Scorciatoie per l’inferno (AAVV)

settembre 21st, 2008 by Moderatore

Una straordinaria antologia, curata da un maestro del noir contemporaneo: James Ellroy.

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C’è qualcosa nelle storie di true crime che cattura la nostra attenzione, ci irretisce, stimola la nostra curiosità più nascosta. Vogliamo sapere, dobbiamo sapere. È il nostro modo di avventurarci alla scoperta di un cuore di tenebra che è attorno a noi. È la nostra personale scorciatoia per l’inferno. Le scorciatoie per l’inferno presentate in questo libro sono quindici, quindici storie criminali vere, scritte da alcuni dei più celebri giornalisti investigativi d’oltreoceano, selezionate e introdotte da un grande maestro nel noir americano, James Ellroy.

La forza devastante di queste storie sta nella qualità straordinaria degli scrittori e nella varietà di campi che essi coprono.
Peter Landesman conduce un’agghiacciante inchiesta sulla schiavitù sessuale che coinvolge migliaia di ragazze giunte negli Stati Uniti con la promessa di un lavoro e il miraggio di un avvenire migliore; David Grann ricostruisce la vicenda paradossale di un eccentrico fan di Sherlock Holmes la cui morte, avvenuta in circostanze misteriose, non avrebbe sfigurato in un romanzo di Conan Doyle; Jeff Dietz accompagna un agente dell’Fbi lungo il confine fra Texas e Messico alla ricerca delle più sottili tracce lasciate dagli immigranti che attraversano clandestinamente la frontiera. C’è poi la curiosa vicenda di un padre di famiglia che durante la notte gestisce una rete di assaltatori di Bancomat diffusa in tutto il paese o quella di un ladro di argenteria che opera all’interno dell’alta società newyorkese come un gentiluomo d’altri tempi. E ancora le commoventi pagine di Nancy Gibb scritte meno di trenta ore dopo l’attacco alle Torri Gemelle o il pezzo di Clive Thompson che dimostra perché è così pericoloso accettare gli attachment di posta elettronica al giorno d’oggi¿
Il libro è concluso da un lungo racconto dello stesso Ellroy, che – narrando la sua gioventù selvaggia a Los Angeles tra bevute, furti, arresti – ci porta alla scoperta dello scrittore che più lo ha ispirato, Joseph Wambaugh. (librimondadori.it)

James Ellroy è nato nel 1948 a Los Angeles. La sua infanzia è stata segnata prematuramente dall’omicidio della madre. Dopo un’adolescenza difficile e inquieta che gli ha fatto conoscere la prigione, ha iniziato a scrivere quelli che ora sono bestseller in tutto il mondo: Dalia Nera, Il Grande Nulla, L.A. Confidential, White Jazz, American Tabloid, Sei pezzi da mille e la sua autobiografia I miei luoghi oscuri.

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5 Responses

  1. Il professionista

    Una chicca imperdibile anche se non di fiction per una volta, o almeno non al 100%, ma di true crime, genere popolarissimo negli USA, forse un po’ meno da noi. L’acquistai in prima battuta in Strade Blu e la consiglio a tutti gli appassionai di hard boiled e dintorni.
    Personalmente l’introduzione di Ellroy in cui parla del suo primo approccio con Wambaugh(spero di aver scritto giusto) mi ha commosso. Per un momento mi son detto che, nei ristretti limiti delle mie possibilità, stavo seguendo una strada già percorsa da grandi. E non mi dite che è narrativa di semplice evasione…

  2. Luca Conti

    Ma per caso Ellroy racconta ancora di quando era giovane e continuava a rubare “I ragazzi del coro” di Wambaugh dalla stessa libreria, per poi andarselo a leggere dentro un cassonetto dell’immondizia? Se è quella, è una storia fantastica (che ha riciclato anche in un lungo pezzo contenuto in “The Dark Side”, l’antologia curata da Santachiara per Stile Libero).

  3. Il professionista

    sì esatto, un po’ allungata e condita. un pezzo di vita, vera o immaginaria ma sempre affascinante

  4. Dario Geraci

    Ho cancellato tutti i commenti esterni alla discussione.
    Vi prego di rispettare l’argomento principale.
    Per parlare di isole e delitti c’è già un thread aperto dal titolo “L’isola dei delitti”.
    Grazie per la collaborazione
    DG

  5. Il professionista

    sì, hai ragione, non sapevo dove rispondere.
    Giusto per farmi perdonare apro qui una discussione inerente al volume in oggetto. Negli USA il true Crime, ossia il racconto romanzato di veri fatti di cronaca, va fortissimo. in Italia stenta malgrado i tentivi.una bella collana da edicola Mondadori di qualche anno fa lo testimonia, ma anche i romanzi di Anne Rule che però “sfondarono2 solo quando si parlò di un personaggio notissimo come ted Bundy. Io credo sia un po’ a causa del fatto che il true crime americano parla di storie e realtà che ci sono lontane. in Italia mi sembra che esista una legislazione che impedisce di parlare in forma narrativa diun crimine se non sono trascorsi almeno cinque anni dal passaggio in giudicato della sentenza definitiva. poiè vero nascono istant book che “sciacallano” la realtà senza conclusioni certe. Però i fattori di questa diversità di gusti e di risultati potrebbero essere anche altri. Che ne dite?

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