Posizione di tiro – Rosso come il sangue – Stefano Pigozzi

novembre 5th, 2008 by Moderatore

Intervista a cura di Dario pm Geraci

Posizione di tiro.Un caricatore da 5 colpi.Faccia a faccia con i protagonisti del Noir Italiano. 

Cari lettori del Giallo Mondadori, siamo giunti alla seconda puntata della rubrica “Posizione di tiro”. Nello scorso episodio avevamo incontrato Stefano Di Marino in occasione dell’uscita di “Montecristo/2 – Giorno Maledetto”. Ora è il turno di un altro straordinario autore italiano, che, con il Suo primo romanzo “Metal detector” ha segnato in maniera indelebile il filone del “nero” italiano. EccoVi di seguito una imperdibile mini-autobiografia dell’autore stesso e successivamente l’intervista che ci ha rilasciato.

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Stefano Pigozzi – Biografia ( non autorizzata) Modenese, nato all’ombra della Ghirlandina, Stefano Pigozzi è di sana e robusta costituzione. È impiegato amministrativo presso un importante industria alimentare. Sposato ( molto felicemente). Un figlio di quattordici anni (molto sventuratamente).Fin qui tutto bene, no? Aggiungiamo che è patito di Harley-Davidson ( che non possiede perché non se la può permettere, maledizione), e  denunciamo che a suo tempo ha buttato nel cesso una laurea in Fisica e Matematica ( peggio per lui, fesso!). Ha delle debolezze: negli ultimi tempi ruba l’I-Pod del figlio e si fa overdose di Gun’s, Ac-Dc e Jimi Hendrix.Poi c’è questo particolare: scrive romanzi noir.  Ma perché si è messo a scrivere? Quella roba lì, poi? Bene; la risposta, secca ma vera, è che l’ ha fatto  per soldi. Il nostro amico, sino ai quaranta o giù di lì, non ha mai scritto una riga, ma in quei tempi aveva iniziato a guardarsi intorno per trovare un modo per integrare lo stipendio: insomma, racimolare altro “grano”.  Un esperienza di secondo lavoro come montatore di gru, sospeso a venti metri con nient’altro attorno a cui aggrapparsi se non l’aria, lo convince a tentare altre strade. Mettersi a  scrivere racconti è una di queste. Ma si guadagna, in Italia, scrivendo racconti? La risposta è no… se non sai dove cercare. Ma se invece t’indirizzi verso un certo “ mercato”… Così inizia a scrivere “ novelle” per riviste femminili: racconti “noir-rosa” regolarmente, a volte profumatamente,  pagati. Proprio come Scerbanenco, gente! Prosegue così per alcuni, divertenti,  anni. Si applica ( perché non è poi così fesso) e le cose ama farle come dio comanda; insomma,  il mestiere arriva ad impararlo (per dire, studia Bremond, Todorov, Barthes, Greimas… ma sì, anche Eco) I suoi racconti continuano ad essere pubblicati, ma comincia ad avere qualche difficoltà a piazzarli. “ Bello… ma un po’ troppo “duro” per il nostro pubblico femminile. Un po’ troppa violenza e sangue, francamente. Vuole togliere la scena dello squartamento con le forbici da sarta, per favore?”Ed allora? Allora arriva James Ellroy ed il suo “White Jazz”, il romanzo più scarnificato e be-bop del maestro losangeleno. Bang! Una rivelazione, come “ la luce” in chiesa che incanta John “Joliet” Belushi: “Beeeello… voglio scrivere un romanzo come questo!”Il romanzo è “Metal detector”. Vince il premio Tedeschi 2006. Serg Altieri, il “violento” ma illuminato editor della Mondadori, condensa tutto in una frase “ Steve, my man! One shot, one kill!”. Adesso esce questo “Rosso come il sangue” , ed in cantiere c’è il terzo. Bene, è tutto… per il momento.

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Stefano, fino a pochissimo tempo fa non Ti volevi considerare uno “scrittore” professionista. Adesso, con l’uscita del Tuo secondo romanzo come cambiano le carte in tavola? 

Quando mi riproporrai la domanda con il vento del Pacifico che ci costringe a chinare il capo sul bordo cosparso di zucchero del bicchiere ghiacciato di Daiquiri ( preparato con succo di cedro, non limone, mi raccomando,), ed indossando Rayban a specchio agiteremo la mano per rispondere al saluto delle ragazze in bikini che ancheggiano sul litorale… ecco, allora potrò rispondere “ Diavolo, sì. Ho fatto un po’ di soldi con i miei romanzi. Non è incredibile? Certo che questa casa sulla spiaggia mi sta davvero prosciugando”No, seriamente… ho un tale rispetto della professionalità che al momento non posso definirmi uno “scrittore professionista”. Quando potrò dedicare alla scrittura 25 ore al giorno, allora sì.  

 “Rosso come il sangue” può essere definito un sequel del Tuo bello e fortunato “Metal detector”, vincitore del premio Tedeschi e cult-book degli ultimi anni nel panorama del noir italiano. Cosa è cambiato (se qualcosa è cambiato) nel Tuo modo di scrivere e/o vedere le cose dopo quell’esordio?

 Un sequel? Sì, certo… ma, forse, più semplicemente posso affermare di aver ripescato alcuni personaggi, ed anche un certo milieu, e di averli “frullati” in una nuova storia con quell’ atteggiamento di convenienza che un autore ha nei confronti dei propri personaggi. Nessuna “empatia”: li sbatti di qua e di là costringendoli a tirare fuori tutto quello che possono dare. Poi li abbandoni. In fondo, questo è l’unico modo per farli “vivere” realmente, ed è l’unico atto d’amore che l’autore può compiere nei loro confronti. Un aneddoto: il titolo originale del nuovo romanzo era “Tripla A” ed indicava le iniziali dei personaggi; un giorno ricevo una telefonata un po’ preoccupata dell’editor (a cui mi inchino): “Ragazzo, rischiamo di trovarci dei guai con la potentissima “AAA -American Automobile Association”. Trovami un titolo diverso, ok?”. Ed ecco “Rosso come il sangue”.Una costante rispetto a “Metal detector è il ritmo della narrazione: questo per mantenere una “voce” riconoscibile ( una scelta anche di comodo, ammettiamolo). A proposito di “stile”… i periodi secchi, le ripetizioni, certi accorgimenti retorici, sono tutti finalizzati ad ottenere un ritmo dum-dum-dum: può piacere oppure no, ma è comunque una scelta consapevole. 

A differenza del Tuo lavoro precedente, qui in “Rosso come il sangue” hai deciso di spostare parte dell’ambientazione in territorio extra-italiano? Questa decisione è stata frutto unicamente di una necessità narrativa o c’è altro dietro questa scelta? 

Si parla, spesso in termini positivi, di contaminazione dei “generi” letterari differenti, vero? Bene, da appassionato lettore – oltre, naturalmente, di GM- di Segretissimo, ho voluto strizzare l’occhio alla spy-story ( e qui, inviando un tributo ammirato all’Italian Legion, permettimi di lodare/salutare direttamente un maestro, “il professionista” Stefano Di Marino: ero un suo fan ed ora, potermi definire suo “collega”, mi da alla testa più del Daiquiri…) Ho quindi aggiunto un tocco di spy introducendo l’affaire del “gas russo”; ma, chiariamo, i temi tipici della spy-story qui sono solo accennati. Ho le radici ben piantate nel noir e mi ci trovo bene (ed attendo sempre che qualcuno pubblichi un bel saggio con un titolo del tipo “ Quando il Noir vinse il Nobel”)  

Gli ultimi anni, sono stati molto significativi per la narrativa “di genere” italiana e per il noir in particolar modo. Cosa prevedi per il Tuo futuro di scrittore e come si evolverà secondo Te la condizione del “genere” in Italia nei prossimi anni?

 Il siderale e bellissimo “ Non è un paese per vecchi”, hai presente? C’era tutto: noir, western, horror. C’era tutto, un esempio di contaminazione a cui ho già accennato, ma con l’intento di mostrare i limiti della contaminazione stessa, di come i meccanismi possono/devono incepparsi.Quindi credo che i “generi” continueranno ad esistere per classificare opere con caratteristiche e pubblico ben definito ( esigenza anche dell’industria editoriale) ma certamente proseguirà una sorta di ibridazione che dovrà però essere assolutamente ben strutturata e controllata per evitare di divenire un blog incomprensibile. Per quel che mi riguarda sto lavorando al nuovo romanzo che completerà una trilogia Metal detector. Mi sto sforzando di rendere tutto più cupo… più noir, appunto. Sto cercando di far sanguinare letteralmente le anime dei personaggi… non so, forse sto pure esagerando… Quanto al noir in Italia… siamo su onda lunga che credo proseguirà nel tempo: il noir, “ un colore che sporca”, è molto in tono con i nostri giorni. 

Facciamo un gioco. Se una casa di produzione cinematografica Ti proponesse la riduzione di un Tuo romanzo per il cinema, quale sceglieresti e chi vorresti dietro la macchina da presa? 

È un gioco, d’accordo… ed allora, subito, inizio barando perché ti rispondo “Rosso come il sangue” e dietro la macchina da presa resuscito un mito… Don Siegel. Gente, ricordate il masterpiece “Chi ucciderà Charley Varrick”? ed ancora “ Contratto per uccidere”? ( ispirato ad Hemingway, per tornare al noir/letteratura alta).  Ma, credimi, non mi sono montato la testa citando questo mostro sacro… ho solo colto l’occasione offerta dalla tua domanda per manifestare un sincero atto d’amore nei confronti di quel cinema e di quel “linguaggio”. Un amore che credo sia condiviso da tutti i lettori di questo blog.

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16 Responses

  1. Il professionista

    E lasciate a me il piacere di inaugurare i post dedicati al profilo di Stefano. Evidentemente abbiamo affinità di gusti e interessi. Ho comprato questa mattina il tuo romanzo e ho scoperto piacevolmente che è anche bello lungo. sarà sicuramente un ottimo compagno per le ore di lettura. Per il momento posso dire solo che l’idea di ampliare l’orizzonte coinvolgendo anche la Russia oltre all’Italia è perfettamente logico e centrato anche e soprattutto per il nuovo thriller italiano che si scosta dai quadretti di provincia con il solito ispettore dall’animo buono e(forse) le cellulette grigie. E’ la volontà di uscire dalla “camera chiusa” di un certo giallo provinciale (nel senso di ristretto) e difficilmente esportabile se non come fenomeno di costume. Il thriller noir oggi non può prescindere da diramazioni internazionali. Non viviamo in un posto angusto dove si mette la testa sotto il cuscino per non vedere ciò che c’è fuori. Ed è giusto che il thriller italiano sviluppi caratteristiche sue ma sappia anche guardare avanti, oltre frontiera.Mi sembra che i romanzi di Stefano seguano la linea, che condivido in pieno, di offrire un sano intrattenimento senza scordarsi della cronaca che è ispiratrice e non padrona della vicenda(se no l’autore scriverebbe un saggio…) Basta aprire il giornale per rendersene conto. E da Chandler (e anche prima siamo sinceri) l’hard boiled ha sempre riportato il delitto al posto che gli apparteneva: la strada. Che in questo caso arriva molto lontano.
    Bravo Stefano.

  2. Rosario Altomare

    Non posso fare altro che confermare le opinioni del prof.
    Sono d’accordo con lui al 100%.
    Ben vengano altri romanzi di Stefano Pigozzi.

  3. valer

    Intervista molto interessante.
    Anch’io ho comprato stamattina il ilbro e non vedo l’ora di iniziare a leggerlo, mi ispira parecchio! Non possiedo metal detector, mi conviene cercare e leggere prima quello o posso tranqullamente iniziare con rosso come il sangue?
    A proposito per gli arretrati, possono essere richiesti alla mondadori o bisogna armarsi di tanta pazienza e fortuna e girare le bancarelle?

  4. simo

    Io sono decisamente onorata di essere una tua collega e di aver visto nascere sia metal detector sia questa novità!!!
    Bravissimo!!!!! E, come sai, te lo dice una che se ne divorata miliardi di libri di questo genere.
    Credo che il complimento più bello che potrei farti è che avendo letto il primo, se anche non ti vaessi conosciuto, avrei apsettato con ansia il secondo… che non vedo l’orea di gustarmi, Greta permettendo!!!!
    Un bacio

  5. Pierluigi Porazzi

    Io l’ho comprato stamattina, per il momento ho letto il racconto: bellissimo, da solo vale l’acquisto! Davvero complimenti a Stefano Pigozzi! Per quanto riguarda il romanzo sono al secondo capitolo ma mi sta già appassionando!

  6. Manu

    Finalmente!!! lo aspettavo con ansia, sicuramente sarà bellissimo come il primo, ultimamente ho il blocco del lettore sono sicura che con il tuo libro riprendero la lettura .. un imbocca al lupo per il terzo!!
    Una tua collega

  7. Fabio Lotti

    Arriva i’ Lotti! Questa volta senza provocazione che mi becco i rimbrotti di Luca e la scancellatura di Dario (ormai un incubo per il sottoscritto). Ma veniamo a Stefano Pigozzi. Avevo promesso che avrei letto il suo libro come riparazione al mio sbaglio sulla fotografia in copertina (mi sembrava che fosse lui) e mantengo la promessa. Uomo d’onore sogno. Pur essendo un amante di gialli meno forti. Ma è bene nella vita essere curiosi di tutto e di tutti come ho insegnato ai miei ragazzi per quaranta anni filati. E questo vale anche per me. La copertina, mi dispiace, ma anche senza la faccia di Pigozzi mi pare bruttina. Questione di gusti. Inizio allucinante e martellante con quel Lollo Lollo Lollo che lo avrei strozzato. E infatti fa una brutta fine. Poi piano piano la storia si dipana mettendo in luce gli intrecci ed agganci che uniscono i vari filoni che hanno come protagonisti principali Angelo Schwarz, Anna Ascari e Aleksej Dutrinov. Con tutto il carico (necessario e inevitabile) di violenza e brutalità, di inganno, furbizia, raggiro, diffidenza e via di seguito che caratterizza il “genere”. E lo spicchio di luce umana di Zoya a gettare un pò di sentimento buono in questo covo di serpi. Punto importante, mi immagino, del futuro svolgimento di tutto l’ambaradan. E qui mi sono fermato. Per un attimo che questo maledetto libro mi intriga.

  8. Aldo Stanzani

    Bravo Stefano!!!
    vediamo che si puo’ fare
    Aldo

  9. Fabio Lotti

    Arrivo!!! Questa partecipazione al blog Mondadori mi sta creando qualche problema. Stanotte ho avuto un incubo. Ho sognato di essere rincorso da un essere minaccioso con i capelli lunghi legati all’indietro e la cimosa in mano. Mi sono svegliato sudato fradicio :-). Ma veniamo al nostro Pigozzi. Sto continuando a leggere il suo libro alternandolo ad altri più “leggeri” che non mi prenda un colpo all’improvviso. Che Zoya avesse una parte molto importante lo avevo indovinato. Accanto a questa situazione “personale” ce ne sono anche altre collocate in qua e là al momento giusto per attenuare e ammorbidire i momenti più duri e feroci (vedi violenze ed omicidi vari). Con scambi passato-presente che illuminano e rendono più complesse e più vere le varie personalità. E con la tendenza al dolore e alla sofferenza che ritrovo anche nel cosiddetto giallo, noir e thriller. La sfiga va di moda e ci ho anche scritto un pezzo per quanto riguarda le donne poliziotto. D’altra parte il lettore si sente in parte rassicurato se trova uno più sfigato di lui. Qui abbiamo anche il cancro che divora , matrimoni saltati, la sindrome di Down e insomma un bel fardello di problemi. Ci sono pure delle bellissime Ferrari e l’Armani che ritrovo dappertutto nelle mie letture quotidiane, specialmente nei romanzi americani, tanto che sono tentato di scrivere un articolo intitolato “Armani nel romanzo poliziesco”. E poi in questo romanzo non mancano i colpi di scena, l’intervento del “bene” (vedremo se ce la farà a vincere) ma soprattutto la sfida sottile fra chi tenta di fregare e non essere fregato. E qui mi fermo. Alla prossima!

  10. Fabio Lotti

    Ed eccomi ancora qua più vivo e più pimpante che pria! (si fa per dire). Dunque i’ Pigozzi ce la mette tutta pe’ fammi strabuzza’ l’occhi e dole’ la testa. E allora il movimento si fa più frenetico con altri colpi di scena. Rapimento su rapimento, tradimento su tradimento, piani cambiati all’ultimo minuto, ancora morti, violenza e sparatorie con Zaya al centro del terremoto. Atto finale a Mosca e Angelo Schwarz che se la vede brutta. Risparmiate le solite scene di sesso con qualche spunto in qua e là tanto per ricordarci che esiste anche quello. Io, da lettore inaffidabile per questo tipo di romanzi, un po’ di ridondanza (stilistica e di contenuto) ce la trovo. Alla fine risulta ripetitiva e un pò stancante. Migliore risultato con cinquanta pagine di meno. Ma capisco che si possa dire esattamente l’opposto. Perfetto (o quasi) invece il racconto a dimostrazione, sempre e solo per me, che la rabbia e la violenza va contenuta in uno spazio più ristretto. Detto questo un complimento all’autore non glielo toglie nessuno.

  11. Kurt Dehn

    … e adesso che lo leggo a fare… visto che il sor Lotti me ne ha raccontato metà…

  12. Fabio Lotti

    Caspiterina! Potevate fermarmi prima. Pensavo di offrire uno spunto alla discussione. Comunque al di là di quello che ha detto il sor Lotti il libro va letto in ogni caso. E per gli appassionati della spy story il giudizio sarà senz’altro ancora più positivo del mio.
    Su Dehn non ti buttare giù. C’è di peggio nella vita.

  13. Fabio Lotti

    Allora sveglia!!! Volete comprare il libro, leggerlo e dire la vostra o no? Il mio parere, che riassume quello che ho scritto, uscirà tra poco su “Thriller Magazine”.

  14. Dario Geraci

    Io l’ho quasi terminato. Presto commenterò. Non delude minimamente le aspettative.

  15. Ale...il markettaro...

    Io sono decisamente meno onorato di Simo di essere un tuo collega…scherzo ovviamente! Invece devo dire con tutta sincerità che mi sono avvicinato a Metal Detector con una certa diffidenza…essendo io amante dei grandi del genere non credevo che potesse reggere il confronto..e poi sorpresa!…ben scritto, plot avvincente e personaggi d’effetto. Quindi, vista la prima ottima esperienza, ora vado in edicola e via con il secondo “Rosso come il sangue”… continua cosi Stefano…
    Un abbraccio, Ale

  16. Pierluigi Porazzi

    Letto, molto molto bello! E scritto davvero bene, un gran thriller! già consigliato ad amici.

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