Il pagliaio (1254)
Alla morte del padre, Margaret Tilbury, ormai ricchissima, decide di abbandonare il New England per trasferirsi in una grande villa vicino a Washington, con la sorella Marian e la sua famiglia. Ma il destino è in agguato. Margaret si ammala di una misteriosa febbre tifoidea, dalla quale si salva a stento solo grazie alle cure dell’infermiera Dorothy Fithian. E quando Dorothy muore nell’incendio di un pagliaio, per il tenace ispettore Chant sinprospetta un caso veramente infetto.
Dorothy Cameron Disney (1903-1992), americana, studiò al Barnard College di New York e lavorò poi come stenografa, hostess in un night club, copywriter e attrice. Divenne infine redattrice e consulente matrimoniale per il “Ladies’ Home Journal”. La sua narrativa poliziesca ha ritmi veloci e personaggi e trame realistici.
(vai alla visualizzazione completa del volume)
Popularity: 33% [?]
Posted in I Classici del Giallo, Le collane del Giallo
settembre 4th, 2010 at 09:43
Visto che chiedere se il Classico del mese sia una ristampa o no, è diventato uno sport, tanto più che parecchi continuano a non capire quello che si è detto fino alla nausea e che cioè gli inediti appaiono SOLO nel Giallo Mondadori, prima che arrivi fatidica la domanda di rito, mi permetto nel mio piccolo di illuminare.
Io posseggo IL PAGLIAIO nell’edizione dei Capolavori del Giallo Mondadori, n.74 del 21 agosto 1957; ma prima che uscisse questa edizione, era uscita quella della “palmina”, cioè nell’ambito della collana “I Libri Gialli”, il n.248 del 1940.
Orbene, io sono uno di quelli che mai avrebbero sospettato che le vecchie palmine fossero tesori da custodire e ricercare, invece che disdegnare, e non solo per le copertine: molti dei titoli, sono pezzi ormai straricercati, anche perchè da tanti anni non escono più ed esistono solo in quella collana (si dicono palmine perchè sulla copertina rigida e all’interno vi era raffigurata una palma con ai lati le iniziali A.M.). E’ da qualche anno che quando posso, le prendo, perchè mi sono accorto anche, e questo è un particolare non trascurabile, che parecchi dei Classici del Giallo della fine degli anni ’60 e dell’inizio degli anni ’70, provengono dalle palmine, pur essendo delle edizioni più commerciali (per esempio i miei vecchi e adorati Rufus King). I Capolavori del Giallo che uscirono negli anni ’50 presentavano talora edizioni già apparse nei Libri Gialli ma accorciate oppure cose uscite in altre pubblicazioni Mondadori: comunque erano pubblicazioni non certo ricercate e curate come le Palmine (e tra palmine anteguerra e le palmine del periodo bellico ci sono delle differenze, per es. la copertina che per risparmiare diventa un foglio mentre nell’altro caso era rigida).
Ora, se faccio questo discorso un motivo ci sarà. Il fatto è che il mio edicolante mi ha permesso di confrontare le prime due pagine della versione in edicola de Il Pagliaio con l’edizione mia de I Capolavori. E ho visto CHE NON SI TRATTA DELLA STESSA EDIZIONE.
Tanto più che ne I Capolavori, spesso non veniva neanche menzionato il nominativo del traduttore, mentre qui spicca in evidenza: il mitico Alfredo Pitta ( che si mise ad un certo punto a scrivere anche romanzi gialli, e anche con pseudonimi fittizi inglesi).
Sarei quindi portato a dedurre, anche dal cospicuo numero di pagine (280 invece di 129, pur riportando i Capolavori l’impaginazione che si usava fino ad una ventina di anni fa per i Gialli, cioè le due colonne per ogni pagina) che si sia utilizzata l’edizione delle Palmine.
Tuttavia annoto che qui c’è stata una rinfrescata, apportata (non so da chi) in sede redazionale : infatti nell’edizione de I Capolavori che è successiva di 17 anni rispetto a quella de I Libri Gialli, a pag. 14, inizio seconda colonna, si legge “..quando ho ricevuto un marconigramma da Ted”: si usa ancora il vecchio sinonimo al posto di “telegramma”. E’ lecito pensare che essendo l’edizione in oggetto successiva a quella delle palmine, anche su queste vi dovesse essere questa accezione (tanto più che le edizioni dei Capolavori derivano da esse).
Ebbene a metà circa di pag. 30, leggo : “..quando ho ricevuto un radiotelegramma da Ted”.
Ma di esempi fino a quel punto ne ho trovato parecchi, così da dire che almeno questa volta penso si sia cercato di approntare la migliore edizione possibile, rinfrescando qualcosa.
Meglio così.
settembre 4th, 2010 at 16:41
..E ovviamente tutti i nomi son stati riportati alla loro origine anglosassone: come è noto, durante il Ventennio, tutti i testi di altra lingua venivano italianizzati. E così se originariamente c’era un John questo diveniva..Giovanni, e così via.
settembre 4th, 2010 at 20:12
La faccenda dei nomi tradotti nel Ventennio fascista l’avevo notata in qualche vecchia edizione della Christie che son riuscita a recuperare, dove compariva Ercole Poirot al posto di Hercule.
Quanto alle Palmine, avrei una curiosità che magari sembrerà venale: senza la sovraccoperta perdono molto del loro valore, vero? Io, ahimè, ne ho solo un paio, sempre della Christie, ma senza sovraccoperta.
settembre 5th, 2010 at 07:50
Perdono parecchio, anche perchè alcune erano davvero spendide: all’epoca i Gialli erano un genere pregiato, non bistrattato come ora.
Ovviamente se sei un’amante dei gialli, un’appassionata, poco importa la copertina; se sei una collezionista (e io ne conosco un paio, ma di quelli..tosti), il discorso è diverso.
settembre 6th, 2010 at 10:30
Qualche giudizio sul romanzo?
settembre 6th, 2010 at 19:51
Ritornando sull’oggetto, direi, avendo letto proprio l’edizione dei Capolavori quuest’estate, che il romanzo è un’autentica bellezza. Ho acquistato il libro e quanto prima lo rileggerò.
Comunque sia, i Classici di questo mese sono delle autentiche bellezze, questo in particolare.
E’ un romanzo da acquistare assolutamente, tanto più che a 4,20 euro “sarebbe veramente un delitto lasciarselo sfuggire”: :-). L’autrice non è stata tanto prolifica (9 romanzi in tutto); pur essendo una seguace nelle atmosfere e nella costruzione del plot della Rinehart, ha scritto dei bei romanzi e “Il Pagliaio” tra essi è un’opera davvero notevole.
settembre 7th, 2010 at 20:51
Be’, sfuggire all’influenza della Rinehart, per le scrittrici della generazione della Disney, era pressoché impossibile: all’epoca si trattava di uno degli autori più popolari e più pagati d’America. Anche Francis Scott Fitzgerald ha iniziato la sua attività letteraria scimmiottando la Rinehart, pur di inserirsi nel ricco mercato delle pubblicazioni su rivista che si contendevano romanzi, racconti e reportage giornalistici della geniale signora di Pittsburgh.
settembre 7th, 2010 at 21:08
Ah, tra l’altro, la rubrica di consigli matrimonial-sessuali inventata (e tenuta per trent’anni) dalla signora DIsney sul “Ladies’ Home Journal” continua ancora oggi sul periodico dopo la bellezza di 57 anni!