Il Giallo Mondadori Sherlock 6: Sherlock Holmes e l’affare Hentzau
Al 221B di Baker Street, un uomo dall’accento straniero richiede urgentemente la consulenza di Sherlock Holmes. Si tratta del colonnello Sapt, giunto a Londra dalla Ruritania per una missione segreta: ingaggiare un certo Rassendyll affinché prenda il posto del re, gravemente malato, di quella piccola nazione dell’Europa centrale. Se l’infermità del sovrano diventasse di dominio pubblico, il regno potrebbe precipitare nell’anarchia. Rassendyll è un sosia perfetto del monarca, e in passato ha già dimostrato di poter sostituire egregiamente l’originale, ma c’è un problema: è scomparso. Qualcuno trama nell’ombra contro il perpetuarsi della messinscena? Forse all’improvvisa sparizione non è estraneo il conte Rupert di Hentzau, che cospira per impadronirsi del trono. Per il grande investigatore e il fidato dottor Watson è tempo allora di mettersi in viaggio verso quel remoto paese. Per risolvere l’enigma e, incidentalmente, salvare la corona.
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Posted in Le collane del Giallo, Sherlock
febbraio 3rd, 2015 at 16:39
Beh, per chi per me ama moltissimo il romanzo “Il prigioniero di Zenda”e i due grandi film (1937 e 1952) che ne furono tratti, questo apocrifo è davvero imperdibile, anche se il rischio di un pasticciaccio c’è tutto. Un consiglio; se vi è possibile, prima di questo romanzo leggetevi il capolavoro a firma Anthony Hope,anche solo per conoscere già i personaggi, da Salt, onestissimo e devoto ufficiale del regno, al romantico e simpatico Rassendyl fino all’infido, subdolo ma a suo modo cavalleresco Rupert di Hentzau; di questo libro avevo parlato a suo tempo sul mio blog, eccovi il link;
http://assassiniegentiluomini.blogspot.it/2013/09/il-prigioniero-di-zenda-di-anthony-hope.html
febbraio 5th, 2015 at 00:54
Beh ma in genere Tutti i “ruritarian
novels” dovrebbero essere più apprezzati in Italia sono divertentissimi.
febbraio 5th, 2015 at 10:48
“Poco dopo il ritorno di Holmes, un inglese alto, coi capelli rosso fiamma, aprì la porta del nostro scompartimento e, con un mormorio confuso, ci chiese se potevamo ospitarlo fino a Linz. Era salito a Salisburgo, ma il treno si era riempito mentre lui era al vagone ristorante. Holmes lo invitò a sedere con un languido cenno di mano, e parve non interessarsi più di quell’uomo. Tentai di imbastire una conversazione smozzicata, alla quale, per parte sua, il nuovo arrivato partecipò con vaghi monosillabi.
– Ho fatto una gita nel Tirolo – disse rispondendo a una mia domanda, e Holmes aprì gli occhi.
– Nel Tirolo? Sicuramente no -, disse – Il cartellino sulla sua valigia non dice forse che lei è appena tornato dalla Ruritania?-
Nicholas Meyer, La soluzione sette per cento, Milano Rizzoli, pp. 82-83.
febbraio 6th, 2015 at 02:03
Poco dopo il ritorno di Holmes, un inglese alto, coi capelli rosso fiamma, aprì la porta del nostro scompartimento e, con un mormorio confuso, ci chiese se potevamo ospitarlo fino a Linz. Era salito a Salisburgo, ma il treno si era riempito mentre lui era al vagone ristorante. Holmes lo invitò a sedere con un languido cenno di mano, e parve non interessarsi più di quell’uomo. Tentai di imbastire una conversazione smozzicata, alla quale, per parte sua, il nuovo arrivato partecipò con vaghi monosillabi.
– Ho fatto una gita nel Tirolo – disse rispondendo a una mia domanda, e Holmes aprì gli occhi.
– Nel Tirolo? Sicuramente no -, disse – Il cartellino sulla sua valigia non dice forse che lei è appena tornato dalla Ruritania?-
Nicholas Meyer, La soluzione sette per cento, Milano Rizzoli, pp. 82-83.
febbraio 9th, 2015 at 13:44
Un’avventura “medievale” per il nostro detective: re e regine, duelli con la spada, intrighi di corte.
Un po’ di limiti e banalità, come in molti dei libri di questo genere. E uno Sherlock Holmes che veste i panni dell’uomo d’azione, più che del detective.
Nonostante tutto, il libro si lascia leggere volentieri e ha un buon finale.
febbraio 9th, 2015 at 14:26
Preso e divorato! Mi sembra che Davies se la sia cavata piuttosto bene con la Ruritania & Co. Questa collana è proprio bella. Spazia bene tra i sottogeneri sherlockiani.
Un plauso anche ai pezzi d’appendice di Luigi Pachì che mi aiutano spesso a inquadrare meglio il tutto.
febbraio 11th, 2015 at 11:31
Ho notato che non tutti gli apocrifi hanno il “timbro” Approved by Conan Doyle Estate. Il timbro è anche sinonimo di aderenza al canone?
febbraio 21st, 2015 at 22:12
Molto ben riprodotto lo stile narrativo di Watson (chapeau) ed anche i dialoghi tra il dottore ed Holmes sembrano usciti dalla penna di sir Arthur Conan Doyle.
In compenso c’è qualche anacronismo di troppo (le spade in quel periodo erano ormai soltanto decorative) e soprattutto sono troppo poche le occasioni in cui Holmes applica il proprio metodo d’indagine.
Un buon romanzo ma come apocrifo scalchigna…