Complmenti Mr.Queen (1248)

luglio 1st, 2010 by Moderatore

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L’ispettore Richard Queen, padre di Ellery, è finalmente in pensione. Vedovo da trent’anni, il figlio lontano, per la sua prima estate da pensionato sceglie Taugus, un luogo remoto con una piccola spiaggia poco frequentata. È ospite del capo della polizia locale, ma le sue giornate passano vuote e oziose. Il riposo proprio non si addice al vecchio segugio ancora pieno di vitalità. Non a caso incontra una donna che risveglia in lui sentimenti dimenticati. E non a caso incontra di nuovo il delitto. Ritrovandosi sul filo del rasoio, proprio come un vero poliziotto. 

Ellery Queen è lo pseudonimo, famoso fin dal 1929, dei due cugini Frederic Dannay (1905-1982) e Manfred B. Lee (1905-1971), ed è anche il nome del loro celebre personaggio, un giallista detective, alter ego dei suoi autori. Tra le sue inchieste più importanti: Il paese del maleficio , Il mistero delle croci egizie e Dieci incredibili giorni . 

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8 Responses

  1. Matteo

    Traduzione integrale?

  2. Bernardo Cicchetti

    Azzardo un no. :)

  3. Luca Conti

    E invece sì, in linea di massima :-)

    Va detto che il romanzo è ragionevolmente breve anche in originale, quindi all’epoca non dev’esserci stato bisogno di tagliarlo…

  4. Piero

    BELLISSIMO ROMANZO !
    A lungo l’ho sottovalutato: non è però un Ellery Queen di prassi. Non c’è il messaggio del morente, non c’è neanche un grande plot, anzi forse non c’è proprio, laddove il virtuosismo delle trame tipico dei Queen che tutti sappiamo (Khalkis, Croci, Sorpresa, Delitto Rovescia, Origine, Colpo di Grazia, Metamorfosi, Maleficio, ad esempio) non esiste, c’è tuttavia un frenetico ritmo narrativo che tiene avvinti fino all’ultima pagina. Più che un giallo classico alla Ellery Queen, un vero e proprio thriller.
    Il colpevole viene individuato già cinquanta pagine prima e le ultime cinquanta pagine sono solo una sommatoria di tentativi per inchiodarlo, fino al pirotecnico finale, in cui l’assassino si scopre che non lo è del primo omidicio, l’infanticidio, ma solo degli altri due; mentre il vero assassino è…
    Protagonista è il padre di Ellery, L’Ispettore Richard Queen oramai in pensione, coadiuvato da una bella infermiera cinquantenne della quale si innamora, che poi è la molla del caso: è lei che è convinta che un banale incidente sia invece un vero e proprio omicidio. Il romanzo vede una vera e propria rivalutazione dell’Ispettore Queen: se lo confrontiamo con l’immmagine slavata, da spalla quasi rassegnata del figlio, mai capace di beccarne una giusta (o quasi) e che risolve i casi più intricati solo perchè ha il figlio scapolo che lo toglie dai guai, notiamo che qui è come se avessimo una figura del tutto nuova, tanto è la differenza con l’altra immagine dello stesso personaggio: qui, anche se pensionato, è attivo, pieno di voglia di fare, col cervello in perenne ebollizione. E’ come se qui lui facesse da Ellery e l’amico capo della polizia di Tangus da Richard. A fronte di un’età avanzata (ma ora 63 ANNI sono un’età quasi da fanciullo, da Fabio insomma o quasi !), è come se fosse stato punto dalla tarantola; e così pure i suoi amici, ex poliziotti, tutti in pensione che collaborano con lui. Vi ricordate il film Cocoon? Ecco, Don Ameche e compagni tutti arzilli?
    Un romanzo sulla vecchiaia, su come ci si possa innamorare anche a sessant’anni suonati, che palpita e strugge e dimostra una sensibilità non da poco: per temi sociali (la tratta dei bambini), l’infanticidio, anche la stessa sensibilità dimostrata allorquando da Jessie viene richiamata la necessità a Richard Queen di comporre il corpo di Connie e coprirlo, giacchè centrata in fronte da un proiettile, cadendo le si era aperto l’accappatoio rivelando che era nuda: “la nudità di una donna appartiene solo a lei”. I due cugini ebrei riescono sempre a fare breccia e a stupire con la loro finezza!
    E del grande nome è il finale, che non è come uno se l’aspetti: il nome dell’assassino del bambino è risolto solo nel finale e associato ad una prova particolare, una federa per cuscini, che viene occultata fino alla fine e trovata solo in seguito ad un ragionamento assai fine.
    Un grande romanzo da riscoprire, insomma.

  5. Luca Conti

    Faccio anche notare, in aggiunta alle parole di Piero, che il sottotitolo originale del romanzo, poi sparito nelle successive ristampe (anche negli Stati Uniti) era “November Song.” Il che dimostra come, nella mente degli autori, questo romanzo fosse già intimamente legato a quello con cui essi intendevano chiudere il ciclo della famiglia Queen, ovvero “Colpo di grazia,” che uscirà nel 1958 e nel quale il tema delle stagioni, dei mesi e soprattutto di dicembre è l’elemento fondamentale della trama,

  6. Piero

    In aggiunta all’aggiunta di Luca, devo dire che da ieri, cioè da quando ho finito di leggere il tomanzo (assieme a Il Villaggio di vetro erano i soli che non avessi ancora letto) mi frulla una certa idea: è possibile che i due cugini Dannay e Lee abbiano voluto omaggiare una grande scrittrice americana autrice di La Buona Terra e Stirpe di Drago, vincitrice del Premio Noberl per la Letteratura, di cui era apparso un racconto sull’EQMM che nella versione italiana della Garzanti n.70 dell’ottobre 1955 (prima che passasse a Mondadori) si chiamava “Riscatto” ? Cioè in altre parole che Pearl Beck fosse un omaggio a Pearl S. Buck ?

  7. Danilo Campanella

    Ottimo romanzo, la premiata ditta Ellery Queen non ha deluso nemmeno questa volta…

  8. Pasquale Russo

    Un romanzo che mi ha riconciliato con i Classici, scritto con grande finezza. Ho iniziato immediatamente dopo “L’inverno di Frankie Machine” di Winslow (altro bel romanzo sulla vecchiaia) e vi assicuro che regge ampiamente il confronto.
    Per Piero: arrivato alle ultime pagine, sono stato anch’io improvvisamente colpito dalla somiglianza fra Pearl Beck/Pearl Buck. Ma c’erano ragioni per un omaggio? Occorre l’aiuto di qualche biografo dei cugini…

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