Avvinti come l’edera
Mi permetto di riprendere e rimpolpare cose già scritte per illuminare lo stretto rapporto che esiste fra il giallo e gli scacchi, sperando di attirare l’attenzione dei lettori su questi due meravigliosi parti dell’intelletto umano (ho esagerato?).La passione per il giallo l’ho avuta sin da piccolo quando, frugando per caso in una cantina di un mio cugino, mi ritrovai fra le mani una avventura di Perry Mason pubblicata dalla Mondatori sulla cui copertina campeggiava il volto del noto attore Raymond Burr (molti lo ricorderanno come uno dei protagonisti de La finestra sul cortile di Hitchcock, quello che ha fatto la felicità di tanti depressi mariti tagliando a pezzi la moglie) che è stato uno degli interpreti principali, se non l’unico, di questo popolare avvocato.
La passione per gli scacchi è avvenuta, invece, molto più tardi e precisamente nel 1972 al tempo dell’ormai mitico incontro mondiale Spassky-Fischer nella gelida Islanda. Fu un mio scolaro del liceo scientifico Galileo Galilei di Siena, l’attuale Maestro Alessandro Patelli presidente del circolo scacchi del CRAL del Monte dei Paschi, a condurmi lungo le strade tormentate della scacchiera.
E se si mettono insieme queste due passioni qualcosa di più o meno buono deve nascere per forza. E qualcosa è nato. In particolare tre libri ed una antologia di racconti, curata insieme al Maestro Mario Leoncini vicepresidente della federazione scacchistica italiana, più precisamente Giallo Scacchi-Racconti di sangue e di mistero, Ediscere 2008 (edizioniediscere@libero.it), che raccoglie ben trenta racconti di autori come Luceri, Lupi, Marchesi, Marenzana, Saffi, Smocovich, Solito, Togneri, Vesnaver, De Judicibus, Sicuranza tanto per citarne alcuni e gli altri non se l’abbiano a male.Ma vediamo un po’ come questi due aspetti culturali si intrecciano e si avvinghiano stretti fra di loro come l’edera di una vecchia canzone cantata da Nilla Pizzi. Le Olimpiadi di scacchi che si sono svolte a Torino nel maggio 2006 hanno offerto uno spettacolo entusiasmante per il numero di paesi coinvolti e l’eccezionale forza dei contendenti. Maschi e femmine. Tutti carini e sorridenti, gentili ed amabili prima della stretta di mano che segna l’inizio della partita. Poi tutti incarogniti davanti alla scacchiera per cercare di vincere, di “fare fuori” letteralmente l’avversario. Sì, perché questo “nobil giuoco” ha in definitiva ben poco di nobile. Solo l’aggettivo che fa da paravento ad un istinto di sopraffazione primordiale. Gli scacchi sono lotta, diceva il secondo campione del mondo Emanuel Lasker. Lotta dura, senza tregua e senza scampo. Per vincere occorre “mattare” il Re, colpirlo, distruggerlo. Anche se molte partite terminano prima per non assistere a questo traumatico evento. Il Re, in definitiva, rappresenta il nemico che ti sta di fronte e ti vuole a sua volta morto e sepolto. E non solo in senso figurato. Qualcuno dirà che sto esagerando. E’ vero, ma mica tanto. Si dice che Baldwin, figlio di Ogier il danese, uccidesse Charlot, il figlio di Carlo Magno, spaccandogli la testa con la scacchiera perché era stufo di perdere e che il figlio di Pipino il Breve per una sconfitta a scacchi con un nobile bavarese lo abbia soffocato ficcandogli in gola una torre. Forse sono leggende ma quello che faceva Voltaire, l’illuminista francese, è pura verità. Se perdeva con suo padre gli tirava i pezzi e lo prendeva a bastonate. In un torneo degli anni settanta disputato in Toscana un giocatore alzò la mano per catturare la Regina. L’avversario gliela prese quando era ancora per aria e gli dette un morso. L’episodio fa sorridere ma anche pensare.La regina del giallo Agatha Christie fu una delle prima a capire cosa succede nell’animo tormentato degli scacchisti. In Poirot e i quattro fa usare all’omicida un pezzo degli scacchi ( il “Testa d’uovo” in un altro giallo dichiara “E’ difficile vincermi a questo giuoco”) per uccidere il suo avversario. L’Alfiere di Re del Bianco è attraversato da un elettrodo e il circuito elettrico si chiude nella casa b5, così quando il suo conduttore sposta l’Alfiere proprio in quella casa, come è solito fare, viene fulminato e muore di paralisi cardiaca. Idea affascinante, talmente affascinante che è stata poi ripresa pari pari da Roberto Berna in L’avventura del vice-campione mondiale di scacchi con la piccola variante della scossa elettrica che si becca, questa volta, nella casa b4, e da Roberto Gravina in Eterodelitto (si copia dappertutto!) dove l’omicidio avviene attraverso un metodo ancor più subdolo e sottile. Con un vermicida liquido e trasparente l’assassino ricopre l’Alfiere nero che serve per uccidere, non un antipatico avversario ma evidentemente una ancor più antipatica mogliera. In questo caso, però, il colpevole non viene scoperto e il fatale Bishop (alla lettera “vescovo” ma nella terminologia scacchistica si tratta sempre dell’Alfiere) è posto in una piccola vetrina a perenne memoria del sublime misfatto. E a proposito di questo pezzo degli scacchi esso è lo pseudonimo usato da un maniaco per una serie di delitti in L’enigma dell’Alfiere (ultimamente ripubblicato sia dalla Mondadori che dalla Polillo) di S.S.Van Dine in cui compare il celebre aristocratico investigatore Philo Vance, interpretato magistralmente, ai suoi tempi, alla televisione da Giorgio Albertazzi. Sempre il diabolico Bishop sta anche alla base del racconto La curiosa omissione di Isaac Asimov in I racconti dei vedovi neri, minimum fax 2007. Il signor Atwood ha ricevuto un lascito di diecimila dollari da un suo amico burlone, chiusi in una cassetta di sicurezza in una banca degli Stati Uniti. Per trovarla deve riuscire a decifrare il significato della frase “La curiosa omissione in Alice” che gli è stata detta in punto di morte. A risolvere l’enigma è il solito Henry, il cameriere della strana e divertente combriccola dei Vedovi Neri, basandosi proprio sul doppio significato di Bishop, Alfiere e vescovo.Altri delitti in cui l’assassino si firma con pezzi di scacchi li troviamo ne La scacchiera del delitto di David Keith Cohler. A New York, a poche ore di tempo l’una dall’altra, muoiono tre famosi atleti: un giocatore di baseball, un fantino, una tennista mentre un pugile rimane gravemente ferito da un pacco dono. Accanto alle vittime viene trovato un Cavallo per il fantino ed il pugile, una Donna per il tennista, un Alfiere per il giocatore di baseball. Durante un incontro di basket viene trovato un involucro con un messaggio di sfida “Adesso che conoscete le regole, possiamo cominciare a giocare”. E’ assodato che Sherloch Holmes conosceva gli scacchi. In The Adventure of the Blanched Soldier.
durante uno dei suoi colloqui con Dodd, Holmes osserva che il suo interlocutore “Inarcò le grandi sopracciglia e batté, impazientemente, le dita sul tavolo. Poi mi guardò con l’espressione di uno che ha visto il suo avversario fare una mossa pericolosa nel gioco degli scacchi e ha deciso come contrastarla”. In The Adventure of the Mazarin Stone
durante il pericoloso colloquio tra Holmes, il conte Negretto Sylvius e il suo accolito Sam Merton, troviamo questo preciso riferimento agli scacchi “Holmes restò pensieroso come un maestro degli scacchi che medita la sua mossa migliore” (chi vuole saperne di più clicchi su http://www.cci-italia.it/me/vholmes.htm) Enrico Solito, una delle maggiori autorità in relazione al Nostro nel suo libro Sherlock Holmes e le ombre di Gubbio, Hobby and Work 2006, accenna al gioco degli scacchi quando Holmes assiste ad una partita tra i perugini Benelli e Permoli e tira fuori una osservazione sul curioso meccanismo mentale dei giocatori di scacchi “Uno si aspetterebbe che ciascuno pensasse alla partita anche mentre è l’altro a muovere, in modo da usare tutto il tempo a disposizione”. “E’ proprio così, infatti”. “Niente affatto, invece” obbiettò il mio amico. “Il giocatore si concentra al massimo durante il proprio tempo e riposa durante la mossa avversaria. E’ curioso ma l’ho osservato in modo costante e voi due non fate eccezione: ora è il turno del professor Permoli di astrarsi dal mondo reale. Nevvero, professore?”.Questo elemento del rapporto scacchi-crimine si ritrova anche in Scacco al Re per Nero Wolfe (perfino nel titolo e nella copertina dove è ritratto un serafico Wolfe che tiene un Cavallo nero nella mano sinistra) interpretato, sempre magistralmente e sempre ai suoi tempi, dall’indimenticabile Tino Buazzelli. In breve: la signorina Sally Blount si presenta a Nero Wolfe per scagionare suo padre Matthew dall’accusa di omicidio. La scena del delitto è il Gambit Club, un circolo di scacchi dove il forte Paul Jerin sta sfidando in contemporanea dodici avversari tra cui il padre di Sally. Per meglio concentrarsi Jerin è chiuso in una sala separata e quattro messaggeri fanno la spola per comunicargli le mosse degli avversari. Ogni tanto beve una cioccolata calda che ad un certo punto viene “corretta” con l’arsenico. A portargliela e a ritirarla è proprio Matthew. Il corpulento investigatore riesce a risolvere il caso attraverso una strana analogia tra il delitto e un gambetto, una particolare apertura che prevede il sacrificio di un pedone. Ne La mossa del Cavallo del noto Camilleri l’ispettore capo Giovanni Bovara (e non il solito Montalbano) pensa alla mossa di questo pezzo degli scacchi per saltare ed evitare le trappole tesegli dagli avversari. Spesso sono gli stessi personaggi che hanno il pallino di Re e Regine. Philip Marlowe, il popolare investigatore creato da Raymond Chandler, le cui opere sono state pubblicate anche sui prestigiosi Meridiani della Mondadori, si diletta a ricostruire partite di scacchi tratte da un testo pubblicato a Lipsia, mentre Van Veeteren, commissario svedese di Hskan Nesser che ricorda per certi aspetti il più noto Maigret, è un vero appassionato di pezzi e pedoni. Anche Lord Peter Wimsey, affascinante creatura di Dorothy Sayers, conosce gli scacchi ma, pur essendo un tipo alquanto snob e con una robusta considerazione verso se stesso, dichiara (in uno dei suoi rarissimi momenti di umiltà) “Non sono bravo. Mi piace, ma continuo a pensare alla storia dei vari pezzi e alle caratteristiche delle varie mosse. Così vengo sconfitto. Non sono un giocatore” (Lord Wimsey e il mistero del Bellona club, Donzelli 2006).Giorgio Scerbanenco in Venere privata, grazie anche agli scacchi riesce a dipingere Livia Ussaro, l’esca utilizzata per incastrare i responsabili degli omicidi, come una donna tutt’altro che passiva ed estremamente interessante nel suo ruolo di “adescatrice non professionista”. Il vedere una scacchiera “la riportava al tempo del collegio, delle suore di cui ricordava solo il passo frusciante per le camerate, delle mattine buie d’inverno nella gelida chiesa, con la messa che le sembrava eterna, combattuta tra il sonno ancora imperioso e la fame nascente, e la ricreazione in sala nei giorni piovosi, con le gare di “bella lettura”, di ricamo, di dama, di scacchi, perché dovevano essere suore sportive, di spirito agonistico. E per questo ricordo l’unica cosa decente in quell’indecente luogo era quell’astratto geometrico oggetto con quei simbolici pezzi di legno”.In Una stanza per morirci di Ellery Queen, pseudonimo usato dai cugini Manfred B.Lee e Frederic Dannay, il giallo ruota attorno ad un delitto commesso all’interno di una camera chiusa (la corona di questo genere credo vada assegnata a John Dicknson Carr, che ha scritto addirittura una Classificazione dei delitti in una camera chiusa) dove i protagonisti si giocano in una partita a scacchi l’ipoteca della casa. Insomma scacchiera e pezzi si introducono con facilità irrisoria e con intenti diversi nel mondo del mystery in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo. Anche al tempo dei romani. Nel romanzo Cui prodest? della nota scrittrice Danila Comastri Montanari (ha un bel sito in internet) un serial killer uccide giovani schiavi lasciando come firma un pezzo dei latruncoli, l’antico gioco degli scacchi romano. Qualche volta sono i pezzi stessi a denunciare il colpevole. Come avviene, per esempio, in Assassinio alla scacchiera di Alessandro Cuppini dove l’allineamento dei pezzi sulla scacchiera: Cavallo, Alfiere, Re, Torre, e Alfiere indicano il cognome Carta dell’omicida. Ugualmente dicasi per Scacco all’assassino di Giuseppe Porta. Il signor Bozzini è stato trovato cadavere davanti alla scacchiera ucciso da un colpo di pistola al petto. In mano tiene due pezzi bianchi:il Re e la Torre. Per l’elefantiaco (centoventi chili!) commissario De Carli la soluzione è semplice. L’assassino è la moglie Annalisa Rocco il cui cognome fa venire in mente l’arrocco, l’unico movimento o mossa che si può fare spostando due pezzi. Precisamente solo con il Re e la Torre.Ne L’ultima partita di Harry Kemelman è la fotografia di una posizione di una partita a smascherare il colpevole. Da tale fotografia si capisce che due particolari non quadrano: i pezzi catturati sono disposti tutti sulla scacchiera dalla parte sinistra come se il morto fosse mancino e inoltre sono mischiati. Prova inconfutabile che non vi è stata nessuna partita come aveva dichiarato invece il testimone che, dunque, è l’assassino stesso. La scacchiera la fa da padrona anche nel racconto di Raymund Allen Un lieto fine che è parte della raccolta Altri delitti di Natale pubblicata dalla Polillo nel 2006. Qui non ci sono morti ma il tentativo di rubare una banconota di mille sterline. Il tentativo viene scoperto da una analisi precisa della posizione dei pezzi sulla scacchiera che dimostra come il ladro, uno dei due giocatori, poteva essere stato benissimo assente durante l’assenza dell’altro. Un po’ complicato? Leggetevelo!La scacchiera di John Brunner è una commistione di fantascienza e giallo che può tuttavia interessare i giallisti tout court. Per non farla lunga dirò che l’intreccio del romanzo corrisponde tratto dopo tratto ad una celebre partita giocata nel 1892 all’Avana tra il campione del mondo Wilhelm Steinitz e Mikhail Cigorin. I personaggi sono praticamente mossi da due capi di una repubblica sudamericana per decidere chi avrà il potere. Il rapporto tra scacchi e crimine è perfettamente rappresentato, ancora in un contesto fantascientifico, da Scacco alla Regina di Jean.M.Janes dove le partite giocate nel nostro mondo danno origine ad un nuovo mondo dove le battaglie si svolgono davvero. La cattura di un pezzo equivale alla morte di qualcuno! Nel bel romanzo La tavola fiamminga di Arturo Perez Reverte un assassino sembra continuare addirittura una partita raffigurata in un quadro del 1469. Da non perdere (mia recensione in http://www.sherlockmagazine.it/rubriche/3006/). L’assassino degli scacchi è un breve racconto che dà il titolo ad un libro di Benoit Rittaud, pubblicato nel 2004 dalla Barbera editore. Succo della storia lo scontro in tre partite via internet tra il campione del mondo Viniyarin e un certo Marco. Marco viene poi trovato ucciso nella sua casa con un colpo in testa dovuto alla sua stessa mazza da baseball sulle quali ci sono le impronte del campione del mondo. Il caso è risolto. Manca però il vero movente che l’ispettore vuole scoprire dato che, secondo lui, non può essere dovuto solo al risentimento per le tre partite perse. Scopre che Marco aveva barato giocando per mezzo di un software. Il campione del mondo non aveva voluto uccidere il piccolo genio ma l’arnese infernale che, secondo lui, avrebbe distrutto un gioco leggendario. Profezia rivelatasi del tutto infondata in quanto oggi nell’era del computer scacchistico il gioco degli scacchi è ben vivo e vegeto.Anche il nostro Faletti deve essere stato affascinato in qualche modo da Re, Regine, Cavalli, Alfieri, Torri e pedoni se il suo primo libro di successo Io uccido si apre proprio con la morte di Jochen Welder, campione mondiale di formula uno e di Ariane Parker, un genio degli scacchi.D’altra parte che tra gli scacchi e il giallo, e viceversa, ci sia un feeling del tutto particolare anche da un punto di vista del ragionamento logico questo è un dato di fatto confermato da diverse personalità. “Il giallo è come una partita a scacchi: assassino, vittima e complice si muovono sempre secondo una logica ferrea come pedine su una scacchiera; poi arriva il detective che conosce le regole del giuoco e riesce immancabilmente ad acciuffare il colpevole” scrive la giornalista Paola Sorge su Repubblica del 10 febbraio 2005 presentando La promessa di Friedrich Dürrenmatt che in realtà si svolge in maniera diversa dal giallo tradizionale. E un personaggio del bel romanzo La tavola fiamminga già citato afferma “Io dico che, più che con l’arte della guerra gli scacchi sono strutturalmente correlati con l’arte dell’assassinio”. E già che siamo in tema di citazioni non posso tralasciare il bell’articolo di Alberto Miatello Le straordinarie analogie tra pensiero scacchistico e indagine poliziesca pubblicato su L’Italia Scacchistica del maggio 2005, che mette bene in rilievo i molti punti di contatto tra le due attività mentali “Nel racconto giallo abbiamo sempre il medesimo problema:un delitto e la scoperta del suo autore, oppure (quando il colpevole è noto fin dall’inizio) l’appassionante descrizione delle modalità logiche e intuitive con cui l’investigatore arriva “a ritroso” a scoprire l’assassino. Negli scacchi il problema logico è abbastanza simile: una posizione sulla scacchiera e la scoperta della mossa migliore…Ovviamente in una partita il problema logico si ripete decine di volte, tante quante sono le mosse giocate dai due scacchisti, mentre in uno studio, o in un problema, la soluzione è una sola…Altro modo assolutamente identico sia nell’investigazione poliziesca sia nell’analisi scacchistica è il “criterio” dell’esclusione. Lo scacchista, per arrivare alla variante giudicata migliore, non potendo ovviamente analizzarle tutte in una partita a tavolino, spesso ci arriva scartando quelle che sicuramente non vanno bene. Allo stesso modo l’investigatore, dopo avere concentrato l’attenzione su di una rosa di sospettabili, a volte arriva al colpevole eliminando coloro che sicuramente non possono aver commesso il delitto”. Edgar Allan Poe, invece, nel suo famoso Gli omicidi della Rue Morgue, parla del giocatore di scacchi facendogli fare una figura cacina (detto popolare delle mie parti) rispetto al giocatore di dama e di whist asserendo che “calcola senza concentrarsi nell’analisi”. Naturalmente noi scacchisti lo perdoniamo di cuore per quello che ci ha lasciato, anche se qualche parolaccia ci scappa via fra i denti…Quando, insieme con Mario Leoncini stavo scrivendo uno dei lavori non citati all’inizio, mi imbattei in un libretto dalla smagliante copertina rossa di Jacques Futrelle Il problema della cella N.13, pubblicato dalla Polillo editore nel 2002 che attirò la mia attenzione. Qui c’è il personaggio Van Dusen che dovrebbe meravigliare e nello stesso tempo far saltare dalla sedia tutti coloro che si dannano l’anima per studiare gli scacchi. Questo Van Dusen era stato soprannominato la “Macchina Pensante” “in seguito alla strabiliante prova che il professore aveva dato di sé nel corso del torneo di scacchi; in quell’occasione, infatti, aveva dimostrato che, grazie alla forza della logica, una persona totalmente digiuna di quel gioco era in grado di sconfiggere un campione che aveva dedicato tutta la sua vita a studiarlo”. Purtroppo il giornalista Jacques Futrelle ebbe una vita breve e morì a soli trentasette anni nell’affondamento del mitico Titanic. Una vendetta di Caissa, l’inventrice mitologica degli scacchi?Talvolta in questo gioco si intrufola perfino la questione razziale. Nel racconto L’Alfiere nero di Arrigo Boito si ha un incontro allegorico tra un nero di nome Oncle Tom e un bianco di nome Giorgio Anderssen. Durante la sistemazione dei pezzi sulla scacchiera l’Alfiere nero si rompe e viene aggiustato con un po’ di ceralacca. Inizia una partita che durerà tutta la notte durante la quale l’Alfiere diventa in qualche modo il simbolo della lotta di liberazione dei neri. Anderssen, dopo avere perso per scaccomatto, uccide Tom ma l’omicida viene assolto perché la vittima era un nero e l’omicidio non premeditato.Mi ha attratto il libro d’esordio di Francesco Mazzardo La collina dei corvi edito dalla Mursia nel 2006, sia per la copertina dove si vede un corvo, la luna piena di notte e alcuni scacchi, che dalla presentazione ”Una serie di delitti sconvolge la vita tranquilla di una cittadina di provincia. Un essere inquietante che si fa chiamare Re Nero, colpisce sempre alla fine del mese lasciando sulla scena del crimine un pezzo degli scacchi e una carta da gioco con un messaggio enigmatico. Sulla collina dei corvi si possono ancora percepire gli echi di una vicenda fatta di rancori, intrighi e segreti. I personaggi sono i pezzi che un destino feroce muove su una scacchiera invisibile. Ognuno fa la sua mossa. Ognuno ha la sua strategia. Si vince, si perde, si comincia una nuova partita. Ma sarà scacco matto al Re nero?”. Chi indaga su questi efferati delitti è Jack Sonny Mason, sergente della squadra omicidi di Willoughby. Un pezzo di fusto che sembra uscito da un corso di sopravvivenza dei marines. Quadrato dalla testa ai piedi con occhi che “penetravano a fondo e non smettevano di scavare fino a quando non avevano raggiunto l’anima”. Carattere duro e intransigente. Brusco e risoluto nei modi ma dal cuore tenero. Fuma il sigaro e beve il giusto come molti eroi dei romanzi gialli.Scacco alla Regina (questo titolo deve andare di moda) , di Robert Löhr, Bompiani 2006, è molto interessante. “Vienna 1770. Al cospetto dell’imperatore d’Austria e Ungheria, e di tutta la Sua corte, Wolfgang von Kempelen, nobile giurista e inventore ungherese, si appresta a presentare la più prestigiosa creatura che il genio umano abbia concepito…”. Parecchi fra i giallisti-scacchisti avranno già capito. Trattasi del famoso automa il Turco, una macchina che sapeva giocare a scacchi! E che immancabilmente sconfiggeva tutti gli avversari (ne ha fatto le spese anche il grande Napoleone!). In realtà questo marchingegno era una specie di “Cavallo di Troia” che nascondeva al suo interno un formidabile giocatore di dimensioni piuttosto ridotte. Un nano. Da questo fatto vero l’autore trae lo spunto per costruire una storia ricca di “Eros, tradimenti, astuzie, morte…”. Troviamo il nostro automa anche in Il mistero degli incurabili di Lorenzo Beccati, Kowalski 2008, con il nano dentro al congegno che viene smascherato e se la deve dare a gambe levate (un episodio divertente).Continuiamo il nostro excursus con Zugzwang mossa obbligata di Ronan Bennet, Ponte alle Grazie 2007, dove gli scacchi rappresentano non solo un gioco ma anche la metafora della vita. Siamo a Pietroburgo nel 1914 al momento del grande torneo che vede radunati i migliori giocatori del tempo. La figura di uno dei protagonisti si ispira al grande campione Akiba Rubinstein in lotta con i suoi tormenti interiori (una mia ricostruzione fantasiosa dell’ultima ora della sua vita in http://www.scacchierando.net/dblog/articolo.asp?articolo=1250 che ha avuto un particolare apprezzamento). Grande torneo, dicevo, quello del 1914 e anno cruciale per la caduta dello zar. Mossa obbligata nella partita e mossa obbligata nella vita. Talvolta gli scacchi vengono sfruttati come simboli stessi di deduzione logica. Per esempio ne I due ciechi di Baynard Kendrick, pubblicato nel 2006 dalla Polillo editore, l’investigatore cieco Duncan Maclain si serve di alcuni pezzi per spiegare come si sono svolti i “movimenti” relativi ad altrettanti omicidi. Peccato che questi pezzi siano denominati “pedine”! Colpa del traduttore? Tal’altra sono citati solo “en passant” in relazione alle abitudini di un determinato “popolo” come in Quando il rosso è nero di Qiu Xialong edito dalla Marsilio sempre nel 2006. Qui, la sera, la gente di un quartiere povero di Shanghai esce all’aperto e “gli uomini giocano a scacchi o a carte e si raccontano storie, mentre le donne chiacchierano, lavorano a maglia o rammendano”.Andando avanti con le mie quotidiane letture “giallistiche” mi imbatto spesso nel “nobile giuoco” (che “nobile”, lo ripeto, talvolta non è). Nel libro di Anthony Boucher Il caso del sette del calvario, Polillo editore 2004, dal signor Griswold si viene a sapere che il professore di sanscrito John Aswin, una specie di Nero Wolfe che beve e fuma come un turco, (sempre che questo detto sia vero), sa anche giocare a scacchi.Nel thriller La stanza dei morti di Franck Thilliez, pubblicato dalla Nord editrice 2007, la protagonista principale, il brigadiere Lucie Henebelle del commissariato centrale di Dunkerque, ad un certo punto fa un paragone che interessa i giocatori di scacchi “Potremmo paragonare il “fattuale” al gioco degli scacchi al computer, mentre la coppia “fattuale/spirituale” al giocatore di scacchi ben più temibile”. Ma al suo collega Raviez non piacciono gli scacchi e la invita a lasciar perdere le sue considerazioni a ruota libera. Un altro spunto sugli scacchi quando Vigo compra l’ultimo modello di scacchiera elettronica e alla fine del suo colloquio per un posto di lavoro durante il quale tratta male il suo interlocutore “Scacco matto. Il re è morto” sottolinea lo scrittore.In Asassinio all’Università di Thomas Kyd, Polillo editore 2007, sappiamo che il tenente Phelan sa giocare a scacchi e collega i bambini prodigio “con una certa prosperosità, perché i campioni di scacchi e quelli che vincevano i giochi a premio avevano quell’aspetto”. Oggi, a dire la verità, si trovano bambini prodigio di tutte le forme e di tutte le specie. Per lui, comunque, gli scacchi sono un gioco “pretenzioso”, non vuole saperne di regole e gioca con una “semplicità così ingannevole” da irritare il suo avversario e capo Cleveland Jones.Nel racconto Mistero all’obitorio di Fredric Brown in “I delitti della camera chiusa” di autori vari, Polillo 2007, abbiamo una partita tra il dottor Skibbine e Mr. Paton “due veri e propri fanatici degli scacchi”. L’incontro si chiude con uno scacco doppio di Cavallo a Re e Regina in favore del dottore.Nel libro Il letto d’ebano di Rufus Gillmore, Polillo 2008, sin dalla prima pagina veniamo a sapere che il detective dilettante Griffin Scott e il narratore Lopez sanno giocare a scacchi e intraprendono una contesa addirittura su una scacchiera dipinta sul pavimento dello studio, iniziando con una Quattro Cavalli. Il detective sta perdendo quando arriva la notizia della morte di una donna famosa.In quello di Raul Montanari E’ di moda la morte, Giulio Perrone editore 2007, più precisamente nel racconto Roulette russa, uno stilista, prima di uccidersi con il veleno, ricorda il suo amore vero per un giovane campione di scacchi e ciò che gli diceva “spesso un giocatore di scacchi analizza per un’ora intera una mossa e poi decide in un secondo di farne un’altra”. Vero, soprattutto fra i cosiddetti spingilegno (praticamente quelli che giocano ma non ci capiscono un tubo).Io stesso ho creato la figura del commissario Marco Tanzini che svolge la sua attività a Siena, una città di provincia dove tutto sembra tranquillo. Ma su questo punto sorvolo (per chi vuole saperne di più http://www.sherlockmagazine.it/rubriche/2637/).In Cielo Azul, un racconto di Michael Connolly che fa parte della raccolta Donne pericolose di autori vari pubblicato dalla Piemme editore dove il gentil sesso ne combina di cotte e di crude, uno dei personaggi si ritrova a tu per tu con Re e Regine in un posto particolare “Seguin era seduto sul letto della cella a studiare in una scacchiera posata sul water”. A dimostrazione che il feeling scacchi-crimine è indissolubile e che gli scacchi si trovano proprio dappertutto.P.S. Questo è solo un assaggio per non occupare troppo spazio…
Fabio Lotti
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aprile 18th, 2009 at 15:39
Spero con questo pezzo di attirare un pò l’attenzione del giallista sugli scacchi, altra mia grande passione.
Leggete gialli (inteso in senso generale), giocate a scacchi e moltiplicatevi!
P.S. Fra poco divento nonno!!!
aprile 18th, 2009 at 16:34
Questa mi interessa : che relazione ci può essere tra leggere gialli, giocare a scacchi e riprodursi. Vuoi vedere che Fabio vuol dire che chi legge noir, non può giocare seriamente a scacchi e riprodursi ?
Ohibò.
Questa mi sembrerebbe, se fosse vera, la deduzione più azzeccata dai tempi di COGITO ERGO SUM.
aprile 18th, 2009 at 18:23
Già che ci siamo – è fantascienza, ma visto che è stato citato John Brunner ci può stare anche lui – non vanno trascurati diversi racconti e romanzi di un celebre autore come Fritz Leiber, che è stato anche uno scacchista di notevole livello.
Ricordo, tra i racconti,Incubo a 64 caselle (The 64-Square Madhouse, 1962), Mezzanotte sull’orologio di Morphy (Midnight by the Morphy Watch, 1974) e L’ingegner Dolf (Catch That Zeppelin!, 1975); tra i romanzi, il famosissimo Nostra Signora delle Tenebre (Our Lady of Darkness, 1977).
In diverse di queste storie compaiono scacchisti realmente esistiti, come Aaron Nimzowitsch, che era l’idolo di Leiber, e Savielly Tartakower.
aprile 18th, 2009 at 19:45
Pietro sei sempre il solito!
Grazie Luca e grazie a tutti quelli che trovano gli scacchi nelle loro letture e hanno voglia di segnalarmelo. Anche se, magari, lo so già.
aprile 18th, 2009 at 20:36
Fabio, scusa se mi permetto, ma quando scrivi papiri del genere, se tu andassi a capo ogni tanto (o tu lasciassi uno spazio tra un capoverso e l’altro) si leggerebbero un pochino meglio:-)
Questo trattato sembra la stele di Rosetta (che però un paio di capoversi ce li aveva)…
aprile 18th, 2009 at 20:54
Nel testo che ho spedito per la pubblicazione sono andato a capo 27 (ventisette) volte se non ho contato male!
aprile 18th, 2009 at 23:42
La formattazione della piattaforma blog imposta i testi in un determinato modo. Putroppo per quanto riguarda la leggibiità non è il massimo.
aprile 19th, 2009 at 08:59
Ed io invece che avevo pensato al fatto che responsabile di quella mancanza di capoversi e andate accapo fosse la proverbiale pigrizia del Lotti : che è nato a maggio (toro) e tutti i torelli sono dei pigroni, ma per di più lui è nato il 1° maggio, La festa del lavoro.
Quindi..mi ero detto : è questa la ragione.
E invece no : peccato! Una volta tanto che avrei potuto prendere in castagna il grande Lotto, pardon Lotti (quello era pittore, questo è scacchista, ma sempre maestri sono!), ecco che Geraci mi rompe le uova nel paniere.
Proporrò a Marco di far morire anche lui nella Camera Chiusa : ma quanto sarà grande ‘sta stanza per farvi crepare tutti i noiristi e tifosi della spy a action story d’Italia,sul Giallo mondadori. Mi sa che dovrenmo elaborare non una Camera Chiusa, ma uno Stadio Chiuso.
Che ne dici..Fabio ?
aprile 19th, 2009 at 09:00
E son tutti interisti..poi.
Mah..
Meno male che li abbiamo ripresi all’ultimo minuto ieri.
aprile 19th, 2009 at 09:04
Lo stadio chiuso è senza alcun riferimento a quegli altri stadi.
Finchè si ride e si scherza è una cosa, ma tanta gente è morta sul serio, soffrendo parecchio.
Pardon, non parlo di stadi per rispetto a costoro.
Parliamo allora di Saloni Chiusi : tanto non credo poi siano così tanti i noiristi e tifosi della spy e action story, in Italia.
aprile 19th, 2009 at 10:38
Sarà pure un assaggio, ma a me – che in materia sono ignorante – sembra una montagna di dati!
Comunque a pensarci bene il rapporto tra giallo e scacchi è molto stretto, perchè in fondo la partita a scacchi è un “mistero” che viene risolto solo alla fine e le sorprese sono sempre dietro l’angolo.
Complimenti Fabio, un pezzo molto interessante!
aprile 19th, 2009 at 10:52
Leggo molti meno gialli di una volta, ma sono stati centinaia negli anni della gioventù, con Nero Wolfe al posto d’onore.
Con gli scacchi un evidente matrimonio d’amore, tra simboli e misteri.
Grande escursus Fabio!
aprile 19th, 2009 at 11:24
Finalmente sono riuscito a portare qualche scacchista verso il giallo! Per chi non lo sapesse Stefano e Angelmann, che ringrazio per il loro intervento, sono la colonna portante di “Scacchierando” il blog di scacchi più seguito in Italia. Chi lo volesse visitare http://www.scacchierando.net/dblog/. Proprio in cima alla home page un mio pezzo ironico su alcune “strane” creature che si muovono nei circoli di scacchi con le vignette dello stesso Angelmann. Spero che Dario possa lasciare questo link.
Comunque una specie di gemellaggio blog Mondadori-Scacchierando lo vedrei bene!
aprile 19th, 2009 at 12:30
Ohoo, Fabio, ma che, ti sei portata la claque, qui ?
Incredibile !
aprile 19th, 2009 at 13:38
Della claque non me ne importa un fico secco. Mi importa, invece, che riesca in qualche modo a diffondere e a unire due aspetti culturali che hanno diversi punti in comune. Nel mio piccolo, s’intende.
aprile 19th, 2009 at 18:19
Apprezzabile intendimento.
E noto che una tua diesamina approfondita sugli scacchi e i rapporti col poliziesco l’avevo letta in altro blog tempo fa, ma questa è più approfondita.
E piantandola con gli scherzi, non ti sembra però che un saggio come il tuo sarebbe stato maggiormente sentito e apprezzato qualora la collana non avesse preso altra strada da quella che tu citi ?
Noto che la deduzione giallistica fa parte di quel mondo che alcuni dicono appartenga al passato, e quindi i suoi rapporti col mondo degli scacchi ora come ora mi sembra solo un modo come un altro per distogliere l’attenzione e per convincere tutti del contrario di quello che vediamo.
Ovviamente le felicitazioni te le faccio e sono sincere. Perchè scrivere quello che hai scritto è stato un vero lavoraccio, altro che la pigrizia su cui scherzavi nell’inizio dell’altro…
aprile 19th, 2009 at 20:55
Caro Piero sinceramente ritornare di continuo sull'”andamento della collana” mi sembra quasi controproducente. Ho già detto, in modo scherzoso, che bisognerebbe far fuori l’Altieri ma più di così non posso fare. D’altra parte il mio “lavoro” di recensore mi porta a contatto con opere piuttosto lontane dalla mia sensibilità ma ugualmente interessanti. Se per quarant’anni ho invitato i miei studenti a confrontarsi con testi a loro poco graditi al primo impatto credo che io stesso debba fare altrettanto. E si fanno delle scoperte piacevoli come, per esempio, “Rosso come il sangue” di Stefano Pigozzi al quale ho comunque consigliato di limitare l’abbondanza di violenza e anche la lunghezza del lavoro. Poi, naturalmente, faccia come meglio crede. Che il classico (pure contaminato) resti il mio preferito è un’altra storia. Ma non voglio certo fossilizzarmi. L’ideale sarebbe invece, a mio avviso, uno scambio di esperienze tra le due “parti” senza restare troppo divisi come sta succedendo in questo blog. Ognuno rimarrebbe con le proprie convinzioni ma almeno si darebbe più spazio al confronto. Se poi ogni tanto ci si azzuffa e i’ che voi che sia!
aprile 19th, 2009 at 21:02
Semmai bisognerebbe fare un appello a tutti quelli che ci leggono e non intervengono ad intervenire senza alcun problema altrimenti siamo sempre i soliti…
aprile 19th, 2009 at 22:51
Un pensiero per James G. Ballard, che è scomparso oggi. Ne parleranno di sicuro sul blog di Urania, ma è stato senza dubbio un grande scrittore senza etichette di genere.
aprile 19th, 2009 at 23:48
Brutta notizia. Se ne stanno andando via fior di scrittori.
aprile 20th, 2009 at 09:42
E che ci vuoi fare..
Muore tanta gente, muoiono anche gli scrittori.
Io più che provare pietà umana per uno che muore, posso restare dispiaciuto quando uno che muore è Ballard, o come mi è dispiaciuto quando se ne sono andati Westlake; e prima Crumley; e prima ancora Hoch (ma nessuno ne ha parlato!).
O quando è morto Richter, e Kraus, e Pavarotti.
Ma sono morti, che ci volete fare.
Provo molta più tristezza quando a morire sono i bambini, o sono le idee di ognuno di noi.
aprile 20th, 2009 at 17:47
Poiché hai risposto a me caro Piero sembra evidente che la frase sulla morte delle idee sia riferita al sottoscritto che qua nisciuno è fesso. Francamente fa più tristezza quando uno non capisce, o peggio fa finta di non capire, quello che è scritto a chiare lettere. Ma siccome proprio oggi è nato Gionata Lotti, figlio di mio figlio, sorvolo sulla provocazione. In seguito, se vuoi, potremo ritornarci sopra con tutta tranquillità. Comunque tengo a precisare che io non ho abdicato proprio a nulla.
aprile 21st, 2009 at 19:03
No guarda che non hai proprio capito.
Non era riferito proprio a te.
Ho scritto qui solo perchè avevate commentato la scomparsa di Ballard, e punto a caso oltre a Luca l’avevi commentata anche tu.
Per il resto, felicitazioni sincere.
Però mi dispiace dire che hai frainteso, e che mi hai attribuito quello che non pensavo.
E mi fa ancora più tristezza il fatto che dovresti sapere, perchè te l’ho detto chiaramente, che non ti avrei attaccato pubblicamente e se avessi avuto da dire qualcosa te l’avrei detto in separata sede.
Scrivendoti al tuo recapito email.
Evidentemente la nascita del tuo adorato nipote ha offuscato la memoria. Eppure te l’avevo detto qualche giorno fa, privatamente.
Comunque “nusciuno è fesso” mio caro, in questo caso non è stata espressione azzeccata.
Se io attacco, ho un occhio di riguardo per i miei amici.
Se ho qualcosa da dire a Luca, non lo dico davanti a tutti ma privatamente, e così ho sempre fatto con te. E la stessa cosa ho fatto sempre con Marco.
Per il resto, auguri sinceri.
aprile 21st, 2009 at 20:04
Per quanto riguarda il confronto, su cui tu auspichi uno scambio costruttivo, rimanendo poi ognuno nel suo ordine di idee, io sono d’accordo con te. Ma vedi, forse ti sfugge il fatto che la separazione delle due frange è così netta e c’è anche un certo risentimento, perchè nessuno della redazione prende la parola.
Quando qualcuno nota che oramai ci sono solo ristampe nel fronte del classico e che solo due inediti abbiamo visto negli ultimi tempi, mica dice cose strane o non vere. E quando si dice che parimenti di inediti se ne vedono però afferenti ad altri generi, mica anche in questo caso si dicono cose strane.
Questo, lo converrai, fa sì che l’attesa di qualche nuova cosa diventi spasmodica e la costante fregatura, quando arriva l’altro mese e vedi che non esce nulla, fa sì che la rabbia aumenti.
Poi io avevo giurato di non dire più nulla e vi sono stato tirato per i capelli in questa discussione, ma altri sono più arrabbiati e qualcuno nuovo sta uscendo. E ti posso dire che su Anobii ce ne sono..solo che qui non vogliono prendere parola.
Poi ognuno è libero di dire e di fare e di credere a quello che vuole.
Ma, se qualcuno ci desse delle risposte più sincere e se soprattutto qualcuno ci offrisse un qualcosa, sapremmo come muoversi.
A fare l’amore o comunque a dialogare non lo si fa da soli ma ci devono essere almeno due parti, sullo stesso piano.
E per il momento non lo siamo sullo stesso piano, noi ci dobbiamo accontentare sempre di ristampe.
Anche a maggio ce ne sono di ristampe : uno Stout ed un Longanesi che viene ristampato in Mondadori.
Ma sempre ristampe sono.
aprile 21st, 2009 at 20:58
Questa storia del pubblico e del privato non mi trova d’accordo. Se c’è una cosa da dire la si dice davanti a tutti senza alcun problema e senza ritenerla per forza un “attacco”. Non bisogna avere paura di un confronto anche serrato che può portare al chiarimento. In questo caso, per esempio, che il discorso sulla morte delle idee non era riferito al sottoscritto. Ne prendo atto.
Se la linea editoriale non piace lo si dice, lo si ridice, lo si ridice e poi…poi al massimo puoi scrivere una lettera di protesta all’Editore ma di diverso non vedo altro.
Invece come recensore non posso non occuparmi anche di lavori diversi dai miei gusti dove c’è sempre da imparare.
aprile 21st, 2009 at 21:18
Buonasera, allora:
Vorrei chiarire questa gravosa situazione una volta per tutte.
Voglio che il blog del Giallo Mondadori sia di tutti, amanti o meno del giallo classico, del noir, del thriller, della direzione Altieri o di Dario Geraci. So che molti di Voi si reputano offesi dalla mancanza di nuova linfa nei titoli pubblicati ma non pensate che le Vostre richieste non siano state inoltrate da parte mia a chi compie la scelta dei titoli (Vi ricordo che non è un compito che mi appartiene). Sono sinceramente dispiaciuto che questa situazione si protragga ormai dalla nascita di questo blog. Sappiate tutti, che personalmente non amo utilizzare il paraocchi, amo altresì documentarmi, studiare, ricercare, conoscere punti di vista diversi dal mio. Leggo i Vostri commenti su Corpi freddi e mi accorgo che purtroppo avete direzionato il Vostro malcontento contro di me. Vi capisco, sinceramente. Avrei fatto la stessa cosa se fossi stato in Voi. Mi sarei rivolto e sfogato verso chi riveste un ruolo “pubblico” nell’azienda cui voglio perpretrare il mio messaggio. Non Vi biasimo per questo, anzi, dirò di più, mi spiace aver chiuso in passato delle discussioni che potevano essere interessanti ma è il mio lavoro, sono qui anche per questo. Io, come tutti Voi, sono qui perchè amo la letteratura di genere in maniera viscerale, vorrei, come voi avere sempre qualcosa di nuovo e valido da leggere, amministro questo spazio spinto dalla passione, non dal denaro, fidatevi. Detto questo, e mi scuso per il modo con cui ho voluto esporre il mio punto di vista, sappiate che non amo prendere in giro nessuno, non amo raccontare fandonie e mi piacerebbe che in tanti venissero LIBERAMENTE a esporre qui, in maniera pacifica, il loro punto di vista. Buonaserata a tutti.
dg
aprile 21st, 2009 at 21:43
Aggiungo che mi sarebbe piaciuto parlare un pò del rapporto giallo-scacchi nel poliziesco (compreso il noir, il thrillrer ecc…) ma pazienza…Comunque c’è ancora tempo (forse)…
aprile 21st, 2009 at 22:54
Dario, tu sai che non ti ho mai attaccato. E se ho in passato detto qualcosa che può esser stato preso come attacco a te, lo sai che mi sono scusato di essermi espresso male.
Tu non c’entri nulla in tutto questo, e nessuno dovrebbe attaccarti perchè tu sei il garante della nostra possibilità di confrontarci e semmai di protestare.
Ti dirò, e ti sembrerà strano, ma guarda (e informati bene, se la notizia te l’ha data qualcun altro oppure vedi bene tu vedendo gli associati) e vedrai che io per una mia scelta in quel gruppo non ci sono, sto in altri, anche da me fondati.
Che il dibattito,la protesta, lo scontro ci siano stati dalla nascita del blog, cosa ci vuoi fare? E’ la situazione che da sempre nuova linfa.
Non ci fosse tutta questa preclusione ai titoli da noi amati che ora trovano testimoni e divulgatori in altre case editrici (c’era Polillo, ora c’è anche Shake), con rabbia nostra nel vedere le nostre tasche bucarsi perchè quei romanzi li dobbiamo pagare almeno euro 12,90 a fronte dei 3,90 dei Mondadori, cioè quasi 4 volte di più, tutti quanti saremmo amici e tutt’al più discuteremmo di quelle cose amabili di cui parla nel suo papiro, Fabio.
Ma così non è.
Del resto scopo del Blog è stato da sempre quello di mettere a confronto le varie anime o sbaglio ? Prima c’erano le lettere che uno indirizzava alla Redazione.
Io non so se Marco o altri le abbiano mandate prima che ci fosse il Blog, e mi puoi credere o meno non m’importa ma io prima che ci fosse il Blog neanche sapevo cosa fosse Anobii (fu Marco a incitarmi a iscrivermi al suo gruppo su Carr), ma io ne ho mandate 2 a Fiocca anni fa, proprio perchè già da allora latitavano gli Halter.
Quindi non è che ce l’abbia solo con Altieri per Halter, per esempio.
Solo che a Dazieri ho scritto solo per congratularmi e per chiedere delle informazioni sui gialli tradotti in passato.
Lui li pubblicava gli Halter e parecchi pure. Strano il fatto che fosse anche lui un noirista, ma la vedesse diversa da tutti voi la cosa.
Quella cioè di pubblicare tanti Gialli classici (gli Abbot li ha incominciati lui, Heyer, Berkeley, Rhode,Halter, Harding e chi più ne ha più ne metta): è finita quella stagione, purtroppo.
aprile 21st, 2009 at 23:10
Per chiudere la diatriba suggerirei che Sergio Altieri e Paul Halter scrivessero un romanzo a quattro mani e lo firmassero Haltieri…
aprile 21st, 2009 at 23:13
Certo Piero, è un dato di fatto constatabile da tutti che effettivamente, ci sia meno ricchezza di gialli classici al’interno della collana. Come sai, le scelte dei titoli dipendono dal direttore che secondo i dati di vendita e secondo il Suo gusto sceglie quali romanzi pubblicare. So, te lo posso assicurare, che non c’è nessuna preclusione al giallo di stampo classico da parte della direzione, solo una difficoltà a riscontrare buoni (nuovi) testi da pubblicare che non appartengano già ad altre case editrici. L’altro giorno ho scritto “comprate solo quello che vi piace”. Non volevo essere arrogante, anzi. Consigliavo, spontaneamente, contro i miei interessi, di aspettare i titoli che sono sicuro prima o poi arriverano, senza demoralizzarsi o abbatersi, i mesi i cui il vento soffia verso altre direzioni. Vi ringrazio comunque, tutti, per l’interesse e la passione (condivisa da chi sta scrivendo) che riponete nel Giallo (non solo Mondadori ..)
aprile 21st, 2009 at 23:41
Luca, tu non lo sai, ma scrissi anni fa un lungo racconto di quasi 100 pagine (per alcuni sarebbe un romanzo, per altri no) in cui protagonista era un certo Alteri. E allora Altieri non c’era ancora ai Gialli Mondadori : lo feci leggere a chi sai tu, e lui si fece mille risate (ovviamente c’era Camera chiusa, e tante altre cose).
Un giorno te lo farò leggere.
aprile 22nd, 2009 at 07:20
Non voglio continuare la polemica anzi..mi preme finirla, ma..cosa significa quello che hai detto “..difficoltà a riscontrare buoni (nuovi) testi da pubblicare che non appartengano già ad altre case editrici”.
Lo vuoi spiegare per piacere ? Ma non rpeto per polemizzare con te, ma anche perchè Boncompagni, in uno dei suoi 3 interventi qui, tempo fa disse la stessa cosa.
Ora, siccome come vedono tutti, POLILLO (e ora anche Skake) pubblica ronba inedita in Italia, molto buona, e ci sono molti autori (c’è Halter con 19 titoli a maggio inediti, Marsh con molti ancora inediti ed alcuni fatti da case oramai scomparse, stessa cosa per i Brown, c’è Tragedy of Errors di Queen ancora inedito in Italia, ci sono e ce ne sono ancora tanti..) io, e probabilmente altra gente sicuramente non abbiamo capito quell’espressione.
Ci vorreste una volta per tutte definire i parametri in base a cui un titolo è buono per la Mondadori o non lo è, e magari altri lo pubblicano e lo affermano ?
Nella definizione, c’entra anche l’economicità dell’operazione ?
aprile 22nd, 2009 at 09:51
Il processo di acquisizione di un titolo per la pubblicazione editoriale è un processo lungo e dettagliato, in cui entrano in gioco diversi fattori, non esclusivamente economici. La fitta rete dei lettori/consulenti è addetta al “filtraggio” dei testi (inediti o pubblicati all’estero); i passaggi di un testo da pubblicare, sono molteplici e la decisione non è quasi mai univoca. Aggiungi, al processo di cui sopra, la “seria” penuria di titoli all’altezza di una collana importante in Italia che non facciano già parte della proprietà editoriale altrui. Purtroppo, valutando decine e decine di testi quotidianamente è anche umano che quache buon testo rimanga inceppato nella macchinosa catena che ho illustrato a grandi linee. Last but not least, bisogna (in parte) accettare la linea editoriale vigente, che predilige un tipo di giallo che per comodità chiamiamo “ad ampio respiro” (quello che molti accusano di essere più adatto al pubblico di Segretissimo) che ha un peso notevole nella linea di pubblicazione odierna. Spero di essere stato più chiaro rispetto al passato. Aggiungo, poi non vi annoio più, che ciò non sta a significare l’eleminazione scientifica di tutto quanto non sia “classico”, anzi. Tutti teniamo in grande considerazione questo genere e il suo fedele ed ampio pubblico. Tra qualche tempo (ci dovete scusare ma il “lancio” di Epix sta convogliando la maggior parte degli sforzi redazionali) Altieri scriverà un editoriale in cui esporrà le linee guida per i prossimi mesi e magari accennerà a qualche titolo in uscita. Grazie ancora a tutti.
aprile 22nd, 2009 at 10:35
(ma anch’io sostengo essere TALUNI TITOLI PIù ADATTI A SEGRETISSIMO ).
TANTO TUONò CHE PIOVVE. VEDETE CHE A CHIEDERE ALLA FINE QUALCUNO RISPONDE ?
FINALMENTE !!!!
UN GRAZIE A DARIO.
aprile 22nd, 2009 at 10:42
Caro Piero, sei proprio un osso duro, mi stai simpatico.. Sopra ho scritto che molti pensano siano adatti a Segretissimo Comunque, fate qualsiasi domanda possa essere di chiarimento e riappacificazione. Sarebbe stupido non sfruttare il blog come spazio per discutere
Anzi, perchè non proponete qualche scheda d’approfondimento su autori di cui vorreste discutere? Potrei scriverle inserirle sul blog e poi potremmo parlarne insieme
aprile 22nd, 2009 at 13:31
Piero è come un gatto attaccato ai coglioni. Lo puoi togliere solo tagliandoti le palle
aprile 22nd, 2009 at 18:29
Intervento solo per dire che ho apprezzato molto gli ultimi interventi di Dario.
Il suo compito in definitiva è solamente di moderare la discussione e nessuna responsabilità ovviamente va a lui attribuita relativamente alle scelte editoriali.
Quindi SIA CHIARO che Lui non è il capro espiatorio dell’eventuale malcontento degli appassionati di giallo classico; ne qua, ne su Corpifreddi e in nessun altro luogo.
Ripeto: ho gradito davvero i suoi ultimi pensieri in ottica riappacificatoria e di apertura, tanto che ho pure deciso di farmelo amico su facebook
E poi non è vero che siamo così diversi in fatto di gusti, nella musica ad esempio abbiamo tanti punti in comune
Dalle esperienze passate e pure dagli errori commessi sono sicuro che faremo di questo blog un fertile terreno di discussione.
aprile 22nd, 2009 at 18:30
Dimenticavo: bellissima la battuta di Luca
aprile 22nd, 2009 at 18:43
Grazie Marco, è quello ch mi auguro con tutto il cuore 😉
aprile 22nd, 2009 at 19:50
Ora ci manca solo che ci mettiamo tutti a piangere, sigh sigh.
E l’ultimo chiuda la porta.
Slam !
aprile 22nd, 2009 at 20:26
Voglio entrare anch’io a facebbok per vedere che faccia ha ora Dario.
Ma solo una richiesta ho : fatemi vedere che faccia hanno Mauro e Igor, solo questo. A meno che non stiano anche loro su Facebook.
Tu che dici..Luca ?
aprile 23rd, 2009 at 08:23
Cominci a preoccuparmi caro Piero. Questo interesse verso la sfera maschile non l’avevo mai riscontrato ……anzi!!!!
Comunque per toglierti la curiosità ti posso dire che il buon Dario ha l’aria davvero da consumato sciupafemmine.
aprile 23rd, 2009 at 13:25
Cerco di riportare l’attenzione sull’argomento giallo-scacchi con la segnalazione del libro “Il matematico in giallo” di Carlo Toffalori, Guanda 2008, pagine 268, euro 13,00. Bel libro che tratta del rapporto matematica-giallo in cui compaiono nomi noti a tutti come Sherlock Holmes, Edgar Allan Poe, Philo Vance, Nero Wolfe, Ellery Queen, Maigret, Chesterton ecc…C’è un paragrafo dedicato ai “Delitti impossibili” della camera chiusa (per Piero!) e, naturalmente vengono fuori anche i miei scacchi. Stile piacevole a leggersi.
aprile 24th, 2009 at 11:42
Ce l’ho, Fabio.
Miaooo.
aprile 24th, 2009 at 11:45
Sta’ pure tranquillo:
masculo sono !!!
E’ solo che di Geraci ho visto due foto e non so quale delle due sia la più recente : quella accanto all’Alfa Romeo rossa o quella accanto ad Andrea Carlo Cappi.
aprile 24th, 2009 at 11:47
Mentre foto dei due consulenti mitici sul web non ce ne sono ( a meno che non conosca io i siti dove beccarli).
aprile 24th, 2009 at 21:08
Poiché i miei tentativi vanno a vuoto dirò che ultimamente mi sono cuccato tre libri della Mondadori piuttosto interessanti. Quello di Macchiavelli, della James e di Dominique Sylvain (tralascio i titoli così chi è interessato se li va a cercare). Primi due già letti. Buoni con un pò di magia che serpeggia…L’ultimo ancora da finire. Insomma…
Per Luca. Acquistato “Sotto un cielo cremisi” di Joe. R. Lansdale tradotto indovina un pò?…
aprile 24th, 2009 at 21:10
E’ chiaro che alla fine del mese mi parte buona parte della pensione. Bei tempi quando li potevo fregare!
aprile 25th, 2009 at 09:19
Giacchè altri lo fanno, dirò che ho acquistato uno di Ruth Rendell “Vespe e veleni”, tanto per rimanere nell’alveo del blog : solo che in un’economia di 160 pagine, ben 70 sono solo riferiti ai pettegolezzi e a creare l’atmosfera in cui si consuma il delitto. Ora sto a pag. 80 e finalmente l’hanno ammazzato Patrick Selby :comincerà finalmente il giallo vero e proprio ?
Ecco perchè difficilmente leggo Rendell (una Agatha Christie all’ennesima potenza per quanto riguarda le atmosfere british, i pettegolezzi, le tresche, le invidie, le gelosie, la cattiveria; troppo però!).
Preferisco gli americani o i francesi: più fantasiosi. Tanto per dirne una, ho letto poco tempo fa uno straordinario Giallo della Brand (i bei Gialli che la Mondadori pubblicava una volta…) “Morte di una strega”, in cui in sole 2 pagine, la Brand riesce a dare tutte le ragioni per spiegare due omicidi e un terzo tentato. In questo io vedo il genio : peccato che ne scrisse relativamente pochi,13 ( esclusi quelli di Tata Matilde),Christianna, scrittrice inglese,ma non britannica, che scriveva come i colleghi americani, dalla scrittura raffinatissima.
E’ prevista una ripubblicazione de IL GATTO e IL TOPO ? O IL GIARDINO DELLE ROSE ?
aprile 25th, 2009 at 11:44
“Vespe e veleni” è appena il secondo romanzo della Rendell, uscito nel 1965, un’opera giovanile in cui la scrittrice adottava ancora le convenzioni del giallo psicologico di scuola britannica cercando comunque di trovare qualche soluzione originale. Non lo leggo da tanto, ma a suo tempo mi era piaciuto.
D’altra parte, è stato sempre interesse della Rendell, fin dagli esordi, non vedere il giallo come un puro gioco intellettuale ma esplorare le motivazioni che portano alla violenza. Non è che per forza bisogna partire col cadavere nelle prime pagine: esistono grandi polizieschi in cui il morto arriva addirittura negli ultimi capitoli (il primo che mi viene in mente è “Le lettere scarlatte” di Ellery Queen) e non per questo il lettore si chiede quando arriverà il giallo vero e proprio.
aprile 25th, 2009 at 15:43
Scusa, ovviamente non sono Luca Conti, ma…l’avevo capito anch’io che la Rendell è molto attirata dal lato psicologico più che dal delitto in sé.
Ma che ci posso fare ? A me piacciono quei Gialli in cui ci sono dei bei morti ammazzati subito, una serie di paricolari e di indizi che sembrano non c’entrare proprio, di essere lì per caso e che invece si rivelano essere fondamentali, ovviamente devono essere il più astrusi possibile, dei sospetti molto sospetti ed un colpevole assai poco sospetto ma che appaia comunque nel tessuto del romanzo: non so..un morto dentro un letto ribaltabile, o in una carrozza con un cilindro ed un libro di cucina accanto o con una freccia piantata in petto in una stanza eremticamente chiusa o con la faccia bruciacchiata dall’olio in cui è il pollo ancora sfrigolante, morto ammazzato e la stanza chiusa dall’interno.
Insomma mi piacciono tremendamente i Philip Macdonald sopratutto i primi, gli A.Chrstie, innanizutto i Queen fino al 1958 e poi gli altri, i primi Stout, tutti i Carr, i Van Dine, Abbot, R. e D. King, etc. etc. fino ad arrivare agli Halter.
Insomma a me piace il virtuosismo innazitutto; poi che vi sia il lato psicologico può essere un arricchimento, ma l’importante è la fantasia. Se non c’è la fantasia, a me il romanzo non piace.
E devo dire che, malgrado quasi 80 pagine di preambolo, le successive quasi 90 sono davvero belle e si leggono con nonchalance. E la rivelazione dell’assassino arriva nelle ultime pagine, e anche il modo per assassinare è veramente ingegnoso.
Insomma..un gran bel giallo. Diversamente da qualche altro Rendell che avevo letto e non mi era piaciuto molto.
Stasera, giacchè sono solo, potrò leggermene un altro : sarà la volta di Jill Churchill “In ricordo di lui”, un vecchio GM, di quando i Gialli Mondadori avevano oltre alla copertina propriamente detta quell’anticopertina, un ricordo di quando di soldi ce n’erano tanti a disposizione dei Gialli, alla Mondadori. Dovrebbe essere un giallo più classico, sembra…
aprile 25th, 2009 at 16:25
Ecco in questo blog ci dovrebbe essere anche uno spazio apposito dove uno può parlare liberamente dei libri che sta leggendo. Se poi si accende una discussione meglio ancora. Si imparerebbe un sacco di cose.
Ora me ne vado a trovare il nipote che si chiama Jonathan e non Gionata come avevo detto ma la “stranezza” rimane e non è colpa mia né di mio figlio…
aprile 25th, 2009 at 16:48
Piero, ma non hai niente di meglio da leggere stasera? :-))
aprile 25th, 2009 at 18:18
Beh, sì, ci sarebbe “Erede presunto” di Wade.
In realtà ne tengo da leggere almeno 200, tra cui un Evan Hunter (che lo so piace molto a te) e un Coben (Non dirlo a nessuno, che scommetto ti piace); e poi avrei in carniere un Kitchin “Conciato per le feste”.
Escludendo il Coben che è lunghetto, da leggere in una sera e nottata, cosa consiglieresti tu, giacchè ti è antipatica Chuchill ?
Mi rimetto a te. Ma poi non è detto che segua il tuo consiglio…
Così come mi va.
Ma potrebbe anche accadere.
Mmmhh
P.S.
L’idea lanciata da Fabio è notevole : la quoto alla grande.
aprile 25th, 2009 at 18:22
Mah, 200 forse no, ma 130-140 gialli li ho da leggere.
Ah, sì, ci sarebbe anche il Guanto insanguinato della Marsh : questa piace da matti a Luca.
Mi dirà di leggere questo romanzo, lo sento.
aprile 25th, 2009 at 18:48
Leggi il Kitchin, che è notevole, così come il Wade.
aprile 25th, 2009 at 19:16
OK, vada per il Kitchin !
aprile 25th, 2009 at 20:05
Faccio mia la proposta di Fabio e rivolgo formale richiesta a Dario circa la possibilità che in questa piattaforma possa essere destinato uno spazio fisso alla discussione non solo di libri in edicola, ma anche di quelli che appartengono al patrimonio delle collane giallistiche Mondadori.
Si potrebbe anche parlare di titoli non originariamente Mondadori, ma di altre case editrici non più sul mercato da molto tempo, i cui titoli sono storici (collane Rizzoli, Longsanesi, Garzanti, Casini, Pagotto per es.). Sarebbe un modo, anche nell’attuale penuria di titoli riservati al genere “Classico”, di tenere viva l’attenzione e non perdere di vista l’enorme patrimonio di libri Gialli Mondadori e non solo, che il passato ci ha consegnato.
aprile 25th, 2009 at 22:56
Più ci penso e più l’idea di uno “Spazio libero” non mi sembra male. Potrebbe così accorpare note, riflessioni, discussioni dei vari tipi di gialli (noir, thriller, spy story ecc…) che in questo momento mi sembrano nettamente separate. Sarebbe un modo per unirci in qualche modo. Forse nascerebbe un pò di confusione ma provare non nuoce. E’ chiaro che all’arrivo delle proposte mensili Mondadori dovremmo ritornare a parlare di queste.
Se qualcun altro vuole dire la sua…
aprile 26th, 2009 at 08:39
Salve a tutti
Per prima cosa voglio esprimere i miei più vivi rallegramenti a Fabio per il suo nipotino e tantissimi auguri al piccolo Jonathan e ai suoi genitori
Inoltre, sostenendo Fabio nella sua richesta, vorrei suggerire al curatore del Blog di fornire al più presto ai ‘Ragazzi del Giallo’ uno Spazio Libero in cui si possa discutere delle letture in corso: è necessario.
Per finire una notazione sugli aspetti psicanalitici del gioco degli scacchi che viene visto come sublimazione dell’aggressività sia per le tattiche di gioco che per la terminologia utilizzata (mangiare un pedone, per esempio). Il rapporto fra gialli e scacchi è inevitablie.
Buona domenica
aprile 26th, 2009 at 09:02
Silvia, noi stiamo chiedendo uno spazio libero in cui si possa discutere delle letture in corso, al di fuori degli spazi riservati ai volumi in edicola.
Se uno deve discutere a maggio del rex Stout in edicola, lo faccia nell’apposito spazio previsto.
Ma siccome, al di là delle proposte, c’è tutto un patrimonio librario da ricordare, valorizzare e su cui soffermarsi, secondo me sarebbe il caso che in uno spazio libero destinato a romanzi non in edicola, si potesse parlare liberamente.
Ovviamente, poichè questa piattaforma è Mondadori, la maggior parte dei libri presi in esame dovrebbe essere di tale casa editrice (eccezioni potrebbero essere fatte per romanzi usciti da altre case,di collane oramai non più in essere).
Io sono contrario per es. a parlare in tale spazio di Polillo, Minimum Fax, Shake, Einaudi, per una questione di bon ton : per tali libri, ci sono già altri spazi (tipo gli spazi da me praticati, Anobii) in cui discuterne.
aprile 26th, 2009 at 09:10
E a proposito di aspetti psicanalitici degli scacchi indicati da Silvia posso dire che Lasker, uno dei campioni del mondo, non si preoccupava tanto di giocare secondo il suo stile quanto di adeguarlo quello degli altri. In parole povere se vedeva, studiandone le partite, che un giocatore si trovava in difficoltà nel gioco complicato e combinativo faceva di tutto per creare complicazioni tattiche. Un approccio al gioco di tipo psicologico. Se andate su http://scuolaeclettica.blogspot.com/ trovere alcuni miei profili sui grandi campioni del presente e del passato. Buona lettura!
aprile 26th, 2009 at 10:54
Entusiasmante inizio questo di “Sotto un cielo cremisi” di Joe. R. Lansdale tradotto dal nostro Luca Conti. Ultimamente di questo scrittore avevo letto “Fuoco nella polvere” che mi era parso fin troppo “incasinato” e scoppiettante tanto da stancarmi. Spero che qui riesca a mantenere il giusto equilibrio. Battute sorprendenti non mancano come questa “Tanedrue perse i sensi più in fretta di un ottantenne asmatico che s’incula una pecora in un fienile senza un briciolo d’aria”: Essendo anche io asmatico, anche se non ottantenne, mi sono immaginato la fatica…Citati anche gli scacchi in un contesto ironico.
aprile 26th, 2009 at 11:01
Caro Piero,
non mi sembra di aver sostenuto Fabio nella sua richesta proponendo un spazio libero in cui parlare di libri pubblicati da altre Case Editrici.
Sono perfettamente cosciente del fatto che non sarebbe opportuno far diventare lo spazio libero un veicolo pubblicitario per altri.
Potrebbe comunque capitare di desiderare discutere con voi che siete più esperti di libri pubblicati negli Oscar Mondadori, ad esempio, o di vecchi Gialli Mondadori non più ristampati (ci sono maniaci della lettura come me che non leggono solo ciò che è stato appena stampato) e di cui non si trova traccia nel blog.
Lo spazio libero ci portebbe aiutare.
Mi rendo conto che spesso sono le stesse persone ad intervenire nel blog e che le donne latitano anche se non credo che le lettrici di gialli non siano una percentuale trascurabile.
Torno a perorare la causa per la traduzione italiana di ‘A funeral in Eden’ di Paul McGuire.
Putroppo la lettura della prefazione dello speciale ‘L’isola dei delitti’ pubblicata lo scorso anno ha generato questa richiesta
Dopotutto non credo sia mai stato tradotto in Italiano
aprile 26th, 2009 at 11:16
Mi piace Silvia perché sorride sempre. Ecco che sta arrivando il nipotino che succhia latte come una idrovora e dopo si accascia sfinito con gli occhi che girano da tutte le parti.
aprile 26th, 2009 at 12:22
Chi ? Jonathan Lotti ? Ma è il primo nipote maschio che hai ?
aprile 26th, 2009 at 12:27
Non credo neanch’io le donne siano una percentuale trascurabile. Solo che questa area di confronto, diventa spesso un’arena, in cui combattono i gladiatori.
Mi piacerebbe vedere anche gladiatrici, ma le donne giustamente sono più filosofe e pratiche degli uomini : perchè perdere tempo a guerreggiare ? Quello è uno sport maschile.
Oh, ma siamo solo 3 a parlare ? E il grande Luca ? Oggi riposa ?
aprile 26th, 2009 at 13:10
Spero che Luca Conti stia traducendo ‘A funeral in Eden’.
Saluti a Jonathan
aprile 26th, 2009 at 13:15
Io spero che invece traduca “The Tragedy of Errors” e lo proponga per qualche casa editrice, che non sia mondadori : in quel caso avrei perorato la traduzione da parte di Mauro o Igor,ma con la situazione per i classici e nuove traduzioni in casa Mondadori passerebbero anni !
aprile 26th, 2009 at 13:39
A proposito di traduttori: siccome penso sia un lavoro molto interessante e importante, sarebbe possibile pubblicare sul blog un articolo sugli aspetti particolari che presenta la traduzione di un mystery?
Anche con più contributi da parte dei traduttori Luca, Mauro o Igor
Ora vado a ricamare un po’ Ciao
aprile 26th, 2009 at 15:39
Mi sono dato una regola: limitare al massimo gli interventi. Per quale motivo? Non so… è che mi sembra corretto così.
Ma, per la miseria, un augurio al sor Lotti glielo devo fare!
Un nipotino? Meglio di uno scacco matto contro Anand! Auguri anche a Gionata: probabilmente a quattro anni studierà le partite di Kasparov e a cinque, la sera, si addormenterà ascoltando il nonno leggere Dicknson Carr o Ellery Queen.
Un grande augurio, sor Lotti.
aprile 26th, 2009 at 15:48
Il nipotino si chiama Jonathan e non Gionata come avevo scritto la prima volta altrimenti la nuora si incazza come una bestia. Dopo che ha succhiato il latte ha rutticchiato, ha girato gli occhi in qua e là, poi ha scachicchiato, indi si è addormentato andando in culo a tutti. Beata gioventù…
aprile 26th, 2009 at 15:55
Vabbè, ma lo hai capito o lo ha capito la tua nuora che qui si è in Italia ?
Jonathan qui non si dice ; si dice Gionata !
E’ un po’ come quelli che dicevano quando tu eri “figlio della lupa”, invece che Gaston Boca, Gastone Bocca.
aprile 26th, 2009 at 16:01
Rispondo alla prima domanda di Piero. Questo è il mio primo nipotino. Avevo una nipote come zio, praticamente la figlia di mia sorella, ma ci ha lasciato qualche anno fa. Così è la vita.
aprile 26th, 2009 at 19:00
Me l’avevi detto della morte di tua nipote.
Il resto, è comprensibile : del resto la tua foto è così, come si può dire…NONNESCA. Anzi, il Fabio Lotti in foto, più che scacchista esperto dei Dragoni e recensore di libri per vocazione, è NONNO e basta.
aprile 26th, 2009 at 20:43
Tornando a Lotti e Lansdale ho appena finito di leggere “Tramonto e polvere” sempre tradotto dal nostro grande Luca Conti.
Davvero un buon romanzo seppur non propriamente nelle mie corde!!!
Il personaggio femminile (Sunset) ha davvero le palle fumanti
aprile 27th, 2009 at 18:30
Tra gli autori di gialli (sempre in senso lato) non mancano i tipi “strani”. Anche disgraziati maledetti per una vita maledetta. Li conosciamo tutti. Il campo scacchistico, però, non è da meno. Fischer, per esempio, parlava quasi esclusivamente di scacchi. Fissato fradicio di Re e Regine. Meticoloso fino all’ossessione non gli andava mai bene niente: la forma della sedia, il colore della scacchiera, le luci della sala…;Alekhine passò una parte della sua vita a succhiar liquori; Rubinstein finisce la sua miseramente minato nel fisico e nell’animo in un istituto per anziani abbandonato da tutti. Uguale, ma forse peggio, la fine di Steinitz tormentato dai fantasmi dell’inconscio va fuori di testa sicuro di battere Dio stesso a scacchi. Le bizzarrie e stravaganze di Nimzowitsch non si contano. Arrivava continuamente in ritardo e durante la partita poteva benissimo mettersi ad osservare attentamente dei quadri appesi alla parete, ritornare davanti alla scacchiera, fare la mossa e ripetere la stessa scena. I suoi avversari si mettevano le mani nei capelli.
Ce ne sarebbero tante da raccontare. Provo a chiamare Mario Leoncini, vicepresidente della Federazione Scacchistica italiana per vedere se ci dà una mano.
Marioooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!
Vediamo se arriva…
aprile 27th, 2009 at 19:02
E le fissazioni tue, quali sono, da grande giocatore di scacchi del nostro gruppo ?
aprile 27th, 2009 at 19:48
Ti segnalo, perchè non riportato nel tuo papiro, un romanzo recente di Ronan Bennett dal titolo originale “Zugswang. Mossa obbligata”. Si tratta di un giallo storico, in cui al centro della narrazione vi è una partita a scacchi con una Mossa obbligata (situazione di parità in cui chi deve muovere per primo può solo muovere in maniera tale da peggiorare la propria posizione). Il romanzo è ambientato a San Pietroburgo nel 1914 durante il torne omonimo di scacchi (realmente esistito): compaiono veri grandi giocatori di scacchi dell’epoca per es. Lasker, Capablanca, Tarrasch, Marshall, mentre il protagonista, il polacco Rozental è uno scacchista immaginario, afflitto da problemi mentali, come lo era il grande Rubinstein, altro grande giocatore dell’epoca, ma realmente esistito.
Il romanzo è edito da Ponte alle Grazie.
aprile 27th, 2009 at 20:36
Un altro romanzo fondamentale legato agli scacchi è uno dei capolavori di Ellery Queen, anche se materialmente scritto – e si vede – da Theodore Sturgeon: “Bentornato, Ellery!” (The Player on the Other Side, 1963), costruito fin dal titolo – una famosa citazione del biologo Thomas Huxley – come una vera e propria partita a scacchi (i quattro personaggi principali sono le torri, e le loro abitazioni le relative caselle di partenza), e dove ogni capitolo ha il nome di una situazione di gioco (cosa, questa, che mi sembra sia purtroppo andata persa nella traduzione italiana; ma sottomano ho solo l’originale, non l’edizione Mondadori, e non posso controllare).
aprile 27th, 2009 at 21:50
Grazie di tutto, ragazzi!
Anche se avessi le opere citate (e non ve lo dico per non farvi desistere a cercarne altre) mi fa piacere sentir parlare delle mie passioni.
Provo a richiamare Mario per qualche aneddoto divertente.
Mariooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!
aprile 27th, 2009 at 21:58
Scusa Piero se non ti ho risposto ma nella domanda c’è quel “grande” che mi sembra leggermente di troppo…
Diciamo la verità. Nel gioco per corrispondenza sono stato un ottimo Maestro chiamato a difendere anche i colori della Nazionalità A. Ho cominciato troppo tardi a cinquanta anni suonati il gioco a tavolino dove cerco solo di cavarmela…
aprile 27th, 2009 at 22:39
Eccomi qua. Fabio mi invita a raccontare qualche aneddoto a tema scacchistico. Ne racconto uno che non ho messo nei due libri di aneddoti pubblicati. Si tratta di un episodio realmente accaduto che ha per protagonista un notissimo GM italiano, toscanaccio, per la precisione.
Costui stava analizzando con il suo avversario la partita appena terminata. Arriva la moglie dell’avversario che impaziente dice al marito: “E smettila di giocare a questo gioco per stupidi”.
E il GM; “Allora, signora, questo è proprio il gioco che fa per lei”.
aprile 27th, 2009 at 23:25
No. Mi scuso, il testo da me citato lo è stato anche da Fabio, solo che io ne do una segnalazione più estesa.
Ti segnalo tuttavia, e mi stupisco che non sia stato inserito, il celebre romanzo di Maurensig, tutto incentrato su una partita a scacchi: La variante di Luneburg.
Tra i racconti, se non mi ricordo male, ci dovrebbe essere “Bishop’s Gambit” di August Derleth per esempio.
aprile 27th, 2009 at 23:28
E anche un racconto di Ballard: l’ho letto tempo fa. Mi pare si chiamasse End Game o qualcosa del genere. E trattava di scacchi.
aprile 27th, 2009 at 23:33
Non ti stupire Piero. Alla fine del pezzo ho chiaramente specificato che non ho voluto occupare troppo spazio…
Per Mario. Caspiterina ti sei sciupato a raccontare solo un aneddoto!!!
aprile 27th, 2009 at 23:39
In realtà Fabio è modesto : non dice che è un maestro dei Dragoni della Siciliana (è un’apertura che si ha dopo 1.e4 c5 2.d4 cxd4 3.Cxd4 Cf6 4.Cc3 g6).
E non dice che ha partecipato alla Coppa Latina…
aprile 27th, 2009 at 23:47
Ma sapevi anche di Bentornato, Ellery ?
Voglio sperare almeno di Maurensig, dato che sei stato Professore di Lettere.
Ma del racconto di Derleth non sapevi, eh, vecchio furbacchione…
E neanche di quello di Ballard.
Non dirmi che lo sapevi : Giura di dire la verità e nient’altro che la verità. Dì..LO GIURO !
aprile 27th, 2009 at 23:48
Fatemi fare un ultimo post per gli scacchi e poi non parlo più. Se andate su http://sienascacchi.blogspot.com/ troverete una fotografia di due che giocano a scacchi: un vecchietto di 88 anni ed un bambino di 7. A me un pò fa commuovere…
aprile 27th, 2009 at 23:53
Sulla destra, purtroppo, c’è la mia faccia. Non pensate che l’abbia fatto apposta che me ne sono accorto solo ora.
aprile 28th, 2009 at 07:50
Almeno hai una faccia simpatica.
Tra gli altri romanzi in cui compaiono gli scacchi, di straforo entrano in The Crooked Hinge “L’AUTOMA”, di John Dickson Carr : si parla di automi, e Carr come al solito quando parla del passato si immerge in descrizioni affascinanti. Si parla di automi e di uno che giocava a scacchi (ma in cui in realtà si celava un nano).
aprile 28th, 2009 at 07:58
Altro libro da cui è stato tratto un film ancora più famoso, è “From Russia with love” (DALLA RUSSIA CON AMORE) seconda avventura di 007 di Ian Fleming, in cui avversario di Bond è Kronsteen un Maestro di Scacchi.
aprile 28th, 2009 at 09:34
Nel libro citato di Carr, L’AUTOMA, si fa riferimento in ispecie all’automa di von Kempelen, detto IL TURCO, che furoreggiò nei primi anni settanta del diciottesimo secolo, nelle corti europee : veniva spacciata come macchina che sapesse giocare perfettamente a scacchi, ma in realtà celava al suo interno il vano per un nano.
aprile 28th, 2009 at 10:51
Be’, se hai presente il racconto di Poe “Il giocatore di scacchi di Maelzel”, capisci subito anche a chi è indirizzato l’omaggio di Carr.
aprile 28th, 2009 at 10:52
E indovina un pò chi subodorò il trucco un secolo dopo? Il nostro Edgar Allan Poe che di trucchi se ne intendeva…
aprile 29th, 2009 at 10:59
Buongiorno a tutti
Prima di tutto volevo dire che la foro sul blog di Sienascacchi è molto bella.
Poi volevo dire che Fabio Lotti non ha proprio l’aspetto del nonno, scusami Piero se non concordo con te, piuttosto lo vedrei bene come Sherlock Holmes
Io di scacchi non capisco praticamente un’acca, ma quale differenza esiste da un punto di vista tecnico fra giocare per corrispondenza e giocare a tavolino? (a parte le insidie delle poste italiane)
aprile 29th, 2009 at 11:48
Beh giocando per corrispondenza si possono consultare libri, dischetti ecc…quindi c’entra anche l’aspetto culturale e pure quello tecnico soprattutto oggi che ci si può avvalere del supporto di “macchine” che magari sanno giocare anche mreglio dell’uomo.
Nel gioco a tavolino sei tu, con il tuo bagaglio di studi e di esperienze da solo , contro il tuo avversario. E’ tutta un’altra cosa…
Sono contento che la mia faccia dia adito a diverse soluzioni. Purtroppo è quella di qualche anno fa…
aprile 29th, 2009 at 12:33
Grazie per la spiegazione Fabio: ingenuamente credevo che il gioco per corrispondenza somigliasse molto a quello a tavolino, nel senso che non si utilizzassero ‘sussidi’e si fosse soli con l’avversario
aprile 29th, 2009 at 19:10
Ah, ecco perchè. Imbrogli pure proponendo non la vera tua faccia. Comunque Silvia, se vuoi vedere la sua faccia attuale, vai al sito che condivide con Leoncini e converrai invece che proprio NONNO senbra ora.
Altro che…Sherlock Holmes !
aprile 29th, 2009 at 19:38
No. Non è possibile !
Solo ora sono andato sul link dato da Fabio e ho capito : Fabio, allora questa che conosco come la tua faccia, non lo è più.
Sei diventato più brutto ?
maggio 1st, 2009 at 09:01
Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri felici, tanti auguri a te.
Buon Compleanno, Fabio.
maggio 1st, 2009 at 09:06
Grazie Piero. E buon compleanno a tutti che fa sempre bene.
maggio 1st, 2009 at 09:46
Non darmi più anni di quanti non ne abbia : ai 46 non sono ancora giunto, ancora per quattro mesi ne ho 45 !
maggio 2nd, 2009 at 15:02
Buon Compleanno Fabio!
Penso che questo sarà stato un compleanno davvero speciale grazie a Jonahtan Tantissimi auguri!!!
maggio 5th, 2009 at 11:21
Grazie a tutti. Citati gli scacchi anche in “Il treno per la campagna” di Kerry Greenwood che sto leggendo uora uora.
maggio 6th, 2009 at 10:47
Io vado su un altro argomento molto più serio degli scacchi, almeno per la linea di discendenza lottiana : ma perchè tua nuora, tra tanti nomi disponibili, è andato proprio a scegliere, JONATHAN ? E\’ amante dei gabbiani ? o era una fan di quel Jonathan che vinse il Grande Fratello anni fa ?
maggio 6th, 2009 at 11:10
La mente della mia nuora è misteriosa…
maggio 13th, 2009 at 22:50
Ti segnalo un altro poliziesco nella cui trama entrano anche gli scacchi :
I falsi di Amberside, di Julian Symons, Classici G.M. 497.
Ciao.
maggio 13th, 2009 at 23:18
Denghiu come direbbe un noto personaggio televisivo dai capelli rossi.
maggio 15th, 2009 at 22:22
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maggio 23rd, 2009 at 21:19
Per gli amanti giallo-scacchi ultimo arrivato “La mossa dell’Alfiere” di Diane A.S. Stuckart della Nord edizioni. Qui a indagare c’è Leonardo da Vinci…
maggio 27th, 2009 at 23:36
Ultimata la lettura. Da dedicare a San Modestino…
maggio 30th, 2009 at 19:21
Ultimo arrivato che ti consiglio di acquistare, è IL FUOCO di Katherine Neville, appena uscito, che narra di una scacchiera maledetta, e di una partita di scacchi millenaria.
maggio 30th, 2009 at 20:38
Grazie.