Gli investigatori di Dio (58)

luglio 2nd, 2009 by Moderatore

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  • Paul Harding, La galleria dell’usignolo Sir John Cranston, coroner di Londra, panciuto e beone, è il segugio meno adatto per risolvere il caso dell’omicidio di sir Thomas Springall, ricco mercante molto noto negli ambienti reali. Per fortuna che al suo fianco c’è fratello Athelstan, pronto perfino ad affrontare chi cospira per sovvertire il regno d’Inghilterra.

  • Anthony Boucher, Nove volte Nove Sorella Ursula dell’ordine delle sorelle di Marta di Betania, investigatrice dilettante, è alle prese con casi misteriosi, spesso impossibili. Ahasver, capo di una setta religiosa dalle attività sospette, indossa la tunica gialla del penitente, ma sembra poter commettere omicidi in piena vista per poi smaterializzarsi.

  • G.K. Chesterton, Il pugnale alato È un mattino di dicembre particolarmente gelido quando l’ineffabile padre Brown viene chiamato dal dottor Boyne: c’è un caso che non riguarda né la medicina né la polizia. Solo le conoscenze di padre Brown possono fermare la mano di un omicida che sembra possedere un potere diabolico.

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88 Responses

  1. Alessandro

    Un’ottima occasione per chi non possiede La galleria dell’usignolo, opera difficilmente reperibile e solo a costi elevati. E’ il primo libro della serie di Fratello Athelstan scritto da Doherty, prolifico quanto valido autore di gialli storici, che ha iniziato in epoca non sospetta (oggi tutti scrivono gialli storici, con risultati non sempre validi). Il pugnale alato di Chesterton è un classico, e come tale merita di essere letto. Anthony Boucher non è all’altezza degli altri due, ma va bene lo stesso.

  2. Fabio Lotti

    Questo me lo pappo.

  3. Luca Conti

    Come sarebbe che Boucher non è all’altezza degli altri due? Stai scherzando? Nove volte nove, tra l’altro, è uno dei testi fondamentali della camera chiusa…

  4. Alessandro

    Mi sono espresso male. Anche Anthony Boucher appartiene, a buon diritto, all’epoca d’oro del giallo classico, ma a me personalmente non piace. Trovo le sue trame poco incisive e non ho molta simpatia per il modo in cui delinea i personaggi. Comunque in una raccolta del genere ci può stare, anche se, forse, sarebbe stato più giusto mettere Ellis Peters che, con la saga di Fratello Cadfael, ha reso il giallo storico (e in particolare il “giallo d’abbazia”) un genere di massa anche prima del nostro (bravissimo) Eco.

  5. Fabio Lotti

    Pappato! Introduzione di Mauro Boncompagni…

  6. Fabio Lotti

    Inizio succulento. Siamo al tempo di Edoardo III in Inghilterra. O meglio alla fine del suo regno. Un omicidio di un ricco mercante seguito da un paio di presunti suicidi. Ad indagare Sir John Cranston, coroner di Londra, aiutato da fratello Athelstan tormentato dai dubbi sulla sua vita passata e pungolato dal diavolo tentatore per la bella vedova Benedicta. Spunti di vita del tempo entrano facili e spontanei mischiati con la vicenda poliziesca: il diritto di asilo, le vie, le strade, le fogne della città, il carcere delle meretrici e delle cortigiane, un condannato che va al patibolo…
    C’entra pure di mezzo la politica. E gli scacchi! Athelstan sa giocare a scacchi. Descritta una splendida scacchiera di pezzi siriani con una partita rimasta a metà tra l’ucciso e….basta altrimenti, non ricordo chi, mi manda qualche accidente.

  7. Alessandro

    Nella soluzione dell’enigma Doherty ha attinto mlto a Eco. Non aggiungo altro.

  8. Silvia

    Per gli appassionati di grafica, la copertina è quella di ‘Nove volte nove’ edizione 1992, che ho :)
    Illustrazione di Carlo Jacono :)

  9. Fabio Lotti

    Coppia ben riuscita questa del corpulento, grassone, mangione, bevone,ruttone di Sir John Cranston e del timido fratello Athelstan (però s’arrabbia pure lui) preso dai rimorsi e dal fascino di Benedicta. E non è che Cranston faccia la parte di quel tontolone di Watson che è vispo pure lui.
    La coppia vale il prezzo del libro. Non voglio esagerare. Vale il prezzo di tre quarti del libro.

  10. Fabio Lotti

    E io invece aggiungo qualcosa di più di Alessandro. La soluzione proposta dal nostro Harding è pari pari quella di…ma dovete scoprirlo da voi rileggendo “Avvinti come l’edera” proprio qui in http://blog.librimondadori.it/blogs/ilgiallomondadori/2009/04/18/avvinti-come-ledera/
    Non dico che abbia copiato ma il sospetto, purtroppo, c’è…
    Aspetto le opinioni dei frequentatori del blog a partire da Dario se ne hanno voglia.

  11. Alessandro

    Mi ha fatto piacere rileggere quell’articolo, che avevo già letto a suo tempo. Ti riferisci a Eterodelitto di Roberto Gravina? Questo, però, è del ’99, mentre la Galleria è del ’91, o alludevi ad altro?

  12. Fabio Lotti

    Una precisazione. Il verbo che ho usato “copiare” mi sembra sbagliato. Può darsi benissimo che Harding fosse all’oscuro del racconto bonsai di un autore certo non famoso. Il racconto fu pubblicato per la prima volta nel 1981 come da http://ducalucifero.altervista.org/delitto.htm
    Chi sta leggendo il romanzo di P.H. non lo legga!!!

  13. Alessandro

    Se è stato pubblicato, come sembra, nell’81 hai ragione tu. Può anche darsi che Doherty ne fosse a conoscenza. Sicuramente conosceva Il nome della rosa. Per il resto, a me la Galleria è piaciuta. Il personaggio di Cranston è simpaticissimo, ed anche Fratello Athelstan non risulta pedante, pieno come è di vizi e difetti che un prete non dovrebbe avere. La descrizione della Londra del tempo è forse un po troppo pulp ma, a quanto sembra, aderente alla realtà.

  14. Luca Conti

    Guardate che le varianti di questo stratagemma girano nel mondo del giallo fin dai primi del Novecento…

  15. Fabio Lotti

    Tu parli di varianti ma qui è proprio papale papale…

  16. Fabio Lotti

    Per chi ama le storie con il mistero della camera chiusa il romanzo di Boucher è l’ideale. Anche perché il nostro famoso critico, prima di far scoprire il suo marchingegno da sorella Ursula (parecchio defilata devo dire), ci svela tutti quelli precedenti…

  17. Piero

    Era ora di ripubblicare questo Harding ! Tra l’altro, l’unica Camera di Doherty ammessa tra le migliori 100 Camere, da Lecourbe & Compagni, qualche anno fa!
    Tornato poco fa da una vacanza anche al mare, mi fionderò nel pomeriggio dal mio edicolante.
    Il Chesterton è sempre ben accolto!
    Il Boucher lo avevo già, sia nel precedente Classico da cui è tratta la copertina, sia nel Volume de I Grandi del Mistero, con due altri romanzi del grande Anthony. Ma va bene lo stesso : “Paris vaut bien une messe”!

  18. Fabio Lotti

    Bentornato!!!

  19. Piero

    Beh, Doherty è il più grande autore di gialli storici in assoluto : altro che Ellis Peters ! Peccato solo che si sia interrotta la sua presenza nei Gialli Mondadori, una volta così assidua; anche se a onor del vero, le tre serie che sono state pubblicate in Mondadori, da Doherty stesso non son state ancora continuate. Certo, nei Gialli Mondadori si sarebbe potuto riprendere e magari ampliare il ciclo di Roger Shallot, già pubblicato (3 Romanzi) da Piemme, Casa editrice del firmamento mondadoriano.
    Ma poi dovremmo parlare di Halter, e allora..finiamola qui !
    Tanto..non serve a nulla parlare !
    A me la serie di Athelstan è sempre piaciuta molto, anche se quella di Kathryn Swinbrooke mi piaceva di più, per l’ambientazione ai tempi di Edoardo IV e Riccardo III, dopo la fine della Guerra delle Due Rose.

  20. Piero

    La serie di Amerothke non è invece della stessa fattura delle altre due: non è solo una questione di ambientazione (Doherty è un grande medievalista inglese, e quindi conosce approfonditamente le schermaglie del tempo, in particolare dell’epoca elisabettiana ed enrichiana: ecco perchè sono convinto che in certo qual modo, per ambientazione storica, la migliore serie sua, tradotta in Italia, sia stata quella di Roger Shallot per Piemme) ma anche di caratterizzazione dei personaggi a tutto tondo.
    Al di là che i due personaggi principali della serie Athelstan valgano o meno i 3/4 del libro come dice Fabio (un’esagerazione iperbolica), comprare un Giallo storico di Doherty è quasi un dovere (parlando di Gialli e Classici Mondadori), perchè oltre che leggere di un giallo, Doherty è maestro nel trasportare il lettore nella Londra del tempo e nel farlo sentire spettatore, nel farlo immedesimare, descrivendo la realtà del tempo non con poche pennellate ma approfonditamente, come solo un medievalista sa fare. E’ questa secondo me la principale forza dei romanzi di Doherty: che poi abbia creato due personaggi, in cui uno fa lo S.Holmes della situazione (Athelstan) e l’altro (Cranston) fa Watson, e che poi abbia conformato Cranston, al Dottor Fell di Carr, nella sua abitudibìne alle esclamazioni, ai rutti, alle battute, e invece Athelstan, a Padre Brown, questa è solo un’altra capacità dello scrittore ipermanierista dei nostri tempi.
    Ma..avrebbe potuto mettere altri due personaggi ed il successo sarebbe stato lo stesso.
    Laddove invece, come nella serie Amerothke parla dell’antico Egitto, si sente lontano un miglio la forzatura delle descrizioni e delle ambientazioni, e ne risente anche la caratterizzazione psicologica dei personaggi: perchè lui è essenzialmente medievalista (stessa cosa dicasi per la serie di Alessandro Magno, per Newton Compton).
    Poi si leggano le sue storie di K. Swinbrooke e Hugh Corbett e quelle già da me ricordate di Roger Shallot, ed ecco.. rientra alla grande il Doherty che conosciamo !

  21. Alessandro

    Piero, io adoro le camere chiuse e possiedo tutti i gialli tradotti in italiano di Doherty, che considero il migliore scrittore di gialli storici in assoluto (ho scambiato con lui anche un paio di mail al riguardo). Effettivamente la serie di Amerotke non vale quelle ambientate nel medioevo (in particolare Shallot e Athelstan). Anche quella di Telamone, medico di Alessandro Magno, non è al livello delle serie medievali, benché decisamente meglio di quella di Amerotke.
    Non è che Ellis Peters mi faccia impazzire, ma bisogna riconoscerle il merito di aver raggiunto una grande popolarità con i suoi romanzi, aprendo la strada ad autori come Doherty. Boucher è bravo, ma come giallista storico ha scritto poco (cito a memoria, ma credo che le opere con sorella Ursula siano due o tre), e si è distinto più come critico e come autore di romanzi di fantascienza. Per questo in una (sia pur breve) raccolta di “gialli d’abbazia” ritenevo più giusto inserire la Peters (o Peter Tremayne). Comunque, grande merito alla Mondadori per aver riproposto tre opere di livello assoluto.

  22. Fabio Lotti

    sugli Speciali sinceramente non ho niente da dire. Sia “L’isola dei delitti” che Le signorine omicidi colpiscono ancora” ed infine “Gli investigatori di Dio” sono ottimi prodotti. E’ sul resto che ho qualche perplessità ma non si può avere tutto quello che piace a noi.

  23. Piero

    Peter Tremayne non poteva essere messo in una antologia, Alessandro. Perchè è autore di cui ha il copyright Hobby & Work (e quando passa un po’ di tempo viene riproposto da TEA). Non credo che l’avrebbero ceduto a Mondadori, tanto più che a me risulta tutti i suoi titoli non essere esauriti. Io li ho tutti i Tremayne: secondo me Tremayne è il migliore..dopo Doherty. Il discorso è che Doherty non solo è un grande medievalista (e quello che accenna nei suoi romanzi è sacrosantamente vero) ma ha anche un dono raro: cioè di riuscire con uno stile da grande scrittore, ad avvincere oltre che interessare, senza essere complicato per forza. Tremayne talora è ampolloso, mentre Doherty non lo è mai.
    Un autore molto simile per penna e per grande capacità di comunicare è il nostro Valerio Massimo Manfredi, di cui a me sono piaciuti immensamente più i thriller (e l’Oracolo è uno dei più bei thriller degli ultimi vent’anni secondo me, ipnotico e con un finale che non si dimentica, finisce come inizia, come Nebbia Rossa di Halter: perdonatemi, ma siccome Halter non lo si pubblica più, almeno lo ricordo io !).
    La Peters è brava ma a me non piace tanto la serie di Cadfael (son d’accordo in pieno con Luca che mi ha detto poco tempo fa la stessa cosa che mi disse Igor anni fa, e cioè che in fondo letto uno della Peters è come aver letto tutti) quanto invece mi affascina quella dell’Ispettore Felse, non tutta di eguale livello, ma con quattro cinque titoli di alta qualità (Bastone, Porta, Abbazia, Sepolcro, per es.), tutta tradotta da Mondadori, e ripubblicata da TEA. Cito per es. il magnifico, LA PORTA DELLA MORTE, tradotto da Maria Antonietta Francavilla, che sto leggendo nell’originale Classico del Giallo M. proprio in questi giorni.

  24. Piero

    E anche la serie di Corbett, iniziata da Hobby & Work anni fa era molto buona. Addirittura il primo titolo, Satana at St. Mary secondo me è stato troppo osannato dalla critica per la Camera Chiusa che è alquanto risibile per soluzione. Ma in fondo, a Doherty non interessa proprio per niente l’originalità o meno della soluzione (di cui si dibatteva giorni fa, ho letto ieri) quanto il creare degli spaccati di vita quotidiana. Al di là del valore della Camera del romanzo proposto nello speciale, che è veramente unico nel panorama dohertiano, come romanzo visto nel suo afflato narrativo è molto meglio la Collera di Dio per es., romanzo che come altri del resto, riporta una atmosfera realmente esistita nell’ Inghilterra dopo la morte di Edoardo III, con l’avvento di Riccardo II prima sottoposto alla tutela di John di Gaunt, quartogenito di Edoardo III e fratello del Principe Nero (personaggio che ricorre molto nei romanzi di Athelstan), età che vide la grande rivolta contadina del 1381, la cosiddetta “Peasant’s revolt”, che compare più volte nelle narrazioni di Doherty.

  25. Alessandro

    Valerio Massimo Manfredi è un grande scrittore ed un grande divulgatore (i suoi programmi televisivi sono unici, molto meglio di quelli degli Angela, che sono sempre un po freddi). In effetti le somiglianze con Doherty le ho notate anche io, in particolare nei libri non gialli (come Il Templare). Non ho letto L’Oracolo, ma se dici che assomoglia a Nebbia Rossa di Halter lo comprerò senz’altro. Anche a me piace molto Halter, secondo me il vero erede del grande Carr (o almeno uno tra i migliori).
    Concordo anche sull’ampollosità di Tremayne (ad es., quando parla in terza persona di Sorella Fidelma la chiama in continuazione ‘la dalaigh’).

  26. Piero

    Ho detto che assomiglia a Nebbia Rossa, per il fatto che il romanzo di Halter finisce laddove incomincia. Se ti ricordi c’è uno che dipinge le pareti di rosso, poi c’è il romanzo e poi la fine in cui il tizio dipinge le pareti di rosso e si capisce che è sangue, etc.. etc..
    L’Oracolo comincia e finisce con lo stesso procedimento narrativo, ma la narrazione è completamente diversa, si tratta di avventura, non giallo tout court, anche se poi ha le movenze di un thriller. Un romanzo però epocale di Manfredi, secondo me, che si differenzia da tutti gli altri suoi thrillers d’avventura (La torre della solitudine, molto bello; Palladion; Il faraone delle sabbie; Chimaira).

  27. Alessandro

    Grazie per la precisazione. Lo prenderò comunque, anche se non è un giallo in senso stretto.

  28. Piero

    Bravo. E prendi anche i restanti, quelli che ho citato. E anche l’I sola dei Morti (carino, un romanzo breve).

  29. Marco Piva

    @Piero: relativamente a Manfredi non mi trovi assolutamente d’accordo. Ho letto “L’oracolo”, “Il faraone delle sabbie” e “La torre della solitudine” e francamente ti dico che ho fatto davvero fatica ad arrivare alla fine Ho preferito invece il Manfredi di “Lo scudo di Talos” e della trilogia di Alexandros.

  30. Silvia

    Intervento di una lettrice del Faraone delle sabbie di Manfredi: non ne conservo un ricordo entusasmante. Mi sono abbastanza annoiata durante la lettura e sono stata contenta di finirlo. Era il primo libro di Manfredi che leggevo e probabilmente le mie aspettative erano eccessive, comunque non ho comprato altri libri di quell’Autore e non me la sono sentita di consigliare il Faraone delle sabbie.

    Forse l’ho letto nel momento sbagliato, magari rileggendolo fra qualche anno potrebbe anche piacermi… :)

  31. Piero

    Il mio consiglio era rivolto ad Alessandro, che vuole leggere Manfredi. Io il mio consiglio l’ho dato riguardo a l’Oracolo, che a me piacque moltissimo perchè era strutturato in maniera avvincente ed aveva un grande finale, mentre di solito i finali di Manfredi si sgonfiavano, come per es. Il Faraone e La Torre della Solitudine.
    Ma il finale di l’Oracolo non si può proprio dire che non lasci esterefatti, forse troppo.
    Ma uno che vuole leggere Manfredi, come Alessandro, DEVE leggere tutto, per farsi un’opinione. Poi può dire qualcosa. Mi dispiace, Silvia, ma il pensiero è rivolto a te : è un modo molto semplicistico il tuo di fare. Leggo un libro di un autore, non mi piace, ergo non lo consiglio e non lo leggo: che razza di modo di criticare è questo !
    La critica la si fa quando si è letto tutto, poi uno può criticare: per cui accetto l’intervento di marco, che li ha letti e non gli è piaciuto questo ma gli è piaciuto quello. Non il tuo, che hai letto il Faraone, non ti è piaciuto, e perchiò non hai letto nient’altro di Manfredi, nè tantomeno consigli di leggerlo o no.
    E’ come dire che siccome hai letto un romanzo di Carr, non so..uno degli ultimi, e non ti è piaciuto, automaticamente lo sconsigli a chi vuole leggere Carr e tu stessa non ne leggi altre opere. Ho fatto un paragone iperbolico, si intende, ma..avete capito.

  32. Fabio Lotti

    Piero mi pare che tu sia stato un pò “pesantino” con Silvia il cui tono mi pareva garbato. Poi sinceramente che uno non debba fare critica se non ha letto tutto (“La critica si fa quando si è letto tutto”) di un autore è una asserzione piuttosto azzardata. Uno la critica (in positivo o in negativo) la fa anche se ha letto un solo libro. Concordo con il “paragone iperbolico”. Parecchio iperbolico…

  33. Quiller

    @Piero: seguendo il tuo precetto, allora dico: “Mostrami chi scrive critiche di opere prime, e ti mostrerò un critico pigro” :-)

  34. Piero

    Non hai capito quello che volevo dire, Fabio. E non volevo essere pesantino con Silvia e se lo sono stato mi scuso. Ma secondo me, se è vero quello che dici tu, che cioè si può fare critica avendo letto un romanzo, riguardo solo a quello che si è letto, è anche vero che secondo me è sbagliato abbandonare un romanziere qualunque esso sia perchè un’opera non ti ha garbato. Di questo passo dovremmo buttare più del 50% di quello che si è scritto. E ovviamente, e secondo me è una cosa OVVIA (ma non escluso che possa non esserlo per altri) che si possa fare una critica molto più esaustiva, pregnante e puntuale solo quando si abbia di un autore uno sguardo completo, il più completo possibile.
    Poi, intendiamoci, ognuno può dire la sua. Ma, fare critica, partendo dal fatto che si è letto solo una cosa, mi sembra una cosa un po’ campata in aria.
    Se hai letto tutto, puoi inserire un’opera nel contesto generale, puoi fare parallelismi con altri autori o con opere dello stesso; se hai letto un solo libro, non puoi esserti fatta una tua idea generale del valore dell’autore e delle sue opere, e potrai dire solo se il libro ti sia piaciuto o no, non giungere però al presupposto che il romanziere non ti piaccia e che le altre sue opere non meritino la tua attenzione.

  35. Fabio Lotti

    Non so, mi posso sbagliare ma in questo modo mi sembra di scoraggiare proprio gli interventi dei meno esperti che io considerom invece importanti per la nostra crescita come gruppo di affezionati Mondadori.

  36. Piero

    Nessuno vuole scoraggiare i meno esperti o tantomeno i neofiti, ma solo tentare di ricordare a chi non sa (e si sa solo se si legge) molto, che quando si consiglia una cosa a persone che vogliono sapere, bisogna essere sempre molto cauti, per non spegnere la voglia di sapere, che è la cosa che assieme all’anima ci distingue dagli animali. Dalle mie parti si diceva anni fa, che “la vecchia non voleva morire perchè non voleva smettere di sapere cose che non conosceva”.
    Io personalmente su questo blog non ho mai detto, che siccome a me qualcosa che ha scritto Stefano non è piaciuto, non sento il bisogno di leggerlo: se l’avessi fatto, non avrei sentito il bisogno di leggere il racconto su Thrillermagazine di cui parlavamo tempo fa, e che è notevole. Mai dare per scontate cose che non lo sono.
    Io la penso così. Poi, ripeto, ognuno può dire la sua, battere, ribattere e controbattere: questo è un blog, un’arena in cui si discute e talora si lotta, ma sempre nel rispetto delle proprie e delle altri idee. Io rispetto quelle di Silvia per esempio, ma non le condivido. E non pretendo che altri si conformino alle mie osservazioni.

  37. Piero

    Ma..parliamo d’altro. E rientriamo nella discussione che è propria di questo spazio.
    Sto leggendo il romanzo di Harding (Doherty) che non avevo e che cercavo da oltre cinque anni (li ho letti tutti quelli di Athelstan – tranne IL MONASTERO DELLO SCHELETRO che ho ma che non ho ancora letto, mentre giorni fa ho finito Il PORTO MALEDETTO – mentre mi manca uno del ciclo di Swingbrooke, IL PITTORE DI CANTERBURY), bellissimo tra l’altro (a me piace godere della rievocazione storica, veramente straordinaria Doherty) nell’introdurre l’omicidio, e ho letto ovviamente la sontuosa prefazione di Mauro che si supera ogni volta che scrive: abbiamo tanto da imparare da lui, tutti quanti e nessuno escluso. Lui che è il più grande critico di Carr in Italia.
    Ora, mi sbaglierò, ma penso che lui sotto sotto abbia consigliato proprio questi tre romanzi perchè il loro minimo comune denominatore è proprio CARR : Per Doherty lo dice, per Boucher lo allude, per Chesterton non ne parla. Ma per Carr Chesterton è stato come un secondo padre, un padre culturale, e allora..
    E Carr per Boncompagni è stato il grande amore, a parte Marilena Caselli :-). Quindi…
    E quindi tributo una grande ovazione a Mauro: se la merita tutta, per la straordinaria prefazione.

  38. Piero

    E tra l’altro Marilena Caselli è un’altra grande traduttrice mondadori: ricordo McCloy, Elisabeth Daly, anche Ngaio Marsh se ricordo bene. Preferisce tradurre donne, o almeno io ho molte sue traduzioni di autrici poliziesche.

  39. Silvia

    Caro Fabio,
    tu hai colto perfettamente il motivo per cui molti semplici lettori, categoria alla quale appartengo, non interverranno mai su questo blog. :)

    Caro Piero,
    io non ho mai detto di essere una critica e non ho mai preteso di indirizzare i gusti del pubblico (i lettori i libri se li consigliano tra di loro indipendentemente dal parere dei critici: come siamo audaci!).
    Ho cercato di esprimere in maniera concisa il sentimento generato dalla lettura di un libro e ho detto che da allora, 4-5 anni fa, non ho comprato altri libri dello stesso autore.
    Ciò non esclude la possiblità in futuro di leggere un altro lavoro di Manfredi o di rileggere il Faraone delle sabbie.
    Per quel che riguarda il tuo rispetto nutro qualche dubbio, perché dici, in sostanza, che farei meglio a tacere avendo letto un solo libro. :)

    Temo che, a questo punto, ogni mia osservazione su libri gialli qui pubblicati, se mi siano piaciuti o no, potrebbe essere considerata una critica e di fatto farò meglio a non commentare la lettura della ‘Vedova del miliardario’, perché io E.C. Bentley non l’ho letto tutto. LOL :)

  40. Luca Conti

    Silvia, almeno con Bentley faresti alla svelta: di romanzi polizieschi ne ha scritti soltanto due:-)

    Per il resto, non fatevi troppi problemi e continuate a intervenire, tutti quanti. Io sono profondamente laico, ma se c’è una cosa in cui credo è proprio la condivisione delle informazioni.

  41. Piero

    Guarda che non mi reputo nemmeno io un critico, perchè per essere tale bisognerebbe avere la conoscenza della materia che hanno Mauro o Igor o Luca (e Mauro lo conosco attraverso altre persone, ma Igor e Luca li conosco personalmente e sono veramente dei monstre della materia), anche se la differenza, o gap che dir si voglia tra loro e noi poveri mortali è rappresentata SOLO dalla mole di libri, pubblicazioni, films etc.. visti e letti: ciò che per noi è divertissement, per loro è anche lavoro.
    Ma pur non reputandomi un critico, almeno al loro pari, mi reputo un lettore alquanto approfondito, e soprattutto sto bene attento ad apprendere tutto quello che non so. Ecco perchè a me ha dato fastidio la tua osservazione : non per averla esteriorizzata, perchè sei libera di farlo, ma per averlo fatto durante un dialogo tra il sottoscritto e Alessandro, che voleva leggere dell’altro e quindi Manfredi (e Manfredi è uscito fuori perchè ho alluso al fatto che nell’ Oracolo c’è lo stesso procedimento narrativo di Nebbia Rossa di Halter, o cinematografico di Pulp Fiction, ossia la fine è l’inizio e viceversa, una cosa molto accattivante). Ora quello che io ho denunciato è il dire di aver letto un libro e di non aver sentito il bisogno di leggere altri romanzi dello stesso scrittore, davanti ad un altro lettore che non ha letto nulla e che quindi può venir anche influenzato dal tuo giudizio.
    Tu puoi dire tutto quello che credi, io posso dire tutto quello che credo, etc.. ma sempre nel rispetto degli altri e delle loro idee.
    Per Bentley puoi dire quello che credi, e non sarò io certo a censurarti, tanto più che avviene nell’ambito di una discussione generale (non un colloquio) su un autore che di polizieschi ne ha scritti solo DUE : Trent’s Last Case (La vedova del Miliardario) e Trent’s Own Case, ed il secondo a me non risulta essere stato pubblicato in Italia.
    Solo dei racconti sono stati pubblicati assieme ad altri autori dalla SugarCo negli anni ’70.
    In questo caso, avendo letto il 50% della produzione romanzesca..puoi ben dire a ragione la tua . :-)

  42. Fabio Lotti

    Io mi ricordo che sul libro di Luceri, per esempio, ci fu l’intervento di molte persone che poi sono completamente sparite. E’ vero che qualche critica è stata forte ma insomma chi scrive le deve pur mettere in conto altrimenti vada a raddrizza’ le banane. Ed anche i lettori che non sono d’accordo e, a mio parere, anche Dario che è il gestore del sito. Basta che le critiche siano espresse sullo scritto e non sulla persona. Altrimenti davvero rimaniamo i soliti quattro gatti spelacchiati…

  43. Piero

    Che vuol dire che sei laico ? Che non censuri gli interventi ?
    Questo a dire che lo sono io che sono cattolico (ahimè non più militante come una volta).
    Guarda Luca che qui non è questione di censura, ma di evitare talora di dire delle cose che potrebbero avere delle ripercussioni negative. Ora che uno legga Manfredi o non lo legga, non è cosa capitale : è però il modo molto indifferente di dire la propria che bisognerebbe evitare, in generale.
    Il bLog è una bella cosa ma a patto che tutti lo usino nel miglior modo possibile.
    A parte che poi il fatto di essere laico, non significa necessariamente di essere contro la censura.
    Il tuo caso non è uno generale: una rondine non fa primavera.

  44. Silvia

    E’ un vero peccato che i post non abbiano la funzione ‘edit’, perché così facendo potrei cancellare ciò che ha dato fastidio a Piero.
    Prego Dario Geraci di farlo :)

    Mi scuso per essermi intromessa in una conversazione a due e presterò più attenzione in futuro. :)

    Se qualcuno di voi ha notizia di una copia di ‘Le isole fortunate’ di Manfredi (la prima edizione), che cerco da tempo, può segnalarmela? :)
    (Scusi, Dario, lo so, è di un altro editore, ma la curiosià di leggere quel saggio fuori catalogo ce l’ho da tempo)

  45. Marco Piva

    C’è pure da dire che siamo così sommersi da proposte letterarie che spesso quando ci avviciniamo ad un nuovo scrittore e la sua pria opera ci delude magari non siamo allettati a dare un ulteriore chance.
    Ovvio che chi ha letto tutta la produzione letteraria ha più voce in capitolo ma tutto sommato non mi sembra che Silvia abbia demonizzato lo scrittore.
    Tornando a Manfredi (del quale ho letto 6/7 romanzi se non ricordo male) preferisco quelli improntati solo sulla componente storica; i suoi cosidetti romanzi dove mischia la componente storica con il “giallo” mi hanno sempre deluso :-/

  46. Piero

    Infine ne dico una a Fabio (al di là della richiesta che ho fatto su sue foto recenti più veritiere sul suo EFFETTIVo aspetto fisico).
    Mi ricordo benissimo la discussione su Luceri e mi ricordo quante persone si affaciarono.
    E a me ha fatto molto piacere che Silvia si sia unita all’allegra combriccola. Ma non è una questione di Silvia (poi ha anche un bellissimo nome, che condivide con una mia carissima amica critico musicale :-) ) o non di Silvia. Sarebbe potuto essere chicchessia e non avrei canbiato una virgola. Tu vedi solo come si pone Luca nei confronti degli altri, con grande rispetto e signorilità. Che ovviamente è parte anche del suo modo di essere, di fare politica, di essere cittadino etc.., ma sempre rispettoso delle idee degli altri.
    Ora io ho tanti difetti (e chi non ne ha) ma uno è peculiare: quando sento un attacco, io vado a testa bassa, come un ariete, salvo pentirmi.
    Di quello che ho detto non mi sono pentito, ma tuttavia se ho leso la libertà di un altro a dire il suo, faccio ammenda e chiedo scusa.
    Il fatto è che Silvia nel suo particolare, non intende di aver potuto incidere sulla libertà di scelta di Alessandro, col suo giudizio parziale.
    Qui non è in ballo la libertà di espressione ma la libertà di dire anche cose che potrebbero incidere sulle altrui scelte.
    Questo per dire che il tuo desiderio, che è un desiderio comune (ed io me ne sono lamentato più volte negli spazi di Anobii) di vedere e leggere più interventi non sempre degli stessi, io oltre che interventi di lettori e lettrici che dibattono, si scontrano, si accapigliano, si offendono, si abbracciano, etc.. auspicherei che si affacciassero anche più critici, della MONDADORI, esperti, consulenti, traduttori, così da creare un filo comune tra redazione e lettori.
    Pare talvolta che noi qui si stia adibattere sul futuro della divisione Gialli, e dall’altra parte gli Dei stiano sull’Olimpo, atarassici.
    L’unico esperto, vero, che interviene qui, a fronte di una lunga militanza e di notevoli interventi anche in sede internazionale, e Luca. Che però come dice il suo blog è THE LAST OF INDEPENDENTS. Quindi non è etichettato Mondadori.
    A me piacerebbe non solo leggere solo interventi di Alessandro, Silvia, Piero, Fabio, Luca, Quiller, Anthony, Marco (che continuo a chiamare così e non col suo nickname anobiano), Stefano, Kurt, Dario. Kronos.,.per dire quelli che i vengono in mente, ma anche quelli di Mauro Boncompagni, Marilena Caselli, Igor Longo, Grazia Maria Griffini, Giampaolo Casati, etc.. In altre parole, almeno in sede di diesamina di un libro, potrebbe anche intervenire il traduttore e dire la sua, potrebbe spiegare delle cose che il comune mortale non sa, etc..

  47. Piero

    Io invece chiedo a dario di non togliere la frase di Silvia. perchè non serve a nulla farlo. Anzi è meglio che la cosa si sia detta e che sia nata una discussione.
    Serve a qualcosa mettere la testa nella terra come fa lo struzzo ? Io non credo. Semmai, voltiamo pagina e andiamo avanti. Qua la mano, Silvia.
    Per il resto tu fai menzione di un vecchia pubblicazione del 1993 di Manfredi, “Le Isole Fortunate. Topografia di un mito, L’Erma di Bretschneider, 1993″.
    Non so proprio se siano ancora ordinabili. Ti do il link di Manfredi, e vedi tu :
    http://www.valeriomassimomanfredi.it/tool/home.php

  48. Piero

    Ho messo anche il mio nome, perchè io vado sempre a rileggermi i miei interventi precedenti, anche di mesi, e questo mi serve per vedere se abbia commesso degli errori di valutazione, e per smussare i miei angoli troppo acuti. O per divertirmi o per riscontrare che sia cambiato poco.
    Au revoir.
    Ritorno fra tre ore per parlare di una cosa che sembra non essere ancora uscita: la faccio uscire io.
    Ciao a tutti quanti

  49. GianniT

    Salve a tutti, è la prima volta che intervengo ma seguo questo forum da molto tempo. Sono un lettore onnivoro (classici, gialli, fantascienza, saggi) che da qualche tempo sta approfondendo la conoscenza dei gialli ( ed è per questo che vi seguo con grande interesse). Spero vivamente che Silvia continui a dire la sua sui libri che legge. Io penso che chi ama leggere, ancorchè ne tenga conto, non si faccia comunque influenzare dai giudizi sull’autore o sull’opera espressi da altri lettori.
    Per cui, mi raccomando Silvia, continua a dirci la tua.

    Ciao a tutti

  50. Fabio Lotti

    E tu GianniT continua ad intervenire!

  51. GianniT

    Impegno preso. Grazie Fabio.

  52. Fabio Lotti

    E devono intervenire tutti gli altri che sono spariti: Eugenio, Linda, Peter Pan, Guarino, ArgenteD, gelostellato, Davide ecc…
    Dove siete, maledetti!!!

  53. Piero

    Ohibò, qui mi pare di esser riventato Ezzelino da Romano e che una lega formata da Siena, e chissà quali altre città si sia coalizzata per la distruzione del povero Ezzelino.
    E tutto questo perchè Ezzelino ha difeso la possibilità che un altro leggesse i bestsellers di Manfredi, non lasciandosi influenzare dall’altrui giudizio..
    Sic Transit Gloria Mundi . :-(

  54. Piero

    Beh, a pensarci bene, più che Ezzelino, che fu un gran fetentone, dovrei dire Manfredi. Quello sì che mi piaceva: dava botte ai papali e dava botte ai comuni.

  55. Piero

    Benvenuto, GianniT, nell’arena !Speriamo che tu non sia un’altra meteora.

  56. Piero

    Chi ha acquistato Lo Speciale, immagino che la prima cosa che ha fatto, sia stata quella di andare a piluccare le notizie sulle prossime uscite (almeno io lo faccio). Una cosa non si vede più ( e lo cosa mi preoccupa) ossia la pubblicità del Dizionario di Luca. Ma nella pubblicità dei Classici di Agosto (del resto educatamente taccio), cioè delle RISTAMPE, noto che accanto ad un Carr degli ultimi, con una soluzione un po’ presa per i capelli (un altro segno del Carr che non stava più bene fisicamente), c’è nientepopodimeno che un FEARING.
    In altre parole, facendo quello che aveva già fatto con IL QUARTO COLPO, il buon Sergio è andato a dissotterrare un altro Garzanti – Le tre scimmiette. Un gran bel giallo. IL PUGNALE DEL DESTINO di Kenneth Flexner Fearing, un nome che dice poco ai più ma che è stato un grandissimo.
    A coloro che non lo conoscono e che non hanno l’OROLOGIO, uno straordinario Giallo da cui fu tratto un famoso film con Laughton, riporto il link di un articolo scritto da Luca sul suo Blog un anno fa : http://lucaconti.wordpress.com/kenneth-fearing-il-rifiuto-del-posto-fisso/.
    Finalmente una ristampa, ma di valore. Chissà se un giorno vedremo Le avventure di Solar Pons di Auguste Derleth..

  57. Fabio Lotti

    Ma guarda che sei proprio tosto! E’ quasi certo che Silvia si sia inserita nel colloquio tra te e Alessandro proprio perché aveva già stabilito un rapporto amichevole con te (mi ricordo che ci hai scherzato come ho fatto io) e non per altri motivi. Così come si usa fare tra amici. Figuriamoci se voleva impedire ad Alessandro di seguire i tuoi consigli.

  58. Dario Geraci

    Tutti i commenti sono di pari importanza. Quelli dei crtici e quelli dei lettori. Non dimentichiamo che senza lettori non esisterebbero gli scrittori, senza gli scrittori non esisterebbero i critici. Siamo una catena. Grazie per i Vostri interventi.

  59. Piero

    Lo so che siete tutti amici : per la contentezza..mi vien da piangere :-)
    Beh in effetti forse son stato un po’ tosto, ma..perdinci son Kefa o non son Kefa ?

  60. Piero

    Di questo passo, spero solo che venga pubblicato prima o poi anche..”Cosmetici e Veleni”.

  61. Alessandro

    So che a questo blog partecipano professionisti, grandi appassionati e semplici lettori più o meno assidui di gialli, ed è bello sentire il parere di tutti. Chi conosce l’intera opera di uno scrittore può darne un giudizio più approfondito. Io stesso ho letto l’opera omnia di Carr, Queen, Stout, Van Dine ed altri, ma ricordo che il primo giallo che ho letto di Ellery Queen non mi è piaciuto (La febbre dell’ottone); così come è vero che gli ultimi gialli di Carr non sono all’altezza della sua fama e del suo standard. Tuttavia, anche le semplici impressioni sono importanti e spesso colgono nel segno (al di là delle preferenze necessariamente soggettive che ognuno di noi ha). Ringrazio, perciò, sia Piero (che ha gusti letterari a quanto pare molto simili ai miei, compreso il pallino per Doherty) che Silvia.
    Per il resto, credo che un po di (sana) polemica ogni tanto non guasti.

  62. Fabio Lotti

    Io propongo l’impalatura di Piero. Chi è d’accordo con me si faccia avanti.

  63. Marco Piva

    A Piero voglio bene….l’impalatura è un po’ eccessiva :-)
    D’altro canto quando uscirà il promesso Halter (per il quale abbiamo acceso un cero nella cappella votiva) un po’ sarà pure merito della sua insistenza e testardaggine

  64. Fabio Lotti

    Siamo troppo morbidoni. Qui bisogna dare un esempio. Silvia deve avere giustizia per l’umiliazione subita. Il mio grido è “Al palo! Al palo!”.

  65. Fabio Lotti

    Devo uscire. Quando ritorno voglio avere il verdetto. A meno che Silvia non lo voglia perdonare…

  66. Luca Conti

    Piero, il saggio su Fearing che appare adesso sul mio blog faceva parte (anche questo) della ristampa Einaudi del Grande Orologio, uscita nel 2001. Sebbene abbia ormai otto anni, è una delle cose mie di cui vado più orgoglioso, soprattutto perché mi è costata un sacco di tempo in ricerche e documentazione: le notizie sul Fearing autore di polizieschi (ma anche sulla sua notevolissima attività poetica) sono molto esigue, e il mio è uno dei pochissimi lavori esistenti (anzi, credo che in italiano sia ancora l’unico).

  67. Piero

    Io il grande orologio l’ho letto proprio nella versione Einaudi, ma non sapevo, pur andando a leggerti qualche volta sul tuo sito, che avessi inserito in esso il saggio. Ma l’ho trovato l’altro giorno e allora ho voluto che anche altri partecipassero, perchè Fearing è veramente una delle migliori chicche di questa Renaissance Garzanti (io una mia idea ce l’avrei sul perchè vadano a pubblicare ‘ste cose Longanesi o Garzanti..). Pur avendo letto The Big Clock, che è veramente uno dei thriller più avvincenti degli anni ’40, pur avendo già Il Pugnale del destino, che esce il mese prossimo, nella versione Garzanti, alquanto malridotta, saluto con estremo favore l’uscita di uno dei sei romanzi di Fearing, auspicando l’uscita dell’altro Garzanti.

  68. Piero

    @Luca : Il saggio è bellissimo. Scusa se faccio una digressione e un paragone con altro grande critico, anche lui mio amico, cioè Igor, ma..il tuo saggio è pari ad alcuni suoi, cioè veramente stellare.
    Il guaio è che in rete si abbia la possibilità di poter leggere le tue cose, accedendo al tuo Blog, mentre le altrettanto sontuose prefazioni e saggi di Igor non sono più accessibili (io feci appena in tempo a copiarmele per poi leggerle con tutta calma) come lo erano sul suo bellissimo Blog pieno di animazioni e di tant’altro, ma purtroppo chiuso.
    Quindi rimane solo il tuo, e qualche altro, ma solo il tuo è un blog serio, nel quale è possibile leggere e meditare su tante cose, e non andarci solo per scazzeggiare. Purtroppo non c’è apparentemente oppure proprio davvero uno spazio internet di Mauro, altrimenti diverrebbe una delle mete privilegiate di chi il romanzo di evasione poliziesca lo ama da sempre.
    Il saggio davvero meritava che io lo segnalassi, no ? E poi tu, con la tua modestia, avresti preferito questo, non è vero ?

  69. Fabio Lotti

    Sono d’accordo con Piero sulla bellezza del saggio. Mi permetto di inserirmi nel vostro colloquio solo perché tirato indirettamente in ballo da Piero sul “solo per scazzeggiare” evidentemente riferito al sottoscritto che nell’articolo sul blog di Luca apparso nella mia rubrica “Preso nella rete” avevo fatto cenno a qualche intervento un pò goliardico. Se uno legge bene l’articolo vedrà che l’obiettivo principale è quello di imparare, umilmente, cose che non so.

  70. Piero

    No, guarda, Fabio, non intendevo a te in particolare; anzi non capisco perchè ti sia venuto in testa che possa aver voluto alludere a te. Se io devo alludere a Fabio, lo dico chiaramente.
    Scazzeggiare è termine che si usa anche qui, ed indica l’azione di chi non sa che fare e fa una cosa tanto per farla, non seriamente, insomma..per perderci del tempo.
    Siccome c’è molta gente in rete che scazzeggia, ho usato questo termine.
    E se proprio lo vuoi sapere, questa rubrica “Preso nella rete” non la conosco proprio. Se mi dici dove la tieni, posso andarci a dare uno sguardo.
    Insomma, per dirla breve, hai fatto una gaffe.
    Non hai ancora capito come mi comporto : se io ho qualcosa da dire, la dico in faccia, come ho fatto con Silvia, e non la dico alle spalle, usando altri mezzi. Così sicuramente ho meno amici di quanti ne abbiano altri, ma in compenso posso ancora guardarmi allo specchio senza schifarmi.

  71. Fabio Lotti

    OK. Non era riferito a me. Ne prendo atto.

  72. Fabio Lotti

    Vorrei essere più preciso. L’articolo sul blog di Luca facente parte della mia rubrica “Preso nella rete” lo avevo linkato proprio sotto un tuo intervento riguardo a “Poirot e i Quattro” e dunque, Piero, mi sembrava logico che tu lo avessi letto. Tutto qui.

  73. Piero

    No, l’avevo saltato. Ma ci sono andato dopo il tuo commento: ma tu, dappertutto hai mani ? Pure Thrillermagazine oltre Sherlock Magazine oltre che il tuo sito di scacchi ? Ci manca solo che faccia la pubblicità per i pannolini e gli omogeneizzati, e stiamo a posto.
    Comunque la foto di Luca non è la migliore, ce n’è un’altra SU FACEBOOK, MIGLIORE.

  74. Fabio Lotti

    A dir la verità sono anche su “Milanonera” e su altri siti di scacchi. Prima di tirare il calzino voglio impestare tutta internet così vi renderete conto che bisogna smettere almeno per un anno di leggere e di scrivere…

  75. Fabio Lotti

    La presentazione (recensione è una parola grossa) di questo libro in http://www.thrillermagazine.it/libri/8389

  76. Piero

    A Bari stamattina ho trovato Cosmetici e Veleni, cioè The Generous Heart (1954), di K. Fearing. Quindi attendo il Classico, e nel frattempo leggiucchio qualcos’altro.

  77. Fabio Lotti

    Un invito a Silvia che continui ad intervenire. Invito rivolto ad altre giovin donzelle che qui di maschi ce ne sono anche troppi…

  78. Piero

    Ti riferivi a te, vero ? :-)

  79. Fabio Lotti

    A parte le battute che mi stanno bene (darle e riceverle) ma mi dispiace veramente se Silvia smette di intervenire.

  80. Piero

    E’ intervenuta.
    Vedi che le tue paure erano infondate?
    Si è dimostrata una perona intelligente e di carattere : anch’io in passato ho meditato di andare via e poi non l’ho fatto.
    Sono contento che si sia riaffacciata.
    Se accetti i miei auguri.. Buona Giornata, Silvia ! :-)

  81. Fabio Lotti

    Bravo Piero!

  82. Piero

    E ora che me l’hai detto, quando butti all’aria la tua biblioteca per colpa della tua tosse asmatica e della troppa polvere che si raccoglie, se hai dei bei Pagotto, di cui non sai che fare, pensa a me
    :-)

  83. AgenteD

    @ Fabio Lotti e agli altri:…
    Ah, ma io ci sono, non sono sparito! E’ che (meno male) il Giallo Mondadori ci fa “lavorare” molto: solo questo mese ho dovuto leggere Perry Mason, Ellery Queen con le nove code del gatto, ri-leggere Nero Wolfe e il F.B.I. e grazie a tutti Voi (dei quali mi sorprende sempre la passione e la competenza) ho “dovuto” comprare anche Gli investigatori di Dio, per non dire che ho appena scoperto il tal Fearing…e chi lo conosceva? Insomma, è verò sarò piuttosto pigro nello scrivere ma nel poco tempo libero o leggo o scrivo sul blog… Un caro saluto

  84. Fabio Lotti

    Ben ritornato ArgenteD! Buttati nella mischia che ci si diverte di più.

  85. Piero

    Ah, questa è vera ! Però rimpiango le scazzottate con Stefano e Kurt, e dall’altra parte io e Marco, e per un certo tempo anche Fabio. E poi altri. Sembravano gli Spaghetti-western : ogni tanto qualcuno volava fuori dal saloon, un altro scivolava sul bancone finendo contro il barilotto di birra, altri e due contro un tavolo, c’era il Bud Spencer di turno che distribuiva ceffoni, e il malcapitato che li riceveva.
    Ah, che bei tempi !
    :-)

  86. Piero

    Ho finito l’Harding.
    Notevole, e molto coerente con la narrazione.
    Nessuno ha osservato una cosa che osservo io ( e che potrebbe osservare chi, come me, ha letto tutti gli altri romanzi di Athelstan): nei romanzi successivi, molto spesso l’azione e le vicende delittuose vengono frantumate in torrenti indiziari che scorrono paralleli nella narrazione e che quasi mai convergono nella soluzione. Spesso vi sono delitti e fatti delittuosi che coronano la vicenda base non entrando però in relazione diretta con essa (cito per es. un recente romanzo che ho letto, IL PORTO MALEDETTO, ma i confronti con altri romanzi sono molteplici).
    In altre parole, Doherty si distacca da quello che è il modo di fare Giallo, che fa in questo primo, che è un Unicum della serie Athelstan, e in cui tutti i delitti sono riconducibili alla stessa persona; non solo: in cui tutte le Camere chiuse sono risolte con lo stesso meccanismo base, variato però.
    Negli altri romanzi Doherty adotta secondo me uno schema di costruzione della trama e dell’azione, che è più tipico del Thriller moderno più che del Giallo classico: frantumare continuamente l’azione, realizzare più piani di narrazione, per dare continue scosse, disorientare il lettore, creare sempre nuovi motivi di sorpresa, fino alla stretta finale.
    Il primo, questo, invece, si muove secondo gli schemi del Giallo Classico : l’azione è una, e tutte le azioni sono riconducibili ad essa. Ovviamente la difficoltà di raggiungere uno stato di tensione pari a quello del thriller con un giallo classico, è altissima, e ci riescono solo i più grandi, con una serie si escamotages che sono propri di ognuno.
    Non a caso, secondo me, quasi nessuno oggigiorno non fa più Giallo Classico : perchè tra tutte le forme del poliziesco, il Giallo Classico è la più difficile. E siccome molti in passato hanno sciorinato tutto ed il contrario di tutto, è straordinariamente difficile inventare delle trame nuove, e dei procedimenti, tipo le Camere Chiuse, assolutamente originali.
    E non a caso, proprio perchè il terreno del Giallo Classico è un terreno minato -un po’ come suonare la Sonata in fa diesis minore di Hummel, che è sonata sottovalutata generalmente dai pianisti, salvo quando poi la esaminano e vedono che ha dei passi scoperchiatamente virtuosistici, tali che il pubblico capisce subito che essi tali sono- in cui i lettori capiscono subito quale sia la stoffa dello scrittore, ad inventare trame gialle, ecco che mischiano le carte con i cosiddetti romanzi storici, in cui la trama gialla, molto spesso non è il centro della narrazione, ma vi sono anche delle altre componenti che entrano in gioco, quelle storiche. Questo accade perchè quasi nessuno, di quelli che scrivono romanzi storici, possiede la coerenza e la forza del grande scrittore di polizieschi che può sostenere il peso della narrazione, attorno ad un’unica vicenda, dall’inizio del romanzo sino alla fine.
    E quindi si sostituisce molto, con la vicenda storica.
    Sono pochi i grandi scrittori di romanzi storici che siano anche degli ottimi giallisti, molto molto pochi, in un mare di mediocrità e di bombastiche campagne stampa.

  87. Fabio Lotti

    Un giallo che ti potrebbe piacere (non è giallo storico) è senz’altro “Morte in sala d’attesa” di Milton Propper, Polillo 2009.
    Sul discorso della difficoltà del giallo storico sono d’accordo e lo avevo già segnalato nella “Semplicissima arte del delitto II”.

  88. Piero

    Mio caro, l’ho già preso due settimane fa: è in coda ad una fila lunghissima di gialli ancora da leggere.
    Del resto, come dice il buon Sgarbi (di cui molto non condivido, tranne qualcosa tra cui questo), una biblioteca che dir si voglia è quella formata in massima parte di libri non letti, o da consultazione, che si prendono in esame all’occorrenza o quando vien voglia, e comunque che formano un patrimonio (anche da leggere).
    Non riesco proprio a leggere i libri con la tua velocità: ci riuscivo quando ero giovane e non avevo pensieri di sorta, ci riuscirò se camperò abbastanza a lungo quando raggiungerò la tua veneranda età, in cui si diventa come i più giovani, cioè da pensionati ci si inventa le cose da fare, avendo molto tempo a disposizione. A me in media la lettura di un libro, nei periodi di vacanza, richiede dai tre ai sei giorni, mentre quando c’è la scuola e mi corico dopo aver messo a letto mio figlio e avergli letto l’immancabile storia, riesco a leggere sì e no 4-5 pagine a sera, e quindi un libro può durare anche un mese. Ma anche perchè, diversamente da quando ero più giovane, in un libro cerco soprattutto di impossessarmi dei procedimenti narrativi e mi piace gustarmelo il romanzo, scoprire le piccolezze: di questo per es. mi ha particolarmente divertito (humour abbastanza macabro) la scena in cui il guardiano di una delle torri del ponte di Londra, quella sul cui terrazzo viene esaminato il corpo del mercante impiccato, pettina e canta la ninna nanna alle teste in putrefazione di condannati a morte per tradimento, infilzate sulle picche ed in esposizione tra le merlature della stessa torre.
    Carino !!! :-)

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