Morte di una strega (1232)
Londra, Elysian Hall, la celebre Esposizione del 1947. Occasione fin troppo ghiotta per Isabel Drew, soprannominata Jezebel, chiacchierata attrice inglese. Davanti a una platea di cavalieri in armatura, Isabel si affaccerà da una torre di legno per declamare dei versi. Ma nel momento in cui si appresta a ricevere l’omaggio dei cavalieri, Isabel precipita sul palco. Eppure a ucciderla non è stata la caduta. L’abile ispettore Cockrill, che è tra gli spettatori, non ha dubbi: Isabel Drew è stata strangolata. E il mistero è destinato a infittirsi: tutti quelli che potevano ucciderla hanno un alibi inattaccabile. Mentre sinistri biglietti annunciano altre morti, l’assassino torna a colpire.
Christianna Brand (1907-1988) è una delle più note autrici del classico giallo all’inglese. Nata in Malesia, visse da bambina in Estremo Oriente, per poi trasferirsi in Inghilterra, dove lavorò come modella. Il suo personaggio più conosciuto è l’ispettore Cockrill, stizzoso ma umano.
All’interno, l’articolo “La trasversalità nel giallo” di Nicola Verde.
(vai alla visualizzazione completa del volume)
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ottobre 30th, 2009 at 19:41
Uno dei migliori esempi di delitto impossibile, anche se non è difficile arrivare alla soluzione contemporaneamente all’ispettore Cockrill:-)
ottobre 30th, 2009 at 20:10
Su Cockrill qualche spunto tratto da altri libri “L’ispettore Cockrill arrivò alla casa prima di mezzogiorno. Piccolo, bruno e con gli occhi acuti, un piccolo vecchio passero insignificante adorno di un panama bianco dal sorprendente candore, si trovò ben presto, come un passero, al centro dell’interesse e dell’attività generale, saltellando e sfrecciando qua e là, alla ricerca di briciole d’informazione”. Piccolo, dunque, e con i capelli “biondi e ricciuti”. Un passerotto che, però, sa farsi valere “Le supposizioni le faccio io” dice bruscamente. Inarca Il sopracciglio, risponde burbero o acido. Acuto ed intelligente. Fuma in continuazione sigarette che si prepara da solo. Conseguenza dita gialle di nicotina. E non evita di gettare mozziconi e cenere per terra.
Vediamo un pò qui cosa combina.
ottobre 30th, 2009 at 22:37
La migliore camera chiusa che abbia letto negli ultimi tempi !
Va detto che la Brand liquida la consueta atmosfera in cui matura il delitto, che la Heyer avrebbe portato ad una sessantina di pagine, in tre pagine, fornendo le motivazioni per una vendetta che colpirà inesorabile. La Camera Chiusa è su un palcoscenico, durante una rappresentazione equestre: in se per se non è una camera chiusa assolutamente originale, ma è uno dei pochi romanzi di autori che non si siano dedicati espressamente a tale sottogenere (la Brand ne ha scritto un altro assai buono: Tour de Force) in grado di stare alla pari di un romanzo di Carr. E’ un romanzo con una carica molto ipnotica: un cavaliere che a rigor di logica non sarebbe dovuto esserci su un cavallo, invece non può che esser lì perchè qualcuno vede gli occhi sotto la visiera dell’elmo.
La sconcertante soluzione è veramente magistrale, anche se…una vecchia volpe ci può arrivare, come dice Luca.
Ehm..io ci sono arrivato, ma..l’elmo comunque mi ha disorientato.
Tanto di cappello alla Brand, grandissima autrice che purtroppo scrisse assai poco.
ottobre 30th, 2009 at 22:39
Ovviamente c’è l’inghippo, e la Brand svia e manipola alla Christie, in un romanzo da Carr prima maniera, alla Bencolin, tanto per intenderci.
ottobre 31st, 2009 at 10:50
per questo corro dritta in edicola.
buon we ai guru del forum!
ottobre 31st, 2009 at 14:13
Io non mi esprimo sugli altri libri Gialli in edicola questo mese, ma se me lo chiedessero, direi : Prendete la Brand casomai non l’abbiate !
I 4,20 euro del prezzo sono una bazzecola al confronto con la statura di questo romanzo, inserito tra le migliori camere chiuse mai concepite (soprattutto per l’atmosfera e su come viene trattato l’intreccio e i suoi sviluppi), più che per l’ingegnosità del metodo: secondo me quelle più bizzarre, sono le Camere Carriane e Halteriane. Oops, mi è sfuggito il riferimento ad Halter: scusate.
Ora verrà il mal di pancia a qualcuno
ottobre 31st, 2009 at 14:14
Io non mi esprimo sugli altri libri Gialli in edicola questo mese, ma se me lo chiedessero, direi : Prendete la Brand casomai non l’abbiate !
I 4,20 euro del prezzo sono una bazzecola al confronto con la statura di questo romanzo, inserito tra le migliori camere chiuse mai concepite, soprattutto per l’atmosfera e su come viene trattato l’intreccio e i suoi sviluppi, più che per l’ingegnosità del metodo: secondo me quelle più bizzarre, sono le Camere Carriane e Halteriane. Oops, mi è sfuggito il riferimento ad Halter: scusate.
Ora verrà il mal di pancia a qualcuno
P.S. C’erano delle parentesi di troppo !
ottobre 31st, 2009 at 19:24
Ma sì, datecelo questo Halter!
ottobre 31st, 2009 at 22:38
Dateci l’Altere, maledetti!
novembre 1st, 2009 at 11:11
Specifica bene Fabio: Non l’Alt(i)eri ma l'(H)alter
Non si mai che ci fanno lo scherzetto…
novembre 1st, 2009 at 17:15
Possiamo venire ad un compromesso. Dateci l’Altieri che ci dà l’Halter…
novembre 1st, 2009 at 19:11
Ben venga l’Halter, nel frattempo comprerò la Brand.
novembre 1st, 2009 at 19:48
A me francamente non fa ridere.
Evitiamo la presa per il sedere: Paul Halter, che vendeva molto, soffre dello stesso male di cui soffriva S.A. Steeman, che vendeva pure molto: è un autore francese.
E in fondo in fondo alla Mondadori nel corso degli anni si è manifestata sempre una certa idiosincrasia ai francesi ed una specie di anglofilia.
Per cui, il resto vien da sè.
Ci si chieda piuttosto per quale motivo prima gli Steeman e gli Halter venivano fatti e poi no: questo sarebbe da chiedersi.
Al di là di questo, l’autore e il romanzo cui questo spazio è dedicato, strameritavano di essere ritradotti.
novembre 1st, 2009 at 19:51
Non mi riferivo al commento di Alessandro, ma al tono dei commenti.
Punto.
Parlerò se e quando uscirà “Barberousse”. Per il resto ho fatto pure male a ricordare e comparare la qualità e la visionarietà dell’opera della Brand con altre.
novembre 1st, 2009 at 19:53
Refuso: è da leggersi “meritavano di essere ristampati” non “ritradotti”.
novembre 1st, 2009 at 22:51
Piero, non penso che la nazionalità c’entri molto: Mondadori manda in edicola un libro francese ogni mese, solo che ha la copertina nera e non gialla
Fra l’altro mi risulta (se non fosse così mi scuso) che un collaboratore e autore storico delle collane Mondadori, come Stefano Di Marino, ami più i francesi che gli anglosassoni.
Forse sono più cari, o meno propensi ad essere pubblicati solo in edicola…
novembre 2nd, 2009 at 11:59
Mio caro Quiller, io non parlo dei romanzi di Gerard de Villiers, cioè dei Segretissimi. Se parliamo di romanzi di spy, e di noirs (così come si intendono oggigiorno, e non come si intendevano sessant’anni fa) indubbiamente hai ragione tu.
No, io mi riferisco ai francesi del Giallo Classico: quelli alla Mondadori, risultano antipatici, non so perchè: quando ci sono delle aperture, esse non durano mai molto.
novembre 2nd, 2009 at 14:14
Caro Piero, cari amici,
la Brand ha scritto un altro Giallo della Camera Chiusa. E’ stato pubblicato da Polillo ed è “Uno della famiglia”(“Suddenly at his Residence”). Concordo con tutti:la Brand è molto brava.
Quanto ad Halter, non credo che venda meno degli ultimi illustri sconosciuti americani. Forse costerà di più.
E qui si torna al punto di partenza:i dané.
Grazie
Giuseppina
novembre 2nd, 2009 at 15:16
Aggiungo anche che, oltre ai due romanzi citati, la Brand si è cimentata nel delitto impossibile in diversi racconti, uno dei quali (“The Gemminy Crickets Case”, del 1968, ma gira sotto diversi altri titoli, tra cui “Murder Case”) è assolutamente geniale. Non esiterei a considerarlo uno dei migliori racconti nell’intera storia del giallo, non tanto per la soluzione della camera chiusa quanto per il modo in cui viene celata l’identità dell’assassino.
novembre 2nd, 2009 at 18:28
Luca, questo racconto della Brand è stato tradotto in Italia?
novembre 2nd, 2009 at 19:03
Ma è proprio l’autrice di “Tata Matilda”?
novembre 2nd, 2009 at 19:10
@Alberto: è molto probabile che sia stato pubblicato in appendice a qualche Giallo Mondadori tra il 1969 e il 1970, visto che nel 1968 era uscito negli USA sulla Rivista di Ellery Queen. Adesso, purtroppo, non ho il Pirani sottomano e non posso controllare.
@Quiller: sì, è proprio lei:-)
novembre 2nd, 2009 at 19:36
Ragazzi qualcuno è in grado di dirmi in quali numeri dei gm (o dei classici) sono stati pubblicati i rimanenti romanzi della Brand che sto impazzendo nel reperirli
novembre 2nd, 2009 at 20:12
Death in High Heels, 1941 (La morte ha i tacchi alti, 1951) CG 975
Heads You Lose, 1941 (Cockrill perde la testa, 2001) CG 890
Green for Danger, 1944 (Delitto in bianco, 1984) CG 443
The Crooked Wreath/Suddenly at His Residence, 1947 (Uno della famiglia, 2006) Polillo
Death of Jezebel, 1949 (Morte di una strega, 1994) GM 2382
Cat and Mouse, 1950 (Il gatto e il topo, 1990) GM 2178
London Particular, 1952 (Quel giorno, nella nebbia, 1974) GM 1305 e CG 786
Tour de force, 1955 (Tour de force, 2007) CG 1664
A Ring of Roses, 1977 (Il giardino delle rose, 1980) GM 1662
novembre 2nd, 2009 at 20:15
Luca adorabile
novembre 2nd, 2009 at 20:20
Si può vedere di reperire le informazioni sul racconto citato da Luca (Gemminy Crickets)? E’ stato davvero pubblicato in coda a qualche giallo?
novembre 2nd, 2009 at 21:26
Io mi preoccuperei per la ragazza di Marco: sentirgli dare dell’ “adorabile” a Luca, dovrebbe fargli venire qualche pensierino.
novembre 2nd, 2009 at 21:27
Refuso: farle venire qualche pensierino.
novembre 2nd, 2009 at 21:40
Bernardo, basterebbe consultare il Pirani (chi ce l’ha; il mio è a Milano, ma io no).
Comunque sono andato a recuperare il racconto nell’edizione USA del 1983 (su “Buffet for Unwelcome Guests: The Best Short Mysteries of Christianna Brand”), dove si intitola “Murder Game”; e ho appena scoperto nell’introduzione – non lo ricordavo – che la Brand aveva scritto un finale diverso per ciascuna edizione (USA e UK)…
Tra l’altro il racconto non è brevissimo (30 pagine), e questo mi fa pensare che, se è uscito in Italia, non è stato in appendice al Giallo ma, casomai, in qualche antologia stagionale.
Più tardi vado a dare un’occhiata a quelle che possiedo, che sono quasi tutte, e se lo trovo ve lo faccio sapere.
novembre 2nd, 2009 at 21:48
Ohimé, io avevo un mezzo Pirani (la prima parte…) che non ho nemmeno più.
novembre 3rd, 2009 at 11:39
c’è una raccolta di racconti della Brand in lingua originale pubblicata dalla Mysterious Press.
non dovrebbe essere difficile reperirla online.
l’anno scorso nella stessa serie ho comprato quella di Berkeley/Sheringham.
novembre 3rd, 2009 at 11:40
e sì è proprio l’autrice di Tata Matilda….
novembre 4th, 2009 at 15:03
con un certo rammarico segnalo la mancata presenza ,per il secondo mese consecutivo, dei gialli e classici del giallo Mondadori nelle edicole di Cassino(FR)…..
novembre 4th, 2009 at 15:57
@Anne: il volume cui ti riferisci, ovvero “The Spotted Cat and Other Mysteries from inspector Cockrill’s Casebook,” non è della Mysterious Press ma della Crippen & Landru (non lo dico per pedanteria ma soltanto per indirizzare nel senso giusto chi volesse procurarselo).
E comunque quel racconto non vi è incluso, perché la raccolta presenta solo i casi con l’ispettore Cockrill, mentre in “Murder Game” (o “Gemminy Crickets” che dir si voglia) Cockrill non c’è. La Brand aveva già abbandonato il suo personaggio a metà degli anni Cinquanta, e il racconto è del 1968.
novembre 4th, 2009 at 16:05
@ luca
hai ragione ;). stavo citando a memoria visto che al lavoro non avevo il libro a portata di mano…
novembre 4th, 2009 at 19:05
Beccato!
novembre 4th, 2009 at 20:48
Beccato..cosa?
novembre 4th, 2009 at 21:04
Piero credo che Fabio intendesse comprato.
Spero che a Mantova escano domani.
novembre 5th, 2009 at 00:33
Comprato, appunto. Mi dispiace un pò di essere cresciuto che non li posso più fregare…
novembre 5th, 2009 at 09:29
Fabio
novembre 5th, 2009 at 10:51
Ohibò, vuoi forse dire che Fabio la cui cultura è enciclopedica in tema di Giallo (lo dice Pigozzi)non conosceva questo romanzo? Poffarbacco.
Qui urge una sentenza: impalatelo !
Avrei suggerito un altro modo, come già in altro romanzo di Christianna Brand, ma poi in fondo mi dispiace: è pur sempre il campionissimo, di scacchi s’intende. Quindi, mi basta solo che lo si impali.
novembre 5th, 2009 at 13:08
Piero, non ho una cultura enciclopedica. Semmai l’opposto. Per motivi di asma allergica ai maledetti dermatofagoidi che si annidano soprattutto nei libri la mia casa è stata ed è tutt’ora un va e vieni di pubblicazioni dato che non posso tenerli molti in giro. Tanto per darti un’idea l’anno scorso ho dovuto sbolognare con gran dolore più di 200 libri di scacchi…
Per leggerli devo andare fuori all’aria aperta e insomma hai capito i sacrifici che devo fare. Per cui mi fido più della tua memoria che della mia. Spesso ricompro libri che ho già letto e me ne accorgo solo dopo un pò. E’ chiaro, tuttavia che, avendo un discreto numero di anni in più dei tuoi ed essendo ormai prossimo a cadere nella tomba, qualche libro in più di te l’ho letto sicuramente.
Per l’impalatura sono d’accordo. Basta che arrivi dopo la tua…:-)
novembre 5th, 2009 at 19:17
Preso oggi e gustao il bell’articolo di Nicola Verde!
novembre 6th, 2009 at 01:22
Vedi che non sei ancora vecchietto e prossimo alla tomba come suoli dire? Bravo: la tua risposta m’è piaciuta!
Io sfotto sotto sotto, ma tu sei Fabio:
A Fabio, semo ‘na forza ! detto alla romana (mi scuso con Leoni se il mio lessico romanesco non è perfetto).
novembre 6th, 2009 at 10:19
@Fabio: oramai il tuo articolo sui delitti sull’isola immagino sia stato pubblicato da un bel pezzo, ma, casomai ti servisse ancora, ho un’altra chicca:
John Ferguson : Terror on the island (1942).
Ferguson è uno degli autori misconosciuti di gialli e appartiene ai primi del novecento: il titolo che ti ho segnalato è segnalato come ultimo dei suoi thrillers.
Nei capolavori fu pubblicato “Mosca cieca” (The Man in the Dark) che mi è arrivato ieri assieme ad una messe di titoli, regalati da un amico; anche se il suo capolavoro pare sia
THE GROUSE MOOR MYSTERY. Alcuni altri romanzi furono pubblicate da altre piccole case editrici italiane intorno agli anni ’40.
novembre 6th, 2009 at 10:36
Grazie Piero de’ Pieri, me lo segno anche se l’articolo è stato pubblicato.
novembre 6th, 2009 at 12:37
Per trovare qualche notizia su Ferguson, ai tempi del Mesplède, sono diventato matto (nessuno ne sapeva niente).
Dopo una lunga serie di ricerche, ho infine scovato un annuario del clero scozzese dal 1689 al 2000, dal quale è saltato fuori qualcosa. Ecco qui:
John Alexander Ferguson (1871-1952) è stato un sacerdote scozzese, commediografo e autore di gialli. Prima di diventare sacerdote ha fatto per lungo tempo l’impiegato delle ferrovie. Poi ha girato, come parroco e cappellano, un bel po’ di città e paesi di Scozia e Inghilterra.
Nel 1946 è rimasto vedovo ed è andato in pensione.
novembre 6th, 2009 at 13:01
E sono nato io…
novembre 6th, 2009 at 15:09
Sicchè la Brand era una modella. Immaginate oggi se Naomi Campbell o la Schiffer provassero a scrivere un libro cosa ne verrebbe fuori.
novembre 6th, 2009 at 16:24
@ luca
>ai tempi del Mesplède
:(…..?
@ alessandro b
>se Naomi Campbell o la Schiffer provassero a scrivere un libro
il loro editore le rifornirebbe sicuramente di ghost writer…:D!
novembre 6th, 2009 at 20:30
..E siccome so che c’è sempre Luca pronto in agguato a dire qualcosa..dirò che assieme al Ferguson sono arrivati anche 2 Gribble : uno dei suoi capolavori “Il mistero della squadra azzurra” e “Vicolo cieco”, entrambi dei Capolavori. Un’amica stamattina mi ha detto che se già trovare quello che mi hanno regalato non è affatto facile, ma che se fosse stata la Palmina, il prezzo si sarebbe aggirato sui 130 euro almeno.
Peccato!
Ma il volume è in eccellenti condizioni: sembrerebbe acquistato ieri !
novembre 6th, 2009 at 20:31
Sto parlando di “Mistero”.
novembre 6th, 2009 at 21:45
“il mistero della squadra azzurra” non è affatto male, anzi. Uno dei pochi gialli, a mia memoria, di argomento calcistico (si svolge nello stadio dell’Arsenal). Da anni sto cercando una copia dell’edizione originale (anzi, le edizioni originali sono due, perché Gribble ha completamente riscritto il libro nel 1950 – la prima è invece del 1939), con tanto di sovraccoperta, ma gira solo a prezzi esagerati (l’ultima che ho visto è in vendita a 4500 euro :-).
La sovraccoperta è bellissima: una foto che mostra George Allison, l’allenatore dell’Arsenal nel 1939, che impartisce una lezione di tattica ai giocatori usando una sorta di Subbuteo.
Gribble (1908-1985) ha scritto anche sotto il nome di Piers Marlowe (“Il doppio tredici” e il già citato “Vicolo cieco”).
novembre 7th, 2009 at 11:28
Siccome è inutile scomodare Luca per Craig Rice che immagino sia conosciuta ai più (ma non ne sono tanto sicuro: una di quegli autori – ma era donna – che stanno a metà tra giallo classico e hard boiled, come Latimer per es., e per questo con trame molto godibili), dico che assieme a “La donna ombra”, mai più ristampato (un vero delitto!) credo, mi è arrivato un Percival Wilde, “Gita a sorpresa” (Mystery Week-End (1938), Capolavori n.70. Ma sempre nella stessa serie c’era “Tiro alla carabina” (Inquest, 1938). E lo stesso autore esiste anche nella serie delle 3 scimmiette Garzanti : Le ossa di Tinsley (Tinsley’s bones,1942). A me risulterebbe almeno un altro romanzo: Design for murder,1941. Comunque assai pochi romanzi polizieschi. Da quello che son riuscito a ricavare io, era un autore di commedie e pieces teatrali, e sceneggiatore. E a dispetto del nome..americano !
Ora il nostro Luca, sempre in agguato, farà la sua..immagino
novembre 7th, 2009 at 13:56
WILDE, Percival
[1887, New York – 1953]. Statunitense.
Commediografo e romanziere, Wilde è oggi completamente dimenticato, ma nel campo del giallo ha lasciato un’impronta originale e, soprattutto, anticonvenzionale. Espulso da una gran quantità di scuole per il suo carattere ribelle, riuscì comunque a prendere una laurea breve alla Columbia University (1906). Nel 1912 piazzò a un periodico il suo primo racconto, destinato a suscitare l’interesse di alcuni registi teatrali. Fu così che Wilde decise di dedicarsi alla commedia, diventando forse l’autore americano più rappresentato dalle compagnie amatoriali (il cosiddetto fenomeno del ‘‘Little Theatre’’) soprattutto grazie alla sua prima raccolta di atti unici, pubblicata nel 1915. Curioso come nessuno dei suoi lavori sia mai stato rappresentato a Broadway, anche se questo non gli ha impedito di raggiungere una notevole popolarità con testi come “Fingers of God”, che supererà le diecimila repliche, e “Confessional”, che vi andrà molto vicino.
Dal 1938 al 1942 Wilde scrisse e pubblico` quattro ottimi polizieschi: “Mystery Wee- kend” (1938), “Inquest” (1940), “Design for Murder” (1941) e “Tinsley’s Bones” (1942), in cui sperimentò formule non molto con- suete come, per esempio, i narratori mul- tipli (con relativo, contrastante punto di vista) o il delitto che non viene risolto da alcun detective ma la cui soluzione è la- sciata alla semplice lettura, inserendosi così in quella singolare linea di varianti che annovera autori straordinari come Kenneth Fearing.
[LC]
Bibliografia:
Mystery Weekend, 1938 (Gita a sorpresa, 1940); Inquest, 1940 (Tiro alla carabina, 1940); Design for Murder, 1941 (I conti non tornano, 1952); Tinsley’s Bones, 1942 (Le ossa di Tinsley, 1955).
novembre 7th, 2009 at 16:14
Quindi c’è anche il quarto P.Wilde tradotto in italiano! Luca è sempre impareggiabile!
Anche nel caso non uscisse nessun Dizionario (non me l’auguro), basterebbe mettere insieme tutti gli aggiornamenti suoi su questo Blog e avremmo un bel malloppo di indicazioni.
Un saluto a Luca.
novembre 7th, 2009 at 16:50
Non arrendiamoci sul Dizionario!!!
novembre 7th, 2009 at 17:25
“I conti non tornano” era il numero 84 dei Gialli del Secolo.
novembre 7th, 2009 at 18:11
..Ma era integrale? Ho avuto occasione in passato di prendere qualcuno de I Gialli del Secolo (i Carr o Carter Dickson che dir si voglia prima che venissero fatti dalla Mondadori), cosa che non ho fatto grazie a Dio, perchè girava voce che fossero alquanto rabberciati.
novembre 7th, 2009 at 20:18
Macché integrale:-)
DI Gialli del Secolo integrali non ne conosco neanche uno, e sì che ne ho parecchi.
novembre 16th, 2009 at 15:13
la brand è proprio quella di tata matilda. gli scrittori inglesi non hanno la spocchia di quelli italiani e si cimentano volentieri con i libri dedicati ai bambini. tra i mille esempi il grande roald dahl.
della brand è fantastico delitto in bianco.
novembre 19th, 2009 at 11:17
Ho letto il saggio di Nicola Verde sulla trasversalità. Non sono d’accordo sulla sue tesi.
Il romanzo poliziesco scrive Verde è un ottimo mezzo per esplorare la realtà, soprattutto se si stacca dalla macchinetta (il plot narrativo che porta all’individuazione del colpevole) e s’immerge nell’umano.
Si tratta di un diffuso errore culturale che sorprende leggere sul classico Mondadori, in quanto sua conseguenza logica sarebbe chiudere la collana che della vituperata “macchinetta” s’è sempre soprattutto occupata.
Non uno degli autori che Verde cita come esempi d’interpretazione della realtà attraverso il poliziesco, sono infatti pubblicati nelle collane gialle Mondadori. Con l’eccezione forse di un Simenon.
Verde si spinge fino a magnificare una collana di altro editore che pubblica orgogliosamente romanzi gialli “socialmente utili”. Siamo al romanzo “diversamente poliziesco”, all’”operatore letterario d’inchiesta giudiziario-sociale”. Il ridicolo linguaggio del politically correct applicato al giallo.
La mia opinione è che Verde sia legato a quella concezione, negata a parole, che divide la letteratura in sera A e B, a seconda dell’importanza del tema trattato. Il giallo che s’occupa solo della “macchinetta” è serie B; invece il giallo che si ibrida con la sociologia, l’impegno, è alta letteratura.
Da lettore non solo di gialli, ma di Dostoevski, Shakespeare, Heminghway, Steinbeck, Popper, Tolstoi, Conrad, Flaubert, Standhal, Cormac Mcarthy, Mcewan ecc ecc ecc, dico che NON E’ VERO.
Ecco le mie obiezioni:
1)Non sta scritto da nessuna parte che la letteratura deve occuparsi della realtà per essere alta, ammesso che ci si possa intendere sul significato di realtà. È una concezione che deriva dalla critica di stampo marxista, strana ideologia che pur negando la realtà ne ha fatto un idolo. La buona letteratura non deve occuparsi della realtà per prescrizione critica, ma dell’umano in tutti i suoi aspetti. La buona letteratura non è solo quella scritta bene, ma quella che fa girare le pagine al lettore. Un libro non letto è buono per pareggiare le gambe dei tavoli. Certo la critica non la pensa così, ma pazienza…
2)La “macchinetta” non è estranea all’umanità come sembra pensare Verde. Per “macchinetta” Verde intende il percorso di ogni giallo, che parte dalla quiete, prosegue col turbamento di essa con il delitto e termina col ritorno alla quiete, attraverso l’individuazione e punizione del colpevole. È la struttura base del giallo che poi viene in mille modi variata e violata. Secondo certa critica autoreferenziale questa è una struttura conservatrice perché ci sarebbe un falso ritorno alla quiete, falso perché in realtà nel mondo capitalistico non c’è possibilità di quiete. Si tratterebbe quindi di una struttura narrativa che tende alla edulcorazione della vita e che quindi si distacca dalla realtà.
3)Sono tesi entrate nel senso comune, ma non per questo meno sbagliate. Da dove viene la macchinetta? Un ‘indizio viene dal primo giallo conosciuto che non è di Poe , ma di Sofocle: Edipo re. Non sto qui a ricordare la perfetta trama gialla della tragedia che come tutte le altre in una società che abbandonava il tribalismo magico religioso e s’apriva al dramma dell’individuo, era il tentativo di razionalizzare il MITO. Ed è dal MITO che la macchinetta disprezzata da Verde viene.
4)Il mito secondo gli antropologi racconta una sola storia: s’abbandona la quiete dell’eternità e si nasce nel tempo turbato da mille traversie e alla fine del percorso morendo si torna alla quiete dell’eternità. Già la medesima struttura, del giallo: quiete turbamento quiete. Che però non è del giallo, ma dell’umano ed è la metafora in forma stilizzata (appunto mito) del percorso che ogni essere umano compie sulla faccia della terra: nascere vivere morire. Le storie hanno un inizio mille traversie ed una fine perché sono gli esseri umani ad averlo. Se gli umani fossero Dei immortali le storie non avrebbero mai fine e forse nemmeno comincerebbero, le storie sono il segno della mortalità umana.
5)Con questo si ha a che fare di fronte alla “macchinetta”: con l’eternità della condizione umana, non al subdolo tentativo di ottundere la coscienza del popolo da parte della cattiva industria culturale al servizio dei padroni e altri luoghi comuni. Ecco perché nonostante il parere dei critici le storie, le favole saranno sempre ascoltate; ecco perché le bidimensionali, ma eleganti figurine della Christie (mai citata nel saggio di Verde), di Queen, di van Dine, raccontano dell’umano quanto i tormentati eroi di Chandler, Chase, Ellroy, Woolrich, quanto i grandi romanzieri e soprattutto più di tanta letteratura “simil poliziesca” infarcita di sociologia scadente perché lo prescrive il gusto corrivo della critica ideologica.
novembre 19th, 2009 at 12:26
Concordo con esnaider, specialmente sul punto 5. Ritengo però che non sia tanto un prioblema di critica ideologica ma di semplici gusti del pubblico a cui troppo spesso gli autori, per comprensibile convenienza, si adattano.
novembre 19th, 2009 at 16:44
Però Nicola Verde scrive anche “Nessun genere (e mi permetto di comprendere pure il mainstream) può essere considerato figlio di un dio minore. Tutti hanno come prerogativa quello di raccontare storie. E un “buon libro” è soltanto quello scritto bene”. E dunque lo stesso Nicola Verde potrebbe intervenire per chiarire il suo pensiero…
novembre 19th, 2009 at 18:57
Acc… non pensavo di ferire la suscettibilità di qualcuno, di solito mi tengo alla larga dalle diatribe. Comunque..Grazie Fabio, il passo richiamato compendia il mio pensiero: un buon libro, lo ripeto, è soltanto quello scritto bene. Non sono né il primo né l’ultimo a dirlo. A prescindere che sia giallo, noir, rosa, fantastico. Quindi né A né B nei generi (nei quali, guarda un po’, comprendo persino il mainstream), ma soltanto nella qualità. Non vitupero, né disprezzo la “macchinetta”, dico solo che non basta, che bisogna affiancarle dell’altro. Tutto qua, tutto il resto è, come si dice “fuffa”! Quanto poi alla collana non Mondadori, non mi pare di averla “magnificata”, l’ho soltanto portata a esempio di quella “trasversalità” che finisce addirittura nel sociale. In definitiva, quello che conta è raccontare storie bene!
novembre 20th, 2009 at 03:54
Sto leggendo un altro della Brand, “Cockrill perde la testa”. Faccio solo notare come queste “povere scrittrici” come appunto la Brand, avevano ciascuna dei propri gusti privilegiati nel propinare la morte nelle proprie pagine: la Christie adorava i veleni, la Brand non dico che adorasse ma sicuramente utilizzava con diletto il metodo di far morire decapitati i propri personaggi: in “Morte di una strega” e appunto in “Cockrill perde la testa”.
Era una lontana discendente di Couthon, Saint-Just o Robespierre ? Mah…
novembre 20th, 2009 at 09:59
Per quanto mi riguarda la mia suscettibilità non è stata affatto ferita. Stiamo solo amabilmente scambiandoci opinioni tra persone che condividono una bella passione. La mia sottolineatura riguardava il fatto che non considero il giallo all’inglese meno foriero di aspetti umani rispetto all’hard boiled o al noir. Tutto qui.
novembre 20th, 2009 at 19:56
Ne sono contento. Mi sta bene quando due opinioni non coincidono perfettamente: meglio la critica all’indifferenza.
novembre 22nd, 2009 at 12:28
tralasciando gli infantili accenni alle altrui suscettibilità e alle altrui opinioni come fuffa, alcune osservazioni:
1) L’amico nicola verde usa come sinonimi scrivere bene e raccontare bene storie. al contrario non sono la stessa cosa. balzac non era un grande stilista, ma un grande narratore di storie. italo calvino il contrario.
2) nicola verde deve mettersi d’accordo con se stesso: se la “macchinetta” non basta, di fatto, anche se poi lo nega, compie una divisione tra A e B.
Scrivere: “Quindi né A né B nei generi… ma soltanto nella qualità.” significa ritenere di qualità il giallo che s’occupa di “realtà” (nozione molto generica che può spaziare dai casi umani alla maigret alle inchieste di saviano) mettendo la sordina alla “macchinetta”.
Una concezione spiace dirlo zdanoviana della qualità.
In effetti pure majakovski, majerch’old, achmatova ecc ecc venivano accusati di non occuparsi della realtà. “arte degenerata” diceva il ministero della cultura.
Proporre come nuova e libertaria una concezione dell’arte che risale a ben prima di marx e che ha provocato lutti e disastri, è uno dei paradossi della nostra epoca.
L’arte non DEVE essere socialmente utile, lo è di per sé.
ad ogni modo è del tutto sbagliato disporre prescrizioni e ricette ideologiche e in base a queste fare liste di buoni e cattivi.
3) etto ed etta in italiano sono suffissi diminutivi. usando “macchinetta” per designare il meccanismo giallo, nicola verde lo diminuisce, in qualche modo mostra di disprezzarlo. certo i suffissi in questione hanno anche valenza affettiva…
detto questo non è mia intenzione litigare con nessuno, ma se ve ne fosse la volontà discutere rilassatamente.
cordialità.
novembre 22nd, 2009 at 17:38
Ho usato la forma diminutiva semplicemente perché qualcuno, prima di me, l’ha fatto, quel Glauser nominato, e non mi pareva di star lì a sottilizzare. Sofismi. Nessun disprezzo. E per “fuffa” non intendo le ragioni degli altri (di cui ho sempre grande considerazione), ma soltanto quelle disquisizioni che girano attorno al nulla. Ribadisco un concetto a me caro (e qui chiudo ogni polemica): arroccarsi dietro il principio che la “macchinetta” da sé valga un romanzo, significa ghettizzarsi, questo sì, vuol dire riconoscersi in una letteratura di serie B. E compiacersene. Evoluzione. E’ una regola che vale per tutto. Io credo che l’abbiano capito bene molti autori nostrani. Siamo su due fronti diversi. D’altra parte c’è chi ama i rebus e le parole incrociate. Io no. Questioni di gusto.
novembre 22nd, 2009 at 21:19
Evoluzione ? E cos’è l’Evoluzione del Giallo ?
Non usiamo paroloni: evoluzione si ha e se ne può parlare solo in presenza di dati oggettivi e incontrovertibili, assolutamente lontani da una qualsiasi questione di gusto personale: Darwin formulò la teoria dell’evoluzione sulla base di dati oggettivi (ed è anche da vedere..).
Di che dati oggettivi siamo in possesso? Possiamo dire che il romanzo contemporaneo poliziesco, quello che comunemente si dice Noir, sia l’evoluzione del romanzo giallo classico?
C’è qualcuno che dice di sì. Ora Verde non è una voce isolata: c’è parecchia gente, soprattutto in Italia, che fa di questa pretesa istanza sociale del romanzo poliziesco la bandiera. Ed è sempre la stessa cosa che viene affermata quando si dice che il Giallo è letteratura di serie B, a differenza di altra letteratura. Col tempo, si è voluto sghettizzare il giallo Noir cosicchè alla vecchia distinzione tra Letteratura, e Letteratura di serie B, si è sostituita quella tra Letteratura-Noir e Giallo. Ovviamente il Giallo Classico è sempre vista come Letteratura di serie B.
Va da sè il fatto che parecchi scrittori che prima facevano hard-boiled, e noir, finita la grande abbuffata, si son ridati al Giallo Classico, come Bill Pronzini, per es. Il discorso è che tra i due generi, il Noir è un genere datato, e pur essendo molto contemporaneo perchè affonda soprattutto in Italia le sue trame nella realtà e nella nostra storia recente, proprio perchè è così reale è anche molto legato ad un certo livello spazio-temporale ben definito; come lo erano i noirs americani degli anni ’40-’50-’60 che riportavano situazioni e vicende tipiche di quegli anni. Il Giallo Classico invece, siccome affonda le proprie storie nella più pura fantasia, è slegato da ogni presupposto temporale e quindi non è affatto datato: ne parlavo l’altro giorno con una amica, che affermava la a-temporalità delle storie e situazioni. Ecco perchè in fondo attira a distanza di tanti anni: perchè le storie di Carr, proprio perchè non affondate in una loro temporalità (eccetto i romanzi storici che volutamente vi si immergono) son sempre riproponibili, non perdono mai di freschezza.
Ovviamente nnon dico qui che tutto il Giallo classico si salva ed è ancora fresco, e neanche dico che tutto il Noir (all’italiana) va condannato.
Io dico invece che non è questione di evoluzione, ma di due generi ben diversi : il romanzo avventuroso-spionistico-action che riprende l’hard-boiled spinto degli anni ’70; il Giallo Classico, in cui io metterei anche il Giallo Chandleriano, di Ross Macdonald, e di Hammett, perchè ricorrono pur sempre talora dei sistemi che sono propri del Giallo Classico, e anche perchè vi sono dei romanzieri ibridi, tipo Craig Rice o Jonathan Latimer che mischiano i due generi.
In altre parole secondo me Il Giallo Classico, e il Noir all’italiana (non Crumley, non Ellmore, non Ellroy ) che poi è molto diverso dal romanzo noir francese alla Vargas , son diversi come lo erano l’Uomo di Neanderthal e l’Homo Sapiens Sapiens, entrambi figli dell’evoluzione dalla scimmia.
Dei due quello più violento e più muscoloso, dalla struttura fisica più possente era il primo, mentre il secondo era più agile ma più debole: chi mai avrebbe scommesso un cent sulla scomparsa proprio del primo? Eppure l’Homo Sapiens Sapiens ha colonizzato il mondo.
Il discorso è che chi fa questi discorsi, è gente che trent’anni fa sventolava il vessillo della cultura alzando lo scontro tra cultura musicale dei tempi nostri e cultura musicali dei tempi passati: quello che è ora lo scontro tra Giallo Classico e altra letteratura poliziesca che affonda la propria azione nel mondo di ogni giorno, un tempo fu lo scontro tra la Musica Contemporanea e la Musica Colta, tra Schoenberg, Kagel, Henze, Stockhausen, e Beethoven, Chopin, Mozart, Bach. Guardate che si dicevano le stesse cose, ma poi nonostante si muovessero personalità intellettuali e anche idee politiche, cosa ne è derivato? Che quella che veniva vantata come la musica nuova del Novecento è rimasta area di pochi oramai; che invece molti sono i compositori che ritornano magari con nuovi modi di suonare alla tonalità, e Bach, Mozart, Beethoven e Chopin si sentono oggi come si sentivano trent’anni fa.
Non si cambieranno mai i gusti del pubblico con battaglie ideologiche; semmai sarà il pubblico a cambiare se non riterrà più un determinato genere vicino ai propri gusti. Ma io ritengo che, fino a che il giallo sarà un tuffo nella fantasia e nel piacere di immergersi in storie assolutamente fuori dal tempo, sarà sempre un genere cui il pubblico si rivolgerà.
L’Italia non fa tendenza, perchè in Italia la politica ha cercato di impossessarsi della cultura, almeno negli ultimi trenta-quarant’anni; bisogna vedere anche altrove: e in Francia, in Inghilterra, in America, in Giappone, il Giallo Classico va ancora alla grande.
Vedere Halter per esempio.
novembre 23rd, 2009 at 10:33
Alle superiori non sopportavo (o non capivo) i lunghi discorsi sofistici di alcuni insegnanti. Anche bravi, tra cui il prof. di filosofia il quale, essendo di formazione marxista, ci faceva, naturalmente, studiare le opere di Benedetto Croce (li mortacci…). Tra l’altro era un signore distinto giacca e cravatta che faceva innamorare le ragazze tra le quali anche la mia compagna di banco di cui ero innamorato non ricambiato (una costante della mia esistenza). Per cui alla fine di tutto il discorso filosofico ero solito saltare su con un provocatorio “E allora?”, sia per fargli pagare in qualche modo il suo stupido fascino maschile, sia per invitarlo ad una sintesi più adatta al mio semplice cervello. Le prime volte ho continuato la lezione nel corridoio della scuola ma in seguito il prof. deve avere riflettuto su qualche bontà della mia domanda e alla fine del discorso concedeva sempre qualche minuto alla sintesi per il mio semplice cervello, recando un discreto sollievo anche ad altri semplici cervelli.
Questo un po’ per sorridere e un po’ per far capire che non sono adatto a sostenere conversazioni che raggiungano una certa complessità di ragionamento. Per farla breve io non vedrei tutto questo contrasto tra il giallo classico e ciò che si è venuto sviluppando in seguito, così come succede per la musica e tutti gli altri parti dell’ingegno umano. Non li metterei su un piano diverso di valori, uno più in alto e l’altro più in basso, che ognuno ha il suo. In un ipotetico scaffale di libri li inserirei alla stessa altezza ma un po’ distanti fra loro.
novembre 23rd, 2009 at 10:46
Ovviamente anche il Giallo Classico, laddove descrive un mondo ed una società, è datato: parlo di certi romanzi della Christie, ancor più di Allingham, ancor più di Rohmer etc..
Sono datatissimi i romanzi di Boca, di Meirs, di Leblanc: solo che Leblanc aveva uno stile ed un fraseggio assolutamente unici, vaporosi, frizzanti, tanto da non risultare pedanti e pesanti. Il fatto che alcuni non riescano ad arrivare in fondo ai romanzi della Allingham o si addormentino, come diceva Fabio, è anche l’espressione di questo “essere datato”.
Guarda caso i romanzi della Christie che più reggono il paragone sono quelli svincolati dalla temporalità. Un altro romanziere assolutamente non convenzionale e assolutamente non datato è Philip MacDonald.
Insomma, laddove le storie affondano nel più puro “rebus”, genere da cui Verde prende le distanze (ma è liberissimo di farlo, intendiamoci), e nel gioco di intelligenza, insomma nel divertissement, senza descrivere pedissequamente un mondo ed una società, esse sono sempre leggibili e in fondo sempre attuali, proprio perchè a-temporali.
La posizione di Verde è una posizione rispettabilissima, che esprime il modo di vedere di altra parte di lettori: non giriamo intorno: nessuno dice, che quelle che scrivono gli scrittori del genere cui allude Verde, non siano storie anche ben scritte, e non meritino di essere lette. E’ solo che esprimono un punto di vista che è diametralmente opposto al nostro, punto. Che ci volete fare? Perchè volete sempre cercare di razionalizzare i vostri intenti e cercare di presentarli come evoluzione e come la modernità, dicendo nello stesso tempo che quello in cui credono gli altri è vecchiume? Sono due figli gemelli, non monozigoti: uno è biondo, l’altro bruno, uno è bello l’altro brutto, ma sono due identità DIVERSE.
Ha però un significato profondo che le tesi di Verde siano state pubblicate sul Giallo Mondadori, che da sempre si è fatto conoscere per il Giallo, che ora viene da lui ripudiato: il fatto che vengano pubblicate NON IN UN BLOG COME QUESTO, che è spazio di confronto di idee e di rubriche (che come dice Dario vuol sostituire IL CERCHIO VERDE dei begli anni passati) ma SUL GIALLO MONDADORI, ha la sua brava importanza che è sfuggita ai più: significa che l’idea di Verde è sposata da Altieri, altrimenti il suo saggio non sarebbe mai stato pubblicato su qualcosa che è diretta espressione delle scelte programmatiche editoriali della direzione. Solo che come dice Esnaider, fa pensare una scelta di questo tipo: significa in altre parole, come dice Esnaider, e come io ritengo che sia vero, dire che quello che il Giallo ha fatto nel passato e per cui è passato alla storia, non ha più significato, perchè il significato sta nella pretesa evoluzione e nella trasversalità del giallo, significa affermare qualcosa che è espressione di un pensiero ben determinato.
Io francamente penso che proprio perchè nel Giallo Mondadori coesistono diversi punti di vista e diverso pubblico, un intervento del genere avrebbe potuto e dovuto avere uno spazio qui, sul Blog e rappresentare una delle tante voci del Genere, invece che avere spazio sul Giallo che dovrebbe essere imparziale e solo mezzo di conoscenza nei confronti di tutti ed espressione di tutti.
novembre 23rd, 2009 at 13:57
Alt. Mi pare si stia andando al di là delle intenzioni. Tranquilli: Altieri non ha affatto “sposato” la mia tesi, ci mancherebbe! E’ soltanto accaduto che è stata data voce a un’anima forse un poco diversa, ma pur sempre un’anima giallo/nera (e non in senso calcistico). Soprattutto nessun catastrofismo: dopo il mio articoletto non accadrà un bel nulla!
novembre 30th, 2009 at 10:41
Per chi vuole conoscere la mia vera paura nel leggere i romanzi polizieschi vada su http://corpifreddi.blogspot.com/
novembre 30th, 2009 at 11:52
@Fabio: Finalmente! Pensavo che ti fossi preso la gronf gronf “Suina”, visto che non ti leggevo più; e tu sei uno che stai sempre…
novembre 30th, 2009 at 13:13
Sono sincero. Mi aspettavo qualche intervento sulla antologia curata da Stefano Di Marino e da me seguita con interesse anche se non è nelle mie corde. A volte ho l’impressione che ci sia una divisione troppo netta tra i frequentatori del blog.
novembre 30th, 2009 at 14:14
La sto leggendo proprio in questi giorni. I primi due racconti mi sono piaciuti e sono al terzo ( il saggio di Marino). E’ un genere per il quale non coltivo una grande passione ( anche se da ragazzo ho amato molto i film di Argento) ma l’iniziativa è sicuramente interessante e spero che ne seguano altre.
In effetti qualche commento in più me lo aspettavo anch’io ma forse non tutti lo hanno ancora letto o, come me, lo stanno leggendo ora.
novembre 30th, 2009 at 14:25
Lapalissiano. E sì che mi ritengo quasi intelligente…
novembre 30th, 2009 at 14:36
Ma forse è per questo che la gente inteviene poco…
aprile 11th, 2013 at 19:07
Chi mi può fare un breve riassunto del libro la morte di una strega??Grazie in anticipo