Punto di rottura (3019)
1992: Davide Bazzichi, uomo del SISDE. Uomo che dovrebbe capire, agire. Uomo che non riesce a impedire in alcun modo la spaventosa strage di mafia che cancella il magistrato Alberto Colaianni, la scorta e la donna che Davide sta per sposare. 1994: Davide Bazzichi, agente sospeso dal servizio e mai reintegrato, relitto umano scavato dal rimorso e dagli incubi, alla disperata ricerca di riscatto. La memoria della strage di due anni prima è la sua tortura, la caccia ai mandanti è la sua ossessione. Solo che quando si scava troppo in profondità nel sanguinario groviglio tra politica e mafia, potere e crimine, si rischia di scavare anche la propria fossa.
All’interno, il racconto “Cumino assassino” di Monica Bartolini, vincitore del premio Gran Giallo Città di Cattolica.
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Posted in Giallo (serie regolare), Le collane del Giallo
dicembre 6th, 2010 at 14:09
finalmente è uscitooooo ! l’ho già comprato e leggendo le prime pagine mi sono già appassionata alla storia! bello bello bello
dicembre 10th, 2010 at 01:37
Sono allibito.
Mi chiedo: ma se al Premio Tedeschi avesse partecipato, che so, “Le tre bare”, avrebbe vinto?
Se la risposta è no, allora il concorso(e il libro) per me non vale niente.
La tipologia dei romanzi scelti (non la qualità, ci mancherebbe) rivela tristemente l’idea che la Mondadori ha nei confronti del giallo moderno.
dicembre 10th, 2010 at 11:59
Caro Albert,
perchè dici così?
Hai forse già letto il romanzo? Se si, cosa non ti ha convinto?
Altrimenti, come fai a giudicarlo basandoti sulla cover?
Grazie.
dicembre 10th, 2010 at 13:17
Io il libro l’ho letto la scorsa settimana, appena uscito, e l’ho trovato ben poco significativo. Al di là della scarsa originalità della trama, che comunque fa riflettere sull’attuale inflazione di noir italiani che prendono spunto dalle trame oscure del recente passato (col che, vista la mostruosa quantità delle suddette trame oscure, si potrebbe andare avanti da qui all’eternità), mi sembra che fin troppi scrittori italiani vogliano cimentarsi in una improbabile rivisitazione di American Tabloid di James Ellroy senza averne l’esperienza di vita né la padronanza della scrittura.
Diciamo che, per quanto mi riguarda, questo libro non mi ha dato l’impressione di essere un romanzo ma un abbozzo di sceneggiatura per una serie televisiva. Personaggi di cartone, che sembrano aspettare di essere «riempiti» dalla faccia e dalla voce di qualche attore del piccolo schermo, dialoghi poco naturali e spesso forzati. La mia sensazione di lettore è che quel che può funzionare recitato in un film o alla tv non sempre (anzi, di rado) ha lo stesso effetto sulle pagine di un romanzo, e che non sempre gli sceneggiatori professionisti si rivelano narratori altrettanto efficaci. Sono due mestieri diversi, come giustamente continua a ricordare Elmore Leonard (che per l’appunto si rifiuta da ormai parecchio tempo di sceneggiare i suoi libri). E, da questo punto di vista, Punto di rottura mi sembra un esperimento non riuscito, che si limita purtroppo a riproporre con poca verve una gran quantità di luoghi comuni del cosiddetto noir nostrano. Non che sia indispensabile il nuovo a tutti i costi, figuriamoci, ma in questo caso il déjà vu non viene neanche riscattato dalla brillantezza del linguaggio o dall’incalzare della trama.
È la mia opinione, beninteso, prendetela come tale.
dicembre 12th, 2010 at 11:25
Caro Luca sono d’accordo con te al cento per cento.
E’ un romanzo zeppo di luoghi comuni che ho faticato a leggere fino all’ultima pagina.
Se questo era il romanzo migliore del concorso non riesco ad immaginare il livello degli altri partecipanti.
Purtroppo questo conferma l’opinione (bassa) che ho degli scrittori italiani di gialli: l’editore continua ad insistere su autori nostrani (probabilmente pagano loro per farsi pubblicare) a scapito dei grandi autori stranieri ( e ce ne sono).
dicembre 13th, 2010 at 12:40
Ho molto apprezzato il racconto “Cumino Assassino” che in poche pagine racchiude un gustoso noir da intenditore: sintetico ma incisivo; un mixer piccante, dolce e amaro, dove la morte è battuta sul tempo da una prelibata contromossa. Complimenti alla “cuoca”, un premio più che meritato.
dicembre 13th, 2010 at 15:26
Ho iniziato a leggere il racconto “Cuminio assassino”. L’unico neo è che è troppo breve! Si legge dall’inizio alla fine con interesse e “gustandolo” come un piatto prelibato dagli ingredienti semplici ma perfetti, cotto al punto giusto. Brava Sig.ra Bartolini. A quando il prossimo?
dicembre 13th, 2010 at 19:27
@Marius
Un romanzo può non piacere, o anche due (ho visto che critichi anche quello della Grimaldi) però non basta per buttare a mare l’intera categoria. Sarebbe come se quelli che stanno criticando la Braun, cominciassero a sparare a zero sugli anglosassoni. Poi è chiaro che, avendo tranquillanebte dichiarato che non apprezzi gli italiani, è difficile aspettarsi che tu ci metta una buona parola. O mi sbaglio?… ;.)
Fortuna che, come sottolinea Dario Geraci, come ci sono estimatori della Braun, ci sono sicuramente anche gli estimatori degli autori non d’importazione.
dicembre 14th, 2010 at 09:16
A me è piaciuto sia il racconto, un piccolo gioiellino, che il romanzo, godibile e scorrevole. PDR ha una struttura un po’ meccanica ma mi sembra offra uno spaccato inquietante dei rapporti umani e pubblici oggi.
dicembre 15th, 2010 at 11:12
Caro Antonino, Io non ce l’ho con gli autori italiani ma ce l’ho con gli autori italiani e stranieri scarsi.
Purtroppo la linea editoriale mondadori privilegia autori italiani di qualsiasi livello ai grandi autori stranieri come McBain, Kaminsky, Halter praticamente scomparsi dalla collana.
Il premio Tedeschi poi dovrebbe premiare il miglio romanzo italiano dell’anno non il meno peggio.
Se i romanzi presentati sono tutti di basso livello, il premio non dovrebbe essere assegnato. E questo vale per questanno, per l’anno scorso e per qualcuno degli anni precedenti.
Io non ho la pretesa di trovare autori italiani al livello della Christie, di Ellery Queen o di Stout però non mi piace che scompaiano autori come quelli che ho citato (e altri) per far posto ad autori italiani che hanno il pregio di costare poco ma che scrivono romanzi da poco (non faccio nomi per educazione ma sono evidenti anche ai lettori ultranazionalisti).
Un saluto
dicembre 18th, 2010 at 16:28
E pensare che avevo partecipato anche io al Tedeschi ;-P
Bé, complimenti al vincitore.
Ci riproverò l’anno prossimo.
dicembre 19th, 2010 at 10:36
Questo numero è importante causa “Tedeschi”. Mi tengo “Punto di Rottura” per Natale. Mi sono letto al volo il racconto della Bartolini, una sorta di prisma ottico dal quale ognuno sceglie il colore che più gli piace. Suggestioni di diversi scenari del mistero aperti da una chiave-parola butatta lì apparentemente per caso. Da amante del giallo “classico” per me è il massimo.
dicembre 20th, 2010 at 17:38
“Caro Antonino, Io non ce l’ho con gli autori italiani ma ce l’ho con gli autori italiani e stranieri scarsi.”
In questo caso, caro Marius, siamo perfettamente d’accordo. Sono un tantino sensibile ai pregiudizi in generale, e in particolare a quelli indirizzati agli autori italiani “di genere”. Per me non ci sono italiani e stranieri, ma bravi autori e cattivi autori. Punto.
Quanto al Premio Tedeschi, mi pare che in linea di massima, finora, non siano stati pubblicati degli autori così scadenti. Poi, una piccola flessione ogni tanto ci può anche essere. In ogni caso, non credo che i grandi autori classici mancheranno all’appello. Abbi fede…
dicembre 21st, 2010 at 12:42
“Ad adiuvandum” di ciò che ha detto Marius, aggiungo che avrei preferito trovare nelle collane Mondadori, ad un prezzo dunque più accessibile, i racconti di Ed McBain, anzichè “Eros e thanatos”; invece toccherà sborsare il triplo per acquistarli da Einaudi. Forse McBain non è sufficientemente “pulp” per la nuova linea editoriale? Se poi mi si risponderà che “Eros e thanatos” è andato a ruba come i gatti, mi inchinerò giudiziosamente ai gusti della maggioranza.
gennaio 12th, 2011 at 02:42
a me punto di rottura è piaciuto molto, anche se devo confessare che all’inizio ho faticato un po’ per entrare nella storia, ma complessivamente bella storia, molto avvincente e intrigante. molto gradevole anche cumino assassino, però è vero..troppo breve!
febbraio 3rd, 2011 at 15:21
ho appena finito di leggere “punto di rottura” su consiglio di un amico e non posso che condividerne gli apprezzamenti entusiastici. il romanzo è piacevole e si legge d’un fiato. affatto scontato o banale, non mi aspettavo un finale così ! ancora una volta giallo mondandori non mi ha delusa Maria Angela