Disertore di coscienza (1228)
Benvenuti a New Bradford, cittadina tranquilla e pacifica. Almeno fino a quando un eccentrico quanto brutale trio di gangster – Furia, Goldie e Hinch – si impadronisce delle paghe di una cartiera, suggellando il colpo con un omicidio a sangue freddo. La polizia, però, reagisce con inattesa prontezza e la banda capisce di essere costretta a far sparire il malloppo. E quale miglior custode di Wes Malone, un poliziotto del luogo? Tenendo la sua figlioletta in ostaggio, naturalmente. Tutto a posto quindi, giusto? Sbagliato. Perché Wes Malone è un uomo che di tranquillo e pacifico non ha nulla, proprio nulla.
Ellery Queen è lo pseudonimo, famoso fin dal 1929, dei due cugini Frederic Dannay (1905-1982) e Manfred B. Lee (1905-1971), ed è anche il nome del loro celebre personaggio, un giallista detective, alter ego dei suoi autori. Il paese del maleficio è una delle sue inchieste più importanti, oltre a Il mistero delle croci egizie e Dieci incredibili giorni
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Posted in I Classici del Giallo, Le collane del Giallo
settembre 1st, 2009 at 00:09
Questo mese sono di parte. Comprate questo straordinario romanzo.
settembre 1st, 2009 at 08:02
E’ uno pei pochi Queen che mi manca.
Ma non è un apocrifo??
settembre 1st, 2009 at 08:37
Scusa Dario ma DEVI essere di parte…
settembre 1st, 2009 at 12:15
Si sa già se è una versione integrale?
settembre 1st, 2009 at 16:36
E’ un romanzo straordinario, ha ragione Dario, e non e’ un apocrifo. Fu scritto a quattro mani da Dannay e Lee, a quanto pare senza l’aiuto dei ghostwriter di cui Dannay si servi’ per alcuni altri romanzi degli anni Sessanta. Fu pubblicato nel 1969, quarantesimo anniversario dell’uscita del primo romanzo di Ellery Queen, e sconcerto’ i fan dell’autore perche’ virava completamente di genere: non un mystery piu’ o meno classico ma un incrocio tra il noir e l’hard boiled, pur con alcuni elementi tipicamente queeniani nella trama e nelle location. Le versioni finora disponibili in Italia NON ERANO integrali: qualcuno puo’ dirci se questa edizione e’ stata reintegrata?
settembre 1st, 2009 at 23:31
Rilevo una stranezza per me, forse solo coincidenza: leggendo la trama, mi son ricordato di un film del 1954, quindi prima che venisse pubblicato questo romanzo, di Lewis Allen, “Suddenly”: tre gangsters, non fanno un colpo ma preparano un attentato contro il presidente degli Stati Uniti: il loro capo è interpretato da Frank Sinatra (si dice che Owald avesse visto il film prima di sparare a Kennedy..sempre che abbia sparato lui, s’intende); non c’è un malloppo da conservare, ma il silenzio, e la garanzia è un ostaggio, idem per esntrambi; in entrambi i casi ad essere minacciato a non reagire è un poliziotto (Sterling Hayden nel film), e in entrambi ci scappa un morto.
Troppe coincidenze. Mi piacerebbe sapere se sia possibile che i due cugini abbiano potuto vedere questo film, che è un cult movie del cinema americano di serie B.
settembre 1st, 2009 at 23:57
L’ostaggio nel film è una famiglia intera, madre-figlio e nonno e il poliziotto è innamorato della madre. Non dico come vada a finire il film perchè è veramente carino (c’è quella vena di patriottismo americano, anni ’50).
settembre 2nd, 2009 at 09:57
Piero, non è da escludere che i Queen conoscessero il film di Allen, anche perché il soggetto di “Suddenly” è opera di Richard Sale, che negli anni Trenta e Quaranta era stato un popolare autore di romanzi hard boiled, ma anche di racconti per le varie riviste pulp e, poi, per i periodici più “patinati”, finendo infine a Hollywood a lavorare come sceneggiatore (una traiettoria, per certi versi, simile a quella di Dannay/Lee).
So per certo che Sale e Dannay si conoscevano bene, quello sì.
E Richard Sale sarebbe un autore davvero da recuperare. Nel 1952 la Casini aveva pubblicato ben tre suoi romanzi nella serie “I Gialli del Secolo”, e almeno un paio meriterebbero di tornare in circolazione. “Lazzaro n° 7″, per dire, è un romanzo eccellente.
settembre 2nd, 2009 at 10:18
Dirò di più: Richard Sale aveva preso il soggetto di “Suddenly” da un suo vecchio racconto, dal titolo “Active Duty” e apparso nel 1943 sulla rivista Blue Book, alla quale collaboravano anche i Queen (diversi racconti poi apparsi in volume su “The New Adventures of Ellery Queen” erano in origine apparsi proprio su Blue Book).
settembre 2nd, 2009 at 15:52
letto tanti anni fa con diffidenza perché non c’era ellery. non male.
settembre 2nd, 2009 at 16:09
Rifaccio qui una domanda che ho fatto altrove: ma in autunno esce qualcosa per i Supergialli o gli Speciali?
settembre 2nd, 2009 at 16:23
Ma perché è sempre così impellente sapere quel che esce “dopo”?
settembre 2nd, 2009 at 16:48
E nel film, l’espediente usato per impedire al killer di centrare il presidente, la dice lunga sulla fantasia dello sceneggiatore: come con una radio si possa salvare la vita al Presidente degli Stati Uniti e nel tempo stesso eliminare uno dei killer!
A me quel film piace molto fra l’altro perchè vi recitava l’attore da me più amato (quando ne vedo un film, lo acquisto) anche se maledetto: non a caso aveva interpretato molti ruoli da caratterista in Noir e Western.
Sterling Hayden, eroe della seconda guerra mondiale, membro dell’ O.S.S. e poi anche simpatizzante comunista, finì per fare alcuni nomi, ma già in possesso della House Un-American Activities Committee, e si ritrovò ad essere schifato e nel contempo a schifarsi (come Elia Kazan).
Fu il protagonista di celeberrimi film :”Johnny Guitar”, di N.Ray (un noir travestito da western, con i cattivi tutti vestiti di nero, la vittima di bianco, ed l’eroe-pistolero in rosso); “Rapina a mano armata” e “Il Dottor Stranamore”, di S.Kubrick; “Anatomia di un omicidio”, di Hopper; “Giungla d’asfalto”, di Houston; “Il lungo addio”, di Altman; e piccole ma incisive parti in “Novecento” di Bertolucci, e soprattutto il capitano di polizia corrotto (di origini irlandesi),Mark McCluskey, che viene ucciso assieme a Virgil Sollozzo, da Michael Corleone (Pacino) in un piccolo ristorante, come risposta al tentativo di assassinio del padre e a quello del fratello Santino “Sonny” Corleone (Caan)in “Il Padrino” di Coppola.
Scusate per le digressioni, e qui chiudo (altrimenti Dario mi blocca), ma..S.Hayden mi piaceva da matti!
settembre 2nd, 2009 at 16:51
E’ impellente, per la ragione che capisci benissimo, vecchio lazzarone!
Anche se in questo mese non ci si può lamentarsi.
settembre 2nd, 2009 at 16:54
Ah, a proposito, se qualcuno vuol leggere un racconto con una camera chiusa e una distesa di neve, consiglio..ehm ehm..il mio racconto, appena uscito su Sherlock Magazine :
http://www.sherlockmagazine.it/racconti/3669/
settembre 2nd, 2009 at 18:21
Beccato!
settembre 2nd, 2009 at 19:28
Un invito a tutti a leggere i racconti di Piero!
Venerdì parto per il torneo di scacchi di Cattolica. Questa volta nove turni tremendi. Di solito a metà torneo sono ciondoloni come le palle (tanto per esser fine) e dunque urge il vostro appoggio morale.
settembre 2nd, 2009 at 20:24
Qualcuno che avesse già trovato alcuni dei romanzi di questo mese potrebbe dirmi quali sono i titoli previsti per il prossimo(sia gialli che classici… per gli speciali mi ha preceduto Piero : ))?
settembre 2nd, 2009 at 22:40
@Luca: a proposito, sempre fuori di casa?
settembre 2nd, 2009 at 23:15
Eh già:-)
settembre 3rd, 2009 at 08:00
@Fabio: per rimetterti su a Cattolica, vai dalla Pina, il chiosco di Piadine al terminal dei pullman, e fatti le piadine, fatte là al momento col Parma. Meglio ancora le sfogliate, quelle che lì usano al posto del pane.
settembre 3rd, 2009 at 10:13
Ricomprato il Queen un paio d’ore fa. La traduzione è sempre quella della prima edizione italiana (dicembre 1969), già riproposta nei Classici una ventina d’anni fa (1988) e, purtroppo, tanto ma tanto ma tanto invecchiata, con un terzetto di feroci rapinatori e assassini a sangue freddo che parla come un libro stampato, con tutti i congiuntivi e i condizionali a posto, tutte le subordinate e le ipotetiche precisine precisine, il turpiloquio (che nell’originale c’è) accuratamente eliminato, l’adozione di un gergo italiano che era già datato 40 anni fa, figuriamoci oggi.
Che la traduttrice di allora ignorasse l’esistenza di Star Trek, per esempio, (o pensasse che non ne sapesse niente il pubblico italiano del 1969), poteva essere comprensibile a quei tempi, visto che in Italia la serie arrivò solo dieci anni dopo; ma che nel 2009 resti ancora fuori il riferimento al Dr Spock e venga sostituito con “Orecchioni” fa abbastanza ridere, e dimostra solo che nessuno si è più preso la briga di dare un’occhiata al testo originale.
Insomma, in 40 anni si poteva anche trovare una mezza giornata per dare una rinfrescatina a questo libro, ingessato com’è (e pure tagliuzzato)
settembre 3rd, 2009 at 11:27
Seguirò i consigli culinari di Piero e sono ancora una volta d’accordo con Luca che sarà affettuosamente citato in una delle mie prossime stronzate su Corpi freddi.
settembre 3rd, 2009 at 11:30
Dio mio no Dio mio no Cosa fai? Che cosa fai?
Dio mio no, Eh! Cosa fai? Che cosa fai?
Cosa fai? Che cosa fai? Cosa fai?
Cosa fai che cosa fai? Cosa fai? Fai… Fai…
Dio mio no oh oh! No no no no no no oh yeah!
(cit. da Mogol-Battisti)
settembre 3rd, 2009 at 11:34
Penso non alla prossima ma alla successiva…
settembre 3rd, 2009 at 12:22
ma quale autolesionismo induce a ripubblicare vecchie traduzioni? chi ha già letto il libro non lo comprerà chi non l’ha letto lo troverà ridicolo.
boh.
anni fa direttore odb furono ripubblicati in una bellissima collana gli ellery queen senza tagli, (avevano tolto la sfida al lettore!!!), erano un’altra cosa.
merito a chi sta pubblicando i romanzi in versione integrale di ross macdonald.
settembre 3rd, 2009 at 12:49
Guarda, esnaider, che anche odb, durante la sua direzione, tagliava che era un piacere: rileggiti la discussione su Clayton Rawson di qualche settimana fa (credo nel thread sul romanzo di Carr).
I Queen ripubblicati in versione integrale (così come i Van Dine nella nuova tradizione di Pietro Ferrari, uscita negli Omnibus) includevano ben altro che la Sfida al lettore: pagine su pagine fino ad allora mancanti, in certi casi capitoli interi.
Per quanto riguarda l’integrale di Ross Macdonald, ormai si è fermata da un pezzo, dopo solo quattro romanzi, e c’è solo da sperare che qualche altro editore decida di continuarla. Ma non la vedo facile.
settembre 3rd, 2009 at 12:50
Proprio oggi in edicola li ho trovati tutti e li ho presi, tranne quello di Pietroselli, su cui sono ancora indeciso(con gli autori italiani ci vado sempre cauto : )) Ho letto che per il prossimo mese è prevista l’uscita di “il segno dell’assassino” di D.M.Devine(una ristampa di un gallo mondadori uscito nel 68, quindi mi sa che sarà bella tagliuzzata e antiquata anche questa, la traduzione…)e di “chi ha rubato la testa di zio tobias” di Latimer; il secondo lo lessi qualche anno fa e mi piacque molto, mentre del primo non conosco neanche l’autore… a qualcuno è familiare? Lo speciale è quindi previsto per il mese prossimo a questo punto, giusto?
settembre 3rd, 2009 at 13:16
Quello di Devine è un romanzo eccellente, roba di alto livello. Ne riparleremo.
settembre 3rd, 2009 at 14:58
@ antony. Bisogna andare cauti un pò su tutti gli autori…Inizio del libro di Pietroselli da manuale con omicidio durante l’ultimo giorno di carnevale. La cosa promette bene…
settembre 3rd, 2009 at 15:35
settembre 3rd, 2009 at 15:46
Ehilà, mi rifaccio vivo e vedo che il buon Luca si è risvegliato dai suoi riposini in amaca e mena fendenti a tutto spiano.
Il suo post mi è servito, e così invece di quattro ne prenderò tre di Gialli questo mese, e l’Ellery vedrò di procurarmelo in edizione originale (se possibile): almeno risparmio due euro, ossia quasi quattromila delle vecchie lire: il prezzo che pagai al Mercato di San Lorenzo a Firenze (in viaggio di nozze) per soddisfarmi con un panino al lampredotto!
settembre 3rd, 2009 at 15:49
Del resto, non possiamo mica escludere che i tre banditi conoscessero alla perfezione la “consecutio temporum” e la “consecutio modorum”: metti che fossero laureati alla Harvard.
settembre 3rd, 2009 at 21:04
non ho scritto che odb non tagliava, ma solo che pubblicò i romanzi di queen integrali, merito che non gli si può togliere.
i primi romanzi di queen erano strutturati come sfida al lettore; tagliarla era snaturare il romanzo quanto se non più che tagliando un capitolo.
settembre 3rd, 2009 at 21:38
Ci mancherebbe: è una delle cose migliori che ha fatto durante la sua direzione. L’altra è stata pubblicare per la prima volta James Crumley in Italia (anche se in un’edizione gravemente menomata). Un merito non da poco, secondo me, una delle pietre miliari nella storia del giallo nel nostro Paese.
settembre 3rd, 2009 at 22:42
Un brutto presentimento mi attanaglia e dunque un ultimo saluto a tutti i frequentatori del blog. Se non dovessi ritornare vivo da Cattolica per qualsiasi ragione ricordatemi almeno per le mie stronzate!
settembre 4th, 2009 at 08:25
@Luca: secondo te la traduzione de “Il Villaggio di Vetro” ,traduttore: G. Camia (???) ancor oggi utilizzata nelle serie Mondadori, è la migliore? O anche quel romanzo abbisognerebbe di una revisione per aggiunte o quant’altro.
Immagino sia la stessa traduzione Garzanti.. o sbaglio?
settembre 4th, 2009 at 09:41
Piero, è l’unica traduzione italiana mai realizzata (già uscita, appunto, per la Garzanti). Certo, andrebbe rifatta ex novo, anche se non è tra le peggiori (e sostanzialmente intera).
settembre 4th, 2009 at 10:23
@Fabio:
In bocca al lupo e, mi raccomando, ricorda che sei il rappresentante del Club del giallo Mondadori anche in questo torneo
settembre 4th, 2009 at 15:28
Ti ricorderemo!
E almeno cerca di metterti delle magliette simpatiche: che so..una con scritto “Club del giallo Mondadori”
settembre 4th, 2009 at 16:20
Sempre a proposito di traduzioni ecco una perla da L’altra sponda magnifico romanzo di Robert Martin giallo n°493 del luglio 58: “… non aveva esitato a piazzare una bionda poco vestita nella stanza d’albergo di un povero marito innocente… con tanto di fotografo in agguato col flex.”. cosa ci faccia un fotografo in agguato con l’aggeggio per tagliare le piastrelle è un mistero che potrebbe rivelarci solo la traduttrice mary buckwell mammana, dovunque essa sia oggigiorno.
non è la sola perla più avanti si spiega che un certo personaggio gioca a calcio e che fa discese con al palla al piede. si tratta ovviamente del football americano aggiustato per menti pervase dal calcio, una pratica vista e rivista in tanti gialli e oggi comicissima.
Il romanzo però è bellissimo, grande noir con dark lady tentacolare, in più Martin si lasciò andare a più citazioni di Hemingway. il protagonista ad un certo punto va a pescare su un fiume in montagna portandosi un libro di ernst…
e almeno due pagine dedicate alla pesca e al panorama sono evidenti omaggi al racconto Il gran fiume dai due cuori, uno dei più belli dei 49. inoltre indovinate come si chiama il rpotagonista del libro di Martin? Nick…
settembre 4th, 2009 at 16:55
“L’altra sponda” è davvero un bellissimo romanzo, uno di quelli che Martin aveva pubblicato con lo pseudonimo “Lee Roberts”. E “Vili e dannati” (The Judas Journey) è ancora meglio.
Un altro dei tanti, ottimi autori dimenticati:-(
settembre 4th, 2009 at 19:15
Sia, “L’altra sponda” che “Vili e dannati” sono stati da me segnalati a Sergio Altieri qualche tempo fa. Vi farò sapere. Sarò di parte perchè amo Martin ma sono entrambi due capolavori.
settembre 4th, 2009 at 19:29
beh allora caro geraci spero le piacciano i romanzi di joseph harrington.
soprattutto, la pazienza del tenete kerrigan un capolavoro di suspense e sottigliezza psicologica e investigativa che chi ha una figlia piccola legge con molto disagio…
dal libro ma lo saprà fu tratto ultimo domicilio sconosciuto con lino ventura.
settembre 4th, 2009 at 19:37
Diamoci pure del tu.
Altrochè! Essendo un appasionato di polar, appena scoprii che ultimo domicilio conosciuto era tratto da un romanzo mi precipitai subito a cercarlo per leggerlo.
Anzi, pur amando il film, giudico il romanzo superiore.
settembre 4th, 2009 at 21:52
E quando ti trovi in difficoltà non andare all’attacco, cerca di pattare: “meglio una patta che una sconfitta”, dice il vecchio saggio !
settembre 5th, 2009 at 08:34
A proposito del Devine del mese prossimo, io ne posseggo due, ma gli altri sono introvabili (a meno che qualcuno non mi dia una mano): Alma e Controprova, ma stanno lì sullo scaffale in attesa di essere letti.
Sono in cerca da molto tempo di La Morte è la mia sposa, perchè dovrebbe essere strutturato come il classico whodunnit, e Lutto in famiglia (chissà perchè non tradotto il titolo con La morte di mio fratello) che fu appoggiato molto favorevolmente da Agatha Christie.
Mi manca tra gli altri anche il prossimo in uscita: mi può dire Luca quale ritiene che sia il miglior Devine a suo dire?
settembre 5th, 2009 at 10:17
Mentre attendiamo la risposta di Luca dico la mia. Devine ha scritto dei romanzi eccellenti. I titoli che citi, Piero, li ho. Cercando tra le bancarelle, con molto sforzo qualcosa ancora si trova..Per quanto riguarda la scelta del più bello, forse è proprio “Il segno dell’assassino” secondo me. Anzi, visto che uscirà il mese prossimo vi annuncio che io e Luca stiamo lavorando su uno speciale per il sito quindi non fate sparargli tutte le cartucce subito 😉
settembre 5th, 2009 at 10:34
Devine non ha scritto moltissimo (13 romanzi), anche se è morto abbastanza giovane. Non era un romanziere a tempo pieno: lavorava negli uffici amministrativi di un’università scozzese.
Ha scritto poco, dicevo, ma i suoi libri sono tutti molto diversi. “Il segno dell’assassino” è ancora quello che forse mi piace di più(forse perché è il primo che ho letto, moltissimi anni fa), e lo scorso anno avevo suggerito a Mauro Boncompagni di riproporlo nei Classici. Sono molto lieto che mi abbia ascoltato:-)
Si tratta, in estrema sintesi e senza svelare niente, di una curiosa miscela di poliziesco classico e romanzo di serial killer, in cui per lunghi tratti è proprio l’assassino a narrare la storia in prima persona attraverso il suo diario, pianificando i delitti e poi mettendoli in pratica.
Spero che sia stata conservata la copertina della prima edizione italiana, che era (ovviamente) di Jacono e, a mio avviso, una delle sue più riuscite.
settembre 5th, 2009 at 13:38
E anche per quale motivo, se davvero gli piace così tanto, nel suo blog vi abbia fatto cenno solo per dire che in una busta incellofanata vi aveva trovato assieme Controfigura per un rapimento di H. Browne? E non vi abbia dedicato alcun saggio o articolo dei suoi?
(Piero che va a leggere i Blog degli altri)
settembre 5th, 2009 at 14:28
Assassini : ora fate i saggi assieme!
E invece gli altri va a finire che li fanno da soli !
settembre 5th, 2009 at 14:40
Guarda che sul vecchio Gialloweb c’è un mio archeologico pezzo su Devine…
settembre 5th, 2009 at 15:49
@Luca : ma stai mettendo mano all’aggiornamento del Dizionario?
La tua assenza prolungata da Anobii (e anche dal tuo sito) mi ha fatto venire qualche pensierino.
settembre 5th, 2009 at 15:57
Carino l’articolo, ma non sembra dei tuoi: evidentemente appartiene al tempo in cui sapevi facilmente eseguire i Gesange der Fruhe, di Schumann
settembre 5th, 2009 at 16:47
Altri tempi, in effetti
settembre 5th, 2009 at 17:30
che bello questo blog! non so se accetta anche le domande sulle vecchie trame…
settembre 5th, 2009 at 18:29
Quanti altri autori meriterebbero oltre Devine l’onore di essere pubblicati o ripubblicati in edicola!
Spezzando una lancia per Steeman, anche uno storico L’esperimento del dottor Arthaus (ma conosciuto sotto altro nome) di anteguerra se non ricordo male..Ovviamente almeno ripulito e rinfrescato, se non ritradotto (che è operazione vietata per il momento, come ha sottolineato l’incessante opera di denuncia di Luca).
settembre 5th, 2009 at 18:33
Ehilà, un’altra gentile donzella: ora i saluti di benvenuto li faccio io, giacchè “il matusa” sta guerreggiando coi pedoni a Cattolica per ottenere il controllo del centro della scacchiera, e poter impostare il suo attacco dei Dragoni della Siciliana.
Benvenuta Cinzia! La domanda la devi rivolgere direttamente a Dario: ma ti suggerirei di agganciarla a qualche argomento in essere nel mese (così non si arrabbia: ma ora è diventato quasi un santo).
settembre 5th, 2009 at 19:48
ops… il romanzo è: quel testardo del tenente kerrigan
settembre 6th, 2009 at 11:47
uhm. non riesco ad agganciare in modo plausibile. tanto vale rischiare…vorrei i titoli per riuscire a rintracciarli meglio alle bancarelle.o anche per sentir dire ‘me lo ricordo!’
trama 1: falso rembrandt. la studiosa ragiona che il ritratto della moglie saskia non porta tracce, nel viso, della malattia che l’avrebbe uccisa prematuramente
trama 2 falsificazione di un libro antico (ce ne erano un paio, sull’argomento)
trama 3. ricorda nodo alla gola di hitchcock. l’autore si chiamava piu’ o meno maynard keynes, o un nome da economista. amici uccidono senza motivo un compagno
trama 4. era un racconto di una ‘rivista di ellery queen’ anni ’60. in un algido mondo del futuro una ragazza mette i soldi da parte per andare in un ristorante clandestino a mangiare pane e burro. uno sconosciuto le fa assaggiare una bistecca, poi le rivela di essere una guardia governativa, la arresta per sovversione e la porta via per farla scomparire come tutti gli altri nemici dello stato.
e qualcuno sa cosa altro ha fatto geri trotta, dopo aver scritto ‘lunedì muore veronica’?
ciao ciao..
settembre 6th, 2009 at 12:05
Gery Trotta : Termometro della Paura – Gialli Mondadori n.592.
Contenta?
settembre 6th, 2009 at 12:15
bene! non l’ho mai trovato neanche in biblioteca circolante (età media delle iscritte :102)
settembre 6th, 2009 at 13:27
Mia scheda per il Mesplède:
TROTTA, Geri [Geraldine]
[New York, 28 dicembre 1914 – 6 settembre 2005]
Americana. Laureata al Barnard College, giornalista, per molti anni redattrice di Harper’s Bazaar, corrispondente per Gourmet Magazine, viaggiatrice intercontinentale, grande appassionata di teatro e autrice di saggi su Edward Albee, Geri Trotta ha anche scritto tre interessanti romanzi, due dei quali a carattere poliziesco: Veronica Died Monday (1952) e Dead as Diamonds (1956), ancora freschi dopo oltre mezzo secolo. Entrambi sono stati pubblicati in Italia dal Giallo Mondadori.
Veronica Died Monday ,1952 (Lunedì, muore Veronica, 1954)
Dead as Diamonds, 1956 (Termometro della paura, 1960)
settembre 6th, 2009 at 13:52
Cinzia:
Per quanto riguarda la trama 1, potrebbe essere “L’enigma Rembrandt & C.” di Oliver Banks (GM 1726, uscito nel 1982). Però non ce l’ho sottomano e non posso controllare.
Di romanzi che corrispondono più o meno alla trama 2 ce ne sono diversi: per esempio, “L’intermediario” di Oliver Bleeck (pseudonimo di Ross Thomas, GM 1488 del 1977), “Le ceneri del corvo” di John Dunning (GM 2634, 1999), “Il ladro che leggeva Kipling” di Lawrence Block (GM 1735, 1982).
settembre 6th, 2009 at 14:08
no, è piu’ qualcosa anni ’70. ma ho l’impressione di avere già riletto l’intermediario, e che non era quello. grazie a questo blog ho scoperto dunning , anzi lo scoprirò la prossima settimana, quando prenderò in biblioteca le ceneri del corvo. l’enigma rembrandt mi suona, mi suona..
settembre 6th, 2009 at 18:31
Ohe, ragazzi, il nostro Fabio ha cominciato male: è finito KO alla prima partita, al Torneo di Cattolica.
settembre 6th, 2009 at 19:09
A proposito di scrittori da riscoprire ci sarebbero anche Tony Hillerman, con il bel “The Blessing Way” aka “Il canto del nemico” e George Bagby, quello di “Country and fatal” aka “La morte canta country”.
settembre 6th, 2009 at 20:37
L’enigma Rembrandt dovrebbe essere quello di un duplice omicidio in una galleria: un commerciante d’arte e una guida, se mi ricordo bene.
settembre 6th, 2009 at 20:41
In effetti è curioso come Hillerman, che negli USA è considerato uno dei grandi maestri del genere, al livello di un James Lee Burke, sia da qualche tempo senza un editore italiano, ora che anche Piemme ha smesso di pubblicarlo (o ristamparlo) circa quattro anni fa. Tre suoi romanzi, se non erro, sono ancora inediti in Italia.
Per quanto riguarda Bagby (ovvero Aaron Marc Stein), che aveva pubblicato i suoi due primi romanzi grazie all’appoggio nientemeno che di Theodore Dreiser, per riscoprirlo non si saprebbe da che parte cominciare, visto che ne ha scritti 114…
settembre 6th, 2009 at 20:44
Esatto e tutti e due i casi sono allucinanti..
settembre 7th, 2009 at 07:04
It’s my birthday, today !
I’m old forty-six years.
settembre 7th, 2009 at 07:32
..Insomma una specie di John Rhode, George Bagby, che figura con quattro cinque romanzi ne Il giallo Mondadori, e che figura in bella compagnia, Ne Il romanzo per tutti, con LA VETRINA CON IL MORTO (chissà perchè mi ricorda il secondo romanzo di una celeberrima ditta, con il cadavere di una donna in un letto pieghevole).
settembre 7th, 2009 at 08:19
Auguri Piero
settembre 7th, 2009 at 08:23
Nel Giallo ne sono usciti molti di più. Oltre a quelli a nome Bagby, ci sono quelli firmati col suo vero nome, Aaron Marc Stein, e quelli scritti con lo pseudonimo di Hampton Stone.
Auguri
settembre 7th, 2009 at 10:37
Best Wishes, Piero !!!
Fabio, ti prego, non ti deconcentrare Tutto il Club del Giallo Mondadori è con te
settembre 7th, 2009 at 14:14
Il paragone è con John Rhode, ovviamente per il numero di romanzi.
settembre 7th, 2009 at 14:19
@Luca: grazie. Sto aspettando il tuo regalo..con ansia.
E Grazie a tutti coloro che si sono scomodati per la gentilezza degli auguri. Comprendo anche Fabio, che non lo sa ma me l’avrebbe fatti se fosse stato tra di noi (non è morto rassicuratevi).
settembre 7th, 2009 at 15:06
Tanti auguri Piero!
chissà che in serata ache io non ti faccia una sorpresa. Rimani collegato!
settembre 7th, 2009 at 16:46
Auguri, Piero, anche da parte mia.
settembre 7th, 2009 at 20:13
Anch’io, caro Piero, ti farei un regalo(così magari potrei sdebitarmi per il grande favore che mi facesti una volta), se non fosse per il fatto che qualunque cosa io abbia in fatto di gialli tu già ce l’hai di sicuro… : ).
settembre 7th, 2009 at 22:21
Oggi ho fatto il pieno di calorie, che cercherò di eliminare domani, dopo le ore mattutine di lavoro a scuola, facendomi un ascarpinata al Centro e vedendo se almeno a Laterza esista il Latimer della Dama della Morgue, Einaudi stile Libero.
Non storcere il naso, Dario: Einaudi, sempre Mondadori è !
settembre 7th, 2009 at 22:23
@Dario: ho capito che regalo tu mi voglia fare: ma non avevi detto a metà del mese di settembre?
settembre 7th, 2009 at 22:46
Gli autori da riscoprire (o adirittura mai pubblicati in Italia) sarebbero innumerevoli in effetti. Oltretutto si è sempre esplorato pochissimo il romanzo giallo al di fuori del mondo anglosassone, con l’eccezzione (parziale oltretutto) di Francia e Italia. Capisco che il grosso del mercato lo facci la lingua inglese, ma possibile che non mi sovvenga un singolo nome di autore tedesco (al massimo belga :P)?. E non mi dispiacerebbe nemmeno leggere qualche giallo giapponese…
settembre 7th, 2009 at 22:56
Perdonate il fantozziano “facci”, la prossima volta imparerò a rileggere il testo prima di inviarlo… Comunque visto che ho aperto un ot sui giallisti non anglofoni vorrei aggiungere che uno degli autori contemporanei più interessante è un autore russo.
settembre 8th, 2009 at 11:00
Mi chiede il nostro Fabio Lotti di informare la gentile utenza che su Corpi Freddi blog è disponibile da poco la quarta parte della sua delirante “Intervista con il giallo”
http://corpifreddi.blogspot.com/2009/09/intervista-giallo-cura-di-fabio-lotti.html
settembre 8th, 2009 at 11:57
Della serie “ambasciator non porta pena” riporto l’SMS di Fabio:
“Ormai che c’è lo vorrei sfruttare anche per mandare gli auguri di buon compleanno a Piero e far sapere che al torneo di scacchi sono con due sconfitte e due vittorie. Poi non rompo più i coglioni. Grazie.
Fabio”
Dario bannalo e facciamola finita qui
settembre 8th, 2009 at 12:01
@Piero: ti ho regalato 22 giorni di esposizione anzichè 14.
settembre 8th, 2009 at 13:48
Grazie Dario. Mi vengon quasi le lagrime. Siggh !!!
Così Massimo e gli altri aficionados di musica classica come me, potranno cantare: “..Parmi veder le lagrime, scorrenti da quel ciglio..” (Rigoletto).
settembre 8th, 2009 at 14:32
Già, l’Opera. Dopotutto, quelli che parlano di irrealismo del “giallo classico”, che ne bollano i personaggi sopra le righe, che diranno mai di un libretto d’opera? O di un film con Fred Astaire?
settembre 8th, 2009 at 19:48
Mah. Non so.
Certo è che a me non frega un tubo.
Pensa che non mi è mai fregato un tubo quando mi dicevano molti anni fa, quando ero pubblicista e scrivevo articoli di classica, ed ero un fissato (ora lo sono molto di più) di musica del periodo Biedermeier, che era musica di serie B, oppure che non era più attuale, che era musica morta, etc..
Intanto Hummel sta conoscendo una reanissance, come pure Ries, Dussek, etc..
Il fatto è un altro: come disse qualcuno riferendosi ai Noir, “Quando il testo è bello non si può non dirlo”. Stessa cosa dicasi per il giallo classico.
Quando Mauro Boncompagni disse qui che di buon giallo classico ve n’è poco, mi fece sorridere: il discorso non è che ce ne sia poco o molto, è piuttosto che dovendo tener conto del costo dell’operazione, tanti ottimi romanzi i cui diritti costerebbero, non vengono tradotti. Lui per es. fece accenno ad un famoso romanzo degli anni ’30 francese, dicendo che l’agente voleva una somma improponibile. Vista così la cosa acquista più un senso che non dire che non ci sono Gialli: e allora Polillo che fa, se l’inventa ?
Intendiamoci: un buon 30% dei primi 60 numeri dei Bassotti io ho calcolato che fossero stati tradotti già da Mondadori, ma gli altri… Propper, Frome, Kyd etc.. son tutti titoli inediti.
settembre 8th, 2009 at 20:45
Per l’Opera, c’è una parte che non è più proponibile o lo è molto difficilmente tutt’oggi; ma metti tutto il Bel Canto e dimmi se una qualunque opera di Donizetti anche non molto conosciuta, per es. Il Poliuto, valga qualcuna più conosciuta del Novecento.
Per talune arti (la letteratura, la poesia, la musica) importante, più del tessuto originario, è l’interpretazione: com’è che una poesia, al di là del suo valore intrinseco, riesca ad affascinare più di un altra, quando viene letta in un certo modo, quando viene declamata? Com’è che una certa musica, per es. “Di quella pira” acquisti più forza e più fascino a seconda che venga cantata in un certo modo piuttosto che in un altro, che venga interpretata da Corelli invece che da Lauri Volpi?
E’ quello che dicevamo delle traduzioni: la traduzione non altro che un’interpretazione: ci sono buoni, decenti e ottimi interpreti e tali anche i traduttori.
Talora trovi dei Gialli tradotti coi piedi (assai difficile ora in casa Mondadori), ma credimi: un giallo iperclassico può stare in proporzione ad un brano pianistico Biedermeier: se lo affidi ad un interprete di medio calibro, lo uccidi. Devi invece sperare che venga valorizzato da chi sappia trarre dalla sua penna tutte le sfumature possibili: solo in questo modo oggi come oggi è possibile leggere un bel Rhode o un Rupert Penny. E in misura maggiore questo ha valore nel caso di quegli autori che avevano un eccellente modo di scrivere: Luca ha parlato della Allingham, ma vale anche per la Brand, e anche e soprattutto per Innes.
settembre 9th, 2009 at 16:21
Io sto ancora aspettando il terzo romanzo giallo di Arruga: due finora ne ha scritti il musicologo esperto d’opera lirica (mannaggia, ci siamo ritornati all’opera!) uno con cui ha vinto il Tedeschi ed un altro in cui c’entrava la Callas. Tutti e due molto carini.
settembre 10th, 2009 at 22:15
Bellissimo il Queen : estremamente forte. Ma ha comunque il tocco del genio.
settembre 12th, 2009 at 16:43
Parlando di Classici, stamattina ne ho beccati due che non avevo e che cercavo da parecchio tempo: La pietra maledetta, di Woolrich; e Prigioniero nell’Opale, di Mason.
Sto ancora leggendo l’Allingham (domani gli do una bella smazzata), ma poi sarà Mason che leggerò.
settembre 15th, 2009 at 16:38
Interpetazione prettamente personale, probabile pippa mentale, nel caso me ne scuso… Ma io questo romanzo lo vedo così.
Prototipo della provincia più profonda, la tranquilla e pacifica cittadina di New Bradford costituisce il fondale perfetto per mettere in scena questa dramma tutto americano: scritto nel 1969, quando la guerra del Vietnam sbriciolava duecento anni di certezze, Disertore di coscienza vede protagonista Wes Malone, un apparente cittadino modello che in realtà è un disadattato incapace di superare il trauma conseguito alla scomparsa della figura paterna. Wes, dopo una fallimentare esperienza nel corpo dei marine, fa il poliziotto ed è riuscito a metter su famiglia insieme all’inevitabile casalinga di maniera. Poi arrivano i cattivi, gli rapiscono la figlia e il castello di mezze falsità che aveva faticosamente costruito sembra destinato a crollare: costretto a voltare le spalle al suo capo, perde la fiducia della moglie e deve finalmente combattere, oltre a quelli reali, i suoi demoni interiori. Così la vicenda, che nelle prime pagine minacciava di rivelarsi di una banalità imbarazzante, si avvita in una geniale spirale dove la componente psicologica cede progressivamente alla rappresentazione drammatica sino a diventare – come gli stessi Frederic Dannay e Manfred Bennington Lee ci suggeriscono – un’esemplare macchina filmica, quasi un Hitchcock riletto da Sergio Leone. E dato che un romanzo di questa classe non può lasciare spazio alla banalità, anche il finale è lieto ma non troppo: i problemi non svaniscono con una colpo di bacchetta magica, vengono solo accantonati per trasformarsi in un pesante fardello da lasciare in eredità. Disertore di coscienza, pubblicato quarantanni dopo l’uscita del primo Ellery Queen, è un ottimo romanzo di stampo liberal: lontano dal poliziesco tradizionale, è piuttosto un noir con accenti hard boiled che riesce a fare le pulci con lucida intelligenza alla peggiore America, quella bigotta e ipocrita. Quella, tanto per capirci, che sta di casa dalle parti di New Bradford.
settembre 15th, 2009 at 18:02
Arrivato ad un terzo del libro. Anche se la trama fosse tutta di una banalità sconcertante la resa psicologica dei personaggi è di un livello mostruoso…
settembre 15th, 2009 at 18:43
Danilo, la tua è invece un’interpretazione più che corretta. Da notare, secondo me, il non esile legame di questo romanzo con “l’altro” giallo firmato Ellery Queen ma senza Ellery, ovvero Il villaggio di vetro. che più o meno si occupa degli stessi argomenti, ovvero mettere in mostra l’ipocrisia di certa America.
E’ un peccato che Dannay e Lee non abbiano voluto (o potuto) mettere un po’ da parte il fioco Ellery di alcuni tra gli ultimi romanzi (tipo, che so, il modesto La febbre dell’ottone) per tirar fuori qualche altro libro del genere.
Ed è un peccato che, per vedere un’edizione italiana che dia a questo libro una traduzione finalmente adeguata ai suoi meriti, bisognerà attendere ancora chissà quanti anni.
settembre 16th, 2009 at 12:06
Terminato di leggere. Confermata la prima impressione. Magistrale la resa psicologica anche nei minimi dettsgli. Per esempio Goldie, che non vede l’ora di cambiare vita, quando si trova in un bagno di mattonelle bianche e nere. “Per un istante le sembrò di essere una regina”.
settembre 16th, 2009 at 12:20
Testo originale “:..and used the black porcelain john, it made her feel like a movie queen squatting there.”
Traduzione del Classico 1228: “E usò il gabinetto di porcellana nera. Per un istante le sembrò di essere una regina, di quelle che si vedono nei film”.
“Movie queen” non è “una regina, di quelle che si vedono nei film”, ma più semplicemente una diva del cinema. Non credo che nel 1969 già esistessero dei film che mostravano una regina “seduta sul water” (particolare, questo, espunto dalla traduzione italiana, così come l’aggiunta di quel “per un istante” non esiste nell’originale).
Di inesattezze del genere questa traduzione è purtroppo piena, e vi garantisco che fanno la differenza.
settembre 16th, 2009 at 13:26
Caro Luca
io mi unisco al tuo disappunto, così come mi unisco al tuo disappunto quando non vengono citati i traduttori (e ciò mi ha dato lo spunto per la prossima stronzata su “Corpi freddi”. Preparati…)ma non vedo cosa possiamo fare di più. Comunque, nonostante la pessima traduzione, il libro è per me un piccolo capolavoro. Figuriamoci con una traduzione almeno passabile…
settembre 16th, 2009 at 13:53
Fabio, la traduzione del Queen in realtà non è così pessima, si è visto molto ma molto di peggio. Il problema è che – se proprio non si voleva rifarla, ma dopo quarant’anni sarebbe stata anche l’ora – andava quantomeno risistemata.
L’impressione (anzi, a questo punto la certezza), è che nessuno si sia preso la briga di fare un rapido confronto col testo originale.
Il libro resta leggibile lo stesso, ci mancherebbe; per me, invece, si tratta di una buona occasione persa, anche perché sono convinto che un bollino con la scritta “nuova traduzione” avrebbe fatto vendere più copie.
settembre 16th, 2009 at 15:11
Spero che queste giuste osservazioni giungano all’orecchio giusto almeno per il futuro…
settembre 16th, 2009 at 15:34
@ luca
adesso ci resta però la curiosità di sapere come l’avresti tu quel “it made her feel like a movie queen squatting there”….
settembre 16th, 2009 at 16:38
Così, su due piedi:
“…e si servì del water di porcellana nera. Seduta là sopra, le pareva di essere una diva del cinema”.
settembre 16th, 2009 at 19:37
mi stavo chiedendo se fosse possibile rendere anche l’altro significato di squat – l’idea che parte integrante della sensazione che prova goldie sia l’occupare illegalmente qualcosa di non proprio – senza sacrificare la linearità, il ritmo della frase…..
settembre 16th, 2009 at 22:31
No, Anne, direi che in questo caso il tuo significato di “squatting” non è corretto: una diva del cinema non occupa illegalmente qualcosa di non suo
settembre 17th, 2009 at 08:57
terminato ieri sera!
bello, anche se non sono entusiasta come altri qui. forse non gli giova che lo abbia letto a breve distanza da “Killshot” (ma potrebbe essere tutta colpa di Luca ;)!).
certo colpisce moltissimo la versatilità di Dannay e Lee, la capacità di innovare non solo il personaggio di Ellery Queen nel corso degli anni e di seguire l’evoluzione sociale della società americana, ma anche di dedicarsi a generi decisamente diversi.
per analogia (e spero di non scandalizzare i melomani ;)) mi viene da pensare al percorso di Verdi dal melodramma tradizionale alle opere “wagneriane” della vecchiaia…
settembre 18th, 2009 at 07:43
Non scandalizzi nessuno: ti riferisci al Falstaff ovviamente.
Ma già nei tempi antichi ci fu chi fondò la propria filosofia sull’Essere (Parmenide) e chi sul Divenire (Eraclito). Quindi..
settembre 18th, 2009 at 07:55
Io non esprimo alcun giudizio definitivo, perchè come mio solito sto leggendo tre romanzi assieme. Anzi due, visto che un Latimer l’ho finito e rimangono quindi i Queen e Allingham dell’edicola.
Però ieri ai due si è aggiunto un terzo e quindi la triade è salva: un altro Latimer, La Dama della Morgue (Edizioni Einaudi).
settembre 18th, 2009 at 09:22
>Non scandalizzi nessuno
beh c’è chi non apprezza la contaminazione dei generi anche solo nei paragoni ;)!
>sull’Essere (Parmenide) e chi sul Divenire (Eraclito)
secondo me il vero problema è mantenere alto il livello fino in fondo qualsiasi scelta si faccia….
settembre 18th, 2009 at 12:19
In attesa ovviamente di quello del prossimo mese, che non ho: io impazzisco per i Latimer !
settembre 18th, 2009 at 13:25
Il Latimer del prossimo mese (in origine uscito sotto lo pseudonimo “Peter Coffin”) ha un bel delitto impossibile alla Carr, ovvero un assassino che cammina su un terreno fangoso senza lasciare impronte.
settembre 18th, 2009 at 13:40
Io l’ho letto qualche anno fa(l’unico Latimer che abbia letto) e mi ha lasciato un bel ricordo… una bella,inquietante atmosfera,sospettati a non finire, intrecci amorosi e un po di comicità; ad ottobre poi uscirà anche lo speciale e se dovesse presentare romanzi della stessa qualità che contraddistingue i titoli pubblicati negli ultimi due, tre mesi, lo prenderò di sicuro(speriamo solo che continuino su questa strada) : ).
settembre 18th, 2009 at 19:40
Secondo me oltre al nome del traduttore bisognerebbe indicare anche la data della traduzione, e se l’opera è tagliata o meno.
settembre 18th, 2009 at 21:48
Ti posso confessare una cosa, Anne67? Scrivi delle cose molto interessanti, e soprattutto hai un modo di porgere le cose molto intelligente.
settembre 19th, 2009 at 07:34
@Dario Geraci : Dario, è previsto qualcos’altro per ricordare l’anniversario della Mondadori? E tra l’altro è prevista una qualche uscita a breve tra i Supergialli o gli Speciali?
settembre 21st, 2009 at 09:29
@ piero
grazie, sono lusingata.
(non esistendo un’icona per quando si arrossisce mi devo accontentare di questa :)!)
settembre 21st, 2009 at 20:04
@Anne67: non l’ho detto per fare colpo, ma perchè lo penso veramente
settembre 22nd, 2009 at 11:07
@ piero
l’avevo capito ;). sono io che di fronte ai complimenti arrossisco a prescindere…
settembre 29th, 2009 at 11:45
Ancora sulla mia fissazione giallo-scacchi e viceversa. In questi ultimi tempi ho trovato un sacco di esempi dove gli scacchi entrano nelle storie anche come solo citazione. Per ultimo in questo libro di Matilde Asensi che ho sotto mano “La camera d’ambra”, Rizzoli 2009. Qui servono a dare i nomi ad una banda di ladri e falsari di opere d’arte. C’è la Torre, l’Alfiere, il Cavallo ecc…ognuno con un ruolo diverso come i vari pezzi degli scacchi. E tutti obbediscono, naturalmente, ad un capo, il Re…
settembre 29th, 2009 at 16:15
Fabio, io timidamente (già tempo fa avevo fatto una figura barbina tirando in ballo John Brunner quando era stra-risaputo), ti segnalo lo scrittore Adam Hall. Questi, oltre a creare la spia da cui ho preso lo pseudonimo (serie altamente consigliata!) creò il detective Hugo Bishop cui dedicò una breve serie, in cui i titoli richiamano gli scacchi. Però non so quanto c’entrassero nelle storie.
Credo che qualcosa sia apparso anche in italiano.
Mi scuso se l’avete già sentita
settembre 29th, 2009 at 18:11
“Adam Hall” non era altri che Elleston Trevor, quello del “Volo della Fenice”. E anche “Elleston Trevor” era uno dei tanti pseudonimi (una decina) usati dal signor Trevor Dudley-Smith (1920-1995).
I sei gialli con Hugo Bishop, in realtà, erano stati pubblicati con lo pseudonimo “Simon Rattray”, e solo dopo il successo della serie di Quiller sono stati ristampati sotto il nome “Adam Hall”
Tre sono stati pubblicati parecchi anni fa da Mondadori: uno nel GM, ovvero “Matto al re in sedici mosse”; gli altri su Segretissimo: “Missione in dodici mosse” e “Il raggio della morte”.
“Matto al re in sedici mosse” è più che notevole – anzi, è un giallo coi fiocchi – e meriterebbe una ristampa.
settembre 29th, 2009 at 18:17
E aggiungo anche che gli altri tre della serie Bishop uscirono (gravemente tagliati, ma comunque…) nei Gialli del Secolo della Casini: “La regina in pericolo,” “Scacco matto” e “Morte accidentale.”
settembre 29th, 2009 at 19:53
Grazie Luca, ma allora i 2 Segretissimo di Hall erano in realtà gialli classici? Messi lì per ingolosire i fan italiani di Quiller?
Riguardo al nome/pseudonimo, credo che Dudley-Smith fosse diventato Trevor anche legalmente, usando la famosa manovra Lombino-Hunter
settembre 29th, 2009 at 21:46
Quilleri, i due con Bishop usciti su Segretissimo sono fondamentalmente gialli classici, anche se con elementi spionistici.
E sono molto carini, devo dire.
Ah, frugando nella libreria mi sono accorto che esiste anche un quarto “Simon Rattray” uscito per Casini. Quello pubblicato come “Scacco matto” è, nella versione Mondadori, “Matto al re”.
settembre 29th, 2009 at 22:12
Grazie a Quiller e a Luca. Io qualcosa devo aver letto ma i miei libri, per ragioni di salute (asma allergica da dermatofagoidi) vanno e vengono nella mia casa perché più di tanti non posso tenerli e la memoria spesso va a farsi fottere. Vorrei sapere fino a che punto entrano gli scacchi nelle storie.
Grazie.
P.S. Il mio articolo sul torneo di scacchi tenuto a Cattolica pubblicato su “Scacchierando” dove ho citato il nostro blog Mondadori sta raggiungendo i 1000 (mille!) contatti e dunque spero che qualche amico scacchista venga a trovarci…
settembre 30th, 2009 at 18:52
@Luca. Domani mi raccomando ti aspetto su “Corpi freddi”! C’è Giallo che…devi rispondergli.
ottobre 2nd, 2009 at 10:42
Caro Luca io ti ho aspettato invano…Un pò di delusione via non la nascondo.
ottobre 2nd, 2009 at 13:47
Fabio, ho un libro in consegna proprio in queste ore, sono incasinatissimo.
Tu sei in pensione, ma io no (né mai ci potrò andare:-)
ottobre 2nd, 2009 at 15:27
Beh allora mi arrendo, però queste due righe sarebbero bastate lo stesso e avresti fatto felice un pensionato sull’orlo del baratro della morte.
ottobre 2nd, 2009 at 15:55
Notizie su Jonathan: otto chili e otto, abbastanza tranquillo si incazza di brutto quando è l’ora di attaccarsi al biberon (sembra che l’abbia incorporata); vuole essere tenuto sulla spalla e disteso a capo in giù nella carrozzina. Allora con uno sforzo tremendo senza piagnucolare si tira su con le braccia e alza il capo fuori dal bordo della carrozzina e lo fa ballonzolare di qua e di là con i suoi occhietti curiosi. Quando l’ho sulla spalla mi sbrodola addosso e mi sciupa tutte le magliette.
ottobre 2nd, 2009 at 20:09
Consiglio per il pensionato sull’orlo del baratro della morte, nonchè scacchista più che onorevole e nonno imbranato: quando il bufaletto ce l’hai sulla spalla, non devi aspettare che ti sbrodoli, ma devi dargli delle pacchette decise sulla spalla, dimodoche faccia un bel rutto liberatore. Lui sarà contento di stare meglio, tu di non beccarti una nuova sbrodolata e tua moglie di fare continuamente il bucato a causa di quell’imbranato del Fabio !
ottobre 2nd, 2009 at 21:14
Il ruttino (per modo di dire) glielo faccio fare. Il problema è che poi mi succhia la spalla come un’idrovora…
ottobre 3rd, 2009 at 11:06
Beccato stamani “La ballata degli impiccati” di Peter Lovesey.
ottobre 3rd, 2009 at 11:50
Peter Lovesey è uno dei migliori autori contemporanei britannici, se non Il MIGLIORE !
ottobre 3rd, 2009 at 11:51
@Fabio: Ma tuo nipote è un bimbo o un cinghialetto ?
ottobre 3rd, 2009 at 12:08
Direi che è un cinghialetto dalle sembianze umane…
ottobre 3rd, 2009 at 13:03
Sembra quasi che non stiamo su una piattaforma che si occupi di Gialli, delitti, stragi, omicidi, ma di puericultura, pappine, pannolini, ruttini, e quant’altro.
Tutto merito dei senesi, una volta famosi per i pittori, architetti, palio, e ricciarelli, ed ora invece per i ruttini di Jonathan Lotti !
ottobre 3rd, 2009 at 13:11
Scoprire la natura di un cinghialetto paffuto dai primi “segnali” è come fare una indagine…
ottobre 3rd, 2009 at 17:02
E poi a seconda della potenza e dell’afrore di ruttini e pepitini, si può investigare sul fatto che si sia ingozzato di peperoni o di melanzane..
ottobre 3rd, 2009 at 18:30
Certo se continuiamo così ci buttano fuori…
ottobre 3rd, 2009 at 18:40
Luca mi dispiace ma su “Corpi freddi” ti ho lanciato un anatrema…
ottobre 3rd, 2009 at 19:02
Beccato anche “Chi ha rubato la testa di zio Tobias?” di Jonathan (a proposito di mio nipote…) Latimer.
Chiunque può mettersi in contatto con Luca lo avverta dell’anatrema (alla Faletti) che mi pare devastante…
ottobre 3rd, 2009 at 21:39
La campanella è suonata, l’intervallo terminato. Rientriamo nei ranghi cortesemente 😉
ottobre 3rd, 2009 at 22:43
Rientro nei ranghi osservando che i libri di ottobre sono già arrivati. E qui che si fa? Si dorme?
ottobre 3rd, 2009 at 23:36
Prima di ritornare nei ranghi, mi si consenta di dire a Fabio che se proprio vuole lanciare un “anatrema” a Luca, fa prima ad andare alla tavola rotonda sulle traduzioni la settimana prossima, incontro a cui lui parteciperà, e scagliarglielo addosso di persona…se proprio vuole.
ottobre 4th, 2009 at 00:06
Io non dormo: aspetto che vengano allestiti gli spazi per le nuove uscite di ottobre !
ottobre 4th, 2009 at 09:15
Mi riferivo, appunto, agli spazi…
ottobre 4th, 2009 at 11:26
Abbiate pazienza, domani verranno inserite le uscite. C’è stato un piccolo problema. Grazie.
ottobre 14th, 2009 at 20:46
Scusate, ma io sapevo che “Disertore di coscienza” era un apocrifo. Non è così? Mi piacerebbe rileggere i Queen tradotti ex novo e in versione integrale. Mi sono appassionato alle avventure di Ellery leggendo un vecchio “Il Paese del Maleficio” stagliuzzato disgustosamente! Comunque secondo me esistono già diverse traduzioni dei Queen: quelle di Gianni Montanari (che non so di che epoca siano) sono le migliori. “Sorpresa a Mezzogiorno” si può leggere anche in una tragica traduzione dove Cyrus French diventa Ciro French e dove manca un terzo di romanzo. Ed è strano che sia stata usata proprio questa per la collana di un paio d’anni fa allegata, mi pare, al Corriere. Chissà perchè.