Il dramma del Florida (1297)
Un ago, un ditale, un paio di forbici. Tre piccoli, insignificanti oggetti la cui scomparsa sarebbe priva d’interesse, se non fosse avvenuta a bordo del Florida, un mercantile in navigazione sulla tratta da Bermuda a Halifax, Canada. E soprattutto, se prima della partenza dallo scalo di New York un uomo non fosse stato ucciso e l’unico testimone ridotto in fin di vita da qualcuno che si nasconde tra i passeggeri. Per il tenente Valcour, imbarcatosi sulle tracce dell’assassino, quei tre piccoli oggetti tutt’altro che insignificanti sono tessere di un mosaico delittuoso che dovrà ricostruire. Prima che il Florida, tagliato fuori da ogni comunicazione con la terraferma, si trasformi in una bara galleggiante.
Rufus King (1893-1966), statunitense, croce al valore durante la Prima guerra mondiale e telegrafista nella marina mercantile, ha cominciato negli anni Venti a scrivere romanzi d’avventura. Ma è ai polizieschi che deve il suo successo, tra solidi intrecci, finali a sorpresa, una felice vena di humour e personaggi sempre brillanti, a partire dall’investigatore franco-canadese Valcour.
All’interno, il racconto “Datteri, seta e polvere nera” di Marco Phillip Massai.
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aprile 26th, 2012 at 19:01
Un’altra bella riscoperta. 😉
Come dissi tanto tempo fa, tanti sarebbero ancora i romanzi da riscoprire. Ne I Libri Gialli anteguerra furono pubblicate delel autentiche bellezze: alcuni sono improponibili in quanto a traduzioni (es. i 2 Boca), ma altri reggono ancora il passo egregiamente, e con un minimo maquillage possono essere ben ripresentati.
Mauro, che lo sa benissimo, ha già ripresentato Il Pagliaio della Disney e il bellissimo “La medaglia del Cellini” di Marsh. Ora è la volta di questo bellissimo Rufus King. E – mi perdoni chi mi leggerà – spero che Mauro ne ripresenti altri di Rufus King, un autore ingiustamente caduto nell’oblio, anche negli USA. Ce sarebbero ancora da riproporre di suoi romanzi Mondadori..
Crime of Violence non è mai stato più riproposto dagli anni ’50;
come pure The Lesser Antilles Case , un altro romanzo indimenticabile, che io sappia. E anche A Woman is Dead.
Senza parlare di altri Classici già Palmine, come Valcour Meets Murder o The Case of the Constant God .
Insomma..ce ne sarebbe di carne da mettere sul fuoco.
Intanto però godiamoci questo Rufus King d’annata, un vero capolavoro. Io ce l’ho nella verione originale de I Libri Gialli d’anteguerra, ma lo prenderò lo stesso, perchè a leggerlo in un italiano corrente, ci si guadagna. E parecchio.
aprile 26th, 2012 at 19:41
Italiano corrente? Piero, ma siamo sicuri che sia una traduzione nuova o almeno ‘rinfrescata’?
aprile 27th, 2012 at 07:27
Caro Mariano, talora mi viene lo sconforto quando leggo certi commenti: NEI CLASSICI TRADUZIONI NUOVE NON NE ESCONO PIU’. Non lo avete ancora capito? Rinfrescate sicuramente, ma NUOVE, NO!
Rinfrescare significa non tanto integrare (e talora può significare anche questo) quanto piuttosto correggere certi arcaismi della lingua italiana e certi vezzi del Ventennio, tipo l’italianizzazione forzata dei nomi stranieri. Se andate a prendere i volumi che ho citato, noterete che i nomi sono nella loro forma consueta. Se aveste anche gli originali, potreste anche confrontare gli originali e i testi ripresentati, e capire che una modifica seppur lieve ma significativa c’è stata.
Dacchè desumo che anche in questo caso vi possa esser stata. Quando acquisterò il romanzo e lo confronterò con la Palmina potrò esser maggiormente preciso.
aprile 27th, 2012 at 09:05
Aggiungo che se si fosse avviato già da tempo questa riscoperta degli inestimabili tesori mondadoriani, forse si sarebbero potuti risparmiare tanti soldini.
Per esempio, l’ultimo David Frome uscito da Polillo, fu negli anni ’30 tradotto e pubblicato da Mondadori con altro titolo, nelle già citate “Palmine”. In questo tempo di crisi, risparmiare dieci euro non sarebbe stato poi male.
Ed è anche per questo che la ripubblicazione sistematica, rinfrescata, di tanti tesori, sarebbe di buon auspicio per tutti coloro che per motivi vari, non avendo molta disponibilità economica, una buona lettura poliziesca, comunque, se la farebbero volentieri!
aprile 27th, 2012 at 18:23
Piero, sono d’accordo con te: Rufus King è un autore di tutto rispetto che merita ulteriori ristampe, e di sicuro qualcos’altro di suo uscirà. Forse non è all’altezza dell’altro impagabile King (C. Daly), ma è stato un autore che ha lasciato un segno incisivo nel poliziesco dal 1930 al 1950 e, nella scuderia del prestigioso Crime Club della Doubleday, contava parecchio. Di lui resta almeno un inedito che non sarebbe male presentare al lettore italiano, oltre a molti racconti ammirati, e non è poco, da un maestro come Frederic Dannay.
aprile 27th, 2012 at 20:19
Ma erano diversi i 2 King, Mario! Anche se cominciarono alla stessa maniera, come sai benissimo. Reginald De Puyster arrivò nello stesso anno di Philo Vance, ed è molto molto simile all’eroe do S.S. Van Dine. Bisognerebbe vedere bene le date delle uscite in America: potrebbe anche esser stato modellato Philo Vance sul primo eroe di Rufus King: chi lo sa! Certo è che lo stile primissimo di Rufus King è vandiniano prima maniera, come lo è lo stile di Daly King. Se si intenda la qualità dell’intreccio, e l’ingegnosotà del plot, sicuramente Daly King è superiore. Infatti, talora nei romanzi di Rufus King l’individuazione del colpevole è più la sommatoria di casi fortuiti e propri del Fato, che non l’intervento deduttivo di una mente superiore imprestata alla detection.
Ma Rufus King ha una cosa che i grandi maestri degli anni ’20 avevano tutti: la capacità di creare tensione, la suspence pura. E anche una capacità traboccante di creare messinscene di grande respiro. Caratteristiche che furono riconosciute dal grande Carr (quando parlava di Connington, in un suo famoso saggio sul romanzo poliziesco).
aprile 27th, 2012 at 20:24
Consiglierei, chi è nuovo del blog, o chi l’avesse perso, di andar a rileggere un mio breve saggio di due anni fa, pubblicato su questo blog, e dedicato interamente a Rufus King, che potrebbe far da introduzione a Rufus King, qualora non lo si conoscesse.
Link :
http://blog.librimondadori.it/blogs/ilgiallomondadori/2010/05/26/un-%E2%80%9Cborn-writer%E2%80%9D-rufus-king-invenzioni-stile-e-rapporti-con-la-letteratura-di-genere-coeva/
Come disse all’epoca Mauro, è una delle poche cose scritte su Rufus King in Italia, se non l’unica
aprile 29th, 2012 at 12:42
Adattandosi bene a quello che aveva introdotto Mauro, qualche giorno fa, quando aveva accomunato i due King, Rufus e Daly Charles (e a quanto poi ho scritto nel commento successivo), dal mio saggio su Rufus King, di due anni fa, espungo la Nota n.2, molto interessante:
“La cosa interessante è che Rufus King frequantava Yale nel tempo in cui sempre a Yale studiava C. Daly King e che entrambi si laurearono nel 1916: la cosa mi è stata fatta notare tempo fa da Luca Conti. E’ una coincidenza assai curiosa: due King, due grandi giallisti, due “vandiniani” che studiavano nella stessa università. Mi ricordo di aver letto anni fa sul testo di Piero Rattalino, “Pianisti e fortisti”, che una sorte assai simile capitò a Josef Hoffman e Ignacy Friedman: per un caso veramente strano, due dei più grandi pianisti della storia, nacquero a distanza di soli sei anni, nella stessa cittadina alle porte di Cracovia, Podgorze. (P.Rattalino, Pianisti e fortisti, Guide alla musica, Ricordi/Giunti,1990, pag.112)”.
Aggiungo che i due King si laurearono nello stesso anno, nella stessa scuola: mi vien da pensare che potessero conoscersi. Chissà se la comune matrice vandiniana, non sia nata in entrambi da una comune matrice. Curioso, vero? 😉
maggio 2nd, 2012 at 17:22
Caro Piero, lo sconforto di cui parli è riferito a coloro che, come il sottoscritto, si ostinano a rimpiangere l’epoca in cui Berta filava e i Classici del Giallo (fino al 1994/1995) proponevano nuove, brillanti e impeccabili ritraduzioni di Stout, Queen, Van Dine?…
Consentimi di continuare a essere nostalgico, ed a provare io un certo sconforto per il fatto che nel panorama editoriale giallistico non si riesca a trovare una terza via tra le ristampe mutilate della Mondadori e le edizioni supercostose alla Polillo… A tutti in tempi di crisi fa piacere spendere meno, ed è comprensibile che la Mondadori abbia scelto una strada di contenimento del prezzo in edicola che inevitabilmente porta a non disporre di fondi per le ritraduzioni. Eppure mi chiedo se, considerato l’obiettivo successo delle edizioni gialle da libreria (vedi anche le nuove uscite di Stout per i tipi di un altro editore, in rigorosa versione integrale), non ci sarebbe spazio per una valorizzazione dell’immenso patrimonio di titoli della casa di Segrate, affiancando ai più economici Classici delle uscite (mensili, bimestrali) in versione più curata e finalmente integrale, ad un prezzo medio, sugli 8-9 euro…
Come sai, Piero, in italiano girano ancora versioni-Bignami di grandi romanzi come ”La lega degli uomini spaventati” e ”Troppe donne” di Stout, per non parlare della meritoria opera di ritraduzione dei titoli di Ellery Queen che si è interrotta sul più bello, relegando nell’oblio delle vecchie traduzioni capolavori assoluti come ”Dieci incredibili giorni” e ”Il gatto dalle molte code”… E Mauro Boncompagni non potrà non ricordare che esistono almeno due o tre romanzi di Carr (”Piazza pulita” e qualcosa del ciclo di Bencolin) mai ritradotti né ristampati da tempo immemorabile…
Lo sconforto prende quando in edicola escono traduzioni impeccabili di autori moderni (che molto difficilmente passeranno alla storia…) e contemporaneamente versioni tagliate di grandi scrittori le cui opere sono probabilmente gioielli letterari tout court, e non solo ‘buone letture poliziesche’ da consumare durante un viaggio in treno. O vogliamo continuare a considerare il giallo solo come un genere di consumo, come letteratura di serie B che negli anni Duemila può ancora essere proposta con qualche capitolo mancante, tanto i suoi lettori sono di bocca buona?
Mi ostino, e credo di non essere il solo, a sperare che prima o poi la ‘terza via’ si materializzi, almeno sotto forma di esperimento. Altrimenti continueremo a vedere le costose edizioni da libreria tipo Polillo che accanto a ottime riscoperte propongono romanzi spesso di serie B, non disponendo dei diritti per i ‘grandi'; e la Mondadori, detentrice di quei diritti, continuare a sfruttarli come se il giallo fosse ancora e sempre un sottoprodotto…
maggio 2nd, 2012 at 22:04
Lo so. Anch’io la penso come te. Proprio qui tanto tempo fa, quando ancora ci accapigliavamo tra giallisti puri (io e qualche altro) e noiristi e simili, dissi le stesse cose che hai detto tu, anche a riguardo delle differenze di prezo dei MONDADORI e dei POLILLO. Ma purtroppo, mio caro, anche se piace ricordare i bei tempi, la situazione è quella che hai davanti agli occhi: i CLASSICI propongono ristampe, che non è detto che siano per forza mutilate, ma pur sempre ristampe sono; e i Gialli propongono inediti.
Ed è vero anche quello che dici sui diritti posseduti o meno. Il fatto che però non conosci, e non conoscevo neanche io, è che pur essendo in questa situazione più precaria che in passato, gli altri, gli americani, gli inglesi, etc.. CI INVIDIANO, PERCHè DA LORO NON C’è L’SPLOSIONE DI TITOLI CHE C’è DA NOI. NON CI CREDI? NON CI CREDEVO NEANCH’IO. EPPURE è VERO. MERITO DI POLILLO PER GLI INEDITI, MA LA TRADIZIONE MONDADORI NON SI BUTTA DALLA FINESTRA. Lì NON ESCONO NEANCHE TANTO LE TANTO DA NOI VITUPERATE RISTAMPE. Ellery Queen esce regolarmente solo in Italia e Giappone, e da noi presso Mondadori. Gli altri, non credo che farebbero le nostre stese rimostranze. Ma poi…perchè si parla sempre di traduzioni integrali? Sì per Ellery Queen ammetto che una traduzione integrale possa donare molto di più di una tagliata, ma..non è così per tutti. Ci sono autori in cui io molto spesso salto a piè pari pagine e pagine inutili, che magari in una traduzione tagliata sarebbero state espunte. E le traduzioni che tu rimpiangi non essere state ammodernate e magari sostituite da altre integrali, posseggono un fascino di evocazione che non c’è in altre. Il fatto è che non basta che ci sia la traduzione integrale! Deve esserci anche un traduttore di qualità. E quelli (quelle, molto spesso) lo erano. Ovviamente tacendo sulla qualità indiscussa di gente come Boncompagni. Ma, mi hai capito, spero.
maggio 2nd, 2012 at 22:08
E poi, come ho detto in altri casi, io preferisco una traduzione tagliata a nulla. Pur sempre una traduzione tagliata ti informa sul necessario di un romanzo. Sarebbe molto meglio se fosse integrale, ovviamente. Ma..è pur sempre meglio di non leggere proprio nulla. Sai quanti romanzi gialli anni ’50, anni ’40 e prima ancora mi sto procurando? Ed erano molto spesso tagliati quei romanzi. Perchè? perchè non usciranno più. E allora..preferisco leggere quelle traduzioni al nulla. Io la penso così.
maggio 3rd, 2012 at 08:56
@ Mariano del Preite
Sottoscrivo in toto…
maggio 3rd, 2012 at 15:01
Piero, sono d’accordo con te sul fatto che autori non di primissimo piano, quelli che si apprezzano più per la trama che per lo stile letterario (vedi Erle Stanley Gardner o lo stesso Rufus King, che ho appena acquistato…), non perdano molto in una traduzione non integrale. Quindi è vero, meglio averli ‘tagliati’ che non averli affatto. Ma uno sforzo editoriale in più potrebbe/dovrebbe essere fatto per i ‘grandissimi’, cominciando da Ellery Queen, e anche per tutti quegli autori che, scrivendo un giallo, dimostravano capacità di scrittura ben oltre la media, come Margaret Millar, Margery Allingham, la troppo a lungo sottovalutata Ngaio Marsh. Mi piacerebbe sapere da Mauro Boncompagni (che fu tra i pionieri delle ritraduzioni mondadoriane fine anni ’80-inizio ’90) se l’idea di una collana di superclassici (ritradotti ed a prezzo medio, sui 9 euro), tipo quella varata tempo fa da Urania, sia mai stata presa in considerazione in Mondadori…
@ Bernardo Cicchetti: un saluto di condivisione…
maggio 3rd, 2012 at 22:41
A proposito di traduzioni: ‘Il dramma del Florida’ dei Classici di questo mese (che al Lido di Venezia devono ancora arrivare, così come gli altri titoli di maggio…) è nella versione dei Capolavori dei Gialli Mondadori del 1964 (quella che ho nella mia vasta biblioteca gialla, costruita fin dall’adolescenza attingendo a piene mani nei mercatini dell’usato – compio 40 anni a novembre, per cui molti titoli li ho dovuti recuperare per questa via…)?
maggio 4th, 2012 at 09:34
Questi discorsi ispirati alle traduzioni mi sembrano pieni di buon senso. Io sto leggendo adesso “Oltre il cancello” della Rendell: una bella sforbiciata gioverebbe. Per non parlare della P.D. James: descrive con tanta dovizia di particolari un servizio da tè che uno pensa che sulle tazzine ci sia cifrato il nome dell’assassino. Ovviamente non è così.
maggio 4th, 2012 at 14:18
@ Alberto Minazzi:
sì, è la ‘storica’ traduzione di Enrico Piceni.
maggio 4th, 2012 at 21:25
Io quando parlavo di traduzioni tagliate magari, ma evocative al massimo, non mi riferivo ad autori di mezza tacca, ma ai Carr tipo Piazza Pulita o L’ultima Carta. Intendiamoci: io sarei il primo, come ho fatto per tanto tempo qui (assieme a Luca che non si vede più, e a qualche altro), a perorare la traduzione integrale e nuova di questi romanzi, e soprattutto di It Walks By Night (perchè in questi primi romanzi Carr è molto suggestivo nelle descrizioni e si possono trovare tanti punti di contatto coi maestri che l’hanno preceduto: per esempio le descrizioni notturne di Carr e Connington, come ho detto in qualche mio articolo sui miei blogs). Ma al tempo stesso, non so perchè, ma forse solo perchè i traduttori / traduttrici erano di grande qualità, le traduzioni del passato son piene di fascino, evocano atmosfere palpitanti. Non sempre le traduzioni moderne riescono a essere del tutto alternative. Sarà che come dice Proust il biscotto bagnato nel tè ti evoca situazioni e ricordi lontani nel tempo, legati alla tua fanciullezza; ma.. si dovrebbe secondo me, quando si fanno i discorsi sulle traduzioni, discernere e distinguere traduttori, traduzioni e case editrici. Faccio un esempio che mi sembra calzante: quando scrissi il saggio su Rufus King pubblicato su questo Blog, confrontai la prima fase di Rufus King, quella vandiniana a Van Dine. E per farlo lessi uno dei racconti di De Puyster che Luca mi aveva fatto avere tempo prima. Si trattava di una traduzione pubblicata su degli albi di Ellry Queen Mystery Magazine, pubblicati da Garzanti ben prima che l’iniziativa diventasse propria della Mondadori (qualcuno ce l’ho: sano molto rari). Bene, dico solo che la traduzione di questo racconto era così vetusta e scritta in un italiano talmente brutto ed arcaico (e si era nel 1950) che al confronto le traduzioni Mondadori delle Palmine degli anni ’30, erano oro. Questo per dire che, anche nel caso di traduzioni tagliate, non integrali etc.., i traduttori impiegati da Mondadori son stati sempre il meglio. Ecco perchè prima di parlare, tante volte, bisognerebbe riflettere.
Poi ovviamente son d’acordo anch’io su una traduzione integrale di Ngaio Marsh, o di Ellery Queen. Ho i miei dubbi però che gli Ngaio Marsh Mondadori non siano state delle traduzioni integrali (almeno quelli targati Marilena Caselli) e fatte bene. Per gli Ellery Queen la situazione è più compklessa e anch’io lamento che purtroppo la traduzione integrale si sia fermata a Quattro di cuori. Per i Carr dovrebbe essere necessaria per quanto ho detto, ma nel passato, che ricordi, solo in due casi, la traduzione integrale è stata fondamentale e determinante nel ribaltare il giudizio sulla prima traduzione: nel caso di “Fantasma in mare” (la prima era orripilante, per tutta una serie di motivi paraletterari, legati alla traduzione non dal tresto originale ma da un testo francese, tradotto da Entrebe, critico,romanziere e traduttore) e “L’orologio”.
maggio 4th, 2012 at 21:28
Ovviamente non mi riferisco agli Ngaio Marsh, dei Gialli del Secolo ex Casini Editrice: quelli sì che erano tagliati! Ma sono anche rarissimi (io li ho tutti!)
maggio 7th, 2012 at 13:23
Qualcuno sa dirmi qualcosa su “Night at the mocking window” e “Castle skull” di Dickson C.? Del primo non ricordo se è proprio quello il titolo..mi riferisco cmq a quello con un uomo anziano vestito di bianco con una rivoltella in una mano e una lampada ad olio nell altra
maggio 8th, 2012 at 16:02
Mah..Sono due romanzi di tempi differenti nella parabola letteraria di Carr: il secondo è del 1950, il primo è del 1931. Il secondo parla di un tema ricorrente nelle opere di parecchi autori, cioè le lettere al vetriolo, in una piccola comunità. Poi ovviamnent c’è altro, altrimenti Merrivale che ci starebbe a fare?
Il primo è uno dei grandi romanzi di Carr, appartenente al filone gotico carriano in cui le scene di morte sono spesso ad effetto: qui per esempio c’è uno che sui merli del castello viene ferito a morte e poi, ancora vivo, viene bruciato vivo dopo esser stato ben impregnato di cherosene.
Insomma…romanzi per spiriti forti. 😉
maggio 8th, 2012 at 16:26
Purtroppo hai ragione Alberto!
Ho controllato: la Palmina originale, aveva 257 pagine (la scheda su Anobii l’ho fatta io).
Non capisco proprio per quale motivo, potendo scegliere quale tra due edizioni diverse, pubblicare, abbiano scelto quella sì più recente, ma non integrale quanto la prima, pur essendo la stessa (Enrico Piceni). Due son le cose : o disponevano solo del Capolavoro, oppure non volevano perdere tempo a rinfrescare la vecchia Palmina, avendo davanti il Capolavoro, per cui la rinfrescata era già stata approntata. Sempre roba di cinquant’anni fa è, però.
Booh.
maggio 8th, 2012 at 16:54
@mariano del preite
Grazie. Nel frattempo (finalmente!) sono arrivati in edicola Gialli e Classici anche al Lido di Venezia…
maggio 9th, 2012 at 16:12
@ Sereno
Il primo è ”La vedova beffarda”, firmato Carter Dickson, uscito negli anni ’80 nei Classici e mai più ristampato; il secondo è ”Sfida per Bencolin”, uscito negli anni ’70 nei classici e ristampato (ritradotto, per fortuna) in un Omnibus Mondadori una ventina d’anni fa, ormai reperibile solo sul mercato dell’usato.
maggio 10th, 2012 at 17:17
Insomma Castle Skull tutta la vita eh? Grazie mille signori
maggio 11th, 2012 at 18:31
Perchè non commentate mai il titolo in questione, in questo caso “Il dramma del Florida”? Sono un ragazzo di 21 anni e sono molto disorientato da tutti questi commenti off topic che non mi aiutano affatto nella scelta del titolo da acquistare! Fra i 24 commenti che mi precedono, correggetemi se sbaglio, non ce n’è uno – dico uno – che parli del libro in oggetto. Scusate lo sfogo ma trovo frustrante che il blog ufficiale sui Gialli Mondadori sia l’ultimo posto al mondo in cui un acquirente cercherebbe opinioni sui vostri stessi libri (!)
maggio 13th, 2012 at 19:37
Caro Daniele,
nei commenti sovrastanti trovi un ottimo lavoro sull’autore e diversi rimandi all’opera di king.
La trama è riportata nella quarta. Quando qualcuno avrà letto il romanzo sicuramente ne commenterá il contenuto. Puoi farlo direttamente tu se vuoi. C’è spazio per tutti.
Buon proseguimento.
maggio 14th, 2012 at 19:42
Caro Daniele, dovresti leggere i commenti non con gli occhi fisici ma con quelli della mente. Se vedessi bene, troveresti quello di cui parla Dario. Ancor più, te lo dico io che ho scritto 2 anni fa un saggio qui su Rufis King, se vai a leggere i primissimi commenti, troverai opinioni, mia, di Mauro e di altri, in ragione di cui si capisce assai bene che questo, Il Dramma del Florida, è un capolavoro di King. Non dico Il capolavoro, perchè farei torto ad altri eccellenti romanzi scritti begli anni ’30. Ma si tratta sicuramente di un lavoro che l’acquisto lo merita sicuramente. Ad occhi chiusi. Anche visto il costo irrisorio. E dovresti acquistarlo, anche se qui nessuno ne discutesse. Perchè le parole in questo caso a parer mio, sarebbero anche superflue. Rufus King è un autore dimenticato di qualità straordinaria. Perchè dimenticato? Non so. Forse perchè troppo ricordato all’inizio. Sembra uno di quei musicisti di cui per lungo tempo non si è parlato ma che ai loro tempi furono dei capisaldi; e di cui solo ora si comincia a riparlare. Così sarà per Rufus King: verrà il tempo in cui sarà riscoperto. Ringraziamo, intanto, chi ce lo ripropone. Mauro ha anticipato che qualcos’altro potrebbe essere ripubblicato e anche tradotto per la prima volta. E’ una notizia che dovrebbe far felice parecchia gente.
Tu intanto, compralo e leggilo. Poi vai a leggere il mio breve saggio ( o leggilo prima, come meglio credi o non leggerlo affatto, fai tu, ma ti consiglierei di leggerlo soprattutto se tu non abbia letto altri lavori di Rufus King) e sono sicuro che altre cose di Rufus King, finiranno nel tuo carniere. 😉
maggio 15th, 2012 at 11:15
Mi scuso in primis per aver contribuito al suo disorientamento.Sono sicuro che si riorienterà facilmente.
Complimenti per il pezzo su Iris
maggio 15th, 2012 at 11:22
molto interessante 😀
maggio 16th, 2012 at 10:47
Colgo l’occasione, dato che finalmente tutti stiamo riuscendo a far recuperare al Blog gli spazi e le simpatie dei frequentatori, anche parlando di argomenti che non direttamente ma indirettamente possono aver a che fare coi libri proposti mensilmente, di ricordare qui la scomparsa di Pierre Magnan, scrittore francese, avvenuta diciotto giorni fa, autore di due notevoli romanzi pubblicati nel passato, da Il Giallo Mondadori : La polvere della morte (Les Charbonniers de la mort) e Le Sang des Atrides (Le Secret des Andrônes). Buono fu anche Il sangue degli Atridi (Le Sang des Atrides).
“Morirai per ultima”, fu inserito anche in uno splendido Speciale di parecchi anni fa, curato da Igor Longo, assieme ad un romanzo di Sébastien Japrisot, “La donna nell’auto con gli occhiali ed il fucile”, e a “Esca viva” di Alain Demouzon : Le Piccole Città (Gli speciali del giallo, n° 11).
maggio 16th, 2012 at 10:55
Refuso.
Si legga: “La polvere della morte” (Les Charbonniers de la mort) e “Morirai per ultima” (Le Secret des Andrônes). Buono fu anche “Il sangue degli Atridi” (Le Sang des Atrides).
Non credo che verrà nulla ripubblicato di Magnan, anche perchè la francofilia tranne pochissime eccezioni (lo continuo a pensare) non si sposa con le scelte editoriali Mondadori da parecchio tempo. Ma, di Japrisot, se non il romanzo prima citato, almeno un Mystery come “Scompartimento omicidi” (Compartiment tueurs) forse potrebbe essere ripreso, magari in uno Speciale. Che ne dici, Mauro? 😉
maggio 16th, 2012 at 14:07
Piero: il libro di Japrisot l’abbiamo ristampato nei Classici nel 2003, quindi abbastanza recentemente.
maggio 18th, 2012 at 19:06
Il Rufus King l’ho qasi tutto riletto.
E’ veramente straordinario!
Une vero capolavoro!
Però qualcosa perde nel confronto con la versione originale de I Libri Gialli.
Sarò maggiormente esauriente nell’articolo sul mio blog, che posterò probabilmente tra domani e dopodomani (ma ne darò qui notizia). Dico solo che la maggior caratteristica di King, è la suspence; ed il modo per crearla.
Qui, viene realizzata, spezzando continuamente il discorso, operando delle fratture: i cosiddetti capitoli brevi.
Per il resto, rimando al mio blog.
maggio 19th, 2012 at 21:21
Ri-finito. A distanza di anni, mi è parso ancor più bello.
Non sono più tanto sicuro invece che questa edizione sia quella de I Capolavori del Giallo Mondadori invece che quella originaria de I Libri Gialli. Invece tendo a pensare, non avendolo, che il Capolavoro (che da Anobii si evince fosse di 175 pagine, che molto probabilmente non erano tutte riservate al romanzo, ma alcune anche al racconto) pur riportando la versione del romanzo ora in edicola (anche la grandezza di ogni singolo carattere è più o meno la stessa: ho fatto i calcoli, numero di caratteri per colonna, per numero di colonne, per numero di pagine e più o meno abbiamo il numero di caratteri dell’edizione nostra, non fosse però la sola. Infatti secondo me, questa edizione è a parere mio quella stessa de I Libri gialli: ho confrontato a caso delle pagine e le differenze sono insignificanti, tranne l’inglesizzazione di nomi precedentemente italianizzati fascisticamente. Tuttavia per quanto riguarda la qualità della traduzione, certi termini qua e là usati nella nuova rispetto alla prima mi paiono se non inappropriati, almeno inesatti (se non “nave” al posto di “piroscafo”, almeno “tela di vela” al posto di “telone” mi sembra molto più appopriato e tende a rendere giustizia al perchè in un passo si tenda a mettere in rilievo il fatto che così andando le cose, cioè gli assassinati, la tela per le vele con cui si avvolgevano le salme, per il funerale in mare, potesse finire ben presto).
E in più manca una certa cosa, di cui parlerò nell’articolo sul mio blog, che nel testo originale aveva una sua precisa importanza.
Al di là di questo, un romanzo magnifico.
maggio 20th, 2012 at 07:38
Uscito sul mio blog italiano l’articolo:
http://lamortesaleggere.myblog.it/archive/2012/05/20/rufus-king-il-dramma-del-florida-murder-by-latitude-1930-i-c1.html
maggio 20th, 2012 at 11:13
Caro Piero
ti leggo sempre nel tuo blog e ti spedisco pure commenti che però non vengono recepiti e non ne capisco la ragione.
maggio 20th, 2012 at 14:31
Come fai a dire che non vengono recepiti? Ora ho aperto la casella di posta e ho trovato il tuo commento e quello di Paolo che ha letto l’articolo sul mio blog e ha deciso di comprare il libro. Cosa che mi ha fatto enormemente piacere. Non perchè entrino spiccioli nelle mie tasche, desolatamente vuote, ma almeno perchè uno degli scrittori per me più interessanti, possa essere così letto ancora una volta.
Ovviamente, mi fa piacere che tu Fabio mi venga a trovare. Anzi, l’altro giorno, mi dicevo come mai non ti vedessi più attorno: “Vuoi vedere che il buon Fabio sta ripassando tutte le aperture e le difese, per qualche torneo di scacchi?”. E invece stavi disperatamente cercando di capire come inviarmi un messaggio sul mio blog. In verità sulla piattaforma dell’altro mio blog, qello in inglese, i commenti sono più facili da postare perchè utilizzano l’ID internazionale.
maggio 20th, 2012 at 17:42
Precisazione. Questa volta il commento (che è poi un saluto) è stato recepito. Mi accingo fra poco (ho sotto mano “Il maestro di scacchi” di Massimo Salvatorelli) a rileggerlo.
maggio 21st, 2012 at 18:16
Rufus King abile depistatore, insinua dubbi e sospetti in qua e là attraverso una scrittura semplice, lineare, direi “tranquilla” senza tanti sbrodolamenti stilistici che si trovano in molti autori. Basta un tocco, una sola parola a creare una certa atmosfera, un grande scrittore proprio nella sua apparente semplicità…
maggio 22nd, 2012 at 14:44
Torno sul discorso delle traduzioni tagliate, ho appena riletto “L’ultimo vero bacio” di Crumley nella versione Einaudi ritradotta da Luca Conti. (la versione dei Gialli Mondadori è stata tradotta da Edoardo Erba) Devo dire che sono rimasto un po’ perplesso, per quanto la versione di Erba sia in alcuni punti tagliata, la preferisco a quella di Conti: questa vuole essere più moderna ma secondo me eccede nel turpiloquio e poi… non si possono sentire i protagonisti usare espressioni dialettali romane come ” ‘sti caz…’ ” !!!!
maggio 22nd, 2012 at 19:01
Questa è la grandezza degli scrittori degli anni ’20, Fabio. Oggi alcune cose di quegli anni ci fanno ridere, ma..quale inventiva sapevano mettere in campo! Del resto non ci sarebbero stati i grandi scrittori degli anni ’30 e ’40 senza l’apporto dei Maestri degli anni ’20: Rufus King, Van Dine, Christie, Connington, Rinehart, Eberhart, Freeman, Crofts, etc. etc.
Una cosa avevano questi grandi maestri, che poi, con l’avvento delle soluzioni logico-deduttive, è andato via via perdendosi: la capcità di evocare grandi atmosfere. Con un nonnulla. Dopo di loro, pochi, tra quelli che son venuti dopo, vi son riusciti. E son stati tutti dei grandi: Carr, Marsh, Brand, Crispin, ed oggi…Halter. Ma, a loro volta, o si son nutriti dei gialli dei loro predecessori, o si son nutriti di Carr.
Comunque tra tutti quelli, soprattutto tre erano i maestri delle atmosfere e della Suspence: Connington, Rinehart e Rufus King.
Direi che un altro bellissimo romanzo del Rufus King dei primi anni, è The Lesser Antilles Case (1934), con una grande Suspence ed una soluzione che si verifica in fondo al mare, negli ultimi righi.
maggio 22nd, 2012 at 20:56
Sì, Fabio, Rufus King è un mago dell’allusione, della parola sussurrata o non detta. In breve, è un maestro di economia stilistica. Ecco perché a Genova lo apprezziamo molto..
maggio 27th, 2012 at 22:44
Mi scusi chi non ama le digressioni, ma voglio ringraziare il blog.
Da grande appassionato di delitti impossibili e camere chiuse, nonché (ovviamente!) da grande estimatore carriano (bellissimo il confronto con un amico-collega trentino, grande fan invece di Ellery Queen – ciao Andrea -, al quale invidio il possesso del rarissimo “Confronta Matteo Capitolo Settimo”, che fortunatamente i Classici hanno ripubblicato qualche anno fa come “La casa”, permettendoci se non altro di leggerlo), ho trovato molto stimolanti gli spunti comparsi in questa sede su Connington, di cui non avevo letto nulla.
Il che, da frequentatore dei mercatini dell’usato, mi ha portato a fare quello che credo sia un bel colpo: ho acquistato la scorsa settimana, per 0,50 euro (sic!), ‘Orme nella sabbia’, in edizione ‘I Libri Gialli’ Mondadori’, in condizioni non certo ottimali (dovrò incollare la prima pagina della copertina rigida per non rischiare di distruggere il volume nella lettura), ma comunque discrete (buone le condizioni delle pagine) e ancora protetto dalla sovracopertina!
Per quanto sia strano leggere un romanzo con le revisioni fasciste (per chi non avesse mai avuto tra le mani un libro di questa collana, sappia che il romanzo, tradotto da Tito N. Sarego, inizia cosi': “PAOLO Fordingbridge interruppe l’attenta lettura della pagina finanziaria del Times”), mi era già capitato con “Delitto in cielo” (e vi assicuro che inizialmente non ho potuto non ridere di fronte a “Ercole Poirot”).
Approfitto dell’occasione per comunicare quindi a Piero, che l’edizione è dell’aprile 1930 e non del 1931, come hai scritto nel tuo commento a ‘Le tre meduse’. In cambio di questa informazione, mi (o “ci”, se lo fai nel blog) potresti fare un riassunto del romanzo stesso, visto che, a quei tempi, non si usava (in tal senso il massimo, sulla sovracopertina, è l’affermazione: “Un libro che non vi lascerà dormire!”…).
Grazie.
Alberto.
Doppio PS.: si era accennato, qualche tempo fa, a un Pronzini di camera chiusa in prossima uscita: nessuno ha notizie in merito? E, magari, ci saranno prossimamente anche nuovi Halter tradotti in italiano? Se ne sapete qualcosa, ve ne sarei grato.
maggio 29th, 2012 at 09:32
Ti ringrazio. In effetti ho controllato la Palmina, e mi sono accorto che la data è appunto il 1930. Quattro occhi son sempre meglio di due. 😉
Beh, devo dire che tre anni fa di palmine ( I libri Gialli presentavano all’interno la stampa di una palma) me ne regalarono circa un centinaio. Tra gli altri, mi arrivò di Connington, IL TALISMANO, ma in condizioni veramente eccellenti (ma senza sovracopertina).
Orme sulla sabbia è un gran bel romanzo. Evito però qui di dire il riassunto, perchè avrei in mente di scriverci un articolo per il mio blog. Tu rimani sintonizzato e prima o poi leggerai qualcosa. Il prossimo articolo sarà su un bel giallo che ho finito in questi giorni, di Ursula Curtiss, La seconda falce, molto raro (che io sappia non è più stato pubblicato dagli anni ’50). Chissà se Mauro e la Mondadori lo sdoganeranno mai: è un romanzo su una serie di omicidi seriali, compiuti da un assassino armato di falce. BRRRR!!!
Se Mauro ha parlato di un Pronzini con Camera Chiusa, così sarà. Io ipotizzerei che esca d’estate, così come un Halter che so essere stato tradotto. Ma siccome non sono un dipendente, neanche a contratto Mondadori, potrebbe andare a finire che le mie ipotesi non siano veritiere. Almeno per l’Halter. Per il Pronzini però qualche possibilità in più c’è.
L’Halter è un gran bel titolo. Ne parlai anni fa con Longo. Allora eravamo in rapporti stretti di amicizia. Gli dissi i romanzi che mi sarebbe piaciuto leggere tradotti: neanche uno poi lo è stato, tranne La Maledizione di Barbarossa. Ma tra quei titoli (L’uomo che amava le nuvole, Le lacrime della Sibilla, Morte in un castello inglese, ecc..) c’era anche il romanzo tradotto da Igor, che sarà il prossimo, ma di cui non faccio il nome per non bruciarlo. Ne ho parlato tempo fa con Mauro che me ne ha parlato (ma lo sapevo già) come di un romanzo molto buono. Segreto. 😉
maggio 29th, 2012 at 10:45
@ Piero
Grazie, gentilissimo come sempre! Attenderò il tuo articolo.
Intanto, ieri sera ho iniziato a leggere i tuoi racconti pubblicati on-line su Shelockmagazine, partendo, per rispettare la cronologia, da ‘Morte al seggio elettorale’. Sbaglio o la soluzione della camera chiusa (non dico di più per non rovinare la lettura ad altri appassionati) richiama l’Occhio di Giuda carriano?
In ogni caso, complimenti!
Per il resto, aspettiamo con pazienza segnali da Mauro (riguardo al quale ho trovato un vecchio giallo Mondadori in cui è riportata una sua lettera – la prima? – che lo cita come semplice, sia pur esperto e appassionato, “lettore”: ne è passata di strada!!!)
maggio 29th, 2012 at 10:54
Tengo a precisare, tanto per non esser frainteso, che la notizia del titolo tradotto da Igor, non mi è stata data nè da Igor (che ha chiuso i ponti con parecchia gente tra cui il sottoscritto, per motivi suoi), nè da Mauro, che non sapeva neanche che fosse stato tradotto, nè da altre persone, tra cui Dario.
Ergo, devo averlo saputo da altri. E da chi?
Ma da Paul Halter stesso. Non che l’abbia rivelato a me, personalmente (in quel caso gli avrei fatto autografare i suoi romanzi, compreso qualcosa in francese), ma in una intervista in francese, rilasciata qualche tempo fa. In cui ha parlato del romanzo che era stato tradotto e del traduttore, Igor Longo. Ne parlava anche abbastanza bene.
maggio 30th, 2012 at 07:14
Complimenti! Vedo che hai letto bene, anche con la mente il mio racconto. Sì, l’origine è quella, ovviamente opportunamente rivisitata. In realtà faceva il verso anche ad Hoch.
Carr è stato il più grande di tutti. Dopo di lui, tutti son stati, sono e saranno dei manieristi.
maggio 30th, 2012 at 15:37
A me la soluzione di “Morte al seggio elettorale” ricorda, invece, un libro di Doherty della serie con Fratello Athelstan.
maggio 31st, 2012 at 08:50
Quel racconto non è stato il primo. Fu scritto per un concorso nazionale basato su racconti (ma non ne faccio più, tanto i racconti gialli tradizionali non vincono mai!). Se proprio voleste leggerne uno un pochino più complesso, andate a leggervi quello della Camera Chiusa nella villa col prato innevato (sempre Carr di mezzo. Ma questa volta ci sono delle variazioni carine). Fu scritto all’epoca, quando erano i primi tempoi che conoscevo Igor. Lui mi chiese come sfida, se riuscissi a scrivere qualcosa. Ed io partorii questa cosa che gli piacque. Ne ho scritti parecchi: alcuni hanno partecipato a concorsi, altri li ho scritti solo per Igor e glieli ho inviati. Il discorso è che se lui li avesse persi, ora io non ne avrei più traccia, come so e sospetto visto che i mei rapporti con lui si sono congelati, perchè il disco fisso che avevo si ruppe e quindi i dati contenuti, gran parte, soprattutto la posta, li ho persi. Erano sei-sette racconti: c’era altre due apocrifi sherlockiani, un’altra rivisitazione di Bencolin, ed un’altra Camera Chiusa, in un Conservatorio di Musica (un delitto alla Resnicow). E anche un delitto storico. Tutte cose perse.
Ma quella cosa che ti ho indicata, “Un delitto fuori dal comune”, vai a leggerla. Ha come interprete, lo stesso che scelsi per il romanzo che scrissi quando partecipai al Tedeschi, anni fa: aveva tre camere chiuse. In realtà a parere di Luca Conti che l’ha letto due anni fa (e sono sicuro che avesse ragione) mancava un editing appropriato: andavano espunte delle cose. Insomma un montaggio ad hoc. Mi disse che così sarebbe venuta fuori una cosa molto carina. Gli chiesi di farmelo e di compensarlo per il disturbo. Ma poi è diventato Editor di Jazz, ed è scomparso. Addio romanzo..
Ma almeno il racconto c’è ed è carino.
Il mio caro Luigi Pachì di Sherlock Magazine, me lo pubblicò subito. L’ho trascurato ultimamente, per le cose che ho pubblicato sui miei due blog. Gli darò qualcosa. Sono stati primi a credere in me: non lo scordo. Luigi Pachì e Fabio Lotti. Se il secondo non mi avesse spinto, il primo non l’avrei conosciuto. Ed io, anche se non si vede, sono abbastanza timido.
giugno 1st, 2012 at 05:37
“Non ne faccio più” non è riferito al fatto che io non scriva più racconti, perchè ogni tanto escono, ma al fatto che io non partecipi più a concorsi: il giudizio di massima si riferisce a ciò!
giugno 2nd, 2012 at 12:13
A me è piaciuto pure il racconto di Massai.
luglio 9th, 2012 at 12:43
Finalmente l’ho letto anch’io!
E’ certamente uno splendido romanzo, avvincente, dalla coinvolgente atmosfera, nonche’ ricco di colpi di scena e di “stimolazioni”, con quelle situazioni apparentemente inspiegabili che tanto attirano gli amanti del giallo classico come il sottoscritto.
Volendo fare una critica, non so quanto legata alla traduzione tagliata (e ridaje…): di veri e propri indizi non ce ne sono fin quasi alla fine, e cioe’ alla traduzione della lettera (non dico di piu’, per non rovinare la lettura a chi non l’avesse ancora fatta). Paradossalmente, il “vero” indizio, ricollegabile proprio a quello della lettera, è… in quarta di copertina, nella biografia di King (lo scrivo in calce, sempre per far sì che chi non vuole saperne di più, lo salti)! Mi ricorda un Jonathan Stagge in cui la chiave per indovinare il colpevole è alla prima riga del romanzo…
Non sapendo se la carenza di indizi sia dovuta all’autore o alla scelta di una traduzione ridotta (in dubio, pro reo: comunque King va promosso per aver scritto questo romanzo), l’unica piccola delusione, perché assolutamente evitabile, è la spiegazione del “furto dell’oro” (o, meglio, del sacchetto di tela), che viene data con un “probabilmente” da Valcour nel capitolo finale.
Quanto al racconto di Massai, è molto ingegnoso e piacevole nell’idea, data nella spiegazione finale, ma lo trovo assolutamente illeggibile nello stile e nello sviluppo della trama.
Chi non vuole sapere di più, si fermi qui.
P.S.: l’indizio a cui accennavo è il fatto che, si definisce Valcour come “franco-canadese” (che bisogno aveva di farsi tradurre la lettera? Dalla risposta, ecco il nome dell’omicida)