I Classici de Il Giallo Mondadori 1359: Terrore al villaggio
A Great Norne non succede mai niente. È un piccolo villaggio inglese dove si conoscono tutti: ci si incontra al pub, si va a messa, poco altro. Qui la gente nasce, vive cent’anni, finché le arterie non diventano dure come le ossa, e solo allora muore. Con qualche eccezione, certo. I vicario della parrocchia è morto per un banale incidente dovuto a una caduta, complice magari qualche bicchierino di troppo, a quanto pare. E il colonnello in pensione? Anche questa una tragica fatalità? No, lui si è sparato un colpo di pistola. Suicidio, o almeno così sembra. Ma all’ispettore Myrtle di Scotland Yard converrà non fidarsi delle apparenze. E capire in fretta cosa non quadra nei luttuosi eventi che turbano la quiete del luogo, e qual è il legame invisibile che unisce le varie vittime. Altrimenti, di omicidio in omicidio, la gente fi nirà presto per rimpiangere quell’epoca felice in cui, a Great Norne, non succedeva mai niente.
Henry Wade, pseudonimo di Henry Lancelot Aubrey-Fletcher (1887-1969), appartiene a pieno titolo all’età d’oro del giallo inglese. Dopo gli studi a Eton e Oxford e il servizio militare prestato nei due conflitti mondiali, ha ricoperto incarichi istituzionali in quanto membro di un’antica famiglia aristocratica. Maestro del police procedural e sperimentatore della inverted detective story, dove il colpevole è noto fin dall’inizio, è stato tra i fondatori del Detection Club. Il suo personaggio ricorrente è l’ispettore Poole.
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Posted in I Classici del Giallo, Le collane del Giallo
novembre 3rd, 2014 at 19:03
I due classici del giallo di questo mese sono straordinari per l’amante del giallo classico; entrambi ambientati in piccoli e (molto apparentemente) idilliaci villaggi Inglesi, per me l’uscita più importante non è tanto il Carr (sempre magnifico, ma è un autore che nei classici è di casa) quanto questo di Henry Wade, un giallista formidabile che merita assolutamente un posto in primo piano tra i grandi. Questo fu presentato nei GM nei primi anni novanta, la traduzione di Marilena Caselli è ottima e quindi abbiamo un prodotto di altissimo livello, imperdibile sotto tutti gli aspetti.
novembre 3rd, 2014 at 19:19
E’ proprio per queste caratteristiche che li acquisterò entrambi
novembre 4th, 2014 at 15:17
Anch’io da amante del giallo classico sono entusiasta delle uscite di questo mese che sicuramente non perderò. Anche qualche altro titolo di questo mese mi intriga, ma spero di capirne di più dai vostri commenti per decidermi.
novembre 4th, 2014 at 15:17
Anch’io da amante del giallo classico sono entusiasta di queste due uscite che sicuramente non perderò. Anche qualche altro titolo di questo mese mi intriga, ma spero di capirne di più dai vostri commenti per decidermi.
novembre 4th, 2014 at 15:37
Hai proprio ragione, Omar, quando insisti sull’importanza di Henry Wade nella storia del giallo (non solo inglese e non solo classico). Il romanzo in uscita questo mese è uno dei due inediti dell’autore che recuperai agli inizi degli anni Novanta suggerendone la pubblicazione all’editor di allora. Rileggendolo adesso, direi che non ha perso nulla della sua forza e del suo fascino: prosa lucida, atmosfere suggestive, trama complicata ma lineare. Il romanzo apparve in originale nel 1947 e venne scritto da Wade alla fine della guerra, dopo un intervallo di inattività letteraria durato sette anni, e si collega idealmente a quella che è forse la sua opera più ambiziosa, l’inedito (in italiano) “Lonely Magdalen”, che apparve nel 1940 e che un’intrepida casa editrice inglese ha da poco ristampato.
novembre 7th, 2014 at 15:14
@Mauro. “Non solo” classico; ma “anche” classico?
novembre 8th, 2014 at 09:17
Alberto: classicissimo che di più non si può.
novembre 13th, 2014 at 18:14
Ottimo: avevo già alcuni titoli di Wade, che però non avevo ancora letto; prenderò anche questo…
novembre 20th, 2014 at 15:21
Preso! Lo metterò in lettura quanto prima
dicembre 13th, 2014 at 17:50
Finito: ecco la mia recensione.
Lettura estremamente piacevole: ben scritto e ben tradotto, ottimo procedural e ottima l’ambientazione di stampo classico in un piccolo villaggio. Per capirci, sembra di assistere ad un telefilm dell’ispettore Barnaby (anche per il numero di omicidi: alla fine saranno sei!). Pecca però dal punto di vista dell’enigma: ad essere orientato in tal senso è solo nel finale (piccolo colpo di scena conclusivo), da quando cioè emerge l’antefatto (non desumibile da indizi) che sta alla base del movente. Ciò si traduce in una totale mancanza di indizi a disposizione del lettore, che può solo assistere passivamente allo svelamento della soluzione. E’ per questo che il mio giudizio non può salire sopra il 6,5/10.