I Classici de Il Giallo Mondadori 1332: Il Testimone muto

ottobre 2nd, 2013 by Moderatore

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Piove, un campanile suona la mezzanotte. Il dottor Jardine cerca riparo sotto una quercia durante la sua passeggiata notturna nella zona di Hampstead, e trova un cadavere. L’aspetto è quello di un sacerdote, impossibile dire a prima vista se sia stato assassinato. Di ritorno con la polizia, il medico deve però constatare che il morto si è inspiegabilmente volatilizzato. Tutto ciò che rimane sul posto è un reliquiario dorato con alcune iniziali incise. Qualche legame forse con la misteriosa cremazione di Septimus Maddock, la cui salma era stato uno dei pochi a esaminare, prima di subire un attentato? Troppo complicato e pericoloso per Jardine, che decide di ricorrere alle doti investigative dell’amico dottor Thorndyke. Perché solo il genio di uno scienziato potrà arrivare alla soluzione dell’enigma.

R. Austin Freeman (1862-1943), giallista britannico, dopo aver lavorato da giovane in una farmacia è diventato chirurgo, ha servito come medico nelle colonie africane ed è stato ufficiale sanitario, per poi prendere parte alla Grande Guerra. Si è dedicato parallelamente alla narrativa poliziesca, introducendo nell’indagine il metodo scientifico. È l’inventore della detective story “rovesciata”, nella quale il colpevole è noto e la suspense si focalizza sulla ricerca della soluzione. Il suo personaggio più popolare è il dottor John Thorndyke, investigatore forense protagonista di una lunga serie di romanzi e racconti.

 

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Posted in I Classici del Giallo, Le collane del Giallo

15 Responses

  1. Ezio G.

    Di questo autore ci sono almeno 8 romanzi inediti in Italia.Qualche speranza di vederli pubblicati?

  2. Mariano del Preite

    E’ una speranza cui mi associo… Freeman è un autore classico ma di sorprendente modernità, di lettura molto più scorrevole (e dalle trame molto più avvincenti) rispetto a vari suoi contemporanei. Fa piacere ritrovarlo nei Classici, aspettando magari la sorpresa di un inedito.

  3. Stefano Serafini

    Uscì sempre nei classici nel numero 230 del 1975 col titolo “Il testimonio muto”; a tradurre era Tedeschi se non sbaglio. Poi è uscito col titolo Il testimone muto nel 1995 per la newton, credo con un’ altra traduzione (ad occhio non integrale). Sempre bello rivedere un Freeman in giro, credo sia stato almeno rinfrescato, lo prenderò per confrontarlo col vecchio cdg n. 230.

  4. Omar

    CHe bello rivedere il grande Freeman in edicola, dopo una lunga assenza. E rivederlo con uno dei suoi titoli migliori, il mio preferito dell’autore assieme all’occhio di Osiride; è uno di quei libri più rappresentativi della poetica dell’autore, dove oltre all’ottimo caso poliziesco ci sono anche “quelle stupende passeggiate nella Londra di notte e quegli amori vittoriani” citati da Chandler nel suo saggio “La semplice arte del delitto” , dove alla fin fine stronca quasi tutto il giallo classico salvando solo pochissimi autori tra cui Freeman, che definisce “Un vero mago”.
    Un titolo imperdibile, che sicuramente sarà presentato sempre nella storica traduzione di Alberto Tedeschi opportunamente rinfrescata, anche era già tale nel classico del giallo 230, che però presentava ancora l’antiquato titolo “il testimonio muto”; qui si è ovviato all’arcaicismo.
    Da non perdere.

  5. VergaG

    Bello davvero! Lo sto leggendo adesso, dopo avere divorato quello di Andrea Franco vincitore del Tedeschi (ottimo libro, lo consiglio a tutti) e mi sta piacendo parecchio. Confesso di non avere mai letto nulla di questo autore, dunque grazie ai Gialli Mondadori per averlo riproposto.

  6. Mauro Boncompagni

    La speranza di vedere pubblicato qualche inedito di Freeman c’è ed è concreta. Difficile potersi dimenticare di un gigante che ha segnato la storia del giallo come pochi, e che persino uno scrittore così diverso da lui e direi addirittura antagonistico come Raymond Chandler era disposto ad omaggiare. In una lettera del 13 dicembre 1949 indirizzata a Hamish Hamilton (il suo editore inglese), Chandler scriveva: “Questo Austin Freeman è straordinario. Nel suo genere non ha rivali, ed è anche uno scrittore molto migliore di quanto si sia portati superficialmente a credere, perché nonostante la grande disinvoltura della sua scrittura riesce a ottenere un effetto di suspense continua del tutto inatteso”. Non credo si possa dissentire. Ma questo dimostra solo come Chandler, oltre ad essere un ottimo scrittore, fosse anche un eccellente lettore.
    Sugli inediti, ci stiamo già muovendo.

  7. Stefano Serafini

    Le doti artistiche (oltre che tecniche) di Freeman sono state sottolineate anche da uno scrittore insospettabile, per certi versi, come Narcejac. Freeman stesso scriveva che trovare un autore capace di unire plot e stile era quasi impossibile; perciò, all’occorrenza, determinati talenti artistici sarebbero potuti essere sacrificati in nome del puro enigma. Oltre ad essere stato uno dei primi a cercare di fornire dignità letteraria al poliziesco, è stato capace di sbugiardare se stesso. Come in seguito fece Van Dine. Perchè Freeman sapeva scrivere, e molto meglio di tanti contemporanei. Non sono d’accordo sul fatto che appartenga alla Golden Age, come sostengono alcuni (contenutisticamente, dato che cronologicamente siamo nel primo quarto di secolo; solo certi americani possono sostenere che la Golden Age abbracci tutta la storia del genere a partire da Poe, ma questo è un altro discorso).

  8. Simone M.

    Ho appena finito di leggerlo: bello, e il giudizio di Chandler sull’autore è sufficiente a spiegare perché.
    Ben vengano gli inediti (e per quanto mi riguarda anche le ripubblicazioni).

  9. Omar

    Per Mauro; credi davvero che Chandler fosse un così ottimo critico come dici? nel pieno rispetto della tua opinione mi permetto di dissentire; in pratica nel suo saggio “la semplice arte del delitto” degli autori del giallo classico promuove solo Freeman, e poi si getta in una serie di stroncature perentorie quanto superficiali su Agatha Christie, John Dickson Carr (non riesco a leggerlo, ma c’è a chi piace, dice) da della snob alla Sayers (e qui magari tutti i torti non li ha) e osanna Gardner perché è “suo intimo amico”….a me i suoi scritti critici sono parsi una delle cose più parziali e livorose (verso il giallo Inglese) mai lette, oltre che incompetenti, visto che uno che non ha letto Carr o la Christie (la sua stroncatura di dieci piccoli indiani fa ridere i polli; taccia l’autrice di inverosimiglianza quando i suoi stessi plot sono quanto di più confuso e artificioso ci sia) di giallo classico non ne può proprio parlare.
    Che poi fosse un grande autore è verissimo, nulla da dire; ma certo per Chandler non riesco a fare l’equazione grande scrittore= grande lettore.

  10. Ezio G.

    Mentre aspettiamo gli inediti di Freeman (polemiche su Chandler a parte)
    magari un Peter Lovesy fra i Classici?

  11. Omar

    Ezio, non capisco perchè parli di polemica su Chandelr (come se ne fossi infastidito) quando io sto solo cercando un pacifico e cortese scambio di opinioni; le polemiche per quel che so hanno ben altro tono, io cerco solo un dialogo tra appassionati..

  12. Ezio G.

    Omar,non capisco:se Chandler parla bene
    di Freeman allora è un buon lettore,se
    invece critica altri scrittori non va
    bene.Veramente ognuno è libero di pensarla come vuole e non per questo deve essere tacciato di incompetenza.
    A proposito ho letto altri libri di Paul
    Halter:è proprio un ottimo scrittore, ma,”La settima ipotesi” per me rimane un
    suo libro minore.

  13. Fabio Lotti

    Un po’ di “polemica” nei giusti toni fa pure bene, via! Tra l’altro mi aspetto diverse critiche nel prossimo articolo che sarà qui pubblicato per una mia idiosincrasia verso un autore amato proprio da Omar Lastrucci (leggo il suo blog) a cui mando un saluto.

  14. Omar

    Fabio,saluto pienamente ricambiato (anche io leggo tutti i tuo articoli e,pur non condividendoli del tutto come è giusto che sia, li trovo sempre interessanti e stimolanti) fammi indovinare; mica sarà un certo Edgar Wallace? Sarà molto bello “darti battaglia” perchè per questo autore mi batterò con le unghie e coi denti…pur riconoscendo che ha scritto troppo e talvolta non bene.

    Ezio; credo che tu non abbia compreso quello che volevo esprimere; Chandler nel suo saggio scrive parole illuminanti su Freeman, Hammett e altri autori che evidentemente conosceva bene, ma quello che gli contesto è il criticare Carr senza averlo letto, come dice per sua stessa ammissione “Non riesco a leggere Carr, ma c’è a chi piace”…questa la frase tradotta spero fedelmente; e in una delle lettere dice ancora “non riesco a leggere la Christie”; non riesce a leggerli però ne da giudizi definitivi e perentori e questa è una cosa che secondo me non si fa; io ad esempio non amo l’hard-boiled e non ho letto quasi nulla di questo sottogenere, ma non è che sul mio blog o altrove mi metto a stroncarlo, appunto perchè non ne so nulla. E’ questo che io contesto a Chandler, non il fatto che non fosse un grande artista o un uomo intelligentissimo (su questo non ci piove) ma mi infastidiscono per lui come per chiunque altro, i giudizi dati senza conoscere la materia di cui si parla. Tutto qua.

  15. cristina

    negli anni 70 avevo due volumi di racconti…bellissimi, mi pare oscar mondadori, racconti di orrore fra cui “Il campo di granoturco” “Il mignolo” “il borro”..qualcuno può aiutarmi a ritrovarli?
    Grazie infinite
    Cristina

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