I Classici de Il Giallo Mondadori 1388: Grido di morte

agosto 30th, 2016 by Moderatore

Brown-cover

Un agente immobiliare non dovrebbe giocare al detective. Reduce da un esaurimento nervoso, George Weaver ha preso una stanza in un hotel di Taos, nel New Mexico, per rimettersi in sesto con un periodo di riposo. Ma il destino si presenta alla sua porta nei panni di un amico giornalista che si occupa di omicidi irrisolti. Da quelle parti, otto anni prima, una ragazza è stata assassinata e il presunto colpevole è sfuggito alla giustizia. Lei si chiamava Jenny Ames e lui Nelson, qualcuno l’aveva visto inseguirla con un coltello… A George il medico ha raccomandato di starsene tranquillo, non di mettersi a indagare su un crimine da cui si potrebbe ricavare magari un articolo ben remunerato. E tuttavia un po’ di soldi gli farebbero comodo. Così gli sembra una buona idea affittare la casa in cui è stato commesso il delitto, disabitata da allora. No, un’idea davvero buona sarebbe stata quella di andarsene subito il più lontano possibile da Taos, New Mexico…

Fredric Brown (1906-1972), statunitense, è considerato uno dei più geniali autori di poliziesco e fantascienza. Dopo aver svolto molti mestieri, dal 1947 si è dedicato a tempo pieno alla letteratura. Tra le sue opere si ricordano Un caso su mille e Tutto in una notte. Nel 1948 ha vinto il premio Edgar.

All’interno, il racconto “Guarigione mortale” di Francesco Tranquilli, terzo classificato alla nona edizione del concorso Carabinieri in Giallo.

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Posted in I Classici del Giallo, Le collane del Giallo

22 Responses

  1. Alberto Minazzi

    Spero che questo sia meglio dell’altro Brown ripubblicato recentemente…

  2. Matteo

    Sbaglierò,ma un altro Brown 2 mesi dopo quello inserito nello speciale (e che non era affatto “speciale”), mi sembra decisamente troppo. Con tanti autori che meriterebbero ben maggiore spazio-uno per tutti, Philip Macdonald- spariti invece dai radar, l’ impressione di un triste crepuscolo di questa collana mi pare sempre più confermata.

  3. Kronos H

    Io ho incominciato a leggere i gialli proprio grazie a Brown, indimenticabile La statua che urla…

  4. Fabrizio

    Qualcuno lo consiglia? In somma quello di giugno è stata una delusione (preferito 1000 volte l’altro romanzo). Questo merita? 2 Brown così ravvicinati lasciano perplesso anche me.

  5. carlo

    Caro Matteo,Brown e’ un eccellente autore e non rimarrai deluso.
    Sarebbe pero’ auspicabile pubblicarne gli inediti.
    Quanto al declino della collana concordo con te;visti gli autori ultimamente scelti. Specie se paragonati ai libri gialli ma dalla copertina rossa di altro editore purtroppo a prezzi tripli.

  6. Mauro Boncompagni

    Se mi è lecito esprimere un giudizio, visto che lo selezionai e lo tradussi molti anni fa, direi che merita, e anche molto. Occhio alla struttura del romanzo, che è un’idea geniale in sé.

  7. Anatahan

    Per gli indecisi…non dico nulla per non spoilerare ma compratelo! questo merita davvero!

  8. Guido

    Questo romanzo è un capolavoro!!! Leggetelo invece di lamentarvi a vanvera!!!

    Ps a quando “carnival of crime”? Sarà mai tradotto in italiano?

  9. Marcor

    Proposte molto interessanti questo mese. Le prendo sicuramente.
    Mi piacerebbe leggere anche la statua che urla: c’e’ qualche speranza di una ristampa?

  10. Fabrizio

    Penso che un blog sia anche un luogo di fiducia, per cui fidandomi dell’opinione del sig. Boncompagni e dell’entusiasmo del sig. Guido ho preso il romanzo questa mattina. Colgo l’occasione per risollecitare una raccolta dei racconti di Brown e per sapere se posso sperare in qualche inedito di Thomas Cook. Grazie

  11. Joe Kurtz

    Magari ci saranno altri buoni motivi per parlare di “triste crepuscolo” della collana. Ma tra quei motivi sicuramente non può essere citato questo splendido romanzo. Correte a leggerlo!

  12. Alberto Minazzi

    Stasera inizio a leggerlo: poi vi dirò…

  13. Kronos H

    Firmo anch’io per un’antologia di racconti gialli di Brown!!!

  14. Roberto

    Salve, è lo stesso libro pubblicato qualche anno fa col titolo “grido mortale”? Il titolo originale è “The Far Cry”. Grazie.

  15. Alberto Minazzi

    Finito. Effettivamente, finale hitchcockiano strepitoso, anche se la parte precedente è un po’ troppo lenta e, pur non essendo un romanzo troppo lungo, la “sostanza” mi è sembrata più adatta per un racconto.

  16. Alberto Minazzi

    Ecco la mia recensione.

    Cold case psicologico (il racconto è interamente incentrato sulla figura e sui pensieri del protagonista, Weaver), ad altissima gradazione alcolica (sarebbe curioso sapere se qualcuno è riuscito a tenere il conto delle bevute fatte principalmente da Weaver e dalla moglie Vi, ma non solo…).
    Inizio fin troppo lento: più di metà romanzo è dedicato alla ricostruzione, con pochi veri progressi, delle linee essenziali dell’omicidio avvenuto otto anni prima. La effettua, in occasione della sua “vacanza” (casualmente proprio nella casa al centro dell’omicidio…), Weaver, che non aveva vissuto all’epoca la vicenda, ma che vi si trova proiettato all’interno dallo stimolo datogli da un amico giornalista e vi è via via sempre più coinvolto, non solo per la ricerca di qualcosa con cui riempire il tempo o per la prospettiva di guadagnare qualche soldo.
    Fortunatamente la storia prende una decisa accelerata nella cinquantina di pagine conclusive, fino allo strepitoso finale, paragonabile ai migliori thriller di Alfred Hitchcock, che rivaluta l’intera lettura. Anche al di là della considerazione che, probabilmente, pur essendo un romanzo non lunghissimo, il materiale “sostanziale” contenuto nel libro sarebbe stato più adatto per un racconto, mentre è stato “stiracchiato” nella prima parte per raggiungere la dimensione di un’opera numericamente più consistente.
    Non è minimamente un giallo classico ad enigma, il sottogenere che prediligo, per cui faccio fatica a dare una valutazione: penso che, per gli amanti di questo tipo di romanzi, possa essere considerato un capolavoro; per me, invece, siamo tra le tre e le quattro stelle (su cinque) e solo – ripeto – perché il finale è basato su un’idea veramente originale e, per di più, ottimamente scritta da un autore che, da questo punto di vista, sa veramente il fatto suo.

    Due parole, infine, anche sul racconto (“Guarigione mortale”): carino, l’idea non è originalissima (e gli spazi ridotti del racconto impediscono di farne un giallo ad enigma, anche se non mancano degli indizi/suggestioni indirette per capire la soluzione), ma tutto sommato è scritto bene e quindi si fa leggere volentieri.

  17. docgas

    Condivido quasi al cento per cento quanto scritto da Attilio. Un romanzo che va letto, con un finale strepitoso ma effettivamente si dilunga un po’ troppo nella parte centrale. Non conoscevo questo autore ma penso che meriti e che si possa tranquillamente accostare a gente del calibro di Woolrich e Chase.

  18. Guido

    Per Roberto: si è lo stesso libro.
    Per Marcor: la Statua che urla (bellissimo per me!) è stato pubblicato più volte. Ti posso citare un CGM del 1997. Se cerchi nell’usato non dovrebbe essere difficile trovarlo. Saluti.

  19. esnaider

    Bel romanzo, molto angoscioso e disturbante. Letto anni fa nel “giallo”. A differenza di molti altri romanzi di Brown di fantascienza e no, non ha la solita vena umoristica e paradossale, ma è una cupa sinfonia di morte.

  20. esnaider

    Boncompagni, ci dia Il suo nome era morte, please.

  21. Fabrizio

    Mi spiace criticare questo romanzo visti i tanti apprezzamenti ma sono d’accordo in tutto e per tutto con il sig. Minazzi. Sarò fuori dal coro, ma il romanzo in sé l’ho trovato brutto. secondo romanzo giallo di Brown che compro e leggo quest’anno ma penso che sarà anche l’ultimo. Nei romanzi gialli finora letti purtroppo non trovo il Brown migliore dei racconti fulminanti di fantascienza, ma solo immense interminabili bevute e poco altro. Il finale merita, ma anche lì, le ultime 40 pagine sono troppo inverosimili e fatalistiche. capisci cosa succederà perché altre strade/soluzioni non ci sono.
    Il Brown della fantascienza a mio avviso resta UNICO, ritornerò quindi con piacere a leggere e rileggere cosmolinea. Lì trovo un GENIO.

  22. Stefano Montani

    straordinario, la lentezza della prima metà è ampiamente compensato dalle ultime due pagine, da pelle d’oca

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