Il Giallo Mondadori 3137: Cadaveri in divisa
Da poliziotto a cadavere in zero secondi netti. Per l’agente Harry Tasker, in servizio di pattuglia a piedi per le strade di Bath, il passaggio di stato da vivo a morto è questione di un attimo. Niente grida, nessuna colluttazione e nemmeno ultime parole. In dodici settimane lui è il terzo che finisce ammazzato. Stesso modus operandi: un colpo alla testa, preciso, pulito, sparato a distanza con un fucile d’assalto, e nessuna traccia rilevante sulla scena del crimine. Opera di un
tiratore esperto, letale e invisibile, in grado di essere ovunque e in nessun posto, sempre un passo avanti. La sola certezza è che continuerà a uccidere seguendo il suo spietato programma, se non si farà subito qualcosa per fermarlo. È tempo di assegnare il caso al sovrintendente investigativo Peter Diamond, l’uomo giusto per risolverlo. Capace di agire fuori dagli schemi e senza tabù, sfidando anche le resistenze e la sfiducia dei colleghi. Nel pericoloso, disperato tentativo di dare un nome al cecchino senza volto.
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Posted in Giallo (serie regolare), Le collane del Giallo
novembre 6th, 2015 at 11:43
Arrivato e preso: non lo leggerò subito, ma entro fine mese sì.
PS.: per il prossimo mese è previsto un romanzo di Ngaio Marsh: il fatto che sia nel Giallo e non nei Classici lascia presumere un inedito.
novembre 7th, 2015 at 15:52
Hai indovinato, Alberto, è uno dei pochi inediti di Ngaio Marsh, “Hand in Glove”, un romanzo dalle atmosfere non meno suggestive del suo plot.
novembre 8th, 2015 at 10:45
Io ho un vecchio giallo Rizzoli del 1975 dal titolo: Il guanto
insanguinato, che sia questo?
novembre 8th, 2015 at 11:48
QUalche considerazione sulle uscite di questo mese e del successivo sul mio blog “Assassini e gentiluomini”;
http://assassiniegentiluomini.blogspot.it/2015/11/i-gialli-mondadori-di-novembre-e.html?spref=fb
novembre 9th, 2015 at 12:13
@Walter. No: ce l’ho anch’io e la trama è completamente diversa.
novembre 9th, 2015 at 13:01
Non è Il guanto insanguinato, il cui titolo originale è Death at the Dolphin.
Un’altra uscita di grande livello. Avanti così!
novembre 9th, 2015 at 13:10
Sono mica stati aboliti gli speciali? Nelle uscite del prossimo mese non se ne fa cenno.
novembre 9th, 2015 at 19:11
Ciao a tutti
il Marsh del prossimo mese non dovrebbe essere quello gia’ pubblicato da Rizzoli nel 1975 il cui titolo originale e’ “Death at the Dolphin” a.k.a. “Killer Dolphin” del 1967. In effetti non mi tornano i personaggi menzionati nell’anteprima con quelli elencati nel volume della Rizzoli ambientato nel mondo del teatro tanto caro all’autrice.
Buone letture a tutti
Alberto C.
novembre 22nd, 2015 at 16:07
Terminato ora.
Lovesey ci ha abituati a cose migliori.
Trama scontata con episodi fini a se stessi.
Speriamo sia solo un incidente di percorso.
novembre 23rd, 2015 at 23:17
L’ho letto: ecco la mia recensione (Gneo: concordo su molto, anche se ho una mia teoria, come leggerai qui sotto…).
Peter Lovesey è sicuramente un ottimo scrittore e un bravo giallista e leggere un suo libro è praticamente sempre un piacere (a me, ad esempio, ha veramente deluso finora solo ‘Morire dal ridere’), per cui è difficile scendere sotto alla sufficienza. Però, per me, stavolta, non è possibile nemmeno concedere un giudizio più lusinghiero. Perché, chissà se perché sta invecchiando (e quindi le idee stanno venendo meno) o per adattarsi al tipo di giallo “moderno” più in voga oggi, Lovesey si è via via sempre più allontanato da quel giallo “classico” di cui era uno degli ultimi grandi esponenti (cito ad esempio veri capolavori come ‘La statua di cera’, ‘Un fantasma per Cribb’ o ‘Il falso ispettore’). Anche il fatto che le uscite più recenti siano tutte della serie con Diamond testimonia una precisa direzione che ha preso con la sua bibliografia: un mix tra Colin Dexter (pur diversi tra loro, personalmente riscontro parecchie analogie tra Morse e Diamond), Elizabeth George (essendo la serie incentrata in entrambi i casi su un gruppo di poliziotti del Cid) e, in parte, anche Ed McBain (anche in questo caso trovandoci di fronte, con ambedue gli autori, ad una narrazione che giostra attorno alle vicende degli investigatori “ufficiali”).
Anche questo ‘Cadaveri in divisa’, dunque, non fa eccezione e non segna alcuna auspicabile inversione di tendenza e ritorno sui propri passi da parte dell’autore. In più, in questo caso, siamo in presenza di un cliché quasi abusato: il serial killer. Da un lato, allora, la narrazione, che scorre via veloce, non mancando i colpi di scena finali, con un pizzico di sana tensione in cui tutto si riduce all’interno di binari ben precisi (per cui, alla fin fine, le ore spese per leggerlo non risultano buttate via). D’altro canto, dal punto di vista dell’enigma, il libro è assolutamente carente, anche perché privo di qualsivoglia indizio. E, per un giallo “classico”, ripeto, ciò non è assolutamente accettabile.