Sipario, l’ultima avventura di Poirot (1287)
Molti anni sono passati da quando ho incontrato per la prima volta Hercule Poirot. Anche allora è stato a Styles Court, come oggi. Anche allora per una faccenda di omicidi. Eravamo entrambi più giovani e pieni di energia. Vederlo così invecchiato e segnato dalla malattia mi addolora, sebbene l’età non abbia per nulla intaccato la sua mente. Brillante, geniale come sempre nell’affrontare i casi più intricati, gli assassini più diabolici. Qui i delitti sono addirittura cinque. Cinque vittime senza un legame apparente: nessuna serie infernale a collegarle. Ma io so che l’enigma troverà una soluzione, perché lui è Poirot, signore e signori. Il più grande investigatore di tutti i tempi. Mi chiamo Hastings, e questa è la nostra ultima avventura.
Agatha Christie (1890-1976), creatrice di Hercule Poirot e di Miss Marple, nasce a Torquay, sulla costa inglese, da una famiglia agiata. Durante la Prima guerra mondiale presta servizio come crocerossina e nel 1920 pubblica il suo primo giallo: Poirot a Styles Court. A questo folgorante esordio seguono numerosissimi romanzi, racconti, testi teatrali e radiofonici. Dopo il divorzio dal primo marito, il pilota Archibald Christie, si risposa con l’archeologo Max Mallowan, con il quale intraprende diversi viaggi in Medio Oriente. Nel 1954 vince il Grand Master Award, nel 1955 il New York Drama Critics Circle Award e nel 1971 viene nominata dalla regina Elisabetta Dame dell’Impero.
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Posted in I Classici del Giallo, Le collane del Giallo
dicembre 9th, 2011 at 11:11
Riletto il mese scorso. Ancora più bello mi è parso di quando già lo lessi vent’anni fa.
Sul mio blog, articolo:
http://lamortesaleggere.myblog.it/archive/2011/12/09/agatha-christie-sipario-curtain-poirot-s-last-case-1975-il-g.html
dicembre 10th, 2011 at 12:24
La copertina è molto bella. La presenza del corvo tra le lapidi non è solo una rappresentazione della morte o del malaugurio, che sono talora associate a questo animale, quanto il fatto che il corvo è il simbolo di Agatha Christie, spesso associato alla sua firma.
Agatha Christie è quindi presso una lapide: sottolinea l’appartenza, ma anche il fatto che nella successione delle morti, quella di Poirot precede quella della Christie?
dicembre 14th, 2011 at 14:45
Ah, che meraviglia, questo romanzo. E davvero bellissima la copertina, come tutte le ultime che state pubblicando. Davvero complimenti per questa svolta grafica che mi ha fatto tornare l’amore (e la frenesia) per il Giallo Mondadori.
dicembre 14th, 2011 at 19:29
Gentile Piero, concordo con lei sulla simbologia del corvo: cmq si sa che AC non amasse poi tanto il suo “piccolo belga” e come spesso lo mettesse in ridicolo, inoltre lo fece morire mentre lei era ancora viva e vegeta!
Diversa sorte tocco’ a Miss Marple il cui ultimo romanzo fu pubblicato solo dopo la morte dell’autrice.
Saluti
Guido
dicembre 16th, 2011 at 21:13
Mah, il fatto che non lo amasse, mi ha fatto sempre pensare, nonstante lei l’avesse ripetutamente detto. Io penso che non l’amasse..più, perchè probabilmente gliel’avevano fatto odiare. Non posso pensare che l’odiasse dal principio, altrimenti che l’avrebbe posto a fare nel suo primo romanzo, quel Poirot a Styles Court, che pur non essendo un romanzo capolavoro come “Se morisse mio marito”, “Il pericolo senza nome”, “Parola alla difesa”, L’assassinio di Roger Ackroyd”, è tuttavia già un romanzo notevolissimo? No, no. Poirot inizialmente l’amava, semmai gli aveva creato delle fisime, dei tic, per renderlo più riconoscibile al suo pubblico. Che se ne innamorò. Piuttosto io penso che come tutti gli autori, anche lei voleva essere l’unica persona a disporre dei suoi personaggi. E invece finì col dovere scrivere e inventare avventure per quel piccolo investigatore belga, su richiesta del suo pubblico (e dei suoi editori), anche quando non voleva farlo.
E’ però vero che Poirot cominciò a non esser più da lei amato negli anni della guerra, al contrario della Marple. Nella vicenda sicuramente entra in gioco l’evoluzione dello stile e anche delle aspettative letterarie. Il primo Poirot degli anni ’20, incarna il detective dilettante alla Holmes e alla Rouletabille, più roluletabilliano che holmesiano, per quella sua tendenza alla definizione della logica del crimine più che alla raccolta di indizi materiali. E negli anni ’30 è geniale esponente di quella scuola di pensiero che vuole il detective al centro di veri virtuosismi deduttivi. La Marple viene fatta esordire nel 1930, ma poi il secondo romanzo è di ben dodici anni dopo, in piena guerra, quando la Christie si rese conto delle potenzialità di quella vecchietta: era passato il tempo dei lumi e si era in una fase di recessione ideologica, la gente non impazziva più per il delitto alla Van Dine o alla Ellery Queen prima maniera o alla Carr , c’era la guerra, e quindi ci voleva un personaggio più vicino alla realtà di ogni giorno. Poirot era già stato fatto morire e anche tolto dalla versione teatrale di “Poirot e la salma”, che si intitolò “La tana”. Come dice Gillian Gill, l’ascesa di Miss Marple è in relazione anche al mutamento delle condizioni politiche dell’Inghilterra del dopoguerra.
E l’aristocrazia dello spirito non aveva solo prodotto Julius Evola ma anche la letteratura gialla anteguerra che è diretta espressione dell’affermarsi del capitalismo. L’incrinamento e la perdita di valore delle idee che avevano portato alle ideologie irrazionalistiche, portò anche ad una fase di ridimensionamento della letteratura poliziesca. Ecco allora il trionfo del giallo hard-boiled e poi al ritorno del giallo classico ma di tipo psicologico, e l’abbandono temporaneo di quello logico-deduttivo. E quindi ecco anche il tramonto di Poirot e l’ascesa di Miss Marple.
Anche se i romanzi degli anni ’40 della Marple sono ancora dei trionfi di tecnica poliziesca, per es. “C’è un cadavere in biblioteca” che è molto complesso.
dicembre 17th, 2011 at 10:39
Ovviamente quando accenno che la letteratura gialla ad enigma degli anni ’30 è figlia dell’aristocrazia dello spirito, intendo dire solo una certa parte della narrativa di genere soprattutto americana, quella cioè che si collega direttamente o indirettamente allo spirito di Van Dine, che guarda al mito del superuomo nietzschiano, creando un certo tipo di detective, quello rappresentato da Philo Vance o da Reginald De Puyster (è raffinatissimo, ovviamente nobile o di alto ceto, esperto d’arte, coltissimo, etc).
Questo perchè lo stesso S.S. Van Dine col suo vero nominativo, Willard Huntington Wright, era stato un grande critico di Nietzsche. Aveva infatti scritto nel 1915 “What Nietzsche Taught”.
dicembre 22nd, 2011 at 11:09
Signor Piero complimenti per il suo commento, veramente interessante e ricco di riferimenti stimolanti.
Buon Natale a Lei e a tutti gli amanti del Giallo!
Guido
dicembre 28th, 2011 at 22:28
Buon Natale a Lei, dottorfell.