Arcani e delitti (65)
JOHN DICKSON CARR , L’automa
Da quella tremenda notte in cui sopravvisse alla catastrofe del Titanic,sir John Farnleigh è tormentato da incubi ricorrenti. Ma il suo cruccio peggiore potrebbe rivelarsi un altro. Non essere sir John Farnleigh.
LUCILLE FLETCHER, Ossessione senza fine
Vernon Grove, medico di bordo su un piroscafo in crociera nell’Atlantico, ha seppellito per sempre il suo passato. Ma la ragazza della cabina B54 possiede il dono della seconda vista. Lei sa. Abbastanza da spingerlo sull’orlo della follia.
ARTHUR PORGES, Appuntamento con il demonio
Hanno bruciato la sua sposa sul rogo. Dicevano che era una strega, e hanno mentito. Ora Martin il crociato vuole vendetta. Perché chi semina menzogna avrà presto il Diavolo alle calcagna.
(vai alla visualizzazione completa del volume)
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Posted in Gli speciali, Le collane del Giallo
dicembre 6th, 2011 at 10:20
Beccato!
dicembre 6th, 2011 at 13:16
preso anche questo
dicembre 6th, 2011 at 20:08
”L’automa” di Carr è un capolavoro… qui proposto in versione integrale. E le prefazioni di Boncompagni sono un bel valore aggiunto.
dicembre 6th, 2011 at 22:12
IO non lo prendo perchè ho già tutto quello che contiene, ma a chi non lo avesse, lo consiglio caldamente.
Non avere l’Automa è un delitto, ma anche il romanzo della Fletcher è interessante.
Il racconto di Porges, un autore che meriterebbe di essere riscoperto (e parecchi dei cui racconti sono stati pubblicati in passato nelle antologie mondadoriane, per es. in quelle presentate da Hitchcock), è stato pubblicato l’anno della mia nascita, in appendice ad un romanzo di Chase pubblicato su Il Giallo Mondadori.
A proposito, perchè non pensa Mauro di proporre la pubblicazione di un bel Chase? E’ parecchio che non ne vedo uno in giro!
dicembre 7th, 2011 at 13:32
Ha ragione Piero, un bel Chase ogni tanto ci starebbe bene!
Qual’è il romanzo che menzioni?
dicembre 7th, 2011 at 13:44
Assolutamente d’accordo con Mariano. Volume da non perdere, specialmente per i Carriani!
dicembre 7th, 2011 at 22:19
“L’automa” è il romanzo di Carr che più mi ha deluso…
dicembre 9th, 2011 at 12:04
Personalmente preferirei che Automa fosse pubblicato a sé e non mescolato ad altri autori.
dicembre 10th, 2011 at 19:33
Caro “A” penso proprio che la Tua sia una semplice provocazione, e forse sbaglio a rispondere, ma il mio sconfinato amore per The King of Mystery mi impedisce di tacere: se l’Automa Ti ha deluso non leggere altri libri di Carr sarebbe tempo sprecato!
L’Automa è forse il libro di Carr che preferisco, un capolavoro assoluto in cui Carr riesce mirabilmente a fondere insieme tutto il meglio di quanto l’autore ha saputo esprimere nella sua lunga carriera di scrittore: la pacifica e bucolica atmosfera della campagna inglese improvvisamente interrotta dal Dramma; il mistero che giunge da lontano; l’inquietante presenza del sovrannaturale e del mostruoso che aleggia per tutto il romanzo; il continuo riferimente al “tema del doppio” tanto amato anche da altri autori della Golden Age (Ellery Queen solo per citarne uno). La descrizione data dai testimoni dei momenti immediatamente precedenti il delitto rimene una delle pagine più terrificanti e memorabili di tutta la letteratura poliziesca!
Se tutto cio’ non basta a definire l’Automa un capolavoro…la colpa è solo mia ed allora vi rimando, come giè fatto notare, alla splendida introduzione di Boncompagni che da sola vale l’acquisto del volume (anche per chi lo possiede già).
Saluti.
Guido
dicembre 14th, 2011 at 12:41
Gentile Signor Geraci, personalmennte tengo molto a questo blog, mi sembra lo spazio web migliore per poter parlare civilmente e con competenza di gialli, l’unico problema è che i commenti vengono pubblicati con estremo ritardo, giorni e giorni dopo. Cosi’ si perde immediatezza e fluidità delle discussioni. Si puo’ in qualche modo intervenire?
Grazie per il Suo lavoro e cordiali saluti.
Guido
dicembre 14th, 2011 at 13:52
Capisco la sua osservazione Guido.
Le posso anche dare ragione ma, i ritardi sono dovuti alla moderazione che su questo blog è assolutamente necessaria visti i precedenti.
La ringrazio per l’affetto e continui a seguirci.
dicembre 14th, 2011 at 14:43
Concordo con chi sostiene che l’Automa sia un capolavoro. Senza possibilità di discussioni.
dicembre 14th, 2011 at 15:39
Anche io, che ho avuto la mia parte di responsabilità nei “casini” precedenti, inviterei Dario a darci un’altra possibilità lasciando aperti i commenti giorno per giorno. E’ chiaro che dopo non ci sarebbero più scuse. Così il blog ne risente parecchio. Troppo.
dicembre 14th, 2011 at 17:58
Caro dottorfell,
la mia non era una provocazione
e lei non sbaglia, anzi fa benissimo a rispondermi.
Ho letto tanto, quasi tutto Carr.
Mi manca, tra i pochi, “il Mostro del plenilunio” poiché aspetto(e aspetto) fiducioso (e aspetto) la traduzione integrale.
E qui mi unisco a tutti coloro che premono affinché questo accada. Ricordo ancora la delusione che provai quando scoprii che alcuni Queen che avevo letto non erano in una versione integrale. (!!!)
Detto ciò ripeto che “L’automa” è il libro di Carr che più mi ha deluso (non ho detto il più brutto, l’incipit, per esempio, è molto bello) e per svariati motivi:
Il tipo di narrazione (una tecnica che Ariosto e persino le soap opera sanno fare meglio)
I personaggi fin troppo ovvii, stereotipati ( l’unico interessante muore)
L’AUTOMA! Che delusione. Ho trovato più interessante l’automa di “Perché uccidere patience?
Il terrore che non fa paura. Quello però è stato divertente. Per fare un esempio, quando una persona cerca, si sforza di far paura e non ci riesce, diventa comico (di situazione e di carattere) e si ride, ma per pietà
La soluzione. Quando accusarono Van dine di aver scritto un finale poco verosimile (Tragedia in casa Coe) incrociai le braccia e dissi “Ok, peccato che si ispiri a dei fatti reali” (come del resto ha fatto Leroux). Ma allora cosa dire di questo? La spiegazione del delitto è più fantasiosa del “clima surreale” che attraversa il racconto. Non posso dire altro perché sennò svelerei troppo del libro.
Che dire, dato che è uscito il mese scorso, molto meglio “Un colpo di fucile”
A proposito volevo chiedervi se anche voi avete trovato dei rimandi a uno degli ultimi romanzi di Van Dine? [Non dico quale] Dal nome del protagonista “Markham”, il movente (uguale), la professione e il carattere dell’assassino, la doppia identità del truffatore, il ricatto e stop. Sennò anche qui svelo tutto.
Naturalmente la soluzione è completamente diversa. Penso giusto a un omaggio di Carr (Van Dine era morto qualche anno prima)
Ok, sto divagando.
Tornando a lei Dottorfell, io capisco che lei possa trovare interessante “l’Automa” Semplicemente de gustibus…
Basterebbe confrontare i nostri primi 5 libri gialli preferiti per capire cosa cerchiamo in un romanzo poliziesco.
Beh, la saluto. La ringrazio per aver letto la risposta
e a presto. Moderatori permettendo:)
ps Le piacciono le provocazioni? Allora le dico che il libro che mi ha deluso di più, e aggiungo anche tra i più brutti e mal scritti della letteratura gialla, è stato “Morte dal cappello a cilindro” di Rawson. (Lo so, ora mi ucciderete, ma che ci posso fare?) Per assurdo preferisco “Le impronte sul soffitto” per assurdo, naturalmente.
dicembre 14th, 2011 at 19:18
Signor Geraci, sono io che ringrazio Lei per la gentile risposta!
dicembre 18th, 2011 at 13:10
AAARGGGHHH!!!!
Death from a Top Hat? AAARGHHH!!
Non mi uccidete!!!
Il Rawson in questione secondo me è uno dei più bei romanzi che io abbia letto, cone una delle più straordinarie camere chiuse in assoluto. Io la preferisco addirittura a Le tre bare.
Il discorso che fa “A” però dovrebbe essere specificato: per quale ragione il Rawson cui allude non gli piace? Non può dire “è tra i più brutti” etc.. e basta. Ci sarà pure un motivo se sia un romanzo leggendario o no? Bisognerebbe vedere lui cosa si aspetti da un romanzo giallo.
Nel caso de L’Automa, per es., pur non essendo uno dei miei Carr preferiti, ma It Walks By Night lo è (e spero che qualcuno lo ripubblichi integralmente prima o poi perchè tagliato come fu messo in vendita nei Classici, grida ancora vendetta!!!); e anche qualche Carter Dickson, Il terrore che mormora e La Corte delle Streghe, è tuttavia un capolavoro. Quello che può disorientare in questo romanzo finisce per converso di essere quello che A non trova in Rawson: L’atmosfera. Qui di atmosfera ve n’è anche troppa, e tutto quello di cui si parla (automi di Maelzel, la vicenda del Titanic, etc) finisce per distogliere dal problema anzi dai problemi più precipuamente tecnici. Ma proprio la soluzione finale, che per “A” è troppo fantasiosa, per me è uno dei cardini di Carr: potrebbe essere cioè presa in esame per definire il livello di creatività carriana. In altre parole come fa l’assassino a variare la propria statura a suo piacimento? La soluzione di Carr ha dell’incredibile. Ma poi uno ci pensa e allora non può che dire: STRAORDINARIO !!!
A Morte dal cappello a cilindro manca proprio l’atmosfera. Perchè viene presentato un delitto, anzi due, in situazioni impossibili, d’amblé, senza che vi sia una qualche introduzione. No. Questo è il più classico dei WHODUNIT, anzi potrebbe essere preso ad esempio per il sottogenere della Camera Chiusa. Per converso è uno dei romanzi più spaccacervelli in assoluto, molto più spaccacervelli del più spaccacervelli dei tanti spaccacervelli queeniani che si conoscano, cioè “L’affare Khalkis”. Anzi io direi, che se l’atmosfera parrebbe mancare, cioè parrebbe mancare tutto quello che viene creato e che attornia l’enigma vero e proprio e che genera tensione normalmente, secondo me in questo romanzo, quella tensione che dovrebbe mancare per l’assenza di una qualche atmosfera, viene generata dal plot stesso.
Del resto si sa che Rawson non è che scrivesse bene e che parecchi scrivevano molto meglio di lui. Ma del resto lo scopo di Rawson non era di scrivere un romanzo, quanto di impostare un problema, molto spesso che aveva un che di illusionistico e poi spiegarlo nello sbalordimento generale. Provate a vedere con gli occhi della mente il problema generato in questo romanzo su un palcoscenico, Rawson che illustra il tutto e noi tutti ad osservare l’evolversi dell’azione, e poi ad applaudire.
Questo è quello a cui tende Rawson: un gioco, un meraviglioso gioco illusionistico, con cui divertire i grandi che almeno solo per il tempo della lettura, vogliono ritornare bambini.
Nondimeno, “A” deve anche tenere presente una cosa IMPORTANTISSIMA che è collegata a quel “parrebbe” che ho usato volontariamente qualche rigo addietro: qui, intendo nel romanzo pubblicato da Mondadori, MANCA, ed è un’altra cosa che grida vendetta, la dissertazione sulle camere chiuse. E credetemi, la dissertazione di Rawson è tanto mirabolante quanto quella di Carr. E genera parecchia atmosfera.
Ne parlerò nella terza parte sulle Dissertazioni sulle Camere Chiuse (citerò parecchio di quello che non viene riportato nel romanzo) che probabilmente verrà pubblicata qui, in questo Blog, l’anno prossimo, giacchè la seconda parte è stata già da un mese consegnata a Dario, ma ancora non esce.
dicembre 18th, 2011 at 14:10
Mamma come sto male! Della dissertazione di Rawson ne ho già parlato nella prima parte! Metterò il collo sul ceppo aspettando il colpo di scure.
Nella terza parte parlo di molto altro, soprattutto racconti poco o assai sconosciuti di grandi scrittori.
Clayton, non ridere, lassù, sulle nuvole, assieme a Herbert e John!!! Vi prego.
dicembre 22nd, 2011 at 11:01
Gentile Signor Piero, ho apprezzato moltissimo il suo commento in risposta a quanto detto dal Signor A, sia per quanto riguarda l’Automa sia per quello che riguarda Rawson: condivido in pieno la Sua disanima.
Avrei dovuto rispondere io ad A, ma sono pigro e non ho molto tempo…quindi la ringrazio per averlo, per così dire, fatto al posto mio e senz’altro con maggior competenza!
Approfitto per augurare a tutti quanti un Felice Natale!
Guido
dicembre 30th, 2011 at 22:58
Approfitto della bontà di Dario, Placido, per segnalare che sul mio blog ho postato un lungo articolo su Il Mostro del Plenilunio di J.D.Carr – Classici del Giallo Mondadori, serie Oro, N.196, al link :
http://lamortesaleggere.myblog.it/archive/2011/12/28/john-dickson-carr-il-mostro-del-plenilunio-it-walks-by-night.html
gennaio 11th, 2012 at 19:51
Dal Carr mi aspettavo di più, non è al livello de “La tabacchiera dell’imperatore”, che per me è il suo capolavoro. Buono il racconto della Fletcher, che rende molto bene alcune sfumature psicologiche legate ai viaggi di vacanza. Certo, il finale è un pò tirato, ma lo svolgimento è soddisfacente.