Requiem per Philip Banter (2972)
febbraio 3rd, 2009 by Moderatore
Ex giornalista e alcolizzato a tempo pieno, Philip Banter vivacchia nell’agenzia pubblicitaria del suocero, cercando anche di evitare il naufragio del suo matrimonio con la figlia del boss. Una brutta mattina, tra i fumi dell’ultima sbronza, Philip si ritrova sulla scrivania alcuni fogli, una vera e propria “confessione”: ma una confessione che tratta di eventi non ancora accaduti e che lui non ha memoria di aver scritto. E quando tutto comincia ad avverarsi, Philip arriva sulla soglia della follia.
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febbraio 3rd, 2009 at 16:31
Finalmente!
Capolavoro.
febbraio 3rd, 2009 at 21:22
Finalmente :
Mauro Boncompagni è stato di parola !
febbraio 4th, 2009 at 13:08
Se è come il suo ‘L’enigma dei tre omini’ (the deadly percheron, 1946) deve essere davvero una perla. Grazie per averlo pubblicato: me lo compro di sicuro
febbraio 4th, 2009 at 13:59
Mah, secondo me è perfino superiore (e il terzo Bardin, “Devil Take the Blue-Tail Fly”, tuttora inedito in Italia, li batte tutti).
febbraio 5th, 2009 at 20:05
Già iniziata la lettura stasera su una panchina della piazza San Francesco di siena mentre una turba assatanata di ragazzini giocava a pallone. non mi sono accorto di niente.
febbraio 5th, 2009 at 22:04
Voglio vedere se uno ti centrava il capoccione con una pallonata o ti faceva saltare il giallo dalle mani e quello cadeva proprio sul regalo che un cane aveva fatto al marciapiede, se non te ne saresti accorto per niente.
A me è accaduto di leggere i Resnicow Mondadori (peccato che li abbiano sospesi) anni fa quando prendevo il treno per andare a Locorotondo (dove si fa l’omonimo vino) a due passi da Alberobello (il paese dei trulli) dove lavoravo, e ti posso assicurare che nonostante fossi molto preso dalla lettura, non facevo altro che abbassare finestrini in pieno inverno per disperdere il fumo di sigaretta, che pompavano frotte di ragazzi sedicenni e diaciassettenni, quando non riuscivo a farli desistere, minacciando ricorsi ai controllori.
febbraio 6th, 2009 at 12:27
Libro sempre più interessante con questo Philip Banter, che lavora in una agenzia pubblicitaria del suocero, a cui capita di trovare sulla sua scrivania una bella “Confessione” di fatti non ancora accaduti (la cosa, poi, si ripete). E che in buona parte si avverano…Aggiungo strani incidenti, allucinazioni, “voci”, tradimenti e insomma un’atmosfera angosciante da brivido ma, soprattutto, chi è che scrive queste inquietanti “Confessioni”?…
febbraio 6th, 2009 at 12:34
Confermo che la lettura di un libro di John Franklin Bardin assorbe completamente: a me è successo con L’enigma dei tre omini e scommetto che si ripeterà con questo nuovo libro.
febbraio 6th, 2009 at 18:41
Finalmente! Domani mi precipiterò in edicola per accaparrarmelo.
febbraio 12th, 2009 at 17:21
Domani dovrebbe uscire la mia recensione su “Thriller Magazine”. Detto alla toscana a me m’è garbato.
febbraio 16th, 2009 at 21:03
comprato oggi!! 😉
febbraio 18th, 2009 at 11:59
Finito ieri sera Ragazzi, é davvero bello!!!
febbraio 18th, 2009 at 14:24
Ecco la mia recensione http://www.thrillermagazine.it/libri/7650 per chi vuole fare un confronto.
febbraio 24th, 2009 at 13:20
Bello il Bardin.
Bello soprattutto perché riesce a mantenersi sul filo di una tensione che quando tende a cedere, viene rinfocolata da nuove supposizioni che rovesciano le ipostesi precedenti e rimescolano il tutto, anche se il colpevole non arriva inaspettato.
Uno strano giallo, in cui il delitto non arriva se non in dirittura d’arrivo, anzi ad un certo punto ho persino dubitato che ci fosse il morto.
Però, secondo me, l’azione svolta sempre in prima persona da colui che viene ucciso, ed una indagine post mortem risolta in un niente, tolgono mordente all’azione investigatrice classica. E danno spazio, col tragico epilogo, ad una sorta di condanna a morte che non solo pesa sul protagonista in virtù della successione degli eventi ma anche che viene per così dire decretata dallo stesso Bardin ai danni del fedifrago, ubriacone e opportunista Banter, quasi il ritratto di un’America che era presente ma che si tendeva sempre a rimuovere e che, presente purtuttavia, non si sarebbe voluto che si fosse manifestata : un romanzo sociale prima che poliziesco ? L’immagine dell’America anni ’50, uno spaccato della vita di un menage come tanti altri ? Lui, lei, l’altra, o meglio le altre ? Forse.
Ma, Memoria di Tenebra, a me, è piaciuto di più :
De Gustibus non disputandum est !
febbraio 28th, 2009 at 14:44
scusate l’ot, ma qualcuno sa dirmi se è uscito il dizionario delle letterature poliziesche???
non si trova da nessuna parte, neanche su ibs.it
bah… mistero
febbraio 28th, 2009 at 15:31
Gentile Antonio, Le consiglio di seguire gli argomenti negli appositi spazi dedicati. Il Dizionario non è ancora stato distribuito. La sua pubblicazione è comunque pianificata per i mesi a venire. Continui a seguirci in modo tale da tenersi in costante aggiornamento. Cordiali saluti.
marzo 1st, 2009 at 14:18
Finalmente avete pubblicato un altro romanzo di Bardin!
Sorprende la semplicità di questo Requiem: rispetto a Memoria di tenebra/L’enigma dei tre omini viene meno il virtuosismo narrativo, il gusto per la macchinazione complessa; il sistema dei personaggi è più povero.
L’interrogativo di fondo del romanzo è se sia possibile far impazzire un uomo approfittando dei suoi difetti: alcolismo, un po’ di inerzia al lavoro, infedeltà coniugale. Il crimine non è il delitto, ma qualcosa di più subdolo (di derivazione tragica?): far perdere la ragione a qualcuno per indurlo al suicidio o per poterlo uccidere facilmente (basta una spinta al momento giusto).
Bardin eccelle nel delineare la confusione mentale, la perdita di controllo del suo eroe/vittima. Le pagine dedicate ai rapporti tra Philip, Dorothy, Jeremy e Brent sono acutissime ma basate su una situazione tipica, due coppie insoddisfatte.
Come lascia intendere la dedica di apertura, la scrittura del Requiem è più essenziale e raffreddata rispetto a quella del precedente romanzo: ne risulta un’opera meno coinvolgente ma più convincente nella soluzione.
Ne consiglierei la lettura a Morando Morandini, che ama trovare riferimenti cinematografici in libri che parlano d’altro: Philip che guarda Man Alone (pp. 137-141) è imperdibile.
Requiem per Philip Banter forse non è un capolavoro, ma una conferma lucida di talento.
Cordiali saluti.
marzo 13th, 2009 at 15:43
bello ben fatto e ambientato in una new york malinconica…