Diario mediocre del solito giallista scacchista con il solito piede e tre quarti nella tomba (ora anche più di tre quarti)

novembre 11th, 2011 by Moderatore

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Un diario con spunti di lettura e di vita personale. Io ci provo. Tante stronzate sono diventati best seller e dunque al limite mi avrà letto solo Dario, scuotendo i suoi capelli fluenti. Tra l’altro il titolo, volutamente tirato a bischero, serve per pararmi da qualsiasi critica seria (come si fa a criticare un pezzo con un titolo così?). Un po’ come il trucchetto della chiacchierata tra vecchi amici. Ogni tanto mi metto qui e butto giù qualcosa. Vediamo un po’…

13 giugno

Parto dal personale che mi viene meglio (figuriamoci il resto, dirà qualcuno). Sparito l’omino zoppo delle seconda guerra mondiale che mi angustiava durante le mie passeggiate in quel di Ampugnano. Un po’ mi dispiace e un po’ mi sento sollevato. L’egoismo umano è duro a morire. Ora posso scendere tranquillo dalla macchina e cominciare il viaggio, in tutti i sensi, della lettura, camminando e leggendo che ho acquisito una perizia particolare nel fare contemporaneamente le due azioni, senza sbattere contro i tronchi di qualche albero (dopo un paio di capocciate ho incorporato il percorso giusto). L’unico momento in cui riesco a distrarmi è l’arrivo di un giovanotto tutto scamiciato anche d’inverno che borbotta a voce alta continuamente fra sé. Allora non posso fare a meno di guardarlo per un attimo, alzare gli occhi al cielo e ringraziare il Signore della mia attuale condizione psicofisica (pure da brivido).

14 giugno

Imperversano le portatrici di pocce (non è una novità), sia come autrici che come personaggi di libri scritti anche dai portatori di palle. Non c’è niente da fare. Mi limito agli ultimi casi (chi vuole saperne di più http://www.thrillermagazine.it/rubriche/detective_lady/ ).

Rosa Mogliasco ha scaricato la commissaria Barbara Gillo (“L’amore si nutre d’amore”, Salani 2011); Alessia Gazzola ha tirato fuori Alice Allevi, anamopatologa ventisettenne di Messina, specializzando in medicina legale (“L’allieva”, Longanesi 2011); M.C. Beaton ha scodellato, da alcuni annetti devo dire, Agatha Raisin in pensione prima del tempo da una società di pubbliche relazioni (“Agatha Raisin e la quiche letale”, astoria 2011); infine il nostro Luigi Bernardi si è divertito a creare la detective pm Antonia Monanni (“Niente da capire”, Perdisa 2011).

Ne ho letti un paio e mi sono bastati. Dispiace per gli altri che saranno ottimi e ho sentito parlare molto bene del libro di Bernardi (Perdisa arriva a Siena?). Mi è bastata la Raisin, anzi la Beaton. Una lungagnata, una storia arzigogolata e nel contempo banalotta, che fugge via attraverso il solito linguaggio leggerino leggerino. Alla fine il primo capitolo del prossimo libro. Che lascerò sugli scaffali.

Mi è bastata (e pure avanzata) l’Allevi, anzi la Gazzola. Tutta la vicenda scivola melensa e sciapita con Alice al centro della scena fra sussulti, batticuore, rossori, pianto, caduta per terra, bacio trascinante e incredibile, invidia e gelosia, momenti di abbattimento e frustrazione (pure di distrazione se riesce a perdere perfino un cadavere), attraverso l’ormai classico linguaggio legger-spiritoso che va tanto di moda. Praticamente un gialletto in un romanzetto rosa. Di una fragilità sconcertante nel suo aspetto “giallo” e di una risaputa banalità in quello “rosa”. Poi vendono (se vendono) e hanno ragione loro.

Dimenticavo Ethel Thomas di Cortland Fitzsimmons, (“Delitto ai grandi magazzini”, Polillo 2011). La più vecchia di tutte, sia come età, settantacinque anni suonati, sia come anno di nascita letterario (1936). Una signorina “discretamente lucida”, porta una parrucca bionda, mai sposata anche se gli uomini le sono piaciuti (specialmente quelli più giovani). Una vecchietta arzilla, per non farla troppo lunga. E pure ricca che non guasta. Che dire? Ethel non è Miss Marple, Cortland non è la Christie e dunque la storia si presenta  piuttosto artefatta e raffazzonata, con troppi morti ammazzati in poco tempo e poco spazio. Un minore passabile della letteratura poliziesca.

20 giugno

Sta prendendo piede il sorriso. Me ne sono accorto, in piccolo, dalle mie satirette e dai miei “elogi” (uno perfino sulla stronzata ed uno sulla tomba, tanto per tirarmi su il morale) che su “Sherlock Magazine” hanno avuto più lettori delle recensioni. Questo se da una parte un po’ mi deprime, dall’altra mi rincuora. Vuol dire che in giro c’è ancora voglia di allargare la bocca, seppure in un momento di crisi (o forse proprio per questo).

Grande successo del giallo umoristico di Marco Malvaldi “Odore di chiuso”, Sellerio 2011, con l’ironia tipicamente toscana dell’autore: ora sulla tronfia rozzezza del mondo baronale, ora sulla misera condizione della donna, ora sull’unità d’Italia (tema quanto mai attuale), ora sui vari personaggi (preso di mira anche il Carducci mentre piscia) e perfino sugli animali (un cane e due gatti). Siamo a fine dell’800, nel castello di Roccapendente della maremma toscana. E qui, a dare una mano alle indagini sul relativo morto ammazzato arriva Pellegrino Artusi, sì proprio quello del famoso libro di ricette (ormai indagano tutti).

Ma ci sono anche altri segnali evidenti, vedi “Galeotto fu il libro” di Ian Sansom (critico letterario del “Guardian”) TEA  2011. Protagonista il bibliotecario ambulante della campagna irlandese Israel Armstrong, cicciotello soprappeso pieno di tic, in crisi con la fidanzata Gloria (cosa non si fa per crearne uno un po’ diverso dagli altri!). Il Nostro deve vedersela con la scomparsa di una ragazza sparita di casa dopo avere preso in prestito un libro. Molte situazioni divertenti e surreali.

Chi vuole farsi due risate con i racconti di Lucius Etruscus  (ma chi c’è dietro a questo pseudonimo?) qui http://www.thrillermagazine.it/racconti/un_giorno_di_ordinaria_bibliofilia/. Praticamente una parodia di Marlowe. E non si pentirà.

Ritornando agli “elogi” sono stato un sacco contento (stavo per scrivere un sacco bello) di trovare fra le mie letture l’elogio dell’indolenza di Salman Rushdie, che riecheggia un po’ il mio elogio della lentezza, pubblicato sempre su “Sherlock Magazine” (dovrebbe essere il contrario ma qui faccio come mi pare).

24 giugno

Il boom del giallo nordico non accenna a placarsi. Ora c’è anche la Danimarca con “Il danno” di Elsebeth Egholm, Einaudi 2011. Ritorna il discorso sulle detective lady in continuo ed incessante fermento. La nuova arrivata è Dicte Svendsen, cronista di nera, con un doloroso passato (un figlio a sedici anni dato in adozione) che la tormenta (si sente l’ispirazione con la giornalista Annika Bengtzon della Marklund). Accanto al problema personale quelli sociali: difficile convivenza tra culture diverse, sfruttamento delle ragazze dell’est, la situazione delle adozioni e dei figli in generale.

Gli scandinavi, dicevo, non demordono, non arretrano di un passo, anzi avanzano con Joe Nesbø e il suo Harry Hole, il più grande poliziotto di Norvegia (“Il leopardo”, Einaudi Stile libero 2011), uno sbevazzatone di Jim Beam da stendere un elefante e pure fumatore d’oppio a tempo perso in quel di Hong Kong. Gran bevitore è pure il commissario della polizia di Stoccolma Evert Bäckström a cui piacciono una cifra  le donne (“Uccidete il drago”, Marsilio 2011) di Leif G.W.Persson. E chiamalo bischero. Da Helsinki arriva tenero tenero il detective Viktor Kappa, ex agente del Kgb, che non sopporta la vista del sangue e telefona sempre alla mammina (la mamma è la mamma) in “L’uomo con la faccia da assassino” di Matti Rönkä, Iperborea 2011.

A proposito della Bengtzon, sfigata il giusto con il solito matrimonio fallito alle spalle, indagherà tra poco su un massacro della famiglia di un ex giocatore di hockey (“Freddo Sud”, Marsilio 2011).

E sempre dal freddo che più freddo non si può ecco Dana Stabenow dall’Alaska (sì, avete capito bene) con Kate Shugak e il suo fedele husky Mutt  a risolvere problemi sotto zero  in “CSI Alaska-primavera di ghiaccio”, Newton Compton 2011 (aggiunta del 14 agosto). La classica trenata di morti ammazzati di un pazzo fra cui, guarda un po’, ce n’è uno che non appartiene al pazzo. Chi avrà sfruttato l’occasione? (idea originale eh!).

Il successo di questi autori? Mah, sarà che vengono tutti da climi polari e un po’ di compassione ce la fanno con quei denti che battono continuamente fra di loro e le labbra perennemente violacee (altrimenti le solite menate sui paesaggi silenziosi e le introspezioni psicologiche da brivido).

25 giugno

Oggi il Grosso (Jonathan, due anni e due mesi) mi ha detto “Nonno, una rotta”. Ho alzato gli occhi al cielo e ho visto un pezzo di luna. Groppetto in gola.

29 giugno

Non ce l’ho fatta. Avevo sentito parlare bene del libro di Bernardi “Niente da capire”, già citato, e me lo sono fatto spedire dalla Feltrinelli di Siena. Ottima decisione.

Personaggio principale il magistrato inquirente Antonia Monanni, un “gran pezzo di figa” e pure una “rompicazzo” (agente Gallo e immaginatevi la fine che farà). “Capelli lunghi, neri e un po’ mossi”, naso prominente, vigile, sotto gli occhi scuri, bel corpo ma i seni cominciano a rilasciarsi troppo. Depilazione trimestrale che i peli sono robusti e difficili da estirpare. Odia i gialli perché “scritti con i calzini e propongono trame assurde” (Bernardi?).

Tredici storie tremende, vere, cioè tratte dalla realtà e pure, o proprio per questo, incredibili. Morti ammazzati anche per futili motivi (fumava troppo, dice uno dopo un omicidio). Tutta una umanità, perversa, violenta, impazzita dove il sesso e lo stupro la fanno da padroni, dove donne e bambini sono le vittime predestinate (con qualche spunto di nemesi). Storie che girano intorno ad Antonia, la avvolgono, la intrigano e la rendono un po’ simile agli altri “Che se c’è una cosa di cui non le è mai sfottuto niente è il destino dell’umanità”. Stile essenziale, secco, spesso brutale come le vicende che vengono fuori e restano infilzate dentro di noi. E’ proprio vero, la differenza la fa quasi sempre la scrittura (tre volte “la” è fastidioso ma sono pigro).

Per la mia rubrica sulle detective lady mi sono beccato pureLa commissario non ama la poesia” di Georges Flipo, Ponte alle Grazie 2011. Trattasi di Viviane Lancier della terza divisione polizia giudiziaria di Parigi. Trentasette anni, capelli castani tagliati corti, volto pieno, occhi grigi, un metro e sessantuno. Insomma una traccagnotta pienotta che sta dietro alle diete. Avevo trascritto il suo ritratto, compreso di personalità, ma poi l’ho cancellato. Non vorrei essere troppo noioso con queste poliziotte che imperversano da tutte le parti e si innamorano dei loro sottoposti. Siamo sulla scia del gialletto rosa anche se qui, fortunatamente, sia il giallo che il rosa sono sorretti da una mano dignitosa.

1 luglio

Cambio di guardia alla Mondadori.  Da Altieri a Franco Forte. Dopo i saluti e gli auguri di rito la mano è scesa istintiva proprio lì.

2 luglio

La Polillo ha cento anni! No, sto scherzando, è arrivata a 100 titoli in poco tempo. Un cofanetto per brindare con un romanzo e le biografie degli autori pubblicati. Grazie, Polillo!

E ora che ci penso  Marco Polillo ti ha scaricato tre gialletti niente male con il vicecommissario Zottia di Milano. Più precisamente Enea “Baffo” Zottia. Lavoro, lavoro, lavoro. Timido, impacciato, capelli neri “un po’ argentati sulle tempie”, paziente, preciso, metodico. Ma al momento opportuno, al momento della verità, allora forte e risoluto, “Occhi fissi, voce ferma, affermazioni decise”. In crisi con la moglie e innamorato di un’altra. Perfetto. Sicuro che ce lo ritroviamo in televisione.

3 luglio

Un saluto a Patrizia Debicke (la Debicche) lo voglio proprio mandare. Scrittrice in gamba (ce ne sono diverse in giro) fornita di una buona dose di ironia e autoironia che me la fa sentire vicino. Una degna rappresentante del giallo storico italiano che annovera fra le fila un bel po’ di abili autori fra i quali ricordo Massimo Pietroselli e lo stesso Franco Forte che ha preso le redini del G.M.

4 luglio

Il giallo classico fila via liscio che è un piacere. Altro che morto! La Mursia ha dato vita alla collana INDIZi di “piccoletti” succulenti. Già beccati “Il canarino da caccia” di E.S.Gardner, “Czissar contro Scotland Yard e altri racconti” di Eric Ambler e “Ellery Queen e l’accusato” di Ellery Queen. Maneggevoli, copertine robuste con un giallo sfacciato che ti mette allegria. E c’è pure una postfazione. Piccolo neo troppe pagine in bianco.

Un paio di personaggi interessanti, oltre il già conosciuto Ellery. Il dottor Czissar esule cecoslovacco, ex funzionario della Polizia di Praga, “uomo dal volto pingue e pallido, con lenti spesse e grandi occhi bovini; un uomo che portava un lungo pastrano grigio, un cappello floscio di una taglia più grande e un ombrello non riavvolto in mano”. Ha un atteggiamento militaresco, si presenta battendo i tacchi e con un inchino “Dottor Jan Czissar, ai suoi ordini”. A subirne le umiliazioni il vicecommissario Mercer di Scotland Yard. E Lester Leith, una specie di ladro gentiluomo, fisico asciutto, agile e furtivo nei movimenti (altrimenti che ladro è) che fuma una sigaretta dietro l’altra come fossero un toccasana per i polmoni e ogni tanto ride pure sotto i baffi.

Qui da noi è arrivato il grande Carr, pseudonimo Carter Dickson, con “La casa stregata” che critica altri autori di impossibili camere chiuse e lui te ne inventa una mica da ridere. Lo perdoniamo solo perché è Carr. Una mania tipica degli scrittori di gialli (direi di tutti gli scrittori) è proprio quella di punzecchiare gli altri colleghi. Ultimamente Don Betteridge ne “L’alibi di Scotland Yard”, Polillo 2011, randella tutti quei libri, ergo i relativi scrittori, che “inventano i metodi più assurdi per uccidere un uomo”, i luoghi più strani dove ritrovare il cadavere e i complicati processi deduttivi del detective di turno che avrebbero destato “l’invidia di Einstein o di Freud”. Come il libro di Miss Blank “Delitto al Victoria and Albert Museum”, per esempio, e mi immagino la contentezza della scrittrice.

Hans Tuzzi ce l’ha, invece, con i “giallisti inventori di improbabili investigatori in monocolo o berretto da caccia alle anatre”.  (“Un posto sbagliato per morire”, Bollati-Boringhieri 2011). Dorothy L. Sayers in “Lord Peter e l’altro”, Polillo 2011, prende letteralmente in giro, attraverso Peter Wimsey, il personaggio di Sexton Blake (di Hai Meredith, al secolo Harry Blith) il quale, dopo essere stato stordito con un pezzo di tubo di piombo e rimasto legato per sei ore, ne passa subito dopo di cotte e di crude fino a lottare sull’ala di un aeroplano con un tizio che vuole gettare una granata nella carlinga (però non ricordo bene se si tratta di un libro, di un fumetto o di entrambi)). Frecciatine da tutte le parti, dunque, e poi, magari, diventano loro stessi oggetto di clamorose bastonature.

A volte mi capita di trovare le stesse idee nel libro letto successivamente ad un altro. Per esempio, a proposito della Grande Teoria di Guérin per cui tutto è legato e “nessun evento può essere concepito o compreso in modo isolato senza che se ne perdano il senso, la casualità e gli effetti” (“Sezione suicidi” di Antonin Varenne, Einaudi 2011, piuttosto pallosetto), ho trovato una idea simile, sostenuta dal detective Lew Archer, in “Il passato si sconta sempre” di Ross Macdonald, Polillo 2011(leggetelo!), “Ogni cosa è collegata con qualche altra cosa, il problema è scoprire i collegamenti”. Non mi è venuto niente di meglio. D’altra parte se un diario è mediocre è mediocre.

5 luglio

Con il Grosso si può parlare di tutto. E’ il classico bambino nato grande. Un ometto, insomma. Se non gli tocchi le macchinine. Scena madre. Lui tira fuori le sue macchinine (una ventina) e le dispone in fila sul divano. Nonno “Posso toccare le macchinine?”. Nipote “No!”. Il nonno con aria disperata “Povero nonno!”. Il Grosso guarda le macchinine, poi guarda il nonno, le macchinine, il nonno, sbuffa, prende una macchinina e la dà al nonno. Appena la prendo in mano e sorrido subito me la riprende e la rimette con forza a posto. “Qui!” dice stizzito. Nessuno è perfetto.

6 luglio

Arrivati i GM del nuovo corso! Ad essere sincero ci si rifà ad una illuminata tradizione. Formato più grande, colore giallo più acceso, titoli accattivanti con un piccolo ritocco di prezzo accettabile. Beccati subito “Tredici passi alla forca” di Carr e Gielgud e “Relazioni pericolose”, di Queen, Chaze e Child entrambi a cura di Mauro Boncompagni, praticamente una sicurezza. E vai!!! (I punti esclamativi tendono a farmi credere più giovane di quello che sono).

7 luglio

In gran spolvero scrittori come Enrico Pandiani che con “Les italiens”, “Troppo piombo” e “Lezioni di tenebra” della Instar libri ha fatto un gran balzo in avanti. L’ho letto un bel pezzo in tre librerie diverse, per non farmi cacciare a pedate. Lo so, non è una bella cosa, soprattutto per gli autori ma la mia pensione ha un discreto limite. Giuro che il prossimo lo compro. In effetti Pandiani andava inserito al 20 giugno, quando ho parlato del sorriso. Il bello dei suoi libri è che lui si diverte e fa divertire. Senza trascurare qualche spunto sociale come la tolleranza o la violenza sulle donne. W il Panda! (battutaccia per farmi in parte perdonare e restare sempre sul mediocre).

E grande successo di Victor Gischler. Ho divorato un paio dei suoi libri (acquistati). Grinta, velocità, ironia. Personaggi veri come Toby Sawyer in “Notte di sangue a Coyote Crossing”, Meridiano Zero 2011, traduttore il nostro Luca. Ecco la fine di un mio ritratto pubblicato su “Pegasus Descending” (ciao Andrea!): “Insomma, per riprendere cose già dette, Toby Sawyer siamo noi, con i nostri sogni spezzati, il sesso coniugale e quello con l’amante, il cielo stellato che ci sgomenta, la paura, il senso del fallimento, un po’ di bontà e un po’ di razzismo, l’incazzatura verso il mondo che ci circonda, l’amore profondo per il bambino e i progetti su di lui. Un eroe un po’ sbrindellato  abbandonato da tutti. Ma carico di umanità. Che suscita tenerezza, rabbia e ammirazione insieme”. Un tocco di poesia che non guasta.

Bello pure il personaggio di Easy Rawlins di Walter Mosley in “Il diavolo in blu”, Einaudi 2011, tradotto ancora da Luca.  Stile secco, asciutto, senza tanti fronzoli, uno spaccato duro di una società razzista e marcia nelle sue istituzioni, il profilo di un negro che con la sua onestà e il suo orgoglio non si piega ad un destino crudele e non vuole perdere quel poco che ha conquistato.

Ci sarebbe anche Jack Ryan di “Lo sconosciuto n°89″, Einaudi 2011, autore Elmore Leonard che ti spiattella un personaggio niente male. Mille mestieri, alcolista, una vita da balordo che può essere riscattata dedicandosi, finalmente, ad una “persona”, a qualcuno che ama e che può salvare. Ma qui sorvolo perché potrei ingenerare il sospetto  che l’ho fatto apposta, per ricordare ancora una volta il nome del traduttore che gira da queste parti. Sempre lo stesso (che barba!).

8 luglio

Copia e incolla “Dopo il successo dei 365 racconti erotici e della 365 racconti horror, la  macchina tritura-scrittori della Writers Magazine ha deciso di rimettersi in movimento, proponendo una nuova selezione di opere per una raccolta dedicata ai modi più disparati in cui potrebbe finire il mondo”. Il problema è trovare 365 lettori che non siano gli stessi scrittori.

9 luglio

Non so se il libro libro, quello che si sfoglia, insomma, sparirà per lasciare il posto ad altri mezzi di lettura. Per la mia salute, minacciata dalla turba funesta dei dermatofagoidi che si annidano tra le loro pagine, sarebbe pure un toccasana. Ma lasciatemi morire così tra fischi laceranti ed il mio caro, vecchio libro in mano (seguono due lacrime con singhiozzo).

10 luglio

Ho la vaga impressione che il personale vada a finire quasi tutto sul Grosso. Chissà perché. In questo caso sulla nanna. A letto a testa in giù inizio la storiellina di nonno Fabio e di Jonathan che vanno nella foresta a trovare gli animali, la giraffa dal collo lungo, l’elefante con la proboscide, l’ippopotamo grassone e cacone e lui è già lì che russa come babbo Riccardo e mi immagino le terribili nottate di mamma Fiorella (dormono tutti e tre nella stessa stanza). Resistete!

11 luglio

W l’Italia! (non c’entra niente ma un po’ di patriottismo fa sempre bene)

15 luglio

Fissazione. Se c’è qualcosa in giro di Mauro Boncompagni mi ci butto a babbo morto (l’avrete già capito). Come in “Omicidio nella quarta dimensione” di Harry Stephen Keeler, shake edizioni 2011, curato dal Nostro. Una capocciata tremenda! In senso positivo e negativo. Positivo perché è un libro geniale (leggi assurdo), negativo perché occorre un’attenzione spasmodica tra lettere, disegni, fotografie, rapporti, racconti, estratti da riviste e…e quella stramaledetta teoria tetradimensionale che mi ha tenuto con gli occhi sbarrati anche dopo la lettura (praticamente un lemure). Mauro, sceglili  più semplici!

Se volete un librettino piccolo piccolo che vi faccia uscire dai gangheri perché non ci capite nulla, per il modo ripetitivo e frammentario usato volutamente dalla scrittrice,  beccatevi “Sangue in sala da pranzo” di Gertrude Stein, Sellerio 2011. Sono riuscito a carpire qualcosa dalla “Prefazione”. Di solito la ritengo inutile e noiosa, ma in questo caso l’ho abbracciata come si abbraccia, piangendo di gioia,  uno che ci salva dalle sabbie mobili.

16 luglio

E a proposito di capocciate tremende, non in senso metaforico però. Camminare e leggere in quel di Ampugnano, aeroporto di Siena, non è sempre conveniente. Soprattutto quando il libro “Tredici passi alla forca” di Carr e Gielgud, è tale da incollarti alla pagina. Ci sono i pini da evitare (già detto all’inizio) e, se ad un certo punto non svolti e vai a dritto, esiste pure un cancello chiuso. L’impatto è diverso ma il dolore è lo stesso. Idem la figura di merda.

17 luglio

Ho una spiacevole sensazione. Come se qualcuno, con le fattezze di Tremonti, frugasse nel mio povero borsellino. E, per essere volgarotto, come se qualcuno (sempre lo stesso individuo) mi pigiasse di dietro e io debba stare fermo per non fare il suo gioco.

18 luglio

Ritorna Kathy Reichs con “La cacciatrice di ossa”, Rizzoli 2011, e non poteva che scegliere un titolo attinente con questa parte del nostro corpo. Ricordo “Ossario”, “Carne e ossa”, “Skeleton”, “Le ossa del diavolo”, “Duecentosei ossa”, “Le ossa del ragno” e non so se ne ho lasciato qualcuno. Una volta, preso dalla stizza, ho scritto una satiretta dal titolo “Dateci la ciccia!”.

Un buon inizio di un libro è pure un bel viatico per il successo. Vedi quello di “La cavalcata dei morti” di Fred Vargas, Einaudi Stile Libero 2011. L’ho qui sotto mano. Una vecchia morta a bocca spalancata sul letto e una scia di bricioline di pane che dalla cucina arrivano fin sulle lenzuola. E il nostro commissario Jean Baptiste Adamsberg a scervellarsi su questo piccolo, stuzzicante dettaglio. Andando avanti viene fuori dal Medioevo “La Caccia selvaggia”, ovvero “La Schiera furiosa”, ovvero “La Masnada di Hellequin” che imperversa sul “sentiero di Bonneval, nella foresta di Alance” e il lettore non vede l’ora di risolvere il mistero (furbetta, eh!).

19 luglio

“Nonno abio, andala!” mi ha detto il Grosso per  telefono. Era a Gardaland con babbo e mamma.

20 luglio

Avevo preparato per il nostro blog l’articolo “Mangiando bene si indaga meglio”, relativo ai gusti culinari di alcuni più o meno famosi detective della letteratura poliziesca, ma poi ho optato per questa specie di diario (non mandatemi accidenti che ho già i miei guai), trasferendo la pubblicazione su “Sherlock Magazine”. Ecco il link per chi vuole darci un’occhiata (http://www.sherlockmagazine.it/rubriche/4394).

Qualche spunto. “All’inizio furono torte (ai mirtilli, ai lamponi, alle fragoline di bosco…), focaccine, crostate, biscotti fragranti appena tirati fuori dal forno, preparati dalle abili mani della signorina Marple, conditi con rosoli, anisette, millefiori ben disposti su tavole apparecchiate con meravigliose tovaglie ricamate. Tutto lindo e pulito, insomma, e quando arriva il nipote Raymond West tutto sparisce in un batter d’occhio nella sua insaziabile bocchina. Ma la modernità incombe e la vecchia bottega di cestini fatti a mano del signor Tom è stata trasformata in un supermercato, mentre si aggira la voce, terribile, dell’apertura di un terribile negozio: una pizzeria a taglio (mamma mia!).

Sul dolce si butta a pesce Hercule Poirot che va matto per la cioccolata in tazza, la zuppa inglese, i pasticci con la besciamella, gli zabaioni conditi con marsala e vini, sempre dolci si capisce, come lo Xeres, il Porto, il Moscato (un paradiso per i diabetici)”.

Abbiamo anche Philip Marlowe, Nero Wolfe, Marko Linge, Maigret, Saverio Bonanno, Montalbano, Soneri, Gianni cronista sportivo, Pepe Carvalho, Chen Cao, Vish Puri e Yashim Togalu.

Buon appetito!

21 luglio

Giorgio Celli, il noto entomologo, ci ha lasciati. L’ho scoperto solo oggi (in realtà è la memoria che perde colpi) acquistando il “Il gatto del rettore”, Morganti 2011. Sottotitolo “Delitto all’università”. Il libro mi ha fatto venire in mente Lilian Jackson Braun e i suoi gatti Koko e Yum Yum ma il paragone finisce qui. Storia sul mediocre-discreto e già mi sono sbilanciato. Comunque un caro saluto al nostro Celli che ho apprezzato per i suoi programmi televisivi (e per la sua faccia da grosso micione).

22 luglio

W Fabio Lotti! (per tirarmi un po’ su di morale).

25 luglio

Continuano le tragedie dei poveri bambini infilati spesso a forza in certi libracci solo per attirare l’attenzione dei lettori. Da calci in culo agli autori per tutto il percorso del giro d’Italia. Un giorno di riposo e poi a calci in culo per tutto il giro di Francia. Un giorno di riposo e poi a calci in culo per la Vuelta di Spagna.

26 luglio

Due blog diversissimi e complementari. Quello di Stefano Di Marino http://hotmag.me/ilprofessionista/ e quello di Pietro De Palma http://lamortesaleggere.myblog.it/ /. Il primo ricco di forza e di movimento, legato alle vicende dei suoi personaggi famosi, fra cui spicca il Professionista, (bello pure l’excursus su un certo tipo di cinema) che hanno visto la luce soprattutto su “Segretissimo”; il secondo sfavillante di riferimenti culturali attinenti al giallo classico. Come a dire ora a correre, ora in poltrona.

27 luglio

Soliti piagnistei dappertutto. Di scrittori e pseudoscrittori, di lettori e pseudolettori. Questo non va e quest’altro non va, troppi autori stranieri, quelli italiani fanno pena, e me u’ m’hanno pubblicizzato abbastanza, le case editrici sono tutte bischere e qui e là e sopra e sotto e giù torrenti di lacrime mischiate a qualche moccolo.

Una prece: scrivete pure quello che vi pare e quanto vi pare ma non rompete i coglioni con le vostre lamentele (una frase un po’ più forte per alzare il livello del diario ci sta, via).

28 luglio

Chi vuole vedersela subito con una caterva di morti ammazzati butti giù dallo scaffale “La casa dei sette cadaveri” di Jefferson Farejeon, Polillo 2011, e si vedrà accontentato. In una villa sulla contea dell’Essex sono ad aspettarvi a braccia aperte (anche se un po’ rigide) sette cadaveri, sei uomini ed una donna, che vi faranno buona compagnia. Un amico silenzioso è raro come un politico onesto.

29 luglio

Uscito un estratto in anteprima di “Tu sei il male” di Roberto Costantini, Marsilio 2011, che ha già suscitato urla spaventose di gioia e ricevuto prenotazioni anche all’estero. Dopo una sfilza di “era” e “erano” subito all’inizio ho smesso di leggerlo. Continuerò la lettura non appena digerito il verbo essere.

30 luglio

Uno dei miei ricordi più belli? (come se interessasse a qualcuno). La maestra Elvira, una signora paciosa che mi riempiva sempre di medaglie di cartone. Uno fra quelli più brutti?  La caduta per terra con la faccia dentro una cacca di vacca. Sarà anche preziosa come fertilizzante per i terreni ma a me fece parecchio schifo.

1 agosto

Rileggere Ellery per la centesima volta, vedi “Il calendario del delitto”, Mondadori 2011, è come riprendere fiato dopo un attacco di asma (e so cosa significa).

2 agosto

Le prime pagine di “Il pontile sul lago” di Marco Polillo, Rizzoli 2011, con gli amici dell’antico Caffè del Lago (Orta San Giulio) mi hanno fatto venire in mente il mio paesello natio dove ho trascorso i primi vent’anni. Il bar, le chiacchierate che non finivano mai, gli scontri, gli scherzi, le prese in giro, le bischerate continue. Il ritorno a casa con una specie di orgoglio di appartenere ad un gruppo, ad una comunità. Di dare almeno un senso alla vita.

3 agosto

W…(vi ho fregati!).

4 agosto

Non demorde il rapporto giallo scacchi con una nutrita serie di romanzi polizieschi in cui, a svariato titolo, si sfrutta o si cita il “nobil giuoco”. Ecco due blog a cui collaboro: http://www.scacchierando.net/dblog/. e http://soloscacchi.altervista.org/. Un saluto a tutti gli amici scacchisti con l’invito a seguirmi anche qui (in questo momento un inguaribile ottimista).

5 agosto

Giornata dedicata alla lettura di “Gli autori dei primi 100 bassotti – Vita e opere”, Polillo 2011. I successi, gli insuccessi, le critiche osannanti e quelle feroci, i consensi al momento e le tardive rivalutazioni. Personaggi rimasti nella memoria e quelli dimenticati. Ma, soprattutto, la vita con le sue gioie e i suoi dolori. Ora benevola, ora crudelmente spietata. Si legge come un romanzo. Un gran bel romanzo.

6 agosto

Sono contento del successo che sta ottenendo Maurizio De Giovanni con i suoi libri.

Ecco come iniziai la recensione del suo primo lavoro “L’acquisto di un libro dipende da molti fattori: il nome dell’autore, la lettura di una recensione, il consiglio di un amico ecc…Talvolta anche dal semplice stato d’animo. Come nel presente caso. Una giornata triste, una copertina con un volto triste ed un titolo triste: Il senso del dolore di Maurizio de Giovanni, Fandango 2007. Che tristezza! Non potevo che acquistarlo”.

In effetti Luigi Alfredo Ricciardi, commissario della squadra mobile della Regia Questura di Napoli (siamo nell’era fascista), è un personaggio melanconico circondato da una buona dose di fascino. Poi la storia è continuata e ora i libri di De Giovanni sono tradotti anche all’estero.

7 agosto

“L’ìsola della paura” di Anthony Berkeley, Mondadori 2011, mi ha fatto venire in mente tutta una serie di isole dove succedono gli avvenimenti più drammatici. Scartabellando in qua e là nei miei appunti, vediamo un po': Nigger, Shutter, Sylt, Guernsey, Rosmarino, Combe, Contrabbando, St.Honoré, Mortorio (tutto un programma) ecc…Isole brutte tormentate dal solito ciclone in arrivo o falsamente seducenti con un sole che sorride piacione. Tutte con  il morto in comune, se non con una bella fila di morti ammazzati. Nel giallo in generale, ma soprattutto in quello classico, meglio evitare i luoghi chiusi e circoscritti. Aria, ragazzi, però anche qui non è che siamo al sicuro che all’improvviso arriva un tizio stralunato dell’hard boiled e ti fa fuori.

8 agosto

Con tutto questo popò di casino che sta avvenendo nell’economia del nostro paese io me ne sto qui a battere i polpastrelli sul computer. Ma vi sembra normale?

9 agosto

Enzo “Body Cold” Carcello, già responsabile del blog “Corpi freddi” a cui collaboro , dirigerà la collana “Calliphora” delle Edizioni della Sera, per offrire uno spazio ben visibile agli autori italiani.

In bocca al lupo!

10 agosto

Di pazzi ce ne sono sempre stati in giro. Voglio dire nella letteratura gialla (va bene, anche nella realtà). Fin dalla sua nascita, se la memoria non mi inganna, a partire dal suo fondatore, quell’Edgar Allan Poe che l’ha distribuita a piene mani fino ad arrivare ad Hannibal Lecter, psichiatra antropofago, che sfruculia di brutto nel cervello degli assassini. E oggi è proprio il loro momento, come i vampiri, i morti viventi, le streghe e così via. Va di moda, come avrete visto, lo psycothriller. Menti malate, perverse, schizofrenici, maniaci, psicopatici, allucinati, ossessivi, bipolari, ritualistici (mio conio). Insomma pazzi che brancolano assatanati in decine di trattati di psichiatria (ormai non sono più i soliti libri) a delirare, ansimare, smembrare, torturare, distruggere. Fino a quando il lettore, impazzito lui stesso, non farà fuori gli autori. E il cerchio si chiude.

11 agosto

Chi vuole leggere e sorridere insieme si butti su “Un bel delitto per mammina” di James Yaffe, Mondadori 2011. “Mammina” è la mamma di David, ispettore della squadra omicidi di New York, la classica vecchietta arzilla che risolve i più intricati delitti nel solco di una lunga e fortunata tradizione. Brillantezza di stile, ironia, umorismo insieme ad uno sguardo sincero su alcune storture della società americana.

12 agosto

A questo punto qualcuno spallato  dirà “O Fabiolino ma quando ti prendi una vacanza?”. A settembre.

20 agosto

I momenti più belli, e se volete anche un po’ melanconici (il tempo passa!), per un insegnante in pensione sono i ricordi degli alunni (riprendo un pezzo già scritto, perché mette in luce una parte non infamante di me stesso). Ogni tanto chiudo gli occhi e cerco di rivederli, di ripescare le loro figure in fondo al pozzo della memoria. Passano veloci, si urtano, si confondono, vengono su a pezzi: un sorriso,  una smorfia, uno sberleffo, un pianto…a volte lo sforzo è quasi inutile, la pellicola si ferma come inceppata e rotta; a volte, invece, arrivano veloci, quasi di corsa a frotte tumultuanti. Mi sembra di risentire le “vedette” su per le scale della scuola ad avvisare gli altri “Arriva i’ Lotti, arriva i’ Lotti!” e giù tutti seduti sui banchi, per alzarsi di botto con l’aria falsamente compita circondata da un sorrisetto maligno “Buongiorno, professore!”, “Buongiorno, ragazzi!” e la giornata incominciava…

E che giornata! Piena di certezze e di sorprese. La certezza che Tizio non aveva studiato, perché la mamma era incinta (anche questo!), la sorpresa che Caio (sta per maschio e femmina) aveva invece studiato dopo quasi un anno di riscaldamento del banco ed un ooooooohhh! che serpeggia per tutta la classe e lui-lei a schermirsi come per dire e che pensavate che fossi scemo poveri citrulli rimbambiti sui libri ora ve lo faccio vedere io!

Il momento fatidico era durante il compito in classe. Per me, naturalmente, e non certo per loro, a meno che non si trattasse dei soliti due o tre secchioni per i quali la prova  rappresentava il culmine della gloria. Ci godevano proprio a far vedere la loro bravura e a mettere un po’ in soggezione gli altri compagni. Per me, dicevo, perché durante quelle ore potevo osservare più a fondo le giovani teste chine sui fogli che si rialzavano ora pensierose, ora demoralizzate, ora percorse come da un fremito, da un’idea nuova, ora quasi addormentate dalla noia e dalla stanchezza. Giovani ragazze e ragazzi, pieni di vita, solari, ansiosi, tremebondi, spacconi e irriverenti, ognuno con le sue problematiche che si portava appresso fin dalla nascita. E proprio durante il compito potevo studiarli meglio, conoscerli meglio, apprezzare le loro qualità e i loro difetti. Uno sguardo affettuoso quasi ad accarezzarli uno per uno. Oggi li rivedo, divenuti grandi, e quasi non li riconosco. Qualcuno non c’è più. Ha voluto lasciarci perché il mondo non era poi così bello come pensava. Ma io ricordo sempre la sua testa bionda e i suoi occhi azzurri che mi sorridevano.

 

Fabio e Jonathan Lotti

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12 Responses

  1. il professionista

    grazie della citazione,Fabio :-)

  2. andrea-tortellino

    In tutt’onestà, devo ancora leggere tutto, però mi auguro (caro Lotti) che la sua sia più scaramanzia che realtà… parlo della storia dei 3/4.

  3. patrizia debicke

    Fabio, grazie!
    Quando ti leggo, ti sento vicino e mi sento ultrafiera di essere toscana.
    Bacio anche al Grosso

  4. Enzo BodyCold

    la prossima volta che mi citi senza permesso ti denuncio hihihihi scherzi a parte, grazie e gran bel resoconto e mooooooooooolto dettagliato (si vede che sei pensionato hahaahahah) tvb mio caro 😛

  5. Piero

    Sante parole, non sto scherzando.
    Con la morte vera non si scherza mai.
    E se quando muore una persona anziana, un congiunto, ti dispiace, e ti lascia un vuoto dentro, la morte di una persona giovane è ancor più inspiegabile. Sei mesi fa è morta una persona cara, poco più di quarant’anni, una vita spesa a costruirsi una posizione e la casa, e poi..in poco più di quattro mesi un tumore cerebrale di quarto grado se l’è portata via.
    Eran belli eran giovani e forti e sono morti.
    Vabbè, pensiamo ad altro.

  6. Piero

    Son venuto a vedere, dopo che mi hai scritto nel mio blog, in che contesto mi avessi messo: parli di due blog e citi il sottoscritto e Stefano Di Marino, auspicando una rappacificazione.
    Non capisco per quale motivo. Almeno io, la guerra non gliel’ho mai fatta: ho solo espresso personali posizioni, che non intaccavano minimamente la sua vena creativa (che è indiscussa) nè tantomeno le sue convinzioni (uno ce l’ha e allora se le tenga), quanto il fatto che si siano spacciati per Gialli, dei romanzi che col giallo avevano poco a che fare, e che avrebbero trovato una collocazione più consona in una collana di avventura o di Spy-Action, quale per es. Segretissimo. E questa decisione, che a me parve non proprio azzeccata (diciamo per nulla), ha portato alla snaturazione della collana e all’abbandono di tanti lettori che non hanno capito più quale fosse l’indirizzo della stessa.
    Ecco tutto. Per questo attaccavo, e attaccherei ancor oggi,titoli del genere. Non sulla loro natura, ma sulla loro collocazione. Del resto, è vero, a me Stefano non piace come autore action, ma perchè a me l’action non piace: a me Stefano piace di più come autore Hard-boiled, per es. Pietrafredda, in cui c’è Action ma anche tanto Noir; e ci andrei anche a mangiare una pizza. E’ lui che lo rifiuterebbe, come disse una volta in uno spazio qui.
    Se poi ha cambiato idea, quando dovesse venire dalle mie parti, si potrebbe organizzare qualcosa, magari con Luca. :-)
    Per il resto, Fabio, grazie della tua citazione.

  7. Fabio Lotti

    Prima che appaiano eventuali interventi una precisazione. Le parti in grassetto non sono opera mia.

  8. Fabio Lotti

    Un grazie a tutti gli intervenuti. I due blog citati sono davvero complementari e vi invito a seguirli. La nascita del nipotino e la perdita di pezzi della mia vita mi ha reso meno spavaldo e più accomodante. Comunque almeno l’autoironia non manca (vedi il titolo).

  9. Antonino Fazio

    Ottima coproduzione nonno-nipote! :-)
    Ho un unico appunto, sul titolo: il pezzo non ha niente di mediocre…

  10. Zenone

    Da scacchista ricambio i saluti e i ringraziamenti per le “perle” su Soloscacchi!

  11. Silvia

    Fabio e Jonathan non si smentiscono e regalano ai loro fedelissimi lettori un nuovo articolo pieno di riflessioni, ironia e informazioni letterarie.

    Grazie!! :)

  12. Fabio Lotti

    Un po’ di sorrisi fanno sempre bene! Anche perché fra non molto ho l’impressione che ci sarà da sorridere assai meno…:-)

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