I classici de Il Giallo Mondadori 1349: Rombi di tuono per il Dottor Fell
Nel Nido dell’Aquila di Hitler a Berchtesgaden la morte aveva già colpito una volta. Era successo durante un soggiorno nella baita di montagna del Führer, quando il facoltoso fidanzato dell’allora diva del cinema Eve Ferrier era precipitato da una terrazza: lei si trovava da sola con lui ed era appena stata nominata sua erede… Ora, diciassette anni dopo, la figlia di un uomo d’affari inglese ha accettato un invito nella residenza di Eve a Ginevra, e si teme che in qualche modo la storia possa ripetersi. Qualcosa di spaventoso in effetti accade. L’ombra di un destino inesplicabile risorge dall’abisso nero del Terzo Reich, come una forza invisibile capace di uccidere? O è piuttosto una mano assassina in carne e ossa a inanellare una catena di delitti? Forse uno degli ospiti presenti nella villa dell’ex attrice avrà da dire la sua in proposito. Il dottor Gideon Fell, campione mondiale di razionalità, non è tipo da credere al destino.
John Dickson Carr (1906-1977), statunitense, noto anche con lo pseudonimo di Carter Dickson, è uno dei grandi nell’Olimpo della narrativa poliziesca. I suoi romanzi sono caratterizzati da intrecci ingegnosi, atmosfere fantastiche e una buona dose di humour. Ha vinto l’Edgar nel 1949 e nel 1969 e il Grand Master nel 1962. Creatore del dottor Gideon Fell, è considerato il maestro degli “enigmi della camera chiusa”
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giugno 6th, 2014 at 17:17
L’ho letto molti anni fa nella sua prima edizione, e non mi ricordo quasi nulla segno che non mi aveva colpito molto. Ma insomma, è un Carr e chi non lo ha non se lo faccia scappare.
Le prossime uscite non sono nulla di esaltante a parer mio; nel giallo ci sono Rhys Bowen e Anne Perry, nei Classici Rex stout con “Nero Wolfe e l’invulnerabile” e l’ormai consueto appuntamento con Sherlock Holmes, con la quarta raccolta “L’ultimo saluto di Sherlock Holmes”, cose già viste e straviste. Appena più interessante lo speciale dedicato alle signorine omicidi, con un romanzo piuttosto raro della Eberhart con Sarah Keate dal titolo Divorzio provvisorio (brava autrice la Eberhart, ma nell’ultimo anno è stata anche troppo riproposta..) poi un romanzo della serie di “Mammina” di Yaffe che non conosco e un già pluriantologizzato racconto della Christie, “Diritto d’asilo”. Insomma, nulla di esaltante sotto il..solleone.
giugno 6th, 2014 at 18:04
Carr vale sempre l’acquisto, anche nella sua ultima produzione. Non l’ho comprato ma solo perché posseggo la prima edizione, un Numero Oro del Giallo Mondadori con una delle prime traduzioni carriane di Mauro Boncompagni (in precedenza si era occupata del Maestro la signora A.M. Francavilla). E’ un romanzo suggestivo, sia per l’inconsueta ambientazione che per i riferimenti storici. Consigliato.
P.S. ho comprato il titolo della Jennings, e nei ‘promo’ di luglio non si fa cenno ai soliti ‘numeri oro’ estivi. Sono stati omessi per mancanza di pagine disponibili, o quest’anno non sono proprio previsti?
giugno 6th, 2014 at 21:47
Premesso che per me è sempre una gioia quando vengono ripubblicati romanzi del grande JDC, mi sembra particolarmente azzeccata la scelta della redazione di ripubblicare quest’opera dopo più di 20 anni.
La prima edizione Mondadori è infatti in un GM del 1992 con traduzione di Mauro Boncompagni. Precedentemente era uscito in Italia presso altro editore con l’improbabile titolo “E adesso Dottor Fell?”
Perchè azzeccata la scelta? Perchè anche se siamo nel classico solco carriano dei delitti impossibili, qui forse più del plot conta l’ambientazione e lo studio dei personaggi, secondo me resi molto bene dall’autore, con tanto di richiamo ai cupi fantasmi del passato, non così lontano all’epoca della stesura del romanzo (1960).
Bella anche la copertina con uno scorcio dall’interno del Nido dell’Aquila, molto suggestivo.
Non vi resta che correre in edicola a comprarlo e buon divertimento con The King of Mystery.
Saluti
guido
giugno 7th, 2014 at 18:41
Mariano e Guido, avete assolutamente ragione quando insistete sulla forza che l’ambientazione ha in un romanzo come “Rombi di tuono per il dottor Fell”. Fermo restando che di Carr non si butta via niente (e ci mancherebbe!), qui il delitto impossibile (pure risolto in maniera magistrale, a mio avviso) non ha certo la complessità e le diramazioni barocche di storie come “Le tre bare” o “I delitti dell’unicorno”. Ma la scorrevolezza della vicenda, la sottile ambiguità di più d’uno tra i personaggi e, per l’appunto, la forza di suggestione dei luoghi (senza contare il tema del mistero del passato che getta le sue ombre nel presente, un tema non proprio gettonatissimo allora) fanno di questo mystery una delle opere migliori dell’ultima fase del maestro.
giugno 7th, 2014 at 21:05
Un buon tardo Fell, con un’ambientazione interessante e una soluzione non nuovissima (è una variazione di quella di un vecchio radiodramma del ’48) ma ben orchestrata.
Per essere negli anni ’60 (anche se proprio agli albori) è un buon Carr, giustamente riproposto dopo anni.
Certo, The Corpse in the Waxworks (L’ultima carta) citato da Omar è un capolavoro assoluto, ma l’edizione italiana è un oltraggio impresentabile al lettore contemporaneo, come del resto anche It Walks by Night. Che poi siano stupendi anche nella nostra versione rende l’idea di cosa sia il talento.
Rapido esempio:
“[…] aveva le mani morbide e bianche, bianche come il suo viso. La barbetta scura, sebbene fosse molto curata, sembrava spelacchiata, come rosicchiata”.
“His hands were very soft and white, as white as his face, and his brown beard though neatly trimmed, was ragged, as though it were moth eaten”
Qui non si parla di tagli, ma proprio di capacità di resa stilistica.
Ma Rombi di tuono, al contrario del romanzo che ho citato, è splendidamente tradotto, quindi non ci sono scuse, prendetelo e basta!
giugno 8th, 2014 at 13:14
Quando ho scritto il mio post non erano ancora visibili quelli di Omar e Mariano per cui chiedo scusa per involontarie ripetizioni
Guido
giugno 9th, 2014 at 08:16
@Stefano. La frase che hai citato come esempio non è facile da rendere. Io la tradurrei così:
“Le mani erano mollicce, pallide come la faccia. La barba, castana e ben curata, era a chiazze, come fosse stata attaccata dalle tarme”.
giugno 9th, 2014 at 18:45
VIa, mi avete proprio fatto venir voglia di rileggere questo romanzo; tanti Carr li ho letti in treno dopo turni anche notturni all’sopedale, e le condizioni non erano certo ottimali a gustare le sfumature. Però recentemente, visto che lo ha citato Mauro, ho riletto I delitti dell’unicorno; magistrale l’ambientazione nel sinistro castello fuori Parigi, l’inizio da Spy-Story che riecheggia un poco quelle della Christie e di Wallace, il Genio del crimine e il poliziotto entrambi sotto mentite spoglie…tutto molto bello, ma secondo me nella seconda parte tutto si ingarbuglia fin troppo, e si arriva al finale con un poco di affanno. Parere questo puramente personale, si intende.
Per rispondere all’amico Stefano, se tu pensi che per L’ultima carta ho un vero debole anche nella pietosa versione disponibile in Italiano, puoi immaginare quanto mi stia mordendo le mani per il fatto che nessuno lo abbia mai ritradotto..almeno finora.
giugno 9th, 2014 at 20:10
Certo Antonino, non è una frase semplice, ma se ben tradotta esprime grande potenza. E con la De Michele un pochino si perde. Poi, certo, il problema restano i tagli (che sono tanti) e gli errori (che sono sciocchi).
Ma se andiamo a controllare le diverse ristampe del romanzo (parlo sempre del Mostro del plenilunio), ogni volta è stato almeno inserito qualcosa. Nella prima edizione del ’58 non c’erano nemmeno i titoli dei capitoli.
@Omar: The Corpse in the Waxworks è l’unico dei primi Carr che mette d’accordo tutti i critici.
giugno 10th, 2014 at 11:41
Sono d’accordo, Stefano. Infatti ho provato a tradurre in maniera più efficace. Nella versione che citi, la sequenza: “curata”, “spelacchiata”, “rosicchiata” suona male anche al mio orecchio.
giugno 10th, 2014 at 11:53
Cari Amici, forse siamo un po’ stucchevoli su questa storia delle traduzioni di Carr, ma per noi irriducibili estimatori del Maestro questo fatto ci fa un po’ alterare! (Soprattutto a me che non sono in grado di leggere direttamente dall’inglese). A proposito de “Il Mostro del Plenilunio” volevo far notare come la Mondadori, a suo tempo, perse un’occasione clamorosa per presentare una traduzione finalmente integrale: quando nel 1993 fu pubblicato l’Omnibus “Bencolin della polizia di Parigi” mentre L’arte di uccidere e Sfida per Bencolin si avvalevano delle traduzioni di A.M.Francavilla (nuova) e di Laura Grimaldi, il “Mostro” non veniva ritradotto. E ciò nonostante Il Signor Buoncompagni si occupasse già di traduzioni di Carr e fosse stato chiamato a scriverne un’ottima introduzione! Incredibile davvero.
La situazione de “L’ultima carta” poi è davvero incresciosa: un capolavoro che non viene ristampato dal 1973. Speriamo che questo nostro “grido di dolore” non cada nel vuoto.
Signor Buoncompagni ci metta Lei, se può, una buona parola!
Saluti
Guido
giugno 10th, 2014 at 11:53
Il pregio del romanzo, non sta tanto nell’atmosfera o nella soluzione (ripresa da un radiodramma: quanta grazia in quei meravigliosi testi! Come non ricordare il pugnale che non si vedeva messo in un vaso di fiori trasparente, perchè fatto di…) quanto nella menata per il naso del grande vecchio, che confonde le acque con un sacco di discorsi fuorvianti, in cui si dicono sciocchezze a non finire, tu pensi chi cavolo possa essere il colpevole, analizzi i possibili candidati, li elimini uno alla volta (Paula è troppo ovvio; Audrey ti chiedi perchè cavolo c’entra in tutto questo pasticcio; Desmond potrebbe esserlo ma poi ti chiedi perchè mai avrebbe chiesto l’ausilio di Fell, anche se qualche volta il colpevole troppo sicuro fa intervenire il detective; ti chie3di persino se possa esserlo Brian Innes, strano il cognome che richiama altro grande scrittore!), ma non riesci a capire chi sia il vero colpevole, che sta lì nell’angolo, che confonde le acque con lo strano attentato ad Audrey. E poi Carr il Grande estrae dal cilindro un colpevole assolutamente plausibile e nel tempo invisibile. E si spiegano tante cose.
Tra i Carr con Fell degli ultimi anni è il migliore, senza dubbio. E giustamente è stato riproposto da Mauro, dopo tanti anni.
L’ho riletto qualche giorno fa dopo tanti anni, e il piacere è stato maggiore.
Oddio, il Carr bencoliniano è uno dei migliori, perchè il gotico è presente al massimo grado, e le atmosfere sono estremamente coinvolgenti. Però bisogna anche vedere cosa possa essere pubblicato nell’immediato e cosa invece nel lungo termine. E’ inutile fare questi discorsi: di acqua ne è passata tanta sotto i ponti!
Auguriamoci che i grandi testi dei primi anni possano essere un tempo ritradotti e bene, ma non stiamo ogni volta a denigrare la pubblicazione di quello che possa esserlo nel breve termine. Non ci sono solo i vecchi lettori che questi testi li hanno già, ma anche quelli giovani che non li possiedevano e hanno tutto il diritto di goderne.
giugno 10th, 2014 at 14:14
Ho appena finito di leggere questo romanzo di Carr.
Ambientazione suggestiva, profilo psicologico dei personaggi interessante.
Era uno dei pochi che anora dovevo leggere di Carr e non ne sono rimasto affatto deluso, come non rimango mai deluso dai suoi lavori.
Volevo chiedere, se era possibile, se di prossima pubblicazione ci sarà “La tabacchiera dell’imperatore”. Ho letto e ho nella mia collezione la versione originale del romanzo, ma mi piacerebbe leggere e avere anche la versione italiana.
Mi chiedevo inoltre se verranno pubblicati i primi lavori di Carr, quelli cioè con protagonista Henri Bencolin. Ho solo le versioni originali, tranne del primo romanzo, ma come nel caso della tabacchiera mi piacerebbe possedere anche le versioni italiane.
giugno 11th, 2014 at 10:04
A volte alcuni commenti possono essere ridondanti oppure ripetitivi, ma d’altronde c’è da dire che Carr ha veramente molti appassionati qui in Italia.
Andate a controllare le opere di quali autori ricevono più commenti nel blog: qualche autore italiano e poi tutti i grandi, Carr su tutti, poi Berkeley, Marsh etc.
Io ricordo bene la situazione di 5 anni fa, con l’ennesima riproposizione di Panic in Box C di Carr in traduzione terribile, e la cifra di 254 commenti sotto. Ora sarebbe impensabile.
Perché adesso la situazione è differente: quello che si può fare si prova a farlo, e le scelte vengono anche motivate.
Non si può mettere d’accordo i gusti di tutti, è ovvio, ma se un certo romanzo non viene riproposto è perché ancora non si può. Ma il tempo colmerà questa lacuna (riguardo It Walks by Night, almeno).
Quello che mi chiedo, piuttosto, è perché Carr sia così poco presente in libreria. Polillo disse, in una intervista, che vendeva poco. Possibile che venda poco in libreria e molto in edicola?
Sarebbe bello un Integrale Carr in edizione da libreria curato da Boncompagni, alla stregua dei volumi usciti in Francia grazie a Lacourbe.
giugno 11th, 2014 at 13:08
Non ho una approfondita conoscenza della biografia di Carr ma qual’è la ragione principale per cui J.D.C è stato ampiamente ignorate dal cinema? Films e serie TV tratti dai romanzi della Christie abbondano e s’inflazionano… Hollywood sembra aver praticamente ignorato Carr del tutto. Tanto negli anni d’oro quanto di recente. Eppure ci sarebbe un potenziale incredibile, storie mozzafiato in bilico tra realtà e paranormale, atmosfere affascinanti, personaggi che lasciano il segno…
“Colpa” degli eredi e detentori dei diritti?
Cmnq, ottimo romanzo. Ho preso volentieri questa riedizione.
giugno 14th, 2014 at 09:14
Mi sapete dire il giallo della Perry che uscirà a Luglio?
giugno 14th, 2014 at 09:42
Ciao Mark. La tua domanda è più che legittima. Anche a me piacerebbe vedere i romanzi di Carr al cinema o alla tv. Ci sono così tante idee… così tanti spunti… purtroppo però sembra che al cinema non interessi Carr e i suoi libri. Almeno questa è la mia opinione.
Però non è stato sempre così. Per esempio la RAi ha confezionato qualche sceneggiato tratto dai suoi romanzi:
31/8/1979 — La dama dei veleni di John Dickson Carr (2a Rete) (*) Dal romanzo di John Dickson Carr “La corte delle streghe ” (The Burning Court) con: Ugo Pagliai, Susanna Martinkova, Anna Maria Gherardi, Warner Bentivegna, Giorgio Bonora, Paola Bacci, Gabriella Giacobbe, Alessandro Sperlì, Corrado Gaipa, Luigi Basagaluppi. Sceneggiatura di Giovannella Gaipa Scene: Emilio Voglino Costumi: Antonella Cappuccio Regia: Silverio Blasi 2ª puntata 7/9 3ª puntata 14/9
3/10/1979 — Morte a passo di valzer di John Dickson Carr (2a rete) Dal romanzo di John Dickson Carr ” La fiamma e la morte” (Fire, Burn!) (**) con: Gianni Garko, Giampiero Bianchi, Masha Meril, Roberto Posse, Caterina Boratto, Mimmo Craig, Renato Mori Scene: Ludovico Muratori Costumi: Ljuba Popova Regia: Giovanni Fago 2ª puntata 10/10 3ª puntata 17/10
4/3/1982 — Dentro una stanza chiusa dì John Dickson Carr Dal romanzo di John Dickson Carr “L’occhio di Giuda” (The Judas Window). con: Adolfo Celi, Daniele Griggio, Daniela Poggi, Maurizio Gueli, Carlo Hintermann, Gianni Garko, Luciano Roffi, Piero Nutì, Rita Savagnone, Rodolfo Traversa, Renata Biserni, Annarìta Grapputo, Daniele Dublino, Gianni Rizzo, Renato Scarpa, Angioiina Quinterno, Fulvio Mingozzi Sceneggiatura di Umberto Ciappetti Scene: Franco Dattilo Costumi: Salvatore Russo Fotografia: Salvatore Occhipinti Regia: Paolo Poeti
11/3/1982 — Dentro una stanza chiusa dì John Dickson Carr Dal romanzo di John Dickson Carr “Tre colpi di fucile” (Till Death Do Us Part). con: Mariano Rigillo, Paola Tanziani. Bob Marchese, Simona Izzo, Alberto Lupo, Marcello Mandò, Giampiero Albertini, Franco Scandurra, Claudio Parachinetto, Renzo Ozzano. Sceneggiatura di Umberto Ciappetti Scene: Davide Negro Costumi: Andretta Ferrero Fotografia: Loris Amadori Regia: Daniele D’Anza
Questi sono gli sceneggiati. Poi ci sono alcuni film:
1951 La casa del corvo, (Man with cloak), tratto dal racconto Il Gentiluomo di Parigi, diretto da Fletcher Markle, con Barbara Stanwyck, Joseph Cotten, Louis Calhern, Leslie Caron.
1953 Traversata pericolosa, (Dangerous Crossing), tratto dal radiodramma Cabina B13, diretto da Joseph M. Newman, con Jeanne Crain, Michael Rennie, Max Showalter, Carl Betz, Mary Anderson.
1962 I peccatori della Foresta Nera, (La chambre ardente), tratto dal romanzo La Corte delle Streghe, diretto da Julien Duvivier, con Jean-Claude Brialy, Claude Rich, Nadja Tiller, Antoine Balpetrè.
Per il momento solo questo esiste come filmografia ufficiale…
giugno 16th, 2014 at 09:49
Grazie Alex, in effetti alcuni degli sceneggiati li conosco e sono ritrovabili su YouTube.
giugno 16th, 2014 at 13:42
Se mastichi un poco l’inglese,
ci sono i telefilms con il Colonnello March del Dipartimento Casi Bizzarri di Scotland Yard, interpetati da Boris Karloff (da racconti firmati Carter Dickson). Sono degli anni ’54-’55. Fu fatto anche un film cinematografico in seguito mettendo assieme tre degli episodi.
giugno 16th, 2014 at 18:54
Pubblicata sul mio blog, analisi del romanzo in questione:
http://lamortesaleggere.myblog.it/2014/06/16/john-dickson-carr-rombi-tuono-il-dottor-fell-spite-of-thunder-1960-trad-mauro-boncompagni-1-ediz-il-giallo-mondadori-n-2271-delo-1992
giugno 23rd, 2014 at 12:03
Ottimo il commento del Signor Piero sul suo blog: non perdetelo!
Complimenti!
guido
giugno 28th, 2014 at 16:29
Come sempre, un’analisi ricca di spunti. Splendido articolo!
giugno 29th, 2014 at 13:12
Mi associo alle lodi per quanto riguarda l’analisi di Piero. Se tutti i suoi articoli venissero raccolti in un volume (anche un ebook) ne verrebbe fuori un bel lavoro.