E come dice Stefano, le traduzioni erano per lo più accorciate (non dimentichiamoci, che quelle storiche, tali sono rimaste: Plenilunio, Carta, Sfida, Piazza). E fantasma in mare, che fu pubblicato negli anni sessanta credo, in Italia, era stato tradotto dalla traduzione francese di Endrébe e conteneva una serie di errori madornali.

  51. Francesco

    Può darsi invece che le avesse lette e il suo giudizio si basasse proprio su quelle pessime edizioni. Il mostro del plenilunio e Sfida per Bencolin erano talmente mutilati che sembravano dei “canovacci” più che dei romanzi. Fantasma in mare, nella versione che è circolata per anni, era indigesto e noiosissimo. Meglio leggerli in inglese se si conosce a sufficienza la lingua.

  52. Piero

    Allora era tarlato lui. Perchè nel Mostro del Plenmilunio paura non ce n’è proprio semmai tensione

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