Testimone oculare (1221)
Non può esserci nulla di più rilassante della ridente campagna del New England. Frances Hoyt, alla guida tra prati e boschi, ne è convinta. Almeno fino a che non vede un uomo uscire in fretta da una villa isolata, alzare le mani al cielo e crollare a terra dopo pochi passi. Con un proiettile nel cranio. Solo che quando Frances ritorna con la polizia, del corpo non c’è traccia e nessuno ha visto o sentito niente. Eppure i Judson, la famiglia proprietaria della villa, sembrano nascondere più di un segreto. E quando, oltre un anno dopo, anche un professore di storia in pensione interessato alla misteriosa morte di uno dei capostipiti della famiglia Judson viene assassinato, per Frances l’incuboricomincia.
Doris Miles Disney nata a Glastonbury, nel Connecticut, nel 1907, prima di dedicarsi alla narrativa lavorò in campo assicurativo e pubblicitario. Interessanti, nei suoi polizieschi, l’attenzione all’atmosfera e all’ambiente e la descrizione dei personaggi. L’autrice è scomparsa nel 1976.
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giugno 2nd, 2009 at 08:56
Buongiorno ragazzi,
come spesso accade chiedo ai più esperti notizie riguardo questa autrice e questo romanzo.
Da quanto ho potuto leggere su internet sembra sia stata apprezzata a suo tempo per la varietà delle trame e dei personaggi.
Comunque mi piace il disegno in copertina.
Grazie
giugno 3rd, 2009 at 11:21
Fu un’autrice popolarissima al suo tempo ed oggi completamente dimenticata. Ha attraversato vari generi, diventando sempre più “nera” col passar del tempo.
Mondadori ne ha pubblicato molti romanzi, soprattutto negli anni ’50-’60-’70. E’ uscito qualcosa anche per Garzanti, serie Le tre scimmiette.
Se sai l’inglese, ecco un link interessante :
http://mysteryfile.com/blog/?p=229
giugno 3rd, 2009 at 11:29
Grazie per il link, Piero
Lo avevo trovato ieri e la mia richiesta era volta soprattutto a conoscere il parere Italiano riguardo l’Autrice e il libro.
Ma dove vi siete nascosti tutti?
giugno 3rd, 2009 at 13:21
Dell’autrice e del romanzo avevo già scritto qualcosa in uno dei post relativi alle uscite di maggio, se non erro (ma non ricordo quale, forse quello di Stout).
In sintesi, a me piace abbastanza. Non era un genio, ma ci sapeva fare. E il romanzo di questo mese è carino, anche se ne ha scritti di meglio.
giugno 3rd, 2009 at 20:03
Luca si riferisce per caso a ROOM FOR MURDER per esempio ?
giugno 3rd, 2009 at 20:04
Luca, avevi scritto qualcosa in una discussione a cui partecipammo entrambi su Anobii.
giugno 5th, 2009 at 08:32
Luca e Piero, vi ringrazio per le risposte
Piero, hai letto qualche altro romanzo di questa Autrice? Condividi il parere di Luca Conti?
giugno 5th, 2009 at 11:14
Ho visto le anteprime dei Classici del Giallo di luglio (compreso gli Oro)
Mi è venuto da piangere
giugno 8th, 2009 at 17:43
Oh, sì, certamente.
Ne ho parecchi della Disney.
E’ un’ottima autrice, che ha uno stile non vorrei dire leggero ma molto scorrevole. Talvolta leggi quei gialli, molto molto cerebrali e la cosa kmigliore è che un giallo deve divertire e magari far pensare ma non trasformarsi in un’opera filosofica, altrimenti..che si vada a leggere Metacritica della critica della ragion pura, o la dottrina della scienza.
Dico per dire..io ho trovato sempre una certa difficoltà a leggere la Heyer o PDJames, per via di quelle descrizioni psicologiche e di quelle rappresentazioni di ambienti anche molto tediose, così diverse per es. da Marsh o da Christie o anche e soprattutto dalla Brand.
Io adoro le scrittrici.
E poi la Millar che è sempre una sorpresa.
Però a differenza di Luca, ti dico che sto leggendo il romanzo, uno dei dieci che non tengo, ed è una vera bellezza.
Compralo.
Ah, quando la Mondadori pubblicava bei gialli…
giugno 8th, 2009 at 22:47
Concordo con Piero. Libro godibile, leggero, ben scritto. In giro c’è sicuramente di meglio, ma è la classica lettura “leggera” (e veloce) per gli amanti del giallo classico all’americana.
giugno 9th, 2009 at 09:24
Cari amici,
nel segnalare a tutti un saggio molto interessante di Pasquale Pede “Le radici del Noir”edito dalla fondazione Rosellini-Senigallia, vorrei chiedere a Conti perchè tra Giugno e Luglio il “povero” lettore dei Gialli Mondadori( Ed McBain è un autore Noir!)si debba sorbire l’uno dopo l’altro due libri di costui?
Grazie
Giuseppina La Ciura
giugno 9th, 2009 at 10:04
Una domanda agli esperti (google non mi ha aiutato) : i due titoli della Disney pubblicati da Garzanti (“verdetto: suicidio” e “lo scheletro di famiglia”) che titolo avevano in originale? Mi servono per completare una sua bibliografia. Avete notato come di questa autrice si sia persa memoria? Persino wikipedia edizione anglosassone non la cita!
giugno 9th, 2009 at 10:34
Danilo, la bibliografia italiana della Disney è questa:
Family Skeleton, 1949 (Lo scheletro di famiglia,1957);
Look Back on Murder, 1951 (Testimone oculare, 1953);
Straw Man, 1951 (L’uomo di paglia, 1953);
Heavy, Heavy Hangs, 1952 (Verdetto: suicidio, 1955);
The Last Straw, 1954 (Delitto fuori tempo, 1951);
Room for Murder, 1955 (Segugi si nasce, 1962 );
Unappointed Rounds, 1956 (La posta in gioco, 1973);
Too Innocent to Kill, 1957 (La pazza di Franklin House, 1977);
No Next of Kin, 1959 (Un segreto di famiglia,1964);
The Departure of Mr. Gaudette, 1964 (Addio, addio, Mister Gaudette!, 1965);
The Hospitality of the House, 1964 (Appuntamento al cimitero, 1965);
Shadow of a Man, 1965 (Per un indizio da nulla, 1969);
Money for the Taking, 1968 (Sapore di fiele, 1969);
Voice from the Grave, 1968 (Vietato ai minori di 18 anni, 1970);
Do Not Fold, Spindle or Mutilate, 1970 (Giochi pericolosi, 1971);
The Chandler Policy, 1971 (La polizza Chandler, 1972);
Three’s a Crowd, 1971 (Assassinio in effigie, 1972);
Only Couples Need Apply, 1973 (Lunga estate di paura, 1974);
Don’t Go into the Woods Today, 1974 (Non andare nel bosco, oggi, 1978);
Cry for Help, 1975 (Una voce lontana, 1976)
giugno 9th, 2009 at 10:39
Gentile Signora La Ciura,
non spetta a me compilare i programmi del Giallo e dei Classici, quindi non saprei proprio cosa dirle a proposito dei due romanzi di McBain (se non che mi fa uno strano effetto sentirlo definire un “costui”).
giugno 9th, 2009 at 10:48
Grazie Luca! Ho trovato (è stata lunga, ma ce l’ho fatta) anche una sua biografia: http://www.novelguide.com/a/discover/aww_01/aww_01_00314.html. Ci lavoro un po’ e la metto sul mio blog.
giugno 9th, 2009 at 12:06
Carissimi tutti,
grazie per i contributi. Apprezzo anche le letture leggere e in questo momento ancora di più. Ho gloriosamente finito di leggere il ‘De Medicina’ di Celso (al secondo tentativo ) e sento il bisogno di distrarmi un po’.
Dalla bibliografia gentilmente riportata da Luca sembra che Doris Disney abbia avuto un discreto successo in passato
Infinita gratitudine va, da parte mia, agli Autori di buoni libri ‘leggeri’.
Wodehouse, ad esempio, resta uno dei miei preferiti: meravigliosamente lieve
giugno 9th, 2009 at 13:40
Oltre ai gialli Mondadori che vanno assolutamente acquistati e letti aggiungo che Marco Polillo, il noto editore che tutti conosciamo, ha scritto “Corpo morto” sulla linea del giallo classico che consiglio senza alcuna remora.
giugno 9th, 2009 at 17:34
@giuseppina la ciura: comunque McBain è riuscito a farsi passare per giallista anche in patria, gabbando i compatrioti a tal punto da farsi nominare Grand Master dai MYSTERY Writers of America.
giugno 9th, 2009 at 19:08
Veramente niente male questo Disney. Sto vedendo già di procurarmi i volumi che non ho.
giugno 9th, 2009 at 20:21
@Silvia: che letture impegnate!
Dovresti provare a leggere l’Oberman di Etienne Pivert de Senancour.
Se ci riesci, allora sarai pronta per farti fuori Gaudy Night (ma prima devi procurartelo) di Dorothy Sayers, uno dei libri che non verrà mai tradotto in Italia (troppo lungo)
giugno 10th, 2009 at 09:27
Caro Piero,
più che letture impegnate sono letture impegnative nel senso che richiedono una certa resistenza
Io mi definisco una lettrice onnivora, perché amo spaziare in vari campi.
La lettura di Obermann sarebbe possibile se solo si trovasse in commercio il libro. Posso avere un abbuono dichiarando che ho letto tutta la Storia Naturale di Plinio il Vecchio e tutti gli scritti filosofici di Seneca?
Riguardo Dorothy Sayers avevo già preso in considerazione Gaudy Night che è più facile da trovare rispetto ad Obermann, anche se comprare libri stranieri in Italia non è facilissimo e se li ordini per posta, le Poste Italiane diciamo che “non li consegnano” per non usare un termine più forte.
Ora vedo se ne trovo una copia in Italia però se qualche eroico editore decidesse di assisterci non sarebbe male…
giugno 10th, 2009 at 10:08
“Gaudy Night” è semplicissimo da rintracciare, anche in Italia. Una buona libreria internazionale è in grado di procurarlo in pochi giorni, visto che il libro è ininterrottamente in catalogo in Gran Bretagna dal 1935 (ne esistono decine di edizioni).
Comunque non è un libro facile da leggere in originale, a meno di non possedere una più che buona conoscenza della lingua inglese e della vita universitaria di Oxford. Gli ultimi libri della Sayers sono stilisticamente ben più complessi dei primi, e trascuravano sempre più l’intreccio giallo a favore della “comedy of manners” o, come capita proprio in “Gaudy Night,” del romanzo a tesi.
Anche per questo ne vedo difficile, a breve, una traduzione italiana; ma il problema più grosso restano soprattutto le sue quasi 600 pagine, lunghezza che al giorno d’oggi è sufficiente a mettere in fuga la maggior parte degli editori nostrani, a meno che non si tratti dell’ennesima storia di serial killer o di un poliziesco scandinavo in formato mattone.
giugno 10th, 2009 at 11:35
Domanda tecnica per Luca: avendo letto Frankenstein di Mary Wollstonecraft Shelly in inglese pensi che posso farcela anche con Dorothy Sayers? oppure è necessario aspettare un po’?
Curioso che un Editore possa essere scoraggiato solo dalla lunghezza del romanzo. Probabilmente anche i fattori cui facevi riferimento tu, Luca, quali gli aspetti accademici e ‘dottrinali’ della Sayers contribuiscono a generare il panico.
Vorrei menzionare il fatto che Dorothy Sayers ha tradotto la Divina Commedia in inglese e sembra che sia una delle traduzioni più apprezzate. Insomma era una collega di Luca!
giugno 10th, 2009 at 11:58
Per Luca. Sono d’accordo sul mattone. Contro i mattoni-mallopponi http://www.sherlockmagazine.it/rubriche/2427/.
giugno 10th, 2009 at 12:17
SIlvia, nei cento e passa anni che separano il Frankenstein da Gaudy Night, l’inglese è abbastanza mutato. Comunque direi che puoi farcela.
La lunghezza del romanzo non sarebbe di per sé un problema insormontabile, credo, se non fosse che in Gaudy Night l’aspetto giallo della vicenda è molto in secondo piano rispetto al resto, tanto che il mistero del libro non è incentrato su delitti (che non ci sono) ma su lettere anonime.
La traduzione della Commedia di Dante, a opera della Sayers, è ancora in catalogo (in realtà la scrittrice è scomparsa prima di completarla. Il Paradiso è in larga parte opera di Barbara Reynolds) ed è, come sta scritto sul retrocopertina di una vecchia edizione Penguin che ho io, “concepita per il grande pubblico.” E’ una delle poche traduzioni inglesi dell’opera di Dante a tentare di mantenere l’endecasillabo e la rima. Ne parla (bene) anche Umberto Eco in “Dire quasi la stessa cosa” (Bompiani).
giugno 10th, 2009 at 12:19
Gustoso il manifesto anti mattone-malloppone mi sono proprio divertita
giugno 10th, 2009 at 12:23
Grazie per la risposta Luca il tuo aiuto è sempre prezioso.
Per quel che riguarda la Divina Commedia continuo a leggerla in versione originale
giugno 10th, 2009 at 13:29
Cara Silvia
qui ora ti facciamo tutti la corte. Una lettrice così generosa e sorridente non si era mai vista. Alla prima critica che mi fai mi viene un colpo!
giugno 11th, 2009 at 16:20
Fagliela, Silvia.
Così ci ritroveremo a mettere pietre come in Schindler’s List
giugno 11th, 2009 at 16:45
Conto molto sull’effetto sorpresa
La critica quando arriverà colpirà come… un ladro nella notte (‘As a thief in the night’ (Arsenico)- Richard Austin Freeman, Mondadori ovviamente)
giugno 12th, 2009 at 18:08
Oddio, ci sono mallopponi-mattoni e mallopponi non mattoni.
I Pilastri della terra o Mondo senza fine, a fronte delle molte centinaia di pagine, affascinano. E non sono thriller con serial Killer o polizieschi scandinavi.
Mentre il ricordato da me Oberman, non è molto lungo ma è di una pallosità stoica. Anche perchè è in forma di epistolario.
Poi io ho la versione BUR degli anni ’60: probabilmente qualcosa di più recente e tradotto meglio (e torniamo sempre alle traduzioni) sortirebbe qualche cosa in più.
Anche se sempre mattone resta.
giugno 12th, 2009 at 18:33
@Silvia : Veramente, a dire “un ladro nella notte” non è Freeman per primo, ma Cristo, nel Vangelo della Prima Domenica di Avvento, Mt 24,37-44.
giugno 13th, 2009 at 08:00
Finito di leggere il Disney in edicola.
In aggiunta a quello che ho scritto cinque giorni fa, direi che è un giallo cosiddetto “movimentato”, una categoria in cui io divido i gialli assieme a quelli “statici”. I gialli “statici” sono quelli in cui l’azione è incentrata in un luogo ben definito, talvolta anche chiuso, e sono i Classici per antonomasia; poi un’ulteriore sottoclassificazione porta alle Camere Chiuse.
Quelli “movimentati” sempre Classici sono, ma sono più dinamici, con frequenti escursioni di luoghi, cambiamenti di situazioni e di tempi. Questi romanzi hanno qualche aspetto in comune con i thriller dei giorni nostri, per es. il fatto di spezzare l’unità narrativa in più soggetti e poi ricomporre il tutto in vista dell’epilogo e della soluzione, anche se qui manca il pathos e l’azione frenetica: è tutto leggero, ed edulcorato.
Laddove potrebbe far prefigurare il noir (il nipote della vittima che diventa investigatore, ingiustamente accusato, un quasi ganster, interrogatori quasi da tortura sudamericana: però, la Disney…) se ne distacca perchè poi ci si accorge che sono solo pretesti per far scorrere la storia: manca la malinconia o “la sfiga” alla maniera di Fabio, che identifica il carattere peculiare del vero Noir e lo differenzia dal Giallo Classico : laddove non c’è melanconia nè disincanto, non c’è Noir. Semmai passa per Noir, ma non lo è.
Il giallo invece finisce sempre con una nota positiva: il delitto risolto , il colpevole acciuffato, la giustizia che trionfa, il lieto fine.
giugno 13th, 2009 at 08:07
Però..mi ha lasciato con un po’ di amaro in bocca, perchè in sostanza, siccome c’è troppo movimento, non c’è la successione tipica del Giallo, con il la formazione degli indizi, l’inquadramento dei sospettati, l’accumulo di prove, ed in sostanza il lettore che concorre assieme allo scrittore nella identificazione del colpevole: qui il colpevole arriva alla fine, senza che niente abbia concorso a farne identificare la strategia delittuosa. Sarebbe potuto essere anche Zebedia, il nipote ritardato, l’assassino, e la storia non sarebbe cambiata.
Ecco,questo più che Giallo Classico, è un Giallo d’avventura, alla Nancy Drew o a I 3 Investigatori.
giugno 13th, 2009 at 11:25
@ Piero: ricordo bene la provenienza Evangelica della frase ‘come un ladro nella notte’, ma trovandomi in ambito giallistico ho voluto cogliere l’occasione per ricordare un buon giallo classico. Quando ho letto ‘Arsenico’ di Freeman mi è piaciuto molto.
La tua digressione sui gialli statici mi ha riportato alla memoria un giallo di John Dickson Carr ‘Death watch'(L’orologio della morte) che ricordo come una delle camere chiuse più statiche che abbia mai incontrato
giugno 13th, 2009 at 15:05
Con due morti però, mentre in quei gialli per ragazzi, morti non ce n’erano mai
giugno 13th, 2009 at 15:13
Tu dici ? In realtà secondo me non è abbastanza statica, perchè c’è la scena sul tetto, quella nella stanza dove vien fatta la x, le scale, quindi, anche se sempre nell’ambito di una casa, movimento ce n’è.
Pensa che, nella prima edizione, quella del GM, si capiva una cosa non in linea con Carr, che, invece, nella revisione di Igor Longo, viene del tutto cambiata e si capisce tutto.
Secondo me uno dei più belli di Carr, ipnotico.
Una Camera chiusa “statica” è invece “The Judas Window”. Anche se però io non parlavo di staticità o movimento delle Camere Chiuse, quanto dei Gialli Classici. Le Camere Chiuse sono di solito sempre più statiche dei romanzi gialli tout-court.
giugno 15th, 2009 at 22:47
Una riflessione su questo libro un po’ meno sintetica delle due righe due che avevo scritto appena lo avevo terminato:
Perché i libri di Doris Miles Disney sono stati dimenticati? E’ stata un’autrice prolifica che ha goduto di un successo sostanziale anche se non travolgente e che ad oggi non merita nemmeno una paginetta su Wikipedia. Leggendo Testimone oculare qualche idea ce la si può fare: perché se è vero che ci troviamo davanti ad un libro appassionante, ben scritto e divertente non possiamo non notare come lo stesso risulti inesorabilmente datato. E dato che non riesce ad avere lo spessore e l’autorevolezza di un grande classico e nemmeno il fascino esotico di certa (a volte sopravvalutata) letteratura pulp ci fa intuire come, per la legge dei grandi numeri, i libri della Disney siano potuti finire nel dimenticatoio. Testimone oculare poggia su tre caratteri: quello di una infermiera che assiste ad un delitto, quello di un poliziotto gentiluomo, quello del principale sospettato. Un valido studio psicologico sul quale viene costruita una vicenda, a tratti manierista, estremamente godibile; una lettura tanto leggera quanto scorrevole, un piacevole tuffo in una dimensione del romanzo poliziesco ormai definitivamente superata. In altre parole: Testimone oculare più che un classico è ormai un reperto, l’equivalente di una produzione cinematografica minore girata in bianco e nero apprezzabile solo dai nostalgici. Non è un complimento, me ne rendo conto, ma non tutti i libri invecchiano ugualmente e occorre farsene una ragione. Brava comunque la Mondadori ad avercelo riproposto, siamo di fronte ad una lettura che dovrebbe meritare l’attenzione di ogni appassionato del giallo classico, e non si può vivere di soli capolavori…
giugno 16th, 2009 at 06:03
Danilo, ma io al di là della scorrevolezza e piacevolezza, ma della anche debolezza di questo romanzo, che è insita nella movimentazione frenetica che porta ad un depauperamento dell’introspezione, se proprio dovessi operare una rivalutazione della Disney, andrei a farlo proponendo romanzi più celebrati, come almeno “SEGUGI” (Room for Murder, che a detta di molti è uno dei suoi capolavori se non IL Capolavoro).
Tieni conto, tuttavia, che la scorrevolezza e la piacevolezza è data oltre che dallo stile (nota importante che distingue lo scrittore vero dallo scrittore, e che è quasi sempre innata) anche io credo da una bella rinfrescata della traduzione, che è stata data ipotizzerei o da Mauro o da Igor.
giugno 16th, 2009 at 06:20
Sul resto concordo con te: si tratta in fin dei conti di una scrittrice che viene dopo i grandi (la Christie, la Marsh, la Brand. E.Queen, Carr, Rawson, Berkeley sono ancora leggibili perchè le loro storie non sono figlie del tempo in cui furono scritte ma vanno al di là del mero intervallo temporale, ancor più Innes) e che ha subito l’oblio in ragione della qualità del romanzo che, seppure alta, non riesce a svincolarsi da un certo modo di fare romanzo. In fin dei conti, come lo leggi, pensi a Grease, agli anni ’50, alla spensieratezza e alla gioia di vivere dopo la seconda guerra mondiale. Manca secondo me invece una seria introspezione psicologica o la straordinaria visionarietà che caratterizzano invece i romanzi di Carr o della Christie o di Queen del periodo; o anche i romanzi dello stesso periodo della Brand o di Stout o di Marsh o di Heyer. In fin dei conti…una scrittrice di serie B ma che è anche giusto ripresentare, anche se secondo me sarebbe stato più giusto presentare un’opera maggiormente rappresentativa, giacchè di altri romanzi della Disney non ne vedremo.
giugno 26th, 2009 at 13:07
L’ho finito ieri: tutto sommato lo considero una lettura gradevole e lo definirei un giallo ‘ricreativo’, nel senso che sembra il compagno ideale per un viaggio o per una giornata sulla spiaggia
Ciò che lo rende un giallo ‘da ricreazione’ è il ritmo veloce della narrazione e la mancanza di approfondimento psicologico dei personaggi