I Classici de Il Giallo Mondadori 1357: Veleno al castello

ottobre 2nd, 2014 by Moderatore

HOPKINSF

Quadri e marmi pregiati, tappeti e mobili d’epoca, adesso anche una ragazza morta: senza dubbio il castello di Ringwood è ricco di attrazioni. C’è un periodo dell’anno in cui viene aperto al pubblico, e se un cronista come Gerry Lee viene inviato a scrivere mezza colonna in ossequio all’aristocratico proprietario, di sicuro non si aspetta di trovare sul pavimento della biblioteca un cadavere senza vestiti che lo fissa con occhi vitrei. Nessun segno di violenza sul corpo, forse la vittima è stata uccisa con un veleno. Ma com’è entrata, dato che il castello era ancora chiuso, con tutti gli accessi sbarrati? E soprattutto chi è e perché è stata assassinata? Domande in sospeso, a cui se ne aggiungono altre poco piacevoli per Gerry. Come mai stringeva tra le dita un anello acquistato proprio da lui? E chi ha tracciato il nome “Gerald Lee” sui vetri sporchi di una finestra? Sarà il caso di svolgere qualche indagine. Non prima di aver cancellato quella scritta…

Kenneth Hopkins (1914-1988), britannico, è stato autore di gialli e spy story, oltre che poeta e critico. Ha tenuto corsi di scrittura creativa presso diverse università americane. Si è firmato anche con vari pseudonimi, tra cui Christopher Adams. Protagonisti dei suoi romanzi sono il giornalista Gerry Lee e la coppia di anziani detective dilettanti formata dal dottor William Blow e dal professor Gideon Manciple.

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Posted in I Classici del Giallo, Le collane del Giallo

14 Responses

  1. Piero

    Interessante romanzo di un interessante autore, originariamente pubblicato in una collana oggi scomparsa in cui figuravano molti Symons, Bingham, almeno un MacDonald e un Brean, e tanta altra roba interessantissima. Ne parlavo parecchio tempo fa con Mauro. Credo che questo romanzo piacerà a molti.

  2. Matteo

    Se è un autore così valido, forse andava valorizzato meglio, per esempio in uno “speciale”, anzichè inserito in un gruppo di uscite mensili tra le più squallide a mia memoria.

  3. Alberto Minazzi

    Sono partito ieri sera con la lettura: anche se l’autore è inglese, l’impostazione mi sembra decisamente americana (omicidio in apertura, racconto in prima persona del giornalista/investigatore dilettante).

  4. Joe Kurtz

    @Matteo: ognuno è libero di pensare ciò che vuole, ma se viene proposto un volume di inediti della Allingham, come si fa a definire le uscite del mese al livello delle “più squallide”??? Bah….

  5. VergaG

    E bravo Matteo, che getta palate di insulti gratuiti, senza motivarli. Complimenti, vai avanti così che magari riuscirai a ottenere qualcosa… già, ma cosa? Mistero…
    Certa gente sa solo spargere disprezzo come se il suo parere contasse più di qualsiasi altra cosa. E di solito sono proprio gli omuncoli che non valgono nulla, a farlo.

  6. Omar

    Sono davvero curioso di leggere questo romanzo; sinceramente ho preso entrambe le uscite, mi intrigano molto; il libro della Allingham è strano ma gradevolissimo, e anche questo mi ispira molto. Per me, meglio questo mese del prossimo, visto che possiedo già sia il Carr che il Wade.

  7. ophiucus75

    Boh se per squallore si intende una raccolta inedita e un giallo non più ristampato da una cinquantina d’anni sarei lieto che la collana presentasse altri mesi così “squallidi”…

  8. Alberto Minazzi

    Finito: ecco la mia recensione.

    Giallo molto particolare, ma, alla resa dei conti, non del tutto soddisfacente.
    Nonostante l’autore sia inglese, per oltre metà del libro l’impostazione è di stampo “americano”: omicidio in apertura, vicenda incentrata sulle indagini del giornalista-investigatore dilettante e narrata in prima persona e racconto (nonostante l’omicidio avvenga in un tipico maniero inglese) quasi “on the road”, visti i continui spostamenti del protagonista. La parte migliore arriva quando il libro volge maggiormente verso il mystery classico, con una valida serie di rivelazioni “a sorpresa”, che fanno crescere l’attenzione e il livello di coinvolgimento del lettore. Purtroppo, però, il romanzo si perde particolarmente nel finale, dopo l’ultima clamorosa rivelazione, con una spiegazione blanda e sbrigativa, non in linea con i migliori esempi di gialli della Golden Age (questo è di poco successivo, ma l’impianto avrebbe tutti i crismi del classicismo giallo), in cui la soluzione del problema che dovrebbe essere primario (l’omicidio iniziale) che passa invece decisamente in secondo piano. E, soprattutto, riflettendo a posteriori, mancano completamente gli indizi. Ergo: non riesco ad arrivare alla sufficienza piena.

    P.S.: nonostante il riassunto in quarta di copertina lasci intendere diversamente, non è assolutamente un giallo di camera chiusa.

  9. Matteo

    @Joe: ho letto i due precedenti volumi della Allingham, e li ho trovati al livello, quando andava proprio bene, di un giallo-rosa. Comunque, visto che hai sorvolato sul resto della programmazione mensile, penso che,almeno in parte, condividi il mio giudizio. Ciao

  10. Matteo

    ..Mentre gli insulti di quel cafone che porta indegnamente il nome di un grande della letteratura, non meritano risposta, ma solo un po’ di compassione.

  11. piero

    Il libro di Hopkins è un romanzo bello, non bellissimo, ma di un autore poco conosciuto. Mauro mi diceva che altra attenzione avrebbe avuto se la traduzione fosse stata fatta meglio. Ricordiamoci che il romanzo la cui traduzione è stata adottata, fu originariamente pubblicato alla fine degli anni ’50, su una collana che era popolare, “I romanzi del Corriere”, e non già da esporre in libreria, nel salotto buono: libri non rilegati, non sovracopertinati, per cui non era necessaria una traduzione integrale come invece fatto nel passato (vedi I Libri gialli del 1929, le cosiddette Palmine). E’ una traduzione onesta, ma non eccelsa, che probabilmente, molto probabilmente, ha tagliato qualcosa.
    Tuttavia sposo in pieno la scelta di Mauro: è un autore che andava riproposto, come fatto in passato per Bingham, e come Mauro sono sicuro che farà per altri romanzi di Symons (non pubblicati in passato da Mondadori, sempre che i diritti vengano acquistati).
    Per il resto cosa dire? Che se uno mangiasse ogni giorno lasagne, o il pasticcio di carne, tipo quelli descritti da Doherty nella Londra di Fratello Athelstan e dello sceriffo Cranston, si stuferebbe presto. Diventano succulenti perchè c’è il giorno di magro in cui si mangia brodo e pastina, un altro in cui ci sono cicorie, un altro pasta e fagioli. Capito l’antifona? Non possiamo ogni volta trovare Berkeley, Carr, Afford (magari !!!), Latimer. L’offerta perderebbe di valore. I pezzi di valore devono essere proposti oculatamente e a distanza perchè siano apprezzati e valorizzati. Per es. Allingham. Quando non la si pubblicava, erano in molti a chiederla. Ora che la si pubblica con maggiore regolarità di altri autori, la si tratta con sufficienza.
    O tempora, o mores.

  12. Ezio G.

    Romanzo più che discreto di un autore
    per me sconosciuto.Interessante il
    ragionamento sulle “lasagne” di Piero,
    peccato che molti piatti “celebri” siano
    stati ormai dimenticati (ma questa è
    un’altra storia).Comunque Hopkins merita
    la pubblicazione di altri suoi libri.

  13. ophiucus75

    Visto che il (cog)nome di Bingham è apparso un paio di volte in questi commenti, mi azzardo ad andare un pelo fuori OT ringraziando per la pubblicazione di due romanzi che ho trovato davvero ottimi e confidando nella futura riproposizione di altre opere di questo autore. A riguardo della Allingham sarebbe interessante sapere la rivista di provenienza dei singoli racconti, per ora ho letto solo le prime due antologie e ho notato una certa oscillazione tra un testo e l’altro, anche se lo humour e lo stile salvano pure le trame più esili. Spero che dopo la Eberhart e la Allingham continuino ad apparire antologie, che amo molto.

  14. piero

    @Ezio: Ehm..sono una buona forchetta. Ora capisci il riferimento alle lasagne? Se vuoi posso anche sostituirle con i passatelli in brodo o i casoncelli alla bergamasca, tanto..il discorso non cambia. :-)

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