Cornell Woolrich: Kind of black
Tra le uscite del mese di Luglio, ce n’è una in particolare, sulla quale vorrei spendere due parole. Mi riferisco ad “Appuntamenti in nero” di Cornell Woolrich. L’opera che viene proposta dal Giallo Mondadori è tra le più importanti per conoscere, approndire, scoprire o riscoprire, un autore imprescindibile per la storia del thriller. Saccheggiato dal cinema, emulato da una nutrita schiera di epigoni e mai abbastanza incensato, Woolrich va considerata la pietra angolare del giallo in tutte le sue sfumature. Sono tanti i motivi per il quale quest’uscita merita una menzione speciale, vuoi per la qualità del testo, vuoi per il “peso specifico” che accompagna ogni passaggio editoriale di uno dei più grandi autori della storia del poliziesco. Il mio però è diverso: senza tralasciare alcun dato oggettivo sull’autore, il sentimento che nutro nei confronti del vecchio Cornell è molto profondo, se vogliamo personalissimo ma scommetto che lo stesso è condiviso dalla maggior parte degli amanti del giallo. Se volessimo stilare una trinità del noir, accanto a Raymond Chander e Dashiell Hammett non potremmo che inserire Cornell Woolrich, l’autore che, forse più di ogni altro, ha “suonato” le sue storie, imprimendone a fuoco un marchio di fabbrica distinguibile fra milioni. Non era influenzato da alcun mostro sacro della new wave del noir, anzi, essendone lui uno degli epigoni ha casomai “plasmato” la lirica di diversi altri autori che ne hanno seguito le sue tracce, senza mai eguagliarlo. Personalmente inserisco Woolrich, in quella sottocorrente del noir, che amo etichettare come “Blues”, contraddistinta non solo da un eccellente apparato narrativo e da un tipizzazione eccelsa dei caratteristi, ma, soprattutto, da quella flebile “anomia” che accompagna melanconicamente protagonisti, ambienti e situazioni all’interno di una determinata opera. Non è essenziale scavare nella sfera privata del’autore per saperne di più sulla sua opera, è uno sport che non mi piace e non mi piace soprattutto farlo con Cornell Woolrich che da sempre viene “additato” da certa critica più per i suoi costumi che non per il suo “genio”. Non era un rivoluzionario, nemmeno un “personaggio” (nell’accezione più ampia del termine), Woolrich è stato il trait -d’union tra la tradizione e l’innovazione, tra l’età d’oro del crime e il noir americano che verrà dopo la sua scomparsa. Cornell Woolrich è stato e sempre sarà quella piccola tessera di una piramide altissima che sta alla base, si nota poco ma senza la quale la struttura cadrebbe violentemente a terra.
Dario pm Geraci
In coda Vi segnalo uno splendido articolo di Luca Conti sul rapporto tra Woolrich e il cinema.
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Posted in Extra, Pulp Corner
luglio 30th, 2009 at 15:27
Bellissima analisi Dario, davvero molto sentita.
Complimenti
luglio 30th, 2009 at 17:55
Grazie Dario. Woolrich è uno dei veri grandi di questa narrativa. Uno le cui idee le ritroveremo sempre e ovunque e con le quali chi vuole scrivere Noir e Suspance, dovrà sempre fare i conti. Vorrei chiedere se il ciclo dei titoli “Neri” (non saprei come altro chiamarli:) è stato completato o verrà completato sul Giallo Mondadori.
luglio 30th, 2009 at 19:52
Ottimo pezzo, Dario, davvero un bel lavoro:-)
Ho solo qualche dubbio – per quel che valgono le etichette – sul considerare Chandler e Hammett autori di noir, nell’accezione più rigorosa del termine.
Sull’argomento io la penso esattamente come James Sallis, e per quanto mi riguarda la triade assoluta del noir di tutti i tempi è composta da Woolrich, David Goodis e Jim Thompson.
luglio 30th, 2009 at 22:20
Bersaglio inquadrato … centro perfetto!
Dario hits a home run.
luglio 30th, 2009 at 22:41
Grazie!
@Luca: la penso così anche io, era per semplificare il concetto. Anzi, perchè non stiliamo un bel glossario sulle varie terminologie?
Per quanto riguarda la trinità, concordo con Te e Sallis.
luglio 31st, 2009 at 10:42
Bellissimo.
Leggero ma pregnante.
Siamo sicuri che non sei il figlio segreto di Augias, Dario ?
Solo una cosa: ma è diventata una mania, quella di dare un giudizio facendolo con un’espressione americana ? Mi sa che l’Altieri-mania sia peggio dell’Influenza A !
agosto 2nd, 2009 at 17:58
Un grazie a Dario per avere ricordato un Grande. E per quello che valgono i miei giudizi gli unici due “eccellente” che ho dato ai libri recensiti fino ad ora sono proprio di Woolrich. Ricordo agli amici che ci seguono in questo blog, oltre ai gialli pubblicati dalla Mondadori, anche la raccolta di racconti “Questa notte, da qualche parte a New York” della Kowalski 2009. E per chi vuole conoscere il rapporto del nostro con le donne (nei suoi scritti) consiglio di leggere “L’amore e le donne” di Lia Volpatti in “C’era una volta il giallo II- L’età del piombo” a cura di Franco Orsi e Lia volpatti, Alacran 2006. Ultimamente un breve quadro del Nostro in “Dizionario atipico del giallo” di Maurizio Testa, Cooper 2009.
agosto 7th, 2009 at 09:09
Molto bello, comnplimenti Dario, un articolo che trasuda passione e competenza…Aspetto altri scritti…