Posizione di tiro – Legame di sangue – Roberto Riccardi
Intervista a cura di Dario pm Geraci
DG: Tenente Colonnello Riccardi, è un piacere averla qui sulle pagine del nostro sito. Che sensazione si prova ad aver vinto un premio così prestigioso nell’ambito della narrativa thriller?
RR: Una bellissima soddisfazione. Il Premio Tedeschi, il Giallo Mondadori, sono la storia del genere letterario in Italia. Per mia natura sono portato a non prendermi troppo sul serio. In questo caso, catapultato al Noir in Festival di Courmayeur per la premiazione, in mezzo a veri Maestri del settore, sono stato costretto a farlo!
DG: Il Suo è quello che viene comunemente considerato un “esordio al fulmicotone”. Qual è stata la Sua “formazione” nel thriller? Da lettore, quali sono i suoi gusti?
RR: Premetto che sono, da sempre, un lettore tendenzialmente onnivoro. Da adolescente leggevo libri di avventure, classici e… Gialli Mondadori! La prima autrice che ho divorato è stata Agatha Christie. Nel tempo mi sono affezionato ad altri, come Simenon, Chandler e soprattutto Sciascia, che per Legame di sangue è forse il riferimento più presente.
DG: Cosa pensa possa distinguere il Suo romanzo, rispetto ad altri prodotti che trattano temi simili, come ad esempio lo “spinoso” rapporto con la mafia?
RR: Non so se oggi qualcuno possa ritenere di scrivere cose autenticamente originali. La produzione letteraria è sterminata, inconoscibile. Ho messo nella mia storia, che ha una trama di fantasia, un realismo che deriva dall’aver maturato esperienze simili a quelle di Roversi, il protagonista del romanzo. Come lui sono stato un giovane capitano dell’Arma impegnato in Sicilia, e ho svolto indagini su delitti di mafia. Forse questo è un tratto peculiare del mio libro.
DG: Sta già lavorando su un nuovo testo o vuole prima godersi appieno i fasti di questa vittoria?
RR: Scrivere è una malattia difficilmente curabile. Sto lavorando ad altri soggetti, non solo dello stesso genere. Ho imparato poche cose nella vita. Una è che i fasti non tornano da chi sta fermo a goderseli. Per raccogliere occorre seminare. Sempre. Come nelle indagini.
DG: Domanda ricorrente qui a “Posizione di tiro”: Se dovesse scegliere un regista (Italiano o Straniero) al quale far dirigere l’adattamento cinematografico di questo Suo romanzo, chi sceglierebbe?
RR: Resto in patria, credo che un’ambientazione come quella di Legame di sangue possa essere resa meglio da chi ha un’idea più precisa del fenomeno mafioso siciliano, che ha poco a che fare con film (pur bellissimi) come Il padrino o The untouchables. Posso sparare qualche nome enorme? Giuseppe Tornatore e Roberto Faenza, per citare registi che hanno raccontato molto bene la Sicilia. Oppure Gabriele Salvatores, che ha diretto diversi thriller di elevato livello. Ma il mio è un sognare ad occhi aperti, me ne rendo conto.
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Posted in Extra, Posizione di tiro
dicembre 22nd, 2009 at 19:57
d
gennaio 11th, 2010 at 13:04
Ieri sera ho cominciato la lettura del romanzo e diciamo che promette molto bene….
saluti dalla Sicilia!
gennaio 17th, 2010 at 12:56
Ho letto il romanzo di Roberto Riccardi. Davvero bello. Premio meritatissimo.
gennaio 21st, 2010 at 15:40
Complimenti di cuore!
E’ riuscito s trasferire al lettore i pensieri e i meccanismi dei singoli personaggi con una tale semplicità da trasformarli in uomini e donne reali e dinamici.
Ci si affezione a Roversi: un uomo, ma un capitano…..
gennaio 24th, 2010 at 22:19
Il libro di R. Riccardi è avvincente, realistico e “umano”, nel senso che trasmette le emozioni che prova il Protagonista. Non c’erano dubbi, sulla qualità del racconto, dopo aver letto “Unità Speciale” e “Nucleo Operativo”, oltre a “Sono stato un numero”. Complimenti, attendo con ansia il Suo prossimo scritto. Ciao, marina