Il Giallo Mondadori 3098: Il demone del Dartmoor
Tre ragazze morte, un anno dopo l’altro. Precipitate di notte da uno strapiombo nelle acque di un torrente. E i testimoni oculari ogni volta certi che le vittime siano state spinte nel vuoto da un essere invisibile. L’ennesimo mistero della brughiera per gli abitanti del villaggio di Stapleford, dove le superstizioni si tramandano di padre in figlio. Però a tutto c’è un limite, che viene raggiunto quando un giovane attore precipita da una finestra sotto gli occhi della moglie, di una collega e di altri presenti. Tutti concordi: è stata una mano dal nulla a spingerlo incontro alla morte. Al criminologo Alan Twist e all’ispettore Hurst di Scotland Yard, ora, l’arduo compito di discernere la realtà dalle allucinazioni. Scoprendo se davvero una creatura demoniaca infesti le lande sperdute del Dartmoor, o se piuttosto dietro agli omicidi non si celi una mente diabolica. Perché chi è convinto di avere visto un assassino invisibile potrebbe, semplicemente, non aver visto un assassino visibile.
All’interno, il racconto “La vedova Licitra” di Vincenzo Vizzini.
EBOOK DISPONIBILE
Popularity: 46% [?]
Posted in Giallo (serie regolare), Le collane del Giallo
gennaio 7th, 2014 at 15:25
Ottimo, speriamo che la traduzione dei testi di Halter continui con tutti gli inediti. Niente da eccepire: memorabile inizio 2014 per questa collana che negli ultimi mesi continua a stupire, un plauso ai curatori. Un po’ sgradita invece la sorpresa del ritorno in digitale della protezione, decisione comunque presa “ai piani alti” e senza immagino responsabilità delle redazioni. Ci vorrebbe magari un intervento con la motivazione di questa scelta.
gennaio 7th, 2014 at 15:57
Bel romanzo di Halter che, come il suo Maestro J, D, Carr, ha la capacità di creare le atmosfere per i delitti impossibili, collegati ad eventi sovranaturali. In questo romanzo, delle serie di Alan Twist, non ci sono camere chiuse ma un delitto inspiegabile commesso da un assassino invisibile che cronologicamente segue tre episodi bizzarri in cui l’assassino invisibile avrebbe operato. Il tutto condito dalla presenza di leggenda legata ad una certa strega Vixina…
gennaio 8th, 2014 at 00:26
A me ricorda molto Il mastino dei baskerville. C’è pure la brughiera!
gennaio 8th, 2014 at 09:02
Che bello un nuovo Halter! Ho iniziato l’anno leggendo “La settima ipotesi”, trovandolo splendido, e adesso questo! Unica nota negativa: ma dico, lo fate uscire quando su Segretissimo c’è “Lacrime di drago”?! Come disse qualcuno, come farò a trovare il tempo per NON leggere questi libri?
gennaio 9th, 2014 at 16:16
Per quanto riguarda l’inserimento del DRM si tratta di un errore tecnico, di cui ci scusiamo. La nostra politica non è cambiata e continueremo a proporre i nostri volumi senza DRM.
gennaio 10th, 2014 at 20:46
DRM?
gennaio 11th, 2014 at 13:27
Ormai la conclusione è consolidata: Halter è davvero il miglior scrittore di gialli classici contemporaneo e, in assoluto, se non al livello di Carr, davvero poco ci manca! Avendo letto tutti i suoi romanzi tradotti in italiano, se si esclude – forse – un titolo (Atlantide, al di sotto degli altri dell’autore ma comunque superiore ai gialli di molti altri) non ne sono mai stato deluso, anzi! Prendiamo questo Demone del Dartmoor, un romanzo piuttosto corto (sulle 130 pagine, con anche molti “a capo” dopo un solo periodo nei passaggi descrittivi), decisamente con spazi per un maggiore approfondimento (specie nelle fasi iniziali). Ma la cifra stilistica di Halter è tale che non solo la narrazione non risulta inficiata da tutto ciò, ma anche i personaggi (e sono un numero giusto: né troppi, né troppo pochi) risultano sufficientemente delineati, oltre che ben individuati e il testo fa respirare davvero le brumose atmosfere del Dartmoor.
Il giallo è un crescendo di colpi di scena (oltre allo svelamento dell’omicida e alla perfetta spiegazione razionale dell’impossibile, ne conto almeno altri due: la spiegazione delle vicende pregresse e l’epilogo), con passaggi ad alto coinvolgimento emozionale, in un’atmosfera che davvero coinvolge. Raramente (a memoria solo ‘La tabacchiera dell’imperatore’ di Carr e ‘Il gatto dalle molte code’ di Queen) ho letto così velocemente (mi è bastato un giorno e il numero di pagine conta relativamente) un giallo. E raramente sono stato così soddisfatto da una soluzione che non avevo minimamente ipotizzato (io avevo puntato il dito sull’ultima vittima, che comunque aveva qualcosa da nascondere…). Insomma: lo consiglio davvero a chi ama il buon vecchio giallo.
Discreto, in conclusione, anche il racconto in calce (‘La vedova Licitra’): plausibile la soluzione, che anche in questo caso riesce a sorprendere nonostante il limitato numero di personaggi (peraltro logico, non trattandosi di un romanzo). Se non do il massimo è perché non amo personalmente le ambientazioni “dialettali”, stile Montalbano, che invece sono una delle peculiarità di questo racconto, ambientato nella Sicilia del primo fascismo.
gennaio 12th, 2014 at 14:13
Ringrazio la Redazione per la precisazione: questo mese si andrà solo di cartaceo!
gennaio 12th, 2014 at 17:36
Nonostante io sia qui e altrove il maggior e più vecchio sostenitore di Halter (escluso Igor, ovviamente), e lo conosca anche personalmente (tra l’altro mi ha regalato, per Natale, un suo romanzo con dedica), e abbia letto tutti (ma veramente tutti!) i suoi romanzi tradotti in Italia, e nonostante sia un estimatore della sua vena narrativa, della sua immaginazione e della sua capacità di evocare atmosfere suggestive, non ritengo sia giusto dire che è il maggiore scrittore contemporaneo di gialli classici (e che manca poco perchè arrivi a Carr!). Conoscendolo, quello che hai detto gli farebbe piacere, ma rimarcherebbe che tra Carr e lui la distanza è notevole. Io ritengo che Carr sia su un altro pianeta. Nonostante questo, Paul è davvero il più grande scrittore contemporaneo di gialli classici…ma solo per quanto concerne il genere delle Camere Chiuse!!! Nonostante abbia dimostrato però, in più d’una occasione, una vena narrativa di tutto rilievo (per es. in Le Brouillard Rouge, che ha sì una camera chiusa, ma che si sostanzia soprattutto per la qualità dell’invenzione narrativa!!!).
Ci sono tanti altri scrittori, che hanno scritto gialli classici, meritevoli di essere ricordati: per es. Paul Doherty, Colin Dexter o ancor di più Peter Lovesey. Ricordo di quest’ultimo un romanzo veramente straordinario, che manca negli scaffali da una ventina d’anni e che mancherà per altri dieci, se è vero che le ristampe vengono approntate almeno dopo trent’anni dall’ultima uscita, come dice qualcuno: Blood Lounds. Che è un omaggio a Carr e che ha due Camere Chiuse, di cui una (quella principale) risolta con una brillantezza, veramente sconcertante.
gennaio 13th, 2014 at 11:35
leggasi: Bloodhounds
gennaio 13th, 2014 at 23:38
Lovesey mi piace molto nella serie di Cribb, meno in quelle (comunque discrete) di Bertie e Diamond. E’ per questo che, nel giudizio personale, viene dopo Halter, che ha poche cadute di tono (solo ‘Il segreto del Minotauro’, tra quel che è stato tradotto in italiano). Certo, Carr è Carr, chi lo nega? Ma Halter, per me, segue davvero a un’incollatura. Doherty non lo conosco, Dexter è discreto, ma per me sotto Halter e Lovesey.
Piero sa bene come, per me, preponderante sia l’enigma, tanto più quando circondato dall’atmosfera: è su questo che si basa il mio giudizio, che non deve per forza essere condiviso, ma che non muto nonostante il parere contrario di un grande intenditore ed esperto come appunto Piero è.
gennaio 14th, 2014 at 22:43
Non ho mai detto che lo sia, nè ho nai detto che altri non possano dire cose su cui io non sia d’accordo.
Ma non è che io pensi che Carr stia su un altro pianeta: CARR STA SU Un ALTRO PIANETA, è UN FATTO INDUBITABILE.
Per me è anche un errore metterli a confronto, perchè Carr si può dire che sia stato l’inventore massimo del genere(anche se a sua volta ha preso qualcosa di altri), Halter è venuto dopo e si è formato su Carr (e su Agatha Christie, a anche su Steeman). E poi ci sono delle differenze che illustrerò nel mio prossimo articolo, proprio su questo romanzo.
Che è indubitabilmente una bellezza, ma anche e non poteva non esserlo, un romanzo francese ad enigma. Neanche tanto arduo da risolvere: per chi conosce bene Halter, e non si è fermato a quello che fa vedere, ma è andato a vedere oltre, l’omicida non poteva che essere quello! Io l’ho indovinato: avevo il sospetto all’inizio del libro (anch’io come Twist sono sospettoso su una certa cosa) ma poi il sospetto è diventato una certezza quando Basil vede l’ombra. Confesso che avevo capito quale personalità avesse assunto l’omicida, ma non come avesse fatto a provocare la morte di Nigel. Quella è stata una sorpresa.
Per il resto…Alberto, è evidente che tu non abbia letto Bloodhunds, altrimenti non avresto fatto quell’affermazione: quel romanzo è una bellezza, veramente spettacolare, direi al pari di La Quatriéme porte di Halter, tanto per intenderci: le sorprese non finiscono mai e il finale è memorabile.
Anche quello sarà esaminato sul mio blog.
gennaio 16th, 2014 at 09:57
Sono d’accordo con voi. La camera chiusa è il paradigma classico del delitto “impossibile” (che cioè sembra tale) pertanto inserire il tema in un’atmosfera gotica o comunque misteriosa non può che esaltarlo. Io stesso ho tentato di farlo nel romanzo con cui sono arrivato in finale al Premio Tedeschi di quest’anno (l’ho anche pubblicato). A questo proposito uno dei gialli di Carr che ricordo con molto piacere è La casa stregata, con tutta la prima parte, estremamente suggestiva, in cui si costruisce un mistero che appare soprannaturale.
gennaio 16th, 2014 at 10:06
Pardon, ovviamente intendevo il Tedeschi del 2013. Non sono ancora entrato con la testa nel 2014…
gennaio 16th, 2014 at 14:51
@Antonino. Dove è reperibile il tuo romanzo?
gennaio 16th, 2014 at 20:43
Non dico il titolo (comunque è tra i finalisti) ma basta digitare il mio nome su Amazon (è un ebook).
gennaio 18th, 2014 at 19:49
Pubblicata poco fa sul mio blog italiano, La morte sa leggere, la mia analisi del romanzo di Paul:
http://lamortesaleggere.myblog.it/2014/01/18/paul-halter-il-demone-del-dartmoor-le-diable-de-dartmoor-1993/
gennaio 19th, 2014 at 00:37
Bella dissertazione, Piero!
Ti segnalo un refuso. Controlla il passaggio sui moventi dei delitti in Carr e in Halter. Vedrai che è stato ripetuto due volte il nome di Carr, anziché prima Carr e poi Halter.
gennaio 19th, 2014 at 17:46
Fatto!
Grazie Antonino, mi era sfuggito.
Meno male che c’è anche chi gli articoli li va a leggere non solo per trovarvi il pelo nell’uovo, e trovandolo poi dia un utile suggerimento.
Grazie ancora Antonino!
Piero
gennaio 28th, 2014 at 10:05
Non avevo mai letto Halter prima del suo demone di Dartmoor, ma ho passato i miei anni di bimbo freak ed adoscelente non perfettamente sintonizzato anche con il vecchio JD Carr – quanti cuccioli meno che decenni si incollano ad un lettino sotto l’ombrellone per leggere Capitan Tagliagola ? – e credo che lascerò Adam Twist al suo destino senza ritornare a trovarlo, perchè credo di aver sbattuto le ciglia una volta di troppo nella lettura e la sua personalità si è persa da qualche parte nei pressi del Wish Tor. Oltretutto ho trovato la scrittura di Halter – colpa di una traduzione meccanica ? – tanto banale da farmi rimpiangere la prosa sanguigna di certi questionari dell’Avis. Una overdose di diligenti tandem tra sostantivo e, prevedibile, aggettivo tale che la mia ” scimmia ” mi faceva anticipare, anche quando non accadeva, che la servetta sarebbe stata lentigginosa o l’accademico puntiglioso. Ho trovato paradossalmente interessante solo il modo in cui è stato ucciso l’attore – anche se il fatto che si chiamasse Nigel Manson mi faceva pensare a Nigel Mansell ed ai suoi litigi con Alain Prost ( tanto x dire quanto mi abbia preso la novel ) -perchè nella sua semplicità richiama un concetto espresso dal ns beloved Carter Dickson nel suo The Reader is warned e cioè che la trappola mortale deve essere qualcosa di assolutamente domestico che implichi al massino un paio di saponette ed un catino di acqua. JD Carr rules !
gennaio 28th, 2014 at 23:13
E’profondamente sbagliato affossare l’opera senza guardare le originalità sue peculiari (non è autore tanto di Whodunnit quanto di Howdunnit!). Per di più, l’ho detto e lo ridico, chi non ha mai letto Halter non dovrebbe esprimere un giudizio così radicale, senza aver letto almeno La Quatriéme Porte e Le Brouillard Rouge, La mort derrière les rideaux e La mort vous invite..almeno. Opere molto più complesse!
Questo che hai letto è il decimo romanzo: leggi La Quarta Porta, senza volervi trovare per forza il pelo nell’uovo! Perchè ho come il sospetto che tu lo hai letto…un po’ prevenuto. E’ un giudizio troppo radicale per essere sincero.
Poi mi sbaglierò…
gennaio 29th, 2014 at 08:58
Concordo, non è possibile stabilire il valore letterario di un autore da una singola opera ( che ne sarebbe stato della Austen se avesse scritto solo l’abbazia di Northanger ? ), però ritengo – e spero di non essere prevenuto ( se lo sono , la cosa agisce ad un livello inconscio ) – che la forma sia anche sostanza anche nelle detection novel e lo stile di Halter era tale che sentivo distintamente la mia barba crescere mentre leggevo di Dartmoor sul bus. Uno dei miei metri di giudizio – sindacabilissimo, claro que si – per decidere se lo scrittore ha in senso della frase , per dirla con Pinketts, consiste nel fatto che io salti almeno una fermata ( sissignore, anche oggi che una voce robotica annuncia lo stop e quello successivo ). Prima o poi leggerò anche la Quarta Porta – prima o poi leggo tutto ed il contrario di tutto, come qualsiasi altro nevrotico lettore compulsivo – ma confesso che il signor Twist , per ora, non è in cima agli inquilini del GM di cui aspetto il ritorno fremendo come una educanda. Mai la fine e buon delitto a tutti.
gennaio 29th, 2014 at 20:18
Vorrei ringraziare Alberto Minazzi per il giudizio che ha espresso in merito al racconto in appendice.
Capisco che il dialetto possa essere visto come una eccessiva caratterizzazione del racconto, ma tenendo conto dell’epoca in cui si svolge la storia e dei personaggi coinvolti, meno di così proprio non potevo fare.
Vorrei aggiungere che se da un canto Montalbano ha portato molto alla Sicilia, dall’altro ha creato nel mondo della scrittura la generalizzazione dell’emulazione ogni volta che si scrive una parola in dialetto siciliano e la Trinachia non è solo quella descritta dal grande Camilleri.
Vincenzo Vizzini
gennaio 30th, 2014 at 10:27
In effetti, da siciliano, mi pare che l’utilizzo del dialetto nel racconto non sia ostentato. Personalmente ho apprezzato, oltre alla storia ben costruita, alcune chicche linguistiche come i diversi modi di chiamare i fiammiferi (tutti effettivamente usati in Sicilia): soffiri, zolfanelli, cerini, prosperi (quest’ultimo stranamente non in corsivo, come se non fosse dialettale).
febbraio 1st, 2014 at 18:56
Le 10 migliori camere chiuse secondo una classifica (ovviamente soggettiva) pubblicata su The Guardian. Tra di essi anche La settima ipotesi di Paul Halter. Personalmente tra i gialli indicati mi mancano le letture della Brand di Wilkie Collins e di Soji Shimada.
http://www.thrillercafe.it/i-migliori-10-gialli-camera-chiusa/
febbraio 12th, 2014 at 17:13
Un romanzo molto bello e ben costruito. Peccato per il finale leggermente tirato via.