Scorribande giallistiche IV
Mamma li turchi, anzi i cinesi!..
Continuo queste scorribande veloci di palo in frasca che mi fanno sentire ancora giovincello scherzoso. Chi vuole qualcosa di più profondo e corposo passi oltre.
Mamma li turchi, anzi i cinesi! Dopo l’invasione del malloppone scandinavo ecco la banda degli occhi a mandorla che si abbatte sull’italico suolo con Xialong Qui, Hiao Bai e He Jagong. Dagli immacolati silenzi nordici ai casini di Shanghai e dintorni. Ma il risultato è sempre lo stesso: il morto ammazzato. Anzi, i morti ammazzati.
Il Berkeley de L’ultima tappa è forte, via. Congetture, ipotesi, supposizioni, certezze che svaniscono fino allo stupendo finale che scombina tutto. Da artista.
Una sensazione. Come sfruttare la realtà? Se in giro ci sono sempre più spesso donne picchiate e violentate dal maschio di turno ecco l’idea della vendetta. Più precisamente Le vendicatrici, un ciclo di quattro libri (addirittura) a firma di Massimo Carlotto e Marco Videtta per Einaudi Stile Libero. Magari l’intenzione è buona (per carità), i libri saranno ottimi (di sicuro) ma tutta l’operazione mi lascia perplesso (colpa della vecchiaia).
Ho visto Inferno di Dan Brown in libreria e subito l’ho lasciato lì. Però su Writers magazine n°37 la Debicche (Patrizia Debicke) ha scritto (in stile brillantemente ironico) che è bellino anche se con qualche svarioncino e allora ci ritorno.
Dopo le famose sfumature ecco Vagina di Naomi Wolf. Aspetto con ansia il seguito Pene e Culo.
Bea Buozzi, dopo aver strapazzato le sopracitate Cinquanta sfumature di nero della miliardaria (credo, a questo punto) E.L.James, invita alla lettura del suo Sesso e volentieri, più breve del polpettone ma certo più intenso. Ganza!
Giuseppe Culicchia ha scritto E così vorresti fare lo scrittore per convincere gli esordienti a lasciar perdere la scrittura. Successi illusori, premi fasulli, livello mediocre. E intanto ci appioppa sopra un libro. Ganzo anche lui! (ma non ha tutti i torti).
E, a proposito di sesso che in questi ultimi tempi la fa da padrone, dal blog di Stefano Di Marino Finalmente arriva in Ebook targato Delos Digital una nuova collana che si allinea con le altre dedicate un po’ a tutti i generi narrativi dalla fantascienza, al romanza, dall’horror al giallo.
La sfida in questo caso era di quelle realmente ‘toste’. Creare una serie di avventure erotiche dedicate al pubblico maschile. Aspettiamo con la lingua di fuori.
Il passato che ritorna. Un classico. Oggi va di moda il ritorno della seconda guerra mondiale. Dopo Massobrio, Pandiani e Pasini arriva la coppia Cocco e Magella a ricordarci gli orrori che furono.
Vecchiette ancora al lavoro come Elda Lanza e P.D.James che cercano di arrivare al secolo. Auguri!
Riporto una parte di un pezzo già scritto. Ho sempre seguito il filone del giallo storico con animo perturbato e commosso (tanto pe’ fa ‘na citazione). Affezionato ad una caterva di scrittori come Ellis Peters (il Medioevo mi ha sempre affascinato) ma, soprattutto, alle indagini di Aristotele della Margareth Doody che mi fa venire in mente l’illustre Dorothy L. Sayers per gli studi, la classe dello stile e il suo pallino per il filosofo greco. Traduttrice, tra l’altro, quest’ultima, dell’Inferno di Dante. Ecco l’obiettivo. Dante, non tanto come scrittore e poeta, ma come investigatore, o comunque infilato a forza nei delitti più atroci (vedi un po’ la tiritera dei vecchietti per arrivare al dunque). Oggi sta spopolando il detective storico. Non c’è niente da fare. In qualsiasi periodo tu voglia mettere il naso giallastro (forse manca il paleolitico ma non ne sono sicuro) eccolo lì pronto a districarsi tra morti ammazzati. Che poi nella storia vera, la sua vissuta voglio dire, abbia fatto tutt’altro importa assai. Basta che sia un personaggio importante, di nome, che attiri subito l’attenzione dei lettori. Per il resto ci pensa lo scrittore ad affibbiargli una qualche abilità investigativa. Tra i tanti ricordo Aristotele e poi Machiavelli, Giordano Bruno, Leonardo da Vinci, Socrate, Aurelio Stazio (grande Comastri Montanari!) e via e via e via. Ma il più apprezzato, il più osannato, il più strapazzato è senz’altro il nostro Dante, ora racchiuso in un volumone di quasi novecento paginone dall’esperto Giulio Leoni che lo battezza antenato di Sherlock attraverso Le indagini di Dante, Oscar Mondadori 2013. Qui deve risolvere quattro casi: “Un celebre mosaicista ucciso ai piedi di un’opera colossale e incomprensibile. Una galea arenatasi nelle paludi dell’Arno con il suo inquietante equipaggio di morti. Una cantatrice dalla voce paradisiaca, al cui fascino neppure l’Alighieri era stato insensibile, che l’assassino trasforma in un’orrenda allegoria. Infine, in missione a Roma, i resti di cadaveri dilaniati che il Tevere getta sulle sue sponde, forse sacrifici di un’antica terribile religione”. Se il nasuto poeta nazionale non investiga è comunque investigato. Soprattutto sulla sua morte che di nemici ne aveva a iosa. Malaria o assassinio? A volte diventa il depositario prescelto di una profezia e immaginatevi i risvolti purulenti, il suo fantasma aleggia nella vicenda sanguinosa oppure arriva alla polizia qualcuno dei suoi versi che portano sfiga tremenda, un manoscritto che potrebbe essere l’originale della Divina Commedia a creare un casino pazzesco, qualche testa matta che uccide seguendo le pene descritte nell’Inferno tanto carucce da mettere in pratica. Non c’è pace. Anzi, non ha pace. Citato pure indirettamente da altri segugi di orme, vedi la Guerrera di Marilù Oliva che ogni tanto, tra un calcio in bocca e una ginocchiata nelle palle, rigurgita qualche terzina infernale. E insomma di Dante non si butta via proprio niente come si fa col maiale (mi è venuta così). Ricordo altri aficionados del Poeta segugio come Francesco Fioretti, Bianca Garavelli, Luca Ammirati, Robert Masello, Nick Tosches, Matthew Pearl. Pezzo intero qui http://omardimonopoli.blogspot.it/ , un blog che dovreste seguire e un saluto al suo conduttore.
Sul giallo storico non ci batte nessuno: Danila Comastri Montanari, Franco Forte, Patrizia Debicke, Marcello Simoni, Giulio Leoni, Carlo A. Martigli, Roberto Costantini, Massimo Pietroselli (dove sei finito?) e altri ancora. Una illustre tradizione che ci regala sempre belle sorprese.
Nelle Scorribande giallistiche II avevo evocato Stuart Kaminski ed ora me lo ritrovo bello pimpante proprio nel giallo Mondadori. Qualche volta porto fortuna
Paul Halter con La settima ipotesi ha suscitato una pimpirimpante (mio conio) discussione proprio su questo blog. Racconto complesso, rocambolesco, con infinite ipotesi al limite del credibile (a volte anche oltre) che attirano, comunque, l’attenzione del lettore quanto meno per vedere che cosa ti inventa di continuo la dirompente fantasia dello scrittore (la certezza o la perplessità sul libro, sta qui). E anche John D. MacDonald, se ricordo bene (si è parlato di pulp). Finalmente un po’ di movimento che si muore di pizzichi!
Non so se capita anche a voi. Voglio dire di leggere delle presentazioni in cui si dichiara apertamente che il tale libro non è il solito libro che segue i soliti canovacci giallastri e che il commissario, maschio o femmina che sia, non è il solito commissario (su qualche migliaio di commissari). E poi…e poi, invece, siamo sempre lì che gli schemi sono quelli con il solito passato che ritorna funesto e la solita litania di disgrazie che si abbatte furiosa (se non si è già abbattuta) sul povero protagonista di turno. Due o tre morti ammazzati, due o tre salti sul letto e il gioco è fatto (in breve, breve). E allora per scrivere qualcosa di nuovo e interessante, al di sopra della media, due palle così (leggi capacità creativa e di scrittura). Nel senso di grosse come la cupola di Brunelleschi. Ma in giro se ne trovano po’ine po’ine.
Casini e zuffe nel web. Su qualsiasi questione si parte con un timido distinguo fino a raggiungere una baraonda infernale. Di fronte ad argomenti complessi e delicati, che avrebbero bisogno di somma cautela, poca o per niente umiltà ma spesso una testarda, pretenziosa supponenza e sicumera. Difficile trovare l’ironia che smorza i toni e rende meno ostico il confronto. Quasi mai si arriva ad un dubbio, ad una esile perplessità o titubanza. Mai ad un umano e comprensivo “Non lo so” che rappresenterebbe, invece, in molti casi, l’esito più naturale di una discussione. Troppe volte prevale il credo assoluto, la certezza micidiale (eccessivamente serioso?).
Qualcosa che faccia discutere la voglio suscitare anche io. Non ho mai nascosto le mie limitatezze da giovane, figuriamoci ora da vecchiarello stempiato e incanutito (per i capelli rimasti). In questo caso il mio sconsolato e sconsolante rapporto con Wallace. Non c’è niente da fare. Io ce la metto tutta, mi impegno, leggo e rileggo e siamo sempre lì. Non riesco a digerirlo completamente che mi si attacca allo stomaco. O meglio, non riesco a digerire completamente i pochi, pochissimi libri che ho letto. Capisco la sua importanza nella evoluzione storica del romanzo poliziesco, tutto ciò che di nuovo ha portato, il suo innegabile successo con i lettori del suo tempo (e anche con quelli di oggi). Aggiungo grande abilità nell’incasinamento della trama (a volte, però, pasticciata), ritmo, velocità di scrittura. Ecco è proprio qui che casca l’asino. Scrittura che non lascia spazio agli approfondimenti (personaggi scarnificati), buttata giù di getto, senza troppa cura, senza una rielaborazione, come se fosse da riprendere e sistemare in un successivo momento (ma per molti lettori proprio questo il bello). Oh, my God! Aspettando delle critiche feroci (soprattutto da Omar Lastrucci) vi ricordo che sono nonno di due splendidi nipotini e che continuerò, comunque, ad acquistare e leggere i libri di Wallace (captatio benevolentiae).
L’odore del peccato di Andrea Franco ha vinto il 34° Premio Alberto Tedeschi. Già individuata l’originale idea odorifera riferita a don Attilio Verzi in Giallo 24-il mistero è in onda con il racconto L’odore del dolore. E insomma questo prete è dotato di un olfatto così straordinario da essere considerato addirittura in rapporto con il demonio. Sulla scia di altri personaggi “particolari” come, per esempio, il noto commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni che riesce a “vedere” chi muore di morte violenta e a cogliere le loro ultime parole, o il commissario Roberto Serra di Giuliano Pasini colpito dalla capacità di “sentire” ciò che provano le vittime e i loro carnefici attraverso una “danza” speciale. Sintomo e preavviso l’odore di fiori marci. Tra gli ultimi italiani entrati nella banda Mondadori ricordo Umberto Lenzi con Delitti a Cinecittà, un buon prodotto dotato di prosa leggera, ricca d’entusiasmo e una raffica di citazioni che mi hanno inchiodato al muro.
Scacchi (sono un fissato marcio) ancora al centro dell’attenzione nei romanzi più o meno polizieschi. In L’esperimento di Mauro Covacich, Einaudi 2013, non propriamente un giallo, abbiamo un padre deciso a far diventare la figlia, colpita da un grave handicap, una campionessa nel gioco degli scacchi. Gioia, la protagonista, ha ventisei anni, gioca a scacchi anche in rete per guadagnarsi da vivere, le sue gambe non funzionano bene ma ha delle visioni che la seguono per sempre. Personaggi di tali visioni il Re e la Regina.
In Una tranquilla gita fuori porta di Aristide Bergamasco in Sherlock Magazine n° 28, il nostro investigatore e il fidato Watson sono invitati alla villa di Arthur Ginsburg, campione nazionale di scacchi vincitore dell’edizione 1885, 1886 e 1887. Riportata anche una definizione del grande Kasparov per cui gli scacchi sono “il gioco più crudele e spietato” (pag. 59). Watson spera che Arthur riesca “ad impartirgli una sonora lezione alla scacchiera. Così, per vedere resa la pariglia al suo abituale – e imbattuto – compagno di gioco” (pag.57).
In Il caso è risolto di Paolo Delpino, Todaro 2013, abbiamo l’ispettrice di polizia Silvana Santi che “ha una passione per il gioco degli scacchi le cui regole e abilità le saranno utili nella risoluzione dello spinoso enigma che le hanno affidato”.
In Giochi d’estate di Diana Lama in Estate in Giallo di AA.VV., Newton Compton 2013, proprio alla fine “La vita è come una scacchiera, per chi sa giocare. Ecco lì, davanti ai suoi occhi, un cerchio che si sta quadrando, o viceversa. Ha perso un pedone ingombrante e stupido come Patrizio Sposito. La poliziotta gli ha reso un favore, ma nelle tenebre c’era anche lui, pronto a sacrificare il proprio pedone troppo loquace. Il gioco è appena cominciato, e oltre alla regina ora ha anche individuato l’alfiere” (83).
In La settima ipotesi di Paul Halter, Mondadori 2013, abbiamo una partita tra il criminologo Alan Twist e l’ispettore di polizia Archibald Hurst, mentre tengono d’occhio una porta d’ingresso. Il criminologo lascia la Regina in presa che Hurst si affretta a catturare non vedendo la trappola. Anzi, spera proprio in una vittoria. “Hurst spostò il suo re e Twist gli diede scacco matto” (pag. 64-65). Venti pagine più avanti un personaggio fa vedere una copia perfetta del Giocatore di Scacchi di Maelzel, un marchingegno in grado di battere ogni avversario, dato che poteva nascondere al suo interno un abile scacchista di piccola taglia. Tale automa costituisce anche una delle idee di questo bel giallo.
Per chi vuole saperne di più (e non è tutto) qui dal sottoscritto http://www.sherlockmagazine.it/rubriche/5046/ .
Sempre in forma Sherlock Holmes (invecchiato per niente), sia alla televisione che sulla carta. Tra i tanti libri segnalo L’uomo che odiava Sherlock Holmes di Graham Moore, BUR Rizzoli 2013.
L’uomo che odiava Sherlock Holmes è proprio il suo autore, quell’Arthur Conan Doyle che ad un certo momento, non potendone più, decise di “ucciderlo” affogandolo nelle cascate Reichenbach. Era il 1893. A furor di popolo fu poi costretto a resuscitarlo otto anni dopo nel celebre “Il mastino di Baskerville”.
Ma durante questo periodo che cosa è accaduto al Nostro e che fine hanno fatto i suoi famosi diari? Ecco che nel 2010 Alex Cale, membro prestigioso degli Irregolari di Baker Street, annuncia proprio la scoperta di uno dei diari mancanti e dopo un po’ viene trovato strangolato nella sua camera dell’Algonquin Hotel di New York con una metodologia che sembra ricalcare quella di “Uno studio in rosso”. Ad indagare, oltre la polizia, c’è Harold White, ultimo degli Irregolari, coadiuvato dalla giornalista Sarah Lindsay.
Dunque due piani temporali: dal 1893 al 1901 con il nostro Arthur, in compagnia dell’amico Bram Stoker (Dracula), e nel 2010 con i sopracitati. Per quanto riguarda Doyle gliene capitano di tutti i colori. Subisce un attentato, si traveste da donna, finisce addirittura in prigione. Insomma diventa un personaggio vero con i suoi ricordi, la sua testardaggine, la passione per i romanzi storici, i momenti di dubbio e smarrimento.
Per quanto riguarda la “coppia” Harold e Sarah, anche qui abbiamo una folta serie di azione e ragionamento che si intrecciano fra loro, pedinamenti, colpi a sorpresa nell’ambito di una società con le sue brutture, la povertà, il puzzo tremendo, il caos delle carrozze sferraglianti e il nuovo che avanza con la luce elettrica al posto dei lampioni a gas e le suffragette per il voto alle donne.
Scrittura vivace, ironica (gli Irregolari come anatre starnazzanti), intessuta di continui riferimenti al Canone e alle abilità investigative di Holmes. Profonda conoscenza della materia, lettura piacevole, fine godimento letterario.
Per I racconti del giallo ecco Delitto a Mompracen di Liudmilla Gospodinoff. Un uomo steso a terra ferito, un altro ucciso, un mantello azzurro che svanisce dietro l’angolo per chi ha visto la scena. Arma del delitto un pugnale piantato nel petto. L’uomo morto a guardia di un deposito dove è nascosto un baule che racchiude un favoloso diamante. Ora è arrivato Sandokan e bisogna aprirlo. Ma Yanez ha un dubbio…
Mammarella di Maurizio de Giovanni.
Napoli, al tempo del fascismo. L’ormai famoso commissario Luigi Alfredo Ricciardi che vede i morti. Li vede “con l’espressione dell’ultimo sguardo, che ripetono l’ultima metà del pensiero che la morte ha amputato, continuamente, con lo stesso tono”. Uccisa una prostituta, Maria Rosaria, detta Gilda, al casino. Il ventre squarciato e il viso della donna che ride. Le ultime parole sentite dal commissario “Mammarella, mi vuole da mammarella”. In prima persona dal suddetto, storia breve, triste e languente (che si rifà a “Vipera”).
Il caso dei fidanzati sfortunati di Luca Martinelli.
“Signor Holmes, lei deve salvarmi… io sono innocente!” urla John Donovan dopo una corsa disperata. Hanno ucciso la sua fidanzata, la signorina Isadora Ascott, e i sospetti della polizia ricadranno sulle sue spalle, perché ad Ascott House c’è il suo bastone insanguinato. Holmes è ancora sotto riposo del medico ma l’istinto del segugio prevale. Lestrade è sicuro, il colpevole è proprio Donovan. Non si scappa. Però c’è la cenere di una sigaretta e un fazzoletto macchiato di sangue che fanno pensare ad altro. La faccenda è più complicata…
Il miglior perdono è la vendetta di Enrico Luceri.
Collegio di San Nicola, dicembre 1968. Il biondino Alex sotto le “attenzioni” schifose di un prete. Qualcuno sa, ma tace. Casa di riposo per religiosi, ex collegio San Nicola, giugno 2005. Una litania di morti ammazzati in modi diversi. Indaga il commissario D’Agata. Possibile vendetta di Alex? Chi è fra coloro che vivono nella casa di riposo? Passo, passo con l’autore per svelare il mistero.
Cardosa a Mercabarna di Carlo Parri. Barcellona. Leonardo Cardosa a caccia di Rudy Slipovic, ex cecchino serbo, il ragazzo che aveva convinto a cambiare vita. Alle spalle un omicidio, una donna bella strangolata a Roma, che risolve per telefono. Di mezzo un tesoro con pistolettate e arpionate in acqua. “Come nei fumetti. Topolino e il tesoro del pirata Barbanera”. Con classe.
Segnalo due racconti interessanti su Sherlock Magazine n°29: L’ultimo caso di Aristide Bergamasco e Avventura a Parigi di Antonella Mecenero. Veniamo al primo. George Hutton, ex incaricato della Compagnia delle Indie Orientali, divenuto investigatore privato, vuole risolvere un vecchio caso: il rapimento di Timothy Gatesby di cui si perse ogni traccia. Ora è sicuro di avere scoperto il colpevole tra le persone coinvolte nel rapimento invitate nella sua dimora. Urge la presenza di Holmes che dovrà smascherare il suo assassino. In effetti gli è giunto un biglietto con la scritta Questa notte morirai e così avviene, per una causa che non sto a rivelare, nel suo studio chiuso a chiave dall’interno. Un bel mistero e una idea non nuova ma certo ingegnosa.
Passiamo al secondo. Arriva Lady J. in “un uggioso pomeriggio del 1881”. Ha ricevuto un messaggio che la consiglia di non andare a Parigi. Chiede la presenza di Holmes per scoprire l’autore della missiva. Prima di accettare l’incarico, però, deve fargli vedere le mani coperte dai guanti (che strano il Nostro…). Alcuni sospetti fra gli innamorati respinti e donne gelose, un amante ritrovato morto tempo addietro nella Senna e Lady J che sparisce. Ricerca e appostamento con Holmes che se la vede brutta. Tre considerazioni di Watson sulla donna, su Holmes e su se stesso “creato a metà strada tra virtù e vizi, non sgradevole né brillante”. Senza di lui, però, Holmes perderebbe un bel po’ del suo fascino (aggiungo io).
Leggete e moltiplicatevi!
Un saluto da Fabio, Jonathan e Jessica Lotti.
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Posted in Extra, Pulp Corner
ottobre 18th, 2013 at 12:05
Innanzitutto complimenti a Fabio per il divertente articolo, ricco di spunti molto più di quanto il voluto “understatement” dell’autore voglia far credere.
Dunque, Wallace…come fare per perorare la sua (e la mia) causa, io che ne sono grande estimatore? semplicemente facendo un lavoro da avvocato della difesa, invocando alcune “attenuanti” …. si, perchè il biasimo talvolta Wallace se lo andava a cercare, ed è colpevole in non poche occasioni di essere pasticciato e di ripetersi, specialmente nei romanzi con le sette malavitose, tutti veramente troppo epigonali.
Ma ora veniamo all”arringa” ;
Attenuante numero 1 , le traduzioni. Spesso incomplete e tirate via, e mai più rinfrescate; però nel mitico perido fine anno ottanta-inizio anni novanta in cui si ritraducevan i grandi autori ottime professioniste come Grazia Griffini e Rosalba Ruccianti ritradussero titoli chiave come “la valle degli spiriti” , “L’abate nero” , “La porta del traditore” e altri romanzi chiave. E cosi la miica e defunta Garden editoriale rieditò traduzioni ntegrali in cui i personaggi scarnificati che tu a ragione menzioni vengono “rmpolpati” almeno un poco, anche se ovviamente i caratteri di Wallace sono e restano superficiali.
Attenuante numero 2; i suoI romanzi più famosi e citati sono talvolta i meno belli; il joker, il fante di fiori, i giusti, Jack il giustiziere, l’inafferrabile..sono romanzi che si sOmigliano tutti, inflazionati e alla fine deludenti. Io consiglio, per farti passare la “WAllacite” di reperire i titoli senza bande armate, sette e supercomplotti, ossia i giali più cassici e d’atmosfera lontani della metropoli tentacolare; sono tutti buoni quelli che ho citato sopra (ovviamente ritradotti) e ci metto anche L’arciere fantasma e la regina dei ladri, due gioielli. proprio ogi la Polillo ripropone in libreria uno dei suoi romanzi più piacevoli, “Il mistero delle tre querce”…non lo vedi come un segno?
ottobre 18th, 2013 at 14:33
E’ vero, ogni tanto c’è bisogno di qualcosa di più leggero. Meno male che c’è Fabio che ogni tanto provvede. Simpatica l’idea di un articolo scritto per saturam, saltando di palo in frasca.
ottobre 18th, 2013 at 15:38
Omar, concordo con te al cento per cento.
Wallace sarà datato e con una scrittura approssimativa ma l’atmosfera della sua Londra inizio secolo è insuperabile.
Grande Edgar!
ottobre 18th, 2013 at 18:42
Caro Omar
seguirò il tuo consiglio e grazie per avermi risparmiato…
ottobre 18th, 2013 at 23:54
Fabio; Il tuo articolo è talmente divertente che ti risparmio nell’attesa di un altro identico..e poi a limite ci penserà lo stesso Wallace sottoforma di ectoplasma a venirti a tirare le coperte la notte, non è certo compito mio.
Marius, ti ringrazio molto; potresti scrivere qualche titolo tra quelli che preferisci di Wallace, così da contribuire a mettere Fabio sulla retta via?
ottobre 19th, 2013 at 11:46
Una certa tendenza di Wallace a inserire nei suoi plot “bande armate, sette e supercomplotti” non è sua, ma appartiene ad un certo periodo (intorno agli anni ’10-inizio anni ’20) in cui io metterei anche un Allingham, e che comprende Meirs, Wallace, Holt, Rohmer, Farjeon, etc..
I primi che comprendono la necessità vera di cambiare prospettiva sono Leblanc e Chesterton, che fanno agire un ladro ed un prete (ma in Chesterton chi fa coppia col prete è un ladro, guarda caso), e li inseriscono in dei contesti ristretti, in cui si muovono elementi alto.borghesi o aristocratici. Sono loro per certi versi che preparano il terreno alla detection pura di Agatha Christie, Carr, Queen.
Saluto Fabio, per quest’altra fatica.
Dopo Letture al gabinetto, e Scorribande giallistiche, prevedi di inventare un’altra serie?
ottobre 19th, 2013 at 15:20
Caro Piero
non so cosa potrò inventare in questi ultimi giorni che mi rimangono qui sulla terra. Tu, intanto, spediscimi l’articolo (breve!!!) per le mie profumate “Letture al gabinetto”. E già che ci sono invito pure Omar ad omaggiarmi di qualcosa. Per il resto cercherò di mettermi sulla retta via.
ottobre 19th, 2013 at 18:17
MA DOPO CHE LI HAI LETTI NEL GABINETTO, QUEI LIBRI TROVANO ALTRI LETTORI IN CASA TUA O FINISCONO SUL BALCONE AD AERARE?
ottobre 20th, 2013 at 01:59
Non manca davvero niente, Fabio, nel tuo pezzo! ^_^ Ti ringrazio per la citazione. Ti ringrazia anche monsignor Verzi!
ottobre 20th, 2013 at 10:11
Bellissima scorribanda, Fabio. Complimenti!
ottobre 21st, 2013 at 15:27
Naturalmente anche Andrea e Antonino sono invitati tra i lettori al gabinetto e, se vogliono, come “contributori”. Già ricevuto il contributo di Darione Geracione (pubblicato) e di Pierone (ancora da pubblicare). Ecco il link http://theblogaroundthecorner.it/category/ospiti/letture-al-gabinetto/. La mia mail può essere richiesta a Darione.
Un grazie a tutti.
ottobre 21st, 2013 at 16:22
Caro Fabio, come mi consiglia Omar, ti elenco i titoli dei miei Wallace preferiti per metterti sulla retta via:
La taverna sul Tamigi
Il volto nell’ombra
Spavento sulla metropoli
Il giustiziere
Il mistero del narciso
La ruggine verde
Il consiglio dei quattro
Il cerchio rosso
ma anche quelli non elencati sono godibili. Ciao
ottobre 21st, 2013 at 23:02
Lunga vita produttiva all’inarrivabile PD. JAMES, mia nonna è morta a cent’anni, compiuti e super festeggiati da 43 giorni, ma era più genere Miss Marple.
ottobre 21st, 2013 at 23:03
Caro Marius
“Il cerchio rosso”, come altri, non mi dispiacque anche se non mi fece andare in brodo di giuggiole (vedi qui http://www.sherlockmagazine.it/rubriche/3545/ ). Ho esagerato per creare un po’ di “movimento” ma una certa incompatibilità rimane. Cercherò di migliorare con i tuoi suggerimenti.
ottobre 23rd, 2013 at 10:28
La Detective story non morirà mai e , nel caso, si potrà scrivere una detective story su chi ha stecchito la detective story, come direbbe Andrea G. Pinketts, se qualcuno glielo chiedesse mentre sta scrivendo una detective story.
Le varianti sono tali e tante – il crime novel è vampiro e succhia e assorbe da tutto, ma proprio tutto – che posso proporre in pochi sec le prime opzioni che mi passano per la zucca: 1) nella solita distopia post apocalittica sono tutti zombi meno uno che è tornato vivo – un detective zombi deve scoprire chi ha resuscitato il tizio 2) Poirot non muore nel finale di Sipario, ma ha solo finto x poter dare la caccia al misterioso Arnold Zeck, genio del crimine e nemesi di Nero Wolfe, la ciliegina sulla torta dopo la vittoria riportata contro la versioni di Agatha di Iago in Curtains 3) il Dante ( Cruciani ) dei Soliti Ignoti è costretto ad entrare in una task force di una proto Gladio x violare il nascondiglio dell’oro di Dongo -percorso lastricato dai cadaveri di chi ” sa” che si tratta in realtà del famigerato carteggio Mussolini / Churchill 4) Coliandro teenager e quindi prima di diventare pulotto è in vacanza nei lidi ferraresi e legge su di un muro ” Dante si droga e poi vede Dio “, ma è ignorante come una capra e non pensa al poeta come qualsiasi altro adolescente vagamente scolarizzato avrebbe fatto al posto suo e finisce invischiato in una storia di spaccio nelle balere della zona. Cameo di giovini Gigi & Andrea. 5) il comandante Schettino naufraga su di una isola deserta con un battello ripieno solo di gialli scandinavi e cinesi. Ne legge parecchi mentre aspetta i soccorsi che tardano ad arrivare perchè aveva inclinato il battello ed era fuori rotta. Ha le allucinazioni. Sogna una guerra di bande come in un film di Scorsese. Ikea contro Fu Manchu. E’ davvero solo ? Qualcuno sta cercando di farlo impazzire ? e perchè ?
Mi fermo perchè l’inerzia, come direbbe Nero Wolfe, è la forza trainante del mondo ed è quindi il caso di piantarla. Buoni delitti a tutti.
ottobre 23rd, 2013 at 12:26
Complimenti per l’articolo.Una curiosità
i nomi e i libri non citati li troveremo
nel prossimo articolo oppure si evita di
nominarli perché non piacciono?
ottobre 23rd, 2013 at 16:04
Caro Ezio
nessuna delle due. Scrivo sul momento citando quelli che mi vengono a fagiolo. Certo che non li nomino perché non mi piacciono e nemmeno so che cosa citerò nel prossimo articolo.
ottobre 23rd, 2013 at 21:04
Caro Fabio
Volevo solo scherzare.Ti ammiro per la
tua “enorme conoscenza” della letteratura gialla.
ottobre 24th, 2013 at 10:30
Una doverosa precisazione. La battuta sulla nuova “impresa” di Stefano Di Marino è del tutto scherzosa e amichevole. Sono sicuro che la “materia” sarà trattata da lui con la consueta abilità e competenza.
novembre 4th, 2013 at 14:11
Fabio, come sarebbe “dove sono finito”? Pubblico un romanzo l’anno!!!
novembre 4th, 2013 at 15:51
Caro Massimo
sparito nel senso da qui, da questo blog (oppure mi sei sfuggito). Ho visto i tuoi ultimi lavori come “L’aquila di sabbia e di ghiaccio” e “La profezia infernale” sui quali dovrò porre attenzione, via.
novembre 5th, 2013 at 09:16
Ahhhh, ‘mbè.
Comunque seguo sempre, ma intervengo poco
novembre 5th, 2013 at 16:00
Già prenotato “La profezia infernale” alla Feltrinelli di Siena. Uscito mio pezzo ponzatorio qui http://theblogaroundthecorner.it/2013/11/letture-al-gabinetto-di-fabio-lotti-novembre-2/
Caro Massimo sarei orgoglioso di ricevere un tuo piccolo contributo gabinettistico per ricordare anche i tuoi libri. Fammi sapere, se vuoi.
novembre 6th, 2013 at 08:11
Grazie Fabio, non dovevi!
Non ho mai ricevuto inviti da uomini, soprattutto in gabinetto… la gente non penserà male?
novembre 6th, 2013 at 09:16
No, c’è già venuto Dario e si è trovato bene (ora è arrivato anche Pietro). Comunque da te mi aspetterei qualcosa di divertente per farci due risate mentre siamo sulla tazza. Tutto il gruppo gabinettistico è in fremente attesa…
novembre 20th, 2013 at 09:30
Letto “La profezia infernale” di Massimo. Non è proprio nelle mie corde (questo conta un tubo) ma mi è piaciuto molto. La scrittura conta davvero tanto.
dicembre 2nd, 2013 at 09:40
Ehi Fabio, ho etto una tua recensione non proprio negativa de “il mistero delle tre querce” di Wallace…continua così, tra 3 o 4 libri sarai un fan dell’autore!
dicembre 2nd, 2013 at 16:10
Lo citerò nelle prossime scorribande giallistiche visto pure che ti è molto caro.