L’enigma dello spillo (1217)
Luke Trasmere, misterioso uomo d’affari, viene assassinato nella sua casa londinese. Un caso che è la quintessenza del crimine insolubile: camera blindata chiusa dall’interno, l’unica chiave ritrovata sulla scrivania della vittima. Ad affrontare l’enigma, il melanconico ispettore Carver, di Scotland Yard, e Frank Holland, cronista intraprendente. I potenziali sospetti? Un trittico fin troppo estroso: Paul Lander, flemmatico nipote del morto, Ursula Ardfern, giovane ma affermata attrice di prosa, Yeh Ling, stravagante proprietario di un ristorante alla moda. Unico indizio: uno spillo. Lasciato nel posto sbagliato.
Edgar Wallace (1875-1932) britannico, è uno dei grandi del giallo. Giornalista, fondò la casa editrice Tallis Press per pubblicare la propria narrativa, ma fu solo dopo la Grande Guerra che raggiunse il successo. Fu un autore assai prolifico e i suoi thriller, ingegnosi e ricchi di intrigo, si presentano come la summa della produzione del precedente mezzo secolo, fusa in un ritmo incalzante, sostenuto da un linguaggio colorito e nient’affatto sprovvisto di humour.
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Posted in I Classici del Giallo, Le collane del Giallo
aprile 1st, 2009 at 11:47
Edgar Wallace sta ritornando di moda. La Polillo ha pubblicato sia “Maschera Bianca” che “Il Cerchio Rosso” ed ora ecco “L’enigma dello spillo”. Autore prolificissimo scriveva, scriveva, scriveva, poi guadagnava, guadagnava, guadagnava e infine sperperava, sperperava, sperperava. Ai suoi eredi venne un colpo quando seppero di avere eredittato un bel mucchio di debiti. Ma si rifecero subito con gli introiti delle vendite dei suoi libri.
aprile 1st, 2009 at 14:13
Più che tornare di moda, diciamo che Wallace è morto da più di settant’anni, quindi fuori diritti…
Questo è uno dei suoi romanzi migliori, secondo me. Una camera chiusa assai ben riuscita, con un trucchetto geniale nella sua semplicità e che funziona davvero.
aprile 1st, 2009 at 15:25
O Lu’a ma allora ce l’hai con me! E tu m’ha ripreso ni verbo “ri’arcare” pe’ la Vriterse e ora sulla “moda” pe’ i’ Vallace. Ma allora se un ti va bene gnente dimmelo!
Naturalmente scherzo. Osservo solo che tanti scrittori sono morti da più di settant’anni e di moda ‘aro i’ mi’ ‘onti e un so’ ritornati. Ovvia!
aprile 3rd, 2009 at 11:10
Non vorrei dire una grossa sciocchezza, ma credo che in alcuni casi sia possibile rinnovare i diritti d’autore e se gli eredi hanno notato che ancora vende bene è probabile che lo abbiano fatto.
aprile 3rd, 2009 at 15:10
No, in Gran Bretagna il pubblico dominio entra in vigore alla scadenza del settantesimo anno dalla morte dell’autore. Wallace è morto nel 1932, quindi è fuori diritti da un pezzo.
aprile 10th, 2009 at 11:29
In Wallace si possono trovare anche notazioni sociologiche come questa “Un delitto è da sempre, nel luogo in cui viene commesso, un evento del quale anche gli abitanti del quartiere che ne sembrano più seccati si compiacciono in segreto. Siccome, per quanto si faccia, è impossibile cambiare la natura degli uomini, succede che i giornali vendano un numero maggiore di copie quando riferiscono disgrazie ed episodi di cronaca nera che quando danno belle notizie o trattano di cose che vanno bene, e nulla induce il lettore ad affermare che sul giornale non c’è proprio niente di interessante quanto il leggere che il vicino ha ricevuto una eredità improvvisa”.
Come non sono cambiati i tempi!
aprile 26th, 2009 at 10:42
Sono l’unico a trovare tremendamente invecchiati i “classici” inglesi?
aprile 27th, 2009 at 23:40
Non credo che tu sia l’unico. Di tempo ne è passato e dunque sono invecchiati. Bisogna vedere con che spirito si leggono…
aprile 29th, 2009 at 08:58
In questi giorni sto leggendo proprio il libro in questione e lo trovo gradevole.
Penso che con il tempo i gialli di Edgar Wallace abbiano assunto l’aspetto più di un romanzo d’avventura con risvolti sentimentali che del giallo come lo intendiamo oggi.
Forse proprio la componente romantica li rende più graditi ad un pubblico femminile. Per certi versi ricordano la produzione giallistica di Georgette Heyer che spazia dalla letteratura ‘sentimentale’ a quella ‘mystery’
Come osserva giustamente Fabio molto dipende dallo spirito con cui si leggono questi ‘vecchi’ libri.
aprile 29th, 2009 at 13:16
Certo un giovane abituato soltanto a leggere i libri di oggi al cospetto di un giallo di settanta anni fa, per dire, si trova a disagio. Lo capisco. Se invece si conosce già, almeno in parte, il contesto storico e la tradizione cultural-giallistica del tempo, allora l’impatto è diverso. Senza considerare il fatto che molti gialli “antichi” tengono comunque testa a quelli “moderni”.
aprile 30th, 2009 at 12:00
Be’, sotto certi aspetti invecchiano anche dei libri più recenti. Per esempio, nel tradurre “il caso sbagliato” di Crumley, la prima cosa che mi è saltata all’occhio è l’enorme differenza nel modo in cui i personaggi comunicano tra loro: vane ricerche di un telefono funzionante, gente che salta in macchina per andare a parlare con qualcuno, scarpinate infinite per recuperare dei dati che oggi troveresti in tre secondi su internet eccetera. Ed è un romanzo del 1975, ma la cui trama – oggigiorno – sarebbe stata mandata a monte dalla semplice esistenza della posta elettronica o di una banalissima webcam…
maggio 1st, 2009 at 11:14
Sono d’accordo. Rileggere certi libri “antichi” (si fa per dire) è come (per il sottoscritto) rivedere certe partite di scacchi dei grandi campioni del passato. Oggi, alla luce del progresso ottenuto spesso con l’apporto del computer farebbero sorridere, ma il fascino rimane sempre lo stesso. Soprattutto se uno conosce la storia della loro vita ecc…ma la cultura è anche sforzo e sacrificio…
maggio 3rd, 2009 at 12:19
Ho finito di leggere questo giallo e devo dire che anche se ho capito chi era il colpevole a metà del libro me lo sono gustato fino in fondo.
Notevole è la caratterizzazione dei personaggi ‘secondari’ che poi secondari non sono. L’architetto Stott alle prese con la cameriera Ann è uno spasso
Penso che ogni opera letteraria debba essere considerata anche alla luce dell’epoca in cui è stata scritta e della storia personale dell’Autore.
Non credo sia opportuno farsi condizionare dal fatto che un libro è stato scritto 100 o 200 anni fa: sarà inevitablmente ‘datato’ però protemmo avere delle sorprese.
Per esempio scoprire uno stile incredibilmente moderno, una capacità narrativa fuori del comune, insomma entrare in contatto, dopo anni, con la personalità dell’Autore.
maggio 6th, 2009 at 23:18
Infatti, Silvia, per certi versi Wallace è “invecchiato” assai meno di tanti suoi contemporanei, anche perché il suo obiettivo primario era muovere la storia, costruire un intreccio clamoroso, perdere poco tempo in divagazioni superflue e filare dritto al sodo. Un grande costruttore di trame, che nei loro esiti migliori vanno avanti come schiacciasassi.
Insomma, uno dei grandi maestri della narrativa popolare di ogni epoca.
E’ un peccato che sia morto agli albori del grande giallo americano. Sono certissimo che, fosse vissuto più a lungo, avrebbe saltato il fosso schierandosi decisamente dalla parte di Chandler e della Scuola dei Duri
maggio 6th, 2009 at 23:44
Invito Silvia e gli altri eventuali lettori a trovare Luca nel suo blog. Mi ha fatto davvero una ottima impressione.
maggio 7th, 2009 at 07:55
Grazie per il consiglio Fabio: il blog di Luca lo avevo già visitato ed è molto interessante.
Luca ha ragione quando scrive che le storie di Wallace vanno avanti come schiacciasassi.
Proprio mentre leggevo questo libro mi sono ricordata di un giallo ‘contemporaneo’ letto qualche anno fa nel quale la frequenza della descrizione dell’abbigliamento di uno dei personaggi sembrava costituire la preoccupazione principale dell’Autrice. La narrazione ne soffriva terribilmente e la trama, di per sé debole, ne soffriva ancora di più.
novembre 26th, 2010 at 11:35
Comprato quando é uscito ma letto solo in questi giorni: a mio giudizio Edgar Wallace non é solo un grande giallista ma anhce un bravo scrittore, per cui, al di là dell’intreccio o della trovata, comunque geniale, dell’enigma in sè, ho trovato il libro godibilissimo per come é scritto.
marzo 22nd, 2014 at 17:29
È vero che già a metà romanzo è facile indovinare chi è il colpevole, ma anche se la sola vera rivelazione sta nella soluzione dell’enigma della camera chiusa la lettura è comunque gradevole.